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#Vasco Rossi presenta il nuovo tour, “mai nessuno come me”: 6 date a San Siro già sold out

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– “Sei volte allo stadio San Siro, non lo aveva mai fatto nessuno. Neppure Vasco Rossi”. Gli occhi azzurri sono nascosti dietro lenti specchiate d’oro ma mentre pronuncia questa battuta e’ tutto il volto a illuminarsi. Vasco, “l’unica rockstar italiana” (come ripete a se stesso sorridendo) presenta a Milano il nuovo tour dei record e nella stanza sembra l’unico davvero sorpreso. “Non mi sarei mai aspettato di arrivare a tanto, non immaginavo neppure un decimo del successo ottenuto. E invece guardatemi, sono ancora qui, sono vivo e sto anche bene”, rassicura il giorno prima della partenza di ‘Vasco Non Stop Live 2019’, sei concerti allo stadio di Milano (1, 2, 6, 7, 11 e 12 giugno) e due appuntamenti a Cagliari (il 18 e 19 giugno). Sono passati 29 anni dalla prima volta a San Siro, era il 10 luglio 1990 e quel pezzo di storia si chiamava ‘Fronte del palco’. “Quell’anno ci fu la rivoluzione copernicana dei concerti in Italia, prima di allora solo gli stranieri come Bob Marley avevano riempito gli stadi, a noi toccavano i palasport o, al massimo, le curve. E poi feci 75mila persone. Posso dire di aver fatto costruire io il terzo anello. Invece per questo tour abbiamo venduto quasi tutti i biglietti in un’ora. Incredibile”.

Da quel 1990 il Paese si e’ trasformato, perfino la disperazione ha un’altra faccia. “Ora mi sembra piu’ cupa, senza speranza – racconta -. O forse sto semplicemente invecchiando e vedo le cose diversamente. Per il resto sono uguale, con le stesse paure e ansie di allora”. Una cosa pero’ e’ cambiata, la vita spericolata ha fatto posto a quella sana, trascorsa in parte a Los Angeles, dove il sabato e’ solito organizzare una festicciola con amici: “Vado a letto presto, chi lo avrebbe mai detto”. Proprio lui, quello che nel 1981 cantava l’inno di chi andava a letto la mattina presto e si svegliava con il mal di testa. Eppure li’, dall’altra parte dell’Oceano, Vasco puo’ finalmente essere un uomo come tutti. “Il mio lusso e’ diventare nessuno, cosi’ posso finalmente guardare le persone senza essere fissato. In Italia, quando vado in qualche posto, dico sempre ‘sono in rappresentanza del mito'”. Non e’ stato sempre cosi’, Vasco non dimentica gli anni – tanti – in cui “i giornalisti mi hanno preso a schiaffi”, anni in cui la stampa lo ha trattato come un reietto, uno da evitare. E’ diffidente, misura le parole delle risposte, affida i suoi pensieri alle canzoni e la scaletta del concerto e’ un monologo di due ore e mezza. Aprira’ la sua messa rock con “Qui si fa la storia”, l’invito “a scappare fuori di qui” urlato dalla sua voce roca e dalle chitarre elettriche. Continuera’ con “Mi si escludeva”, scritto nel 1996 ma attualissimo per la capacita’ di raccontare chi e’ messo da parte. Stessa potenza concettuale per la terza, “Buoni o cattivi”, due categorie che Vasco conosce e ha raccontato bene. Ma evita di rispondere a chi gli chiede quali siano i cattivi di oggi: “Lo sappiamo tutti, io non faccio politica”. Torna subito sul binario della musica, spiega che sara’ un “tour dal taglio punk-rock, un concerto duro e puro: i tempi sono duri, io sono puro”. E allora ecco che lo show prosegue con “La verita’”, perfetta in un tempo in cui regna quella che lui definisce “post verita’, dove una bugia ripetuta diventa realta’”. Ventinove canzoni per celebrare 29 anni. E’ la resistenza di Vasco. “Cantare e’ il mio modo per restare lucido, per restare in forma. Insomma, per restare al mondo”.

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Rimpasto a Kiev, Zelensky nomina una nuova premier amica degli Usa

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Rinsaldare i rapporti con l’America di Donald Trump e rilanciare l’economia di un Paese devastato da oltre tre anni di invasione: questi gli obiettivi che si è posto Volodymyr Zelensky mettendo mano al più grande rimpasto di governo dall’inizio della guerra. I piani del presidente ucraino prevedono un cambio fino al vertice dell’esecutivo, che sarà rappresentato dall’attuale vicepremier Yuliia Svyrydenko. E cambierà anche il rappresentante diplomatico a Washington: il ministro della Difesa Rustem Umerov. Sulla scelta della 39enne Svyrydenko, che guida il ministero dell’Economia, hanno probabilmente pesato due fattori: è considerata una stretta alleata di Andriy Yermak, il potente capo di gabinetto di Zelensky e vanta forti legami con la squadra di Trump, dopo aver guidato i colloqui insieme al segretario al Tesoro Scott Bessent, che hanno portato all’accordo sui minerali (quanto mai vantaggioso per gli Usa).

A lei verrà affidato il compito di “trasformare il potere esecutivo”, traducendo in fatti le necessità di “cambiamenti” invocate da Zelensky: dal nevralgico settore della difesa, per “incrementare la produzione nazionale di armi”, all’economia, con uno snellimento sensibile dell’apparato statale che “riduca significativamente le spese non essenziali”, ha sottolineato il presidente ucraino dopo i faccia a faccia con la premier incaricata e con il capo del governo uscente Denys Shmyhal, che passerà alla Difesa. Per Umerov c’è in ballo un ruolo forse ancora più delicato, quello di ambasciatore negli Stati Uniti: avrà il compito di mantenere saldi i rapporti con un alleato diventato imprevedibile da quando è cambiato l’inquilino della Casa Bianca. Lo sa bene l’attuale rappresentante a Washington, Oksana Markarova, immortalata con le mani nei capelli durante la sfuriata di Trump e Vance a Zelensky nello Studio Ovale lo scorso febbraio.

Markarova pagherà l’essersi inimicata il partito repubblicano, dopo che a settembre aveva organizzato una visita di Zelensky con alcuni esponenti dei democratici a un deposito di armi nello stato chiave della Pennsylvania durante la campagna del 2024: un’iniziativa condannata dallo speaker della Camera Mike Johnson, che aveva chiesto le sue dimissioni. Se Yuliia Svyrydenko avrà l’ok del parlamento diventerà la seconda premier donna nella storia dell’Ucraina, dopo la pasionaria della Rivoluzione Arancione Yulia Tymoshenko. Zelensky lo scorso anno ha rinviato le elezioni presidenziali e parlamentari a causa della guerra e secondo il suo entourage il rimpasto è lo strumento più efficace per ridare nuova linfa all’azione di governo. Eppure tra le file nell’opposizione crescono i malumori i metodi considerati sempre più autoritari e accentratori.

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Esteri

L’Ue lancia un’app per verificare l’età sui social

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“È difficile immaginare un mondo in cui i ragazzi possano comprare alcolici o andare in un locale notturno, semplicemente dichiarando di avere l’età per farlo, senza altri controlli. Per quanto sia difficile da immaginare, questo è quanto accaduto online per molti anni”. È un’immagine eloquente quella a cui è ricorsa la ministra danese per gli Affari digitali Caroline Stage per illustrare la filosofia alla base dell’iniziativa lanciata dalla Commissione Ue. Due le direttive dell’azione di Bruxelles: da una parte le linee guida per garantire la protezione dei minori nel mondo digitale, dall’altra un’app, in fase sperimentale, per verificare l’età degli utenti sulle piattaforme. In prima linea anche l’Italia, che nelle scorse settimane si è unita a Francia, Spagna e Grecia per chiedere all’Ue misure più drastiche sull’uso dei social media da parte dei minori, come l’introduzione di una maggiore età digitale a livello europeo.

L’appello è stato raccolto in parte da Palazzo Berlaymont. Difficilmente, spiegano dalla Commissione, si potrà stabilire un’età minima a livello Ue per l’accesso ai social media, date le differenze anche culturali tra i Paesi sulla maggiore età. Più fattibile invece l’app per verificare l’età degli utenti, uno dei tasselli che comporranno il portafoglio d’identità digitale Ue atteso per la fine del 2026. L’esecutivo comunitario ha lanciato un prototipo che verrà testato in cinque Stati membri, oltre all’Italia, anche Francia, Spagna, Grecia e Danimarca, con l’obiettivo di lanciare un’app nazionale personalizzata per la verifica dell’età. L’app si avvarrà di un meccanismo di autorizzazione selettiva che consentirà di dimostrare di aver raggiunto la maggiore età, senza rendere accessibili i propri dati personali e la propria identità. “Garantire la sicurezza dei nostri bambini e ragazzi online è di fondamentale importanza per questa Commissione” ha dichiarato la vice presidente della Commissione Henna Virkkunen.

“Le piattaforme – ha sottolineato – non hanno scuse per continuare a mettere a rischio i bambini”. Al lancio dell’app, la Commissione ha affiancato un vademecum sulla protezione dei minori, in linea con la legge sui servizi digitali (Dsa), in cui ad esempio si raccomanda la verifica dell’età per le piattaforme di contenuti per adulti e altre piattaforme che presentano rischi elevati per la sicurezza dei minori. Tra gli aspetti toccati dalle linee guida, c’è il design che crea dipendenza, una questione su cui Bruxelles ha già aperto delle indagini nei confronti di Meta e TikTok. Altro elemento è quello dell’adescamento online: le piattaforme dovranno impostare gli account dei minori come privati per impostazione predefinita, cioè non visibili agli utenti che non sono nella loro lista di amici, per ridurre al minimo il rischio che vengano contattati da estranei. “Credo – ha scandito la ministra Stage – che i bambini meritino un’infanzia digitale sicura. Senza un’adeguata verifica dell’età e senza protezione, l’Ue non è riuscita a garantire loro questa sicurezza. È ora di porre dei limiti”.

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Jannik Sinner trionfa a Wimbledon: la gioia composta di un ragazzo normale

La vittoria di Sinner a Wimbledon è il trionfo della normalità. Emozione composta, forza interiore e tanto lavoro: così il giovane campione italiano entra nella storia del tennis.

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Jannik Sinner ce l’ha fatta. A Wimbledon, sull’erba più prestigiosa del mondo, ha conquistato il primo titolo Slam della sua carriera. Ma ciò che colpisce di più non è solo la vittoria in sé, bensì l’emozione composta, quasi incredula, con cui il ragazzo di San Candido ha vissuto ogni attimo del trionfo.

La felicità contenuta di un campione umile

Le immagini raccontano più di mille parole. In mezzo al campo, mentre stringe la coppa, Sinner sorride con discrezione, con gli occhi lucidi ma senza lasciarsi travolgere. Non urla, non si getta a terra, non scoppia in lacrime: resta fedele a se stesso, con la semplicità di chi sa da dove viene e quanto ha lavorato per arrivare fin lì. È la gioia di un ragazzo normale che ha compiuto qualcosa di straordinario.

Un successo frutto di sacrificio e dedizione

Alle spalle c’è un lavoro silenzioso, metodico, faticoso. Dopo il divorzio dal suo preparatore e fisioterapista, Sinner ha scelto di parlare poco e allenarsi molto. Ha saputo superare pressioni e aspettative, tenere a bada i momenti di difficoltà, gestire i grandi palcoscenici con freddezza e lucidità. Il successo a Wimbledon è il punto di arrivo di un percorso che lo ha reso più maturo, più completo, più forte.

Un simbolo per i giovani: il trionfo della normalità

In un’epoca dominata dall’apparire, Sinner è l’eccezione che conquista. Non cerca lo show, non vive per i riflettori. È rimasto sempre fedele alla sua natura, educato, riservato, determinato. E proprio per questo il suo trionfo ha un valore speciale. Parla a tanti ragazzi che sognano e lavorano in silenzio. Dimostra che si può arrivare in alto anche restando sé stessi.

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