Sedici milioni di km, l’equivalente di 43 viaggi dalla Terra alla Luna: sono i chilometri percorsi a bordo dei mytaxi, un totale di due milioni di corse. È stato un 2018 record per mytaxi, l’App per i taxi leader in Europa. In Italia l’applicazione ha visto un aumento del 110% rispetto all’anno precedente. Anche la flotta ha fatto registrare un picco: adesso mytaxi può contare su 100 mila tassisti con licenza. Per sostenere e accelerare ulteriormente la propria crescita nel 2019, mytaxi fa sapere di voler investire in modo significativo nel prodotto, nel personale e nel marketing. Attualmente, più di 600 dipendenti di 52 nazioni lavorano in uno dei 26 uffici mytaxi in Europa, ma l’obiettivo è creare 450 posti di lavoro aggiuntivi in diversi dipartimenti ed aree dell’azienda, con un’attenzione particolare al prodotto e alla sua tecnologia.
Significativa la performance in Europa dove le corse a bordo di mytaxi hanno superato quota 40 milioni. È invece in calo il tempo di attesa dei passeggeri, che nel 2018 si è ridotto di altri 20 secondi, raggiungendo, in media, i 3.5 minuti, a segnalare la maggior efficienza del servizio. Mytaxi può attualmente contare su una flotta globale di 100mila tassisti con licenza, utilizzata da più di 10 milioni di utenti.
“Il 2018 è stato un anno di enorme successo per mytaxi”, rivela Eckart Diepenhorst, CEO di mytaxi. “Questo mi rende estremamente orgoglioso del nostro team, che ha reso possibili questi importanti risultati, consapevole che anche i 100.000 tassisti che lavorano insieme a noi hanno una grande parte di merito. A dimostrazione di questo, il punteggio medio di 4.8 su 5 stelline, assegnato loro dai passeggeri per valutare la propria esperienza di viaggio”. L’internazionalità di mytaxi è una delle caratteristiche più apprezzate dai passeggeri, che gradiscono sempre di più la possibilità di utilizzare la stessa app, con un unico account, nelle oltre 100 città di 9 Paesi Europei in cui il servizio è presente. Come, infatti, afferma Andy Batty, Chief Operating Officer di mytaxi: “Abbiamo visto una crescita esponenziale del servizio in tutti i mercati in cui siamo presenti. Ad esempio, le richieste di corse da/per gli aeroporti sono cresciute ben dell’80% nel 2018. La nostra destinazione più richiesta in Europa è stata l’Aeroporto di Dublino, che, da solo, ha registrato più di un milione di corse. Anche il traffico transfrontaliero tramite app ha registrato una forte crescita, pari quasi al 200%.”
simone verdi barbara covili mytaxi
I risultati positivi ottenuti sono, inoltre, legati anche allo sviluppo del prodotto. In ottobre, infatti, mytaxi ha lanciato una nuova versione dell’app, che ha reso più semplice scegliere tra le diverse tipologie di veicoli offerti (Eco, XL, equipaggiati con sedia a rotelle), contribuendo non solo al successo del servizio, ma anche a rendere la mobilità urbana significativamente più sostenibile, efficiente ed inclusiva. E i miglioramenti del prodotto sono stati notati anche dai passeggeri: nel 2018 il voto assegnato a mytaxi sull’app store è migliorato, passando da 4.1 a 4.8 stelline.
Altro importante traguardo raggiunto da mytaxi nel 2018 è stato il lancio a Lisbona di Hive, il nuovo servizio di monopattini elettrici in condivisione. In poche settimane, il nuovo brand ha, infatti, attratto circa 10.000 utenti nella città, risultato destinato ad aumentare. Hive verrà, infatti, lanciato in altre città europee nel corso dell’anno.
Per sostenere e accelerare ulteriormente la propria crescita nel 2019, mytaxi fa sapere di voler investire in modo significativo nel prodotto, nel personale e nel marketing. Attualmente, più di 600 dipendenti di 52 nazioni lavorano in uno dei 26 uffici mytaxi in Europa, ma l’obiettivo è creare 450 posti di lavoro aggiuntivi in diversi dipartimenti ed aree dell’azienda, con un’attenzione particolare al prodotto e alla sua tecnologia.
“L’avvio dei controlli sui dati del quadro RS (dichiarazione dei redditi 2022) per i titolari di partita Iva con regime forfettario, messo in pratica dall’Agenzia delle Entrate, lascia stupefatti. Viene, infatti, chiesto, in caso di omissioni, di mettersi in regola presentando una dichiarazione integrativa e versando le sanzioni ridotte. Peccato che chi applica il regime forfettario non determini la base imponibile con il sistema “tradizionale” (differenza tra ricavi e costi), ma attraverso un coefficiente applicato al fatturato, indipendentemente dai costi che sono, quindi, ininfluenti”.
A denunciarlo il presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec) Matteo De Lise, in una nota. Per la guida dell’associazione professionale, “inviando queste lettere, l’Agenzia afferma che i contribuenti che hanno barrato il campo ‘assenza di dati da dichiarare’ abbiano compiuto un’omissione rilevante. Ci domandiamo: cosa c’è di strano se un contribuente che non deduce costi dall’attività e, pertanto, che non ha interesse a sostenere costi, non abbia effettivamente nessun dato da dichiarare? Lo scenario che si prefigura è che quasi tutti i forfettari raggiunti da queste lettere chiameranno il loro commercialista, ricontrolleranno la documentazione e molto probabilmente pagheranno la sanzione prevista indicando, con molta probabilità, un dato insignificante”, si legge. Per il presidente dei giovani commercialisti, “non è corretto neppure che l’Agenzia delle Entrate chieda notizia di dati già in suo possesso, come peraltro prevede sia la norma istitutiva del regime forfettario che lo Statuto del contribuente”, si chiude la nota dei giovani dottori commercialisti.
“Parlare di economia blu significa coniugare la sostenibilità ambientale allo sviluppo economico e questo può avvenire solo vincendo la sfida dello sviluppo del mare”. Così Renato Brunetta, presidente dalla Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità/Venice Sustainability Foundation (FVCMS/VSF), intervenendo da remoto al terzo evento della Biennale della Sostenibilità 2023, intitolato ‘Ricerca ed Innovazione per l’economia blu sostenibile: il paradigma di Venezia e le prospettive europee’ che si è tenuto nell’isola di San Servolo a Venezia con la collaborazione di CNR e CORILA e di fronte a una platea di ricercatori e stakeholder provenienti da tutta Europa. “L’Italia con la sua posizione al centro del Mediterraneo – ha aggiunto – può cogliere le possibilità offerte da uno spostamento a sud del baricentro della storia che sta avvenendo anche per motivi di approvvigionamento energetico”. In questo scenario “Venezia torna ad essere città mondo perché rappresenta questo paradigma”.
Il capoluogo lagunare è oggi centro di sviluppo di scienza e tecnologia, grazie anche al CNR che qui ha una sua sede storica, e lo è stato anche in passato come dimostrerà la prossima mostra curata dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e dedicata ai progetti scientifici nati a Venezia negli ultimi due secoli. A Venezia è nato poi il Mose, “il più grande progetto di ingegneria idraulica mobile al mondo – ricorda il presidente Brunetta – che vogliamo donare all’estero dove c’è esigenza di sistemi di protezione di questo tipo per combattere l’innalzamento del medio mare”. Sempre sul Mose: “Ci son voluti troppi anni per realizzarlo ma c’è stata la volontà di continuare verso l’obiettivo, perché chi regge e amministra deve avere lo sguardo lungo nel futuro. Una caratteristica che possediamo e che è figlia della democrazia e delle scelte delle comunità che sono sempre padrone del loro destino”. E sulla necessità di coniugare sostenibilità e sviluppo il presidente Brunetta ha aggiunto: “Dobbiamo salvare l’urbs ma senza la civitas la città non tiene. La Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità sta lavorando proprio per attrarre investimenti sia per l’urbs sia per la civitas”.
E’ battaglia sul Cnel. Sulla ripartizione dei rappresentanti delle parti sociali nel Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, la Uil non si ferma e prepara un nuovo ricorso, questa volta al Tar. Strada che intende percorrere anche la Cgil. Nella nomina dei 48 rappresentanti delle categorie produttive, tra i sindacati i confederali Cgil, Cisl e Uil hanno perso un componente a testa e i tre posti sono andati a Confsal, Confintesa e Usb; tra le imprese uno in meno anche per Confindustria, insieme ad altre sigle. Un primo round si è già chiuso con la presidenza del Consiglio, che ha respinto i ricorsi. Il 7 settembre il Consiglio dei ministri, come scritto nella nota al termine della riunione, “ha deliberato la reiezione dei ricorsi presentati da Cgil, Cisl, Confael e Uil, per la categoria dei lavoratori dipendenti, e da Agci, Ania, Cesac, Cifa, Confindustria, Confitarma, Confservizi-Asstra-Utilitalia, Federdistribuzione, Unci e Unci agroalimentare, per la categoria delle imprese, avverso l’elenco dei rappresentanti individuato dalla presidenza del Consiglio dei ministri nell’ambito della procedura di nomina dei componenti del Cnel”.
La nomina è quindi andata avanti e ieri sera è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del presidente della Repubblica di nomina dei 48 rappresentanti delle categorie produttive per la nuova composizione del Cnel. Dei 48, 22 sono rappresentanti dei lavoratori dipendenti, 9 dei lavoratori autonomi e delle professioni, 17 delle imprese. La partita è quella per il quinquennio 2023-2028. E cambia la geografia della rappresentanza.
Dopo che il primo ricorso presentato al governo non è stato accolto, “stiamo predisponendo il ricorso al Tar e chiedendo la sospensiva del provvedimento” e poi l’annullamento, spiega il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Ora nella nuova lista, Uil e Confsal hanno entrambi due seggi. Confintesa e Usb entrano con un posto ciascuno. La Cgil ha 6 seggi e la Cisl 5. Cinque anche per Confindustria, che valuterà se e come andare avanti. La Uil intanto rimarca di non condividere i criteri e attacca: “La sensazione è che nella scelta dei rappresentanti al Cnel si siano un po’ scelti gli amici del governo. E’ un modo che noi contestiamo”, afferma Bombardieri. Venerdì 22 settembre ci sarà la cerimonia di insediamento della XI consiliatura del Cnel, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Cnel guidato da Renato Brunetta ha ricevuto dal governo l’incarico per individuare una proposta condivisa sul lavoro povero e sul salario minimo. Venerdì mattina è in calendario anche l’incontro dei sindacati a palazzo Chigi, presieduto dal ministro delle Imprese e made in Italy, Adolfo Urso, sugli interventi per calmierare l’inflazione a tutela dei redditi.