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Un angolo di Bolgheri in Svizzera, a Zurigo il ristorante Ornellaia ottiene la prima Stella Michelin con lo chef D’Errico 10 mesi dopo l’apertura

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Vino eccellente, ristorazione di grandissima livello. Due parole che si fondo in un concetto filosofico: enogastronomia. Per  Ornellaia sono sempre vittorie e riconoscimenti. L’azienda di proprietà del gruppo Frescobaldi ha infatti ottenuto la sua prima stella Michelin per il ristorante aperto a Zurigo, vicino alla Bahnhofstrasse, in collaborazione con il suo importatore Bindella. Nella cucina del ristorante elvetico opera lo chef Giuseppe D’Errico (nella foto in evidenza), formatosi all’Alma di Colorno e poi passato per cinque anni da Maison Troisgros a Roanne, in Francia, agli ordini di Michel Troisgros. “La mia è una cucina legata alla semplicità, al gusto e alla tradizione, Michel Troisgros mi ha insegnato quali sono i valori di un piatto: “Il Bello, il Buono, il Semplice”. Per farlo attingo a diverse fonti di ispirazione: le persone che incontro, il rispetto delle materie prime, la tradizione legata alle mie origini, il gusto dei frutti della terra. Mi avvicino al cibo, come al vino, con enorme rispetto e interesse. Ornellaia ha un forte legame con la terra da cui nasce, col suo territorio, che è splendido, raffinato e armonioso, questo il punto di partenza anche dei miei piatti”, ha detto Giuseppe D’Errico, originario di Sant’Arpino/Sant’Antimo, tra Napoli e Caserta.

Intanto, a Milano, è stata presentata l’undicesima edizione di Ornellaia Vendemmia d’Artista, con l’artista americana di origine iraniana Shirin Neshat, chiamata a interpretare il carattere dell’annata 2016 ribattezzata La Tensione. Neshat ha realizzato un’opera appositamente pensata per la tenuta, ha personalizzato una serie limitata di 111 bottiglie di grande formato e disegnato un’etichetta speciale che, in un unico esemplare, sarà presente in ogni cassa di Ornellaia da 6 bottiglie.

Continuano intanto le donazioni dell’azienda di Bolgheri (Livorno) per il restauro del patrimonio artistico internazionale. “Siamo riusciti a devolvere nelle prime dieci edizioni più di 2 milioni di euro in tutto il mondo, solo una piccola goccia nel mare, e ora vorremmo crescere ancora”, ha affermato il ceo di Ornellaia e di Frescobaldi, Giovanni Geddes da Filicaja. “È un grande piacere legare il progetto vendemmia d’Artista ad una collaborazione a lungo termine con una istituzione nel mondo dell’arte quale il Guggenheim Museum”.

 

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La Mozzarella di Bufala Campana DOP conquista New York: tour tra showcooking e diplomazia commerciale

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Dopo aver percorso oltre 10.000 chilometri in due settimane, la Mozzarella di Bufala Campana DOP prosegue la sua missione di promozione internazionale approdando negli Stati Uniti, precisamente a New York, dove sarà protagonista di una tappa chiave del suo tour mondiale. Dopo il successo in Giappone, nell’ambito della missione della Commissione Europea, il Consorzio di Tutela sbarca ora al prestigioso “Summer Fancy Food Show”, la principale manifestazione agroalimentare del continente americano, che si terrà al Jacob K. Javits Convention Center dal 29 giugno al 1° luglio.

Il Consorzio parteciperà con una propria postazione (stand n. 2523), all’interno del Padiglione ufficiale dell’Italia, rappresentato ai massimi livelli dal presidente Domenico Raimondo e dal direttore Pier Maria Saccani. La presenza americana ha un peso strategico, soprattutto in un momento di forte incertezza per il mercato internazionale: i nuovi dazi doganali, infatti, sono stati temporaneamente sospesi dal presidente Donald Trump fino al 9 luglio, ma il settore rimane in allerta.

“Al di là dei numeri attuali, i dazi sono da scongiurare, perché penalizzerebbero le potenzialità di sviluppo del comparto negli Usa, soprattutto nel canale horeca, dove la mozzarella DOP è percepita come prodotto premium”, ha dichiarato il presidente Raimondo. Il mercato statunitense rappresenta oggi tra il 7% e il 10% dell’export totale della Bufala Campana, per un valore che sfiora i 20 milioni di euro, con ampi margini di crescita, soprattutto nel segmento della ristorazione di alta qualità.

Per rafforzare la presenza e l’identità del prodotto negli USA, il Consorzio ha messo a punto un programma ricco di eventi aperti al pubblico. Tra i più attesi, le filature dal vivo e le degustazioni al Farmers Market GrowNYC di Union Square, il mercato contadino più celebre della Grande Mela. Lì, il maestro casaro Mimmo La Vecchia incanterà newyorkesi e turisti mostrando la magia artigianale della produzione della mozzarella di bufala, in collaborazione con Coldiretti.

Una presenza che non è solo commerciale, ma anche culturale e diplomatica: la Bufala Campana DOP si conferma ambasciatrice del Made in Italy, con l’obiettivo di promuovere autenticità, qualità e tradizione, parlando direttamente al cuore (e al palato) dei consumatori americani.

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‘Micha’, lo chef del Maido di Lima che ha conquistato il mondo

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Da qualche ora Mitsuharu ‘Micha’ Tsumura, lo chef che nel 2009 ha fondato nel quartiere Miraflores di Lima, la capitale del Perù, il ristorante Maido, che ha vinto il 50 Best Restaurant, è di gran lunga il peruviano più celebre del paese sudamericano. Arrivare primi nella classifica annuale dei cinquanta migliori ristoranti al mondo, stilata dal mensile britannico Restaurant basandosi su un sondaggio che coinvolge chef, ristoratori, cultori e critici internazionali, non è poca cosa ma, a questo, bisogna aggiungere che la culinaria in Perù è considerata una cosa seria sin dai tempi di Gastón Acurio, altro grande chef peruviano e, per questo, a Lima, televisioni, radio e siti web non parlano d’altro.

Nato a Lima nel 1981, in una famiglia di origine giapponese, l’infanzia di “Micha” come lo conoscono tutti in Perù, è trascorsa tra due culture che avrebbero profondamente segnato la sua visione della cucina: quella ereditata dalla famiglia e quella vissuta nelle strade di Lima. Formatosi in arti culinarie e gestione di alimenti e bevande negli Stati Uniti, “Micha” è poi andato ad Osaka, in Giappone, dove ha lavorato in ristoranti tradizionali come Seto Sushi, specializzato in sushi, e Imo to Daikon, dedicato alla cucina degli izakaya, le popolari taverne giapponesi, riporta il sito Perú21.

Al suo ritorno in Perù, dopo un periodo all’Hotel Sheraton dove si è appassionato degli incroci tra la culinaria peruviana e quella giapponese, ha fondato a 28 anni il Maido, il cui nome in giapponese significa “grazie per essere sempre venuti”, oggi un riferimento mondiale della cosiddetta cucina Nikkei, la fusione culinaria che usa ingredienti peruviani e tecniche giapponesi. “La cucina Nikkei non è una moda passeggera, è un modo per intendere la mescolanza razziale come forza creativa. Se oggi siamo in cima, è perché prima c’erano mani che seminavano, migravano, resistevano e sognavano. Dobbiamo loro tutto”, aveva previsto già sei anni fa, intervistato da Perú21.

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Maido di Lima è il miglior ristorante al mondo secondo il 50 Best 2025. Cinque italiani nella top 50

Trionfo per il Perù. L’Italia si conferma tra le eccellenze mondiali con Lido 84, Reale, Le Calandre, Piazza Duomo e Uliassi.

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È Maido di Lima, in Perù, il miglior ristorante al mondo secondo la classifica The World’s 50 Best Restaurants 2025. Il ristorante guidato dallo chef Mitsuharu Tsumura, celebre per la sua cucina nikkei, ha conquistato il primo posto battendo giganti della gastronomia internazionale.

La top 3: tra Perù, Spagna e Messico

Sul secondo gradino del podio si piazza Asador Etxebarri di Atxondo, nei Paesi Baschi spagnoli, famoso per le sue cotture alla brace. Terzo classificato è Quintonil, il tempio della cucina messicana contemporanea a Città del Messico.

Cinque ristoranti italiani tra i migliori cinquanta

L’Italia si conferma protagonista assoluta della scena gastronomica mondiale, con ben cinque ristoranti presenti nella top 50:

  • Lido 84 di Gardone Riviera (Brescia) al 16° posto

  • Reale di Castel di Sangro (L’Aquila) al 18° posto

  • Le Calandre di Rubano (Padova) al 31° posto

  • Piazza Duomo di Alba (Cuneo) al 32° posto

  • Uliassi di Senigallia (Ancona) al 43° posto

Un risultato che sottolinea la solidità e la creatività della cucina italiana d’autore, capace di coniugare tradizione e innovazione ai massimi livelli.

(NELLA FOTO ROMITO)

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