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Us Open: Nadal batte Berrettini, in finale troverà Medevedv

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Rafael Nadal rende omaggio a Matteo Berrettini che ha sconfitto in tre set nella semifinale degli Us Open: “Matteo ha giocato benissimo, sono stato fortunato nel primo set quando al tie break lui era nettamente avanti e ha avuto due set point. In gran parte dei casi avrebbe vinto, ma sono stato fortunato”, ha affermato il campione spagnolo. “Il segreto della mia longevita’ sportiva – ha aggiunto – e’ la passione e l’amore per quello che si fa: senza questi due elementi non si dura cosi’ a lungo”.

Il tifo sulle tribune dell’Arthur Ashe e’ da stadio, diviso a meta’ tra l’italiano e lo spagnolo. Alla fine Berrettini esce dal match a testa alta, ma deve arrendersi alla solidita’ ancora incredibile del campione spagnolo e alla stanchezza. Nel primo set gioca alla pari e, dopo aver annullato un set point, costringe Rafa al tie-break. Li’ si porta sul 4 a zero e sembra fatta, soprattutto quando guadagna due set point. Ma un po’ per sfortuna un po’ per la capacita’ di Nadal di non mollare mai. si fa riprendere e battere. “Sono stato fortunato”, ammettera’ poi lo spagnolo. Il match rimane in equilibrio anche nel secondo set, che pero’ Nadal riesce a vincere soprattutto per i troppi errori del tennista romano (alla fine quelli non provocati saranno 42 contro i 16 dello spagnolo). Nel terzo set Matteo crolla e per Nadal, ancora pieno di energie, e’ una passeggiata che, grazie a un doppio fallo finale del romano, lo porta direttamente all’ennesima finale degli Us Open. In finale troverà Daniil Medvedev che ha vinto l’altra semifinale degli US Open contro Grigor Dimitrov con il punteggio di 7-6 (5), 6-4, 6-3. E

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La Roma di Ranieri non perde più, riacciuffa all’ultimo il Bologna: è 2-2

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Il Bologna ribalta la Roma con un uno due micidiale nello spazio di quattro minuti, ma i giallorossi riprendono il match all’ultimo respiro con un rigore di Dovbyk. Finisce in parità una sfida in cui Bologna e Roma si buttano via e si fanno male da sole, non riuscendo a trovare i tre punti necessari per accorciare sull’alta classifica.

La Roma per dimostrare di aver definitivamente svoltato la stagione dopo il successo nel derby, il Bologna per archiviare come incidente di percorso il ko casalingo con il Verona e riprendere la rincorsa verso l’Europa: al Dall’Ara i tre punti in palio sono un’occasione tanto per i padroni di casa quanto per gli ospiti, dopo i pareggi di Lazio, Milan e Juventus, ma i desiderata restano nei pensieri.

Italiano conferma Dominguez davanti, rilanciando Ndoye e Dallinga dal primo minuto, Ranieri riparte dagli eroi del derby, ma il match fatica a prendere quota. Parte meglio il Bologna: ma Dallinga spara debolmente di testa su Svilar (in fuorigioco in caso di gol), prima e non sorprende Svilar poi sul suo palo, di destro. Si aggrappa alle ripartenze e agli slanci di Dominguez, senza riuscire a sfondare o creare pericoli.

La Roma, invece si appoggia a Dovbyk e Angelino per ripartire, ma al’unica vera occasione ce l’ha su un errore in uscita di Lucumi, che consente a Saelemaekers e Dovbyk di lanciare Dybala davanti a Skorupski: l’argentino spara alto e si divora il vantaggio al minuto 35, un giro di lancette dopo un contatto in area tra Salemaekers e Miranda che porta il belga a chiedere il rigore e gli ex compagni Beukema e Ferguson ad alzare la voce per un contatto ritenuto troppo leggero. Il primo tempo è tutto qui e si chiude con un brivido per i giallorossi, con Saelemaekers che buca l’intervento su Dominguez, che però spara sull’esterno della rete.

La ripresa, però è un’altra cosa. A stappare la partita è l’ex Saelemaekers, che conclude una ripartenza di Konè con un tiro a giro mancino, su cui trova la complicità di Skorupski. Roma avanti, ma si butta via. Tre minuti dopo, Saelemaekers perde palla sulla trequarti rossoblù: recupera Dominguez, che strappa, apre per Ndoye: sovrapposizione di Odgaard che trova l’assist per Dallinga, che a tu per tu con Svilar non sbaglia.

Altri 4 minuti e il Bologna completa la rimonta: la Roma la frittata. Sul corner di Miranda, arriva il colpo di testa di Holm e il fallo di mano di Konè, in contemporanea il placcaggio di Pellegrini su Odgaard: rigore, per la prima delle due situazioni. Sul dischetto si presenta capitan Ferguson, che non sbaglia spiazzando Svilar e ritrovando il gol che gli mancava dal 3 marzo 2024 contro l’Atalanta, il primo dal rientro dopo l’infortunio.

Il Bologna ha anche le occasioni per legittimare il vantaggio e chiudere la partita: con Orsolini e Odgaard, ma Svilar c’è e prova a tenere in partita i giallorossi, che però non pungono, neppure dopo i cambi. Il colpo di scena arriva all’ultimo minuto di recupero, quando su azione di corner, Ndicka devia di tacco e Lucumi tocca di mano a distanza ravvicinata: è rigore dopo revisione Var e Dovbyk riprende il match all’ultimo minuto. Pari che sa di beffa per il Bologna, pari che serve a poco a entrambe data la chance di accorciare sull’alta classifica.

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Prima vittoria del Genoa a Marassi, 1-0 al Parma

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Prima vittoria casalinga stagionale per il Genoa che sotto gli occhi del neo azionista di maggioranza e futuro presidente Dan Sucu, all’esordio al Ferraris, sconfigge il Parma grazie a un gol di Frendrup, con deviazione di Delprato, nel secondo tempo. Rossoblù padroni del campo con un possesso palla al 70% e ospiti pronti a ripartire ma la squadra di Pecchia non ha quasi mai impensierito Leali. Vieira si affida al tridente con Pinamonti supportato da Zanoli e Miretti. Pecchia risponde con Bonny affiancato da Almqvist e Mihaila. Le due squadre schierate in campo con moduli speculari, 4-3-3, offrono un primo tempo molto tattico e con poche emozioni.

E’ il Genoa a fare la gara con un predominio del gioco che non ha riscontri però in termini di pericolosità. L’unico sussulto lo regala Vasquez, che al 23′ per due volte si ritrova in area tra i piedi un ottimo pallone ma le sue conclusioni vengono respinte prima da Valeri e poi da Suzuki. Per il Parma l’unico tiro degno di nota è un diagonale a incrociare di Bonny, dopo un contropiede, che va a lato. A fine primo tempo il Genoa perde capitan Badelj, per un risentimento al flessore destro, e Vieira inserisce il giovane Kassa. La ripresa vede il Parma subito pericoloso con Almqvist, il cui destro viene deviato in angolo in tuffo da Leali. Ma è solo una una fiammata.

Pecchia perde Balogh per infortunio e prova ad aumentare la pericolosità dei suoi troppo schiacciati nella propria metà campo inserendo Cancellieri, ma è il Genoa a passare in vantaggio al 20′ con Frendrup. Il danese riceve da Miretti a sinistra in area e lascia partire un tiro che Delprato intercetta trasformandolo in un pallonetto imprendibile per Suzuki. Per un Genoa che subisce pochissimo, alla fine sarà il quinto clean sheet della gestione Vieira in otto gare sotto la guida del tecnico francese, è un gol fondamentale.

Al Parma non bastano gli ingressi di Man e Camara per riportare la sfida in parità e anzi nel finale Suzuki alza in angolo una conclusione di Kassa dal limite che legittima il successo dei rossoblù. Per il Genoa una vittoria fondamentale in ottica salvezza e sicuramente un buon inizio per la nuova proprietà. Il Parma perde un’occasione per lasciarsi alle spalle la zona calda, troppo rinunciatario, soprattutto nel primo tempo contro un avversario che lo aveva già sconfitto anche al Tardini.

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Australian Open parte sotto la pioggia, Darderi e Gigante ko

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Pioggia protagonista, ma grande spettacolo nella prima giornata degli Australian Open, con programma in ritardo e tanti match cancellati. Subito fuori i primi due italiani in campo, Luciano Darderi e Matteo Gigante. Il primo, numero 45 del ranking, è stato costretto al ritiro nel match di debutto nel corso del 2° set contro lo spagnolo Pedro Martinez (44 del mondo), con l’iberico che conduceva 6-3, 4-1.

Darderi era all’esordio assoluto nel main draw dello Slam australiano, dove aveva fallito la qualificazione nelle ultime due edizioni. Entrato scarico, l’italoargentino è parso accusare problemi respiratori e di tosse nell’arco dell’intero match. Perso 6-3 il primo parziale, è partito in ritardo anche nel secondo. A nulla è valso il lungo medical time-out a cui è ricorso: molto limitato nei movimenti, dolorante allo sterno e in affanno, ha deciso nel secondo set di andare a stringere la mano al rivale e chiudere così dopo 72′ di gioco la propria corsa in questi Australian Open. “Sono dispiaciuto, mi ero preparato tanto – ha detto Darderi -. Sentivo che non riuscivo a fare altri set ad alti livelli, non volevo rischiare. Avevo dolore al petto sul diritto, penso un guaio muscolare. Ora penso alla terra”.

Stessa sorte per l’altro azzurro in campo oggi nello Slam di Melbourne: Gigante esce tra gli applausi e si ferma a firmare autografi nonostante la sconfitta. Ce l’ha messa tutta il romano nella sua “prima volta” in un main draw Slam ma non è bastato. Nel match che ha chiuso il programma sulla “John Cain Arena”, il 23enne romano, n.145 ATP, passato attraverso le qualificazioni ha ceduto per 7-6(5) 7-5 6-4, dopo due ore e 49 minuti di lotta, al mancino francese Ugo Humbert, n.14 del ranking. “Noi vogliamo questa vittoria”, si sente gridare dalle tribune più o meno per l’intera durata della partita.

E Matteo dà tutto per regalare una bella soddisfazione ai tanti italiani d’Australia. Ma il palcoscenico importante, la prima da Slam, l’avversario di livello complicano maledettamente le cose. Gigante può recriminare per non aver sfruttato un vantaggio di 5-2 nel tie-break del primo set e di 5 giochi a 2 nella seconda frazione mentre nel terzo set non ha trasformato una palla-break nell’ottavo game che avrebbe potuto probabilmente permettergli di allungare la partita. Quanto al resto del tabellone maschile, Casper Ruud, sesta testa di serie del seeding, sopravvive dopo una lotta di cinque set con lo spagnolo Munar. Fa anche meglio il redivivo Kei Nishikori: il giapponese, ex 4 del mondo, annulla due match point al brasiliano Monteiro e lo batte 6-3 al quinto dopo oltre quattro ore di match. Tra le donne avanzano le finaliste del 2024: la campionessa in carica Sabalenka lascia appena 5 giochi all’americana Stephens, mentre la cinese Zheng supera la romena Todoni.

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