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Cronache

Una bomba in via Tribunali distrugge la pizzeria #Sorbillo. Gino Sorbillo: mi scuso, Napoli non è di questi delinquenti

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Cinque anni fa gliela bruciarono la pizzeria. Lui denunciò tutto, risistemò tutto. E ricominciò. Questa notte i criminali, forse gli stessi, hanno scelto di mettere le bombe per distruggere la sua pizzeria nel centro storico, in via Tribunali. Missione compiuta dai delinquenti: la pizzeria è stata letteralmente devastata dall’esplosione. La pizzeria distrutta è quella di Gino Sorbillo, giovane pizzaiolo, che dal nulla, ma partendo dal nome della sua famiglia, ha costruito un piccolo impero in Italia e nel mondo producendo e vendendo non solo pizze di qualità eccellente ma anche un marchio di successo: Napoli. La Napoli che produce, che lavora, che crea ricchezza, che usa la tradizione e la innova, la Napoli che dà lavoro.

Il cartello messo sui social da Gino Sorbillo

La notizia choc della bomba, della devastazione della pizzeria, meta di pellegrinaggio di migliaia di turisti, l’ha data lui, il pizzaiolo social. E l’ha fatto come sempre a modo suo. Con calma, con tranquillità, con linearità, con educazione napoletana. Sui suoi profili non vi aspettate di trovare un messaggio del tipo, “saremo chiusi perché dei bastardi hanno messo una bomba”.

No, Gino Sorbillo ha scritto: “Mi scuso con tutta la Napoli “buona”, l’Italia “buona” e con tutte le persone che vivono onestamente perché certi avvenimenti così forti ed eclatanti fanno cadere le braccia e demoralizzano la società. Sono stato nell’Arma dei Carabinieri ed ho scelto di fare il Pizzaiolo perché amo troppo la mia città e la amerò per sempre. La Napoli “sana” è sempre nel mio cuore. Gino Sorbillo #Napoli #Pizza #poliziadistato#carabinieri.” Gino Sorbillo si scusa per la bomba che gli hanno piazzato dentro la pizzeria. A Gino Sorbillo gli hanno devastato un esercizio commerciale. Questa bomba fa del male a Sorbillo, questo è certo. Ma questa bomba procurerà un danno devastante in termini di immagine a Napoli e ai napoletani (la stragrande maggioranza) che scommettono di restare, di non scappare, di creare in una città-metropoli le condizioni per vivere un futuro migliore. Oggi in via Tribunali, ne siamo certi, ci sarà un via vai di turisti che arriveranno da ogni angolo del mondo per mangiare una pizza da Sorbillo e se ne andranno invece con l’amarezza di quello spettacolo di distruzione e tante foto che finiranno sui social e contribuiranno a devastare l’immagine di Napoli. E Napoli non si può consentire questa pubblicità.

Ecco perchè la bomba che ha fatto saltare in aria la pizzeria #Sorbillo costerà carissimo a Napoli e ai napoletani

La rabbia della gente sui social per la bomba alla pizzeria #Sorbillo:solidarietà a Gino, liberiamo Napoli dalla camorra

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Giallo di San Giorgio a Cremano: sequestrati documenti al padre del ragazzo rapito

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Un nuovo tassello si aggiunge all’inquietante vicenda del sequestro lampo avvenuto lo scorso 8 aprile a San Giorgio a Cremano, quando un ragazzo di 15 anni fu rapito mentre si recava a scuola. La Procura di Napoli, con il pm Henry John Woodcock (foto Imagoeconomica in evidenza), ha notificato un decreto di sequestro nei confronti del padre dello studente. Gli investigatori hanno portato via documenti e carte relative all’attività imprenditoriale dell’uomo.

LE INDAGINI

L’atto, eseguito dagli uomini della Squadra Mobile guidata dal dirigente Giovanni Leuci, apre uno squarcio su una possibile pista investigativa ancora avvolta nel riserbo. Si cerca di comprendere se le attività economiche del padre del giovane possano averlo inconsapevolmente messo in contatto con soggetti legati ad ambienti opachi, o se vi siano moventi economico-finanziari collegati al sequestro.

Una delle ipotesi investigative riguarda possibili operazioni di riciclaggio, che potrebbero aver spinto qualcuno a pianificare un rapimento per estorcere denaro o inviare un messaggio chiaro. La richiesta iniziale di un milione e mezzo di euro come riscatto – mai incassato – rafforza i sospetti su un disegno criminale ben articolato.

IL RAPIMENTO

Il sequestro è avvenuto in piena mattina, a pochi passi da corso Garibaldi, in una zona centrale e tranquilla della cittadina vesuviana. Il ragazzo è stato sorpreso da un uomo e trascinato a forza su un Van bianco, poi abbandonato nei pressi di Barra. La vittima è stata trasferita in una seconda auto e portata in un appartamento, dove è rimasta immobilizzata per diverse ore con il volto coperto.

Le indagini hanno portato all’arresto di Antonio Amiral, 24 anni, bloccato a Pozzuoli poche ore dopo. Resta però aperta la caccia ai complici, che avrebbero svolto un ruolo fondamentale nel rapimento e nell’eventuale trattativa per il riscatto.

LA SVOLTA INVESTIGATIVA

La Procura, con il sequestro dei documenti, punta a ricostruire la rete di rapporti economici del padre del ragazzo, per capire se possa esserci un collegamento con ambienti criminali. Un’azione che suggerisce la volontà di superare il muro di silenzio e fare piena luce sul movente dell’episodio, considerato atipico sia per modalità che per contesto territoriale.

Al momento, gli investigatori stanno anche analizzando le tracce biologiche lasciate nei veicoli e nel covo, per risalire all’identità di chi ha partecipato al sequestro.

Sono ipotesi investigative trapelate dal riserbo degli inquirenti e vanno lette solo così. Le indagini servono solo a fare luce e se si indaga su qualcuno non signfica che questi è un delinquente visto che in Italia vige la presunzione di innocenza. Principio di diritto che vale sempre.

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Piazza Capri sotto assedio: dodici colpi in pieno giorno, torna la paura nel rione Villa

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Napoli, San Giovanni a Teduccio. Dodici colpi di pistola esplosi in pieno giorno, a pochi minuti dalle sette di sera, mentre le strade erano ancora illuminate dalla luce naturale. Ancora una “stesa” nel rione Villa, epicentro di una tensione criminale che sembra riesplodere dopo un’apparente tregua.

IL RAID ARMATO

È accaduto in piazza Capri, dove due uomini, a volto coperto e armati, hanno aperto il fuoco senza un obiettivo preciso. Una fiammata di violenza che ha colpito un’auto parcheggiata – quattro i fori ritrovati – mentre il resto dei proiettili è finito sull’asfalto. I carabinieri del comando provinciale hanno repertato bossoli di una calibro 9×21. Nessun ferito, ma una nuova, inquietante dimostrazione di forza da parte della criminalità organizzata.

UNA ZONA IN GUERRA

San Giovanni a Teduccio torna dunque a essere una polveriera. Il quartiere, da anni diviso tra spinte di rinascita e zavorre criminali, è il terreno della storica faida tra i clan Rinaldi e D’Amico (detti Gennarella), legati a loro volta al clan Mazzarella. Secondo gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Amato, l’ultima fiammata potrebbe essere legata a recenti scarcerazioni di affiliati, finora considerati minori, ma di fatto ancora influenti.

Non è un caso isolato. Lo scorso Venerdì Santo, sempre nel rione Villa, una stesa aveva interrotto la processione della Via Crucis, generando il panico tra i fedeli. La risposta simbolica era arrivata poche ore dopo con la visita del cardinale Mimmo Battaglia, che aveva scelto di celebrare la Messa pasquale proprio in quella parrocchia, per sostenere una comunità ferita.

UNO SVILUPPO DA DIFENDERE

La recrudescenza della violenza si scontra con il volto nuovo di San Giovanni a Teduccio: un quartiere che, negli ultimi anni, ha conosciuto una rinascita economica e culturale, grazie all’arrivo dell’Apple Developer Academy in sinergia con l’Università Federico II. Sono nati B&B, case vacanza, start up, è migliorato il sistema dei trasporti grazie alla metro e il quartiere è diventato punto di riferimento per studenti, turisti e giovani imprenditori.

LA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI

Di fronte al nuovo allarme sicurezza, oggi è stato convocato il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza presso la Prefettura di Napoli. Il prefetto Michele di Bari ha annunciato l’intensificazione dei controlli e un focus immediato sulle dinamiche del rione Villa, per mettere in campo misure concrete contro le bande che vogliono riportare il quartiere nel buio degli anni peggiori.

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Napoli sotto assedio: raffica di furti tra Posillipo e hinterland, bande specializzate colpiscono con metodo e velocità

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Topi d’appartamento senza scrupoli, organizzati e spregiudicati. A Napoli e nell’hinterland torna l’allarme sicurezza: quattro furti messi a segno in poche ore in via Tito Livio a Posillipo, mentre otto colpi sono stati denunciati tra il 20 e il 23 aprile in vari comuni della provincia. Lo scenario è preoccupante: bande esperte, rapide ed evolute nei metodi d’azione, prendono di mira case, negozi e perfino farmacie, studiando per giorni le abitudini delle vittime prima di colpire.

Posillipo nel mirino: quattro furti in poche ore

Nel quartiere collinare di Napoli, via Tito Livio è diventata teatro di veri e propri raid in serie. I ladri agiscono in coppia o in piccoli gruppi, penetrano nelle abitazioni anche in pieno giorno, puntano al denaro e agli oggetti di valore. Disinvolti, col berretto in testa e l’andatura rilassata, sono finiti nei video delle telecamere di sorveglianza. Nell’ultimo episodio, due individui hanno colpito ieri mattina, mentre solo due giorni fa una banda di sei persone ha svaligiato due appartamenti. In un altro caso, un colpo è stato messo a segno tra le 20 e le 21, approfittando di una breve assenza della famiglia residente.

L’hinterland sotto scacco: escalation di furti e rapine

Anche Camaldoli, Mugnano, Caivano, Cicciano, Volla, Afragola, Arzano e Pozzuoli sono stati travolti da una nuova ondata criminale. A Mugnano, il 22 aprile, ladri sono entrati da una finestra e hanno portato via gioielli e contanti. A Caivano, il giorno successivo, tre uomini sono stati arrestati dopo aver aggredito e rapinato una donna cubana. A Cicciano, dieci individui hanno assaltato una banca, mentre a Volla è stato preso di mira un negozio di scarpe: 2mila paia rubate. E ancora: ad Afragola rubato un frigo di bibite da un bar, mentre una pasticceria è stata depredata di champagne e denaro. Colpi e tentativi anche in due farmacie ad Arzano e Pozzuoli.

Le nuove bande: metodo, osservazione e velocità

Questi gruppi criminali si ispirano ormai ai metodi delle gang georgiane o dell’Est Europa, perfezionando tecniche di effrazione e migliorando l’organizzazione. Non attendono più periodi lunghi di assenza, come le vacanze estive, ma colpiscono anche per brevi interruzioni: una cena, una passeggiata, pochi minuti bastano. A spaventare è anche il lavoro di appostamento, con i banditi che studiano la vita delle vittime prima di entrare in azione.

La risposta dello Stato: rafforzare resistenza e prevenzione

In risposta all’ondata di criminalità, le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli. A Camaldoli, i cittadini hanno organizzato ronde spontanee e il prefetto Michele di Bari ha effettuato un sopralluogo per ascoltare le istanze dei residenti. L’obiettivo è ora rafforzare dissuasori fisici e sistemi passivi di difesa, ma soprattutto migliorare la capacità preventiva, con tecnologie, videosorveglianza e presidi territoriali.

Napoli e la sua provincia sembrano di nuovo preda di predatori invisibili, che agiscono nell’ombra ma sempre più sotto gli occhi di tutti.

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