Che giornata oggi! Densa di cose che accadono, tra illusioni e delusioni. Ma densa anche di memorie, tra rievocazioni di circostanza e meditazioni che non possono avere sosta. Oggi ricorre il mesto anniversario dell’assassinio a Conakry di Amilcar Cabral (1924-1973), un grande leader delle indipendenze africane e dell’emancipazione umana. Domani cadrà il centenario della fondazione a Livorno del Partito Comunista d’Italia.
Amilcar Cabral. Leader delle indipendenze africane
Ricordati di ricordare: il titolo di un libro, una pratica di vita, un impegno civile. Gli occhi del mondo sono puntati su Washington, si capisce: l’uscita di scena di D. Trump è un gran giorno per gli Stati Uniti e per un mondo che deve costruire, pur tra mille difficoltà, un’idea più sensata di globalizzazione e metterla speditamente in pratica.
Gli occhi dell’Italia sono puntati su Roma, sul colore della cravatta di Conte, sulle evoluzioni alate del renzismo, sulla differenza che c’è tra i voti che servono per governare e i voti che servono per tirare a campare, almeno fino a mettere in sicurezza la Presidenza della Repubblica: la ragione vera per cui non si va alle elezioni anticipate.
Ma i costruttori sono dei responsabili o dei voltagabbana? Nel regno dell’ipocrisia, si fa finta di dimenticare, tra riprovazioni ed encomi, che nel nostro Pese queste figure provengono dalle Camere post-risorgimentali, con il tramonto della Destra storica e la “rivoluzione parlamentare” di Agostino Depretis. Per designarli, fu inventata una parola poi entrata nel lessico della politica: si chiamarono “trasformisti”. Nessuno ha utilizzato questo termine in questa occasione. Peccato! Continuerei a chiamarli così, recuperandone -di là da ogni giudizio di valore- una dimensione “governamentale”: eminentemente tattica, se vogliamo, eppure necessaria alla sopravvivenza delle democrazie.
Oggi si vota un nuovo “scostamento di Bilancio”, una trentina di miliardi di debito supplementari che assicureranno “ristori” alle categorie più duramente colpite dalla crisi pandemica. Il punto sta proprio qui, temo. Il punto è due volte questo. La prima volta perché penso che i ristori sono non molto di più che “pannicelli caldi”. I quali stanno assorbendo molte risorse senza produrre neppure le condizioni minime per la ripresa economica, che non avviene con i ristori ma con gli investimenti produttivi. E del resto, la gente non reclama piccole elemosine, ma vuole riprendere le attività. La seconda volta, si salda esattamente con la prima e chiude il cerchio. Non puoi avviare un circuito virtuoso per la ripresa economica basata sugli investimenti lungo le linee strategiche preconizzate dal Next Generation EU e fatte proprie dal Governo sulla base delle indicazioni europee (green, digitalizzazione, ricerca e formazione) se non batti la pandemia. Possiamo continuare con tutti i balletti numerici e i falsi scoop che volete, ma se continua lo stop and go epidemico, con il conseguente, nevrotico, regionalismo cromatico, l’economia n.o.n. riparte.
E dunque, occorre dire forte e chiaro che il primo atto “e.c.o.n.o.m.i.c.o.” del Recovery Plan è la vaccinazione di massa. L’ha capito bene J. Biden, dichiarando non a caso che la sua azione politica mette al primo posto il 100 per 100: cento milioni di americani vaccinati nei primi cento giorni di presidenza. La partita cruciale si gioca lì. L’intendence suivra, secondo il detto napoleonico.
E dunque suggerirei a G. Conte di riafferrare il bandolo della sua matassa con uno slogan, per una volta benvenuto: festeggiamo il primo maggio 2021 con 1/3 degli italiani vaccinati!. E’ l’obiettivo politico primario per la ripartenza economica – reale e durevole- del Paese. Tutto il resto, voglio dirlo nel modo più netto, è dilazione, sperpero, incongruenza: insomma, tempo perso.
E dunque suggerirei al settore del turismo, della ristorazione, dell’ospitalità, dei trasporti e del commercio, agli imprenditori rappresentati da Confcommercio, ai sindacati di categoria, di muoversi compatti nella richiesta non solo di provvidenze rapide e adeguate, ma di procedere nel modo più veloce possibile lungo i sentieri coordinati della vaccinazione di massa.
Fermare le morti è un imperativo etico: non è possibile che il Paese continui ad avere tanti lutti, un morto e ormai più di un morto per famiglia, dal Nord al Sud. Fermare le morti è una necessità clinica: i malati di Covid 19 non devono più affollare le terapie intensive, intasare loro malgrado i reparti di medicina, impedendo lo svolgimento delle normali attività di cura grazie alle quali, e solo grazie alle quali, l’Italia ha la speranza di vita alla nascita che ha il privilegio di avere.
Etica, sanità: certo! Ma dobbiamo capire che fermare le morti è altresì una priorità produttiva. E dobbiamo capirlo anche se in Europa ancora pochi fanno mostra di aver ben compreso di cosa stiamo parlando.
Problematico? 250.000 vaccinazioni al giorno, secondo le priorità annunciate! Be sì, ma dopotutto è ragionevole puntare a ¼ di quelle americane. Come dite? In Italia, sì: e allora? A che serve il Governo?
Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.
IlTeatro San Carlo, simbolo della lirica mondiale, è al centro di un attacco vergognoso. Edward Gardner, direttore della London Philharmonic Orchestra, ha rilasciato al The Times un’intervista in cui afferma che il coro del San Carlo sarebbe composto da “due famiglie mafiose rivali”. Un’accusa tanto grave quanto infondata, che ha scatenato indignazione a Napoli e nel mondo della cultura.
L’esclusiva di Juorno.it e i “copia e incolla” senza citazione
La vicenda è stata rivelata in esclusiva da Juorno.it, ma è stata copiata senza mai citare la fonte dai quotidiani locali napoletani e siti web. Un atteggiamento che solleva domande sulla correttezza professionale e sul rispetto delle regole del giornalismo.
L’unica novità vera nella vicenda è ora la richiesta formale degli avvocati Angelo e Sergio Pisani, che difendono gli artisti del coro del San Carlo, di procedere alla cancellazione dell’articolo dal sito del The Times. Ma non solo: il passo successivo sarà un’azione legale in sede civile, con richiesta di danni per le gravissime diffamazioni subite dai coristi e dall’intera istituzione culturale.
Napoli indignata: Manfredi pronto a tutelare il San Carlo
Sul caso è intervenuto anche il sindaco di Napoli e presidente del Consiglio di indirizzo della Fondazione San Carlo, Gaetano Manfredi, che ha annunciato l’intenzione di tutelare il prestigio del teatro:
“Sono accuse molto gravi e riteniamo siano totalmente infondate. Ci siamo subito attivati con la Prefettura per approfondire la vicenda e raccogliere tutte le informazioni disponibili. Ovviamente agiremo per tutelare il nome del Teatro San Carlo e dei suoi lavoratori”.
Resta ora da capire se la città di Napoli e la Fondazione si costituiranno parte civile nel processo, un passo che segnerebbe una risposta forte e istituzionale contro queste calunnie.
Zinzi (Lega): “Giù le mani dal Teatro San Carlo”
Durissimo anche il commento del deputato della Lega e coordinatore del partito in Campania, Gianpiero Zinzi, che ha difeso il prestigio del teatro e dei suoi artisti:
“Giù le mani dal Teatro San Carlo di Napoli. Non merita certo di finire in prima pagina per colpa di chi asseconda stupidi pregiudizi e maldicenze. Il Teatro lirico è l’immagine migliore della cultura partenopea e italiana a livello internazionale. Basta infangare il San Carlo e i suoi coristi: è un tempio sacro di storia, cultura e musica, e ne siamo orgogliosi”.
Gli avvocati Pisani: “Cancellare subito l’articolo”
Nel frattempo, gli avvocati Angelo e Sergio Pisani (nella foto in evidenza), legali degli artisti del coro, hanno chiesto con fermezza l’oscuramento e la cancellazione dell’articolo dal web:
“Le parole pubblicate dal The Times sono gravissime e stanno alimentando un effetto a catena che danneggia l’immagine del San Carlo e dell’Italia intera. Il governo deve intervenire per tutelare la cultura italiana nel mondo”.
Secondo i legali, l’assenza di scuse da parte di Edward Gardner aggrava ulteriormente la sua posizione giuridica e morale. I legali auspicano una conciliazione stragiudiziale, ma non escludono un’azione civile per danni, che potrebbe costare caro al direttore britannico.
Un’offesa all’Italia intera
La vicenda è un attacco non solo al San Carlo, ma all’intero sistema culturale italiano. Invece di alimentare pregiudizi e infamie, sarebbe auspicabile un maggiore rispetto per un’istituzione che da secoli rappresenta l’eccellenza della lirica mondiale.
La battaglia legale è appena iniziata, ma una cosa è certa: Napoli non accetterà di vedere infangato il suo teatro più prestigioso senza reagire.
Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha nominato i due consiglieri che spettano al governo nel cda della Scala: si tratta dell’ex presidente Rai Marcello Foa ( foto Imagoeconomica sotto) e dell’ex vicepresidente della Lombardia Melania Rizzoli (foto Imagoeconomica in evidenza). Le nomine arrivano dopo che Regione Lombardia ha indicato come membro del consiglio Barbara Berlusconi. Equilibrio quindi rispettato all’interno del centrodestra, con un sapore di manuale Cencelli fra Lega, Forza Italia e FdI, nel cda che si insedierà lunedì prossimo.
MARCELLO FOA
Nove in tutto i membri, visto che ha deciso di uscire Fondazione Monte di Lombardia. Presidente è il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Per la Camera di Commercio entrerà Diana Bracco, ex presidente di Assolombarda e di Expo. Confermati invece per fondazione Cariplo il presidente emerito di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, per Eni l’ad Claudio De Scalzi e per Allianz l’ad e direttore generale Giacomo Campora. Milanese, giornalista e scrittore, ora conduttore del programma Giù la maschera su Radio 1, docente di Comunicazione a Lugano e all’università Cattolica, Foa ha spiegato di essere stato “sempre vicino alla Scala”. “Quando ero presidente Rai – ha ricordato – l’ho sostenuta nel periodo del lockdown e ha riaperto proprio con la cerimonia del Prix Italia”, nel giugno 2021. “Inizierò lunedì e comincerò a conoscere la realtà da dentro” per capire “di cosa ha bisogno e come contribuire in maniera intelligente” e “molto rispettosa” ha assicurato.
“La Scala è il massimo teatro lirico al mondo e proietta non solo l’immagine, ma la sostanza della cultura italiana nel mondo. E’ un bene – ha concluso – che va ulteriormente valorizzato”. Ha sottolineato il prestigio e l’italianità della Scala anche Rizzoli, medico, scrittrice vedova di Angelo Rizzoli, amica di Silvio Berlusconi, parte integrante della Milano bene, legatissima a Vittorio Feltri, eletto al Pirellone con Fratelli d’Italia. Esce di scena, per ora, il finanziere Francesco Micheli, figura storica del consiglio scaligero, questa volta non riconfermato.
Il consiglio – che triplica la presenza femminile (era presente solo Maite Bulgari nel board uscente) – si vedrà ora alla prova dei fatti. Insieme al nuovo sovrintendente Fortunato Ortombina si dovrà infatti occupare non solo della tenuta dei bilanci, ma anche delle tante nomine che devono essere fatte in teatro: da quella del direttore del ballo (si ipotizza un anno di interim del direttore della scuola di danza Frédéric Olivieri in attesa dell’arrivo di Roberto Bolle) a quella del direttore musicale. E’ stato fatto il nome di Daniele Gatti e certo i recenti problemi di salute dell’attuale direttore Riccardo Chailly rendono meno probabile una sua ulteriore proroga, ma sono diversi i maestri che sperano nella nomina.
“Il coro del San Carlo? Due famiglie mafiose rivali che, dopo una performance, si sono spedite a vicenda al pronto soccorso”. Questa incredibile e infamante affermazione arriva da Edward Gardner, direttore della London Philharmonic Orchestra, e viene pubblicata sul prestigioso quotidiano britannico The Times. Un’accusa pesante, feroce, offensiva, che non si limita a gettare fango su tutti i professionisti del Real Teatro di San Carlo (foto Imagoeconomica in evidenza), ma richiama ancora una volta il solito, stantio luogo comune: Napoli e la criminalità, Napoli e la mafia, Napoli incapace di essere città d’arte e cultura senza il pregiudizio della delinquenza.
Non fosse già abbastanza, la dichiarazione di Gardner ha scatenato conseguenze pesantissime: una commissione prefettizia sta ora indagando per verificare eventuali infiltrazioni mafiose all’interno del San Carlo. Perché si sa, se un importante direttore d’orchestra inglese lo dice in un’intervista, allora qualcosa sotto ci sarà.
Edward Gardner. Il direttore d’orchestra che ha accusato di mafia gli artisti del coro del Teatro di San Carlo
Ma c’è un dettaglio non trascurabile: le prove dove sono? Gardner ha presentato una denuncia? Ha fornito testimonianze? Ha qualche riscontro oggettivo? Nulla di tutto ciò. Eppure le sue parole hanno già prodotto un effetto devastante e danni incalcolabili, creando una tempesta che sta travolgendo non solo i coristi e artisti, ma l’intera immagine del teatro lirico più antico del mondo ancora in attività.
Il sindacato UILCOM Campania ha immediatamente preso posizione, chiedendo risposte chiare e nette. In un comunicato ufficiale, il sindacato si domanda come sia possibile che un musicista straniero possa permettersi di infangare il nome del San Carlo senza che nessuno reagisca. “Il silenzio della direzione è assordante” spiegano i sindacalisti, che chiedono “di sapere se il teatro abbia intenzione di intraprendere un’azione legale per difendere l’onorabilità dei suoi lavoratori”.
Angelo Pisani. Legale degli artisti del coro del Teatro di San Carlo
Dall’altra parte, arriva la risposta del sovrintendente del Teatro San Carlo, che si limita a una dichiarazione di circostanza: la direzione attenderà gli esiti delle indagini prima di prendere posizione. In pratica, mentre i coristi sono travolti dal fango, il teatro aspetta.
Se la direzione del Teatro temporeggia, gli artisti del coro del San Carlo hanno deciso di non restare inerti: 56 (per ora) su 75 membri del coro, insieme ad un tenore da poco andato in pensione, esterrefatti dalle generiche ed infamanti accuse di Gardner hanno invocato giustizia e dato mandato all’avvocato Angelo Pisani per trascinarlo in tribunale. Una scelta inevitabile per difendere il proprio nome e quello di un’istituzione che rappresenta la grandezza della cultura italiana nel mondo.
L’avvocato Pisani (che chiederà anche l’intervento del ministro della Cultura Alessandro Giuli) è categorico su questo punto. “Gardner – chiarisce il legale – dovrà spiegare in tribunale queste offese vergognose, letali per l’immagine, la salute psico fisica e la professionalità di tanti artisti. Accuse che ledono non solo dignità e professionalità dei coristi, ma del Real Teatro di San Carlo, della città di Napoli e dell’Italia intera. Questi luoghi comuni beceri e discriminatori sono inaccettabili. Se Gardner non riuscirà a provare le sue parole riportate su The Times, dovrà risarcire il danno incalcolabile arrecato a persone perbene e a una delle più prestigiose istituzioni culturali al mondo.”
Gardner avrà tutto il diritto di avere le sue opinioni sulla musica, ma diffamare e lanciare accuse di mafiosità senza prove è un atto grave. È inaccettabile che un teatro come il San Carlo, fondato nel 1737, modello per i più grandi teatri d’Europa, il teatro che ha incantato Stendhal, sia ora messo alla gogna addirittura per mafiosità. L’effetto domino è già partito: il teatro è sotto indagine e l’ombra dell’infamia si allunga su chi ci lavora con passione e dedizione.
Napoli è stanca di dover sempre rispondere alle solite accuse, di dover sempre dimostrare di essere qualcosa di diverso dallo stereotipo che gli altri vogliono imporre. Adesso la parola passa ai tribunali. Gardner dovrà rispondere delle sue affermazioni. E stavolta, le prove, dovrà portarle lui.