Nuova fumata nera in Parlamento, la tredicesima, sull’elezione dei quattro giudici mancanti della Consulta. Scheda bianca sia dalla maggioranza che dall’opposizione per la mancanza di un accordo complessivo per raggiungere i tre quinti necessari all’elezione dei nuovi componenti. Il tempo, però, stringe anche in vista della riunione della Corte Costituzionale prevista il 20 gennaio sui referendum, compresi quelli sull’Autonomia che potrebbe, però, comunque pronunciarsi anche con gli attuali 11 componenti. Proseguono, dunque, i contatti alla ricerca di un’intesa che non viene però più data del tutto per scontata entro questa settimana. “Non sono sicuro che oggi si troverà la quadra”, fa capire di buon mattino il capogruppo azzurro Paolo Barelli. “Non sono ancora mature – fa sapere poco dopo il suo omologo Dem al Senato, Francesco Boccia – le condizioni per un accordo complessivo. Il dialogo continuerà nelle prossime ore”.
E alle 15 arriva la nuova fumata nera. Nessun commento dal Quirinale in una giornata in cui le forze politiche stanno tentando comunque l’accordo ma sono ben noti i reiterati appelli a sanare la questione. Il nodo principale da sciogliere, secondo quanto viene raccontato da più fonti parlamentari di maggioranza e opposizione, sarebbe quello del nome che spetta a FI e, a cascata, di quello tecnico. Parrebbe assodata, invece, la prima parte dell’intesa che vedrebbe l’elezione di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico della premier Giorgia Meloni e del costituzionalista Massimo Luciani in quota opposizione. Domattina è prevista una riunione della conferenza dei capigruppo di Montecitorio già in programma con una serie di punti all’odg tra i quali i tempi della riforma della giustizia. Ma, in quella sede, è probabile che si parli anche della nuova convocazione della seduta comune sulla Consulta.
Dalle opposizioni si chiede, tra l’altro, di procedere con convocazioni a oltranza. E c’è chi scommette sulla data di giovedì con i nuovi giudici che giurerebbero al Colle nel weekend in tempo per la riunione del 20 gennaio. Proseguono, dunque, le interlocuzioni e si attende che si sciolga il nodo del nome azzurro. Secondo un’indicazione che sarebbe emersa di recente, tra l’altro, il governo chiederebbe di escludere dalla rosa i parlamentari. Una linea che porterebbe ad escludere di fatto uno tra i nomi maggiormente circolati finora per la quota azzurra, ovvero quello del senatore Pier Antonio Zanettin. In casa Forza Italia, viene inoltre riferito, si sarebbe ragionato anche su una donna: Augusta Iannini, giurista di lungo corso e moglie di Bruno Vespa che però non avrebbe tutti i titoli per poter essere eletta. E un’altra ipotesi che circola è quello di Andrea Di Porto, avvocato vicino alla famiglia Berlusconi, sul quale però non ci sarebbe totale condivisione all’interno della maggioranza.
Nelle ultime ore spunta poi l’ipotesi di un ex parlamentare, l’avvocato cassazionista Bruno Cassinelli. Gli azzurri inoltre avrebbero puntato poi, ma proponendolo come nome tecnico, sull’avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli. Che viene però considerata dall’opposizione di area. Se la maggioranza proporrà un tecnico di suo gradimento invece che “neutrale” nella quaterna dei giudici costituzionali, avverte il leader M5s Giuseppe Conte, “noi non ci stiamo”. Tra le poche certezze delle ultime ora c’è quella, però, che quantomeno per la casella tecnica vada indicata una donna. E tra i nomi che circolano nelle ultime ore c’è quello di Valeria Mastroiacovo, segretaria centrale dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci) insieme a quelli delle costituzionaliste Lorenza Violini e Giuditta Brunelli.