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Vaccino anticovid, si parte con l’esercito di medici e infermieri

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Il messaggio, ripetuto come se fosse una sola voce, risuona forte e chiaro dal nord al sud della penisola, senza distinzioni: “massima fiducia e tranquillita’ nel vaccino anti-Covid”. Quella di oggi e’ una giornata speciale, “di attesa e speranza” perche’ “segna l’inizio di un nuovo momento, che lentamente portera’ a uscire dal tunnel della pandemia”. E’cosi’ che l’esercito di medici e infermieri, che per primi oggi hanno ricevuto il nuovo vaccino Pfizer-Biotench, raccontano le loro emozioni e sensazioni. “Oggi comincia una nuova era – ha riassunto il presidente degli ordini dei medici, Filippo Anelli – l’era in cui noi possiamo dire che abbiamo uno strumento per porre fine a una pandemia. I vaccini hanno rappresentato questo nel corso della storia dell’umanita’. Abbiamo addirittura eradicato una malattia, il vaiolo, tolto di mezzo un virus e ridotto quasi sino alla scomparsa altre malattie. Tra queste vorremmo che ci fosse un giorno anche il Covid”. Impressioni che hanno trasmesso i medici e gli infermieri che si sono vaccinati per primi. “Nessuno si tiri indietro, il vaccino e’ sicuro, tutte le fasi sono state svolte con grande serieta’ rispettando i tempi necessari per le scelte migliori”, ha detto Rosaria Capobianchi, direttore laboratorio di virologia dello Spallanzani prima vaccinata in Italia, che spiega la sua adesione alla campagna. “Nessuno si tiri indietro. Questa scelta e’ sicura, di assoluto altruismo e amore per i nostri cari e per la comunita’. I vantaggi sono enormi”. “C’era un’atmosfera di grande attesa, aspettativa e fiducia – racconta Michele Lisco, medici di famiglia e membro della task force rischio Covid della Asl di Brindisi – Il messaggio che vogliamo dare ai cittadini e’ che abbiamo la massima fiducia e tranquillita’ nei vaccini e anche loro devono averla. Lentamente arriveremo a vaccinare tutti e potremo tornare ad avere una vita normale, anche se cio’ non significa che dobbiamo ridurre le misure di precauzione nel frattempo, che vanno comunque mantenute”. Anche per Carlo Vernelli, medico in servizio presso la clinica malattie infettive dell’azienda ospedaliera di Terni e uno dei primi a riceve il vaccino anti-Covid all’ospedale di Spoleto, quello di oggi “e’ un passo importante per il contrasto al Covid e non ho mai avuto alcun dubbio sul fatto di dovermi vaccinare. Nel vaccinarmi ho avvertito un po’ di emozione – ha aggiunto -, ma ho la certezza che questo sia il comportamento da adottare a tutti i livelli, dai piu’ giovani agli anziani”. Per Fiorenzo Corti, vice segretario nazionale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), che ha ricevuto oggi il vaccino a Milano, “l’iniezione e’ stata tranquilla e indolore. Quella di oggi e’ una testimonianza che serve a tranquillizzare i cittadini che nutrono dubbi sul vaccino, sviluppato in tempi molto rapidi. Ci deve essere l’impegno a fare in modo che la maggioranza degli operatori sanitari si vaccini e noi medici di famiglia siamo disponibili a dare il nostro contributo, vaccinando, cosi’ come fatto con il vaccino antinfluenzale”. Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini degli infermieri (Fnopi), tra i primi a ricevere stamattina il vaccino anti-Covid a Milano, ha sottolineato come vaccinarsi “per un infermiere e’ un dovere verso i cittadini, verso i colleghi e anche verso la scienza in cui crediamo”. In tutta Italia gli infermieri sono stati e sono pronti a vaccinare e farsi vaccinare, da Nord a Sud, rileva la Fnopi, e in molte Regioni le regole seguite hanno voluto proprio che fossero i presidenti degli Ordini di infermieri e medici i primi a cui somministrare il vaccino nel V-Day. Tra questi c’e’ stata Lucia Premoli, infermiera della Rianimazione dell’ospedale di Codogno tra gli operatori che hanno assistito il ‘paziente 1′ Mattia Maestri, la prima ad essere stata vaccinata contro il Covid nel presidio ospedaliero del Lodigiano simbolo della pandemia. L’infermiera ha ringraziato la sua azienda per “l’opportunita’ che mi ha offerto: essere di esempio per tutti i miei colleghi. Non abbiamo altra strada da percorrere – ha concluso – per tornare a una vita normale”.

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Covid: tra Natale e Capodanno scendono casi, stabili le morti (31)

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In Italia scendono i contagi mentre i decessi restano sostanzialmente stabili nella settimana tra Natale e Capodanno: dal 26 dicembre all’1 gennaio sono stati registrati 1.559 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.707 del periodo 19-25 dicembre, mentre le morti sono state 31 rispetto ai 29 casi nei 7 giorni precedenti. E’ quanto si legge nel bollettino settimanale sul sito del ministero della Salute. Lombardia e Lazio, seguite dalla Toscana, sono le regioni che hanno riportato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (11,4%). Ancora una riduzione del numero di coloro che si sottopongono a tamponi: scendono da 44.125 a 34.532 e il tasso di positività cresce dal 3,9% al 4,5%.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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