Porta nel corpo e nell’anima i segni dei disastri ambientali che hanno devastato la Terra dei Fuochi, la vasta area tra le province di Caserta e Napoli segnata da anni di sversamenti illegali e sotterramenti di rifiuti tossici. Valentina Centonze, 45 anni, avvocato di Acerra, ha dedicato la sua vita e la sua professione a una causa che sente profondamente sua.
Dal 2014 ha assistito 71 cittadini e associazioni nel ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU), ottenendo ieri una storica condanna per lo Stato italiano, riconosciuto colpevole di inerzia decennale nella lotta all’inquinamento che ha compromesso la salute di migliaia di persone.
Una battaglia nata dall’esperienza personale
Per Valentina tutto è cominciato con una tragedia familiare. Suo padre si è ammalato di leucemia e cancro alla vescica, due patologie letali che lo hanno stroncato in pochi mesi. Anche sua madre ha dovuto affrontare un tumore al seno, dal quale per fortuna è guarita. “Tanta gente moriva attorno a me, non potevo più restare a guardare”, racconta.
Così, da semplice cittadina indignata, è diventata attivista ambientale e poi avvocato di riferimento per il Comitato Terra dei Fuochi, difendendo in tribunale il diritto alla salute e alla vita delle comunità colpite.
La sentenza della CEDU: una vittoria per la verità
Dopo anni di lotta, la sentenza della CEDU rappresenta un punto di svolta. “Abbiamo fatto valere il nostro diritto alla vita”, sottolinea Centonze, ricordando le accuse di allarmismo mosse in passato ai comitati. “Ci chiamavano catastrofisti, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti. Oggi questa sentenza zittisce i negazionisti e impone un cambio di rotta immediato”.
La CEDU ha riconosciuto come lo Stato italiano abbia fallito nel proteggere la popolazione, lasciando che la camorra e imprenditori senza scrupoli devastassero il territorio con sversamenti illegali di rifiuti tossici, spesso provenienti dal Nord Italia.
Bonifiche e trasparenza: il prossimo passo
Per Centonze, la sentenza deve essere solo l’inizio: “Ora bisogna agire”. La priorità è aggiornare le mappe dei siti inquinati, avviare bonifiche reali e coinvolgere le associazioni di cittadini nelle decisioni. “Ad oggi si è fatto pochissimo”, denuncia, puntando il dito contro il Piano Regionale delle Bonifiche, fermo a dati del 2005-2010. “Dopo cosa è stato fatto? Perché il sito non è aggiornato?”.
Il futuro della Terra dei Fuochi
Quella della Terra dei Fuochi non è solo una storia di crimini ambientali, ma di mancata giustizia e ritardi istituzionali. La battaglia di Valentina Centonze dimostra che la lotta per il diritto alla salute non può essere fermata da silenzi o omissioni. Ora, con la condanna dello Stato, i cittadini chiedono risposte concrete, perché il tempo della denuncia è finito: è il momento dell’azione.