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Uefa chiude la porta alla Superlega: accordo con Relevent per i diritti tv fino al 2033

Uefa e Efc affidano a Uc3 e Relevent la vendita globale dei diritti tv della Champions fino al 2033. Stop definitivo alla Superlega. Laporta riporta il Barcellona nell’Efc, mentre Marotta entra nel board europeo.

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Vade retro, A22. E no, non è un’uscita autostradale: è la società che ancora sogna di resuscitare la Superlega, quella competizione elitaria dove le grandi squadre giocherebbero solo contro le grandi. Ma ieri, all’ora di pranzo, è arrivato un messaggio chiarissimo: Uefa ed Efc (la nuova sigla che ha sostituito la vecchia Eca) hanno annunciato di aver affidato ancora a Uc3, in partnership con l’agenzia americana Relevent, la vendita dei diritti tv della Champions League e delle coppe europee per il periodo 2027-2033.

Un accordo globale, non più per singolo Paese

Il nuovo contratto prevede una vendita globale dei diritti tv, superando il vecchio sistema nazionale. La mossa ha due effetti immediati: esclude A22 e la piattaforma Unify dal mercato, chiudendo definitivamente la porta al ritorno della Superlega, e consolida il potere della Uefa e dell’Efc nel controllo economico del calcio europeo.

Cambiare format a giochi fatti, infatti, sarebbe impossibile. I broadcaster non accetterebbero di acquistare un prodotto per poi vederlo trasformato nel giro di pochi mesi.

Il rischio: un’Europa ancora più diseguale

Dietro l’annuncio, però, si nasconde una questione economica non secondaria. L’obiettivo di Uefa ed Efc è chiaro: aumentare i 4,4 miliardi di euro incassati dai diritti tv nella scorsa stagione fino a superare i 6 miliardi, e non è un mistero che Netflix abbia già manifestato interesse.
Il problema, però, riguarda la distribuzione delle risorse. L’Efc conta oltre 800 club iscritti, ma il vero potere decisionale resta nelle mani dei grandi club, guidati dal presidente del Psg Nasser Al Khelaifi.

Il rischio è che la quota aggiuntiva di guadagni finisca proprio nelle tasche dei top team, aumentando il divario con le squadre medio-piccole, che oggi ricevono appena il 10,6% dei ricavi totali. Le Leghe nazionali hanno già espresso la loro preoccupazione, temendo che l’Efc diventi l’unico interlocutore della Uefa, indebolendo ulteriormente il sistema interno ai campionati.

Ceferin: «Mai una competizione per soli 12 club»

Dal canto suo, il presidente Aleksander Ceferin ha voluto ribadire la posizione ufficiale della Uefa, con toni netti:
«L’Europa stabilisce gli standard del calcio mondiale. Non organizzeremo mai una competizione per soli 12 club. Il calcio deve essere inclusivo e garantire a tutti la possibilità di vincere le migliori competizioni».

Una presa di posizione che sembra aver convinto anche Joan Laporta, presidente del Barcellona, che ha ufficializzato il rientro del club catalano nell’Efc dopo l’addio del 2021, all’indomani del lancio fallito della Superlega. Restano fuori solo Real Madrid e Florentino Pérez, ma secondo molti osservatori sarebbe solo una questione di tempo.

Marotta nel board Efc e le parole di Ibrahimovic

Nel pomeriggio, l’assemblea dell’Efc ha eletto nel board Beppe Marotta, presidente dell’Inter, che prende il posto di Alessandro Antonello, oggi amministratore delegato del Marsiglia.

Tra i temi affrontati anche le multiproprietà e il rilascio dei giocatori alle nazionali, con i club che chiedono regole più chiare.
Sul tema dei calendari è intervenuto Zlatan Ibrahimovic, consulente di RedBird:
«Le tante partite non sono un problema, ma serve un calendario gestibile. Le nazionali dovrebbero convocare i giocatori solo quando è necessario».

A patto, ha aggiunto con il suo consueto sarcasmo, «che la soluzione non sia ridurre i campionati a 18 squadre».

La Superlega, per ora, resta un fantasma del passato. Ma nel calcio europeo — come insegnano gli ultimi anni — i fantasmi tornano spesso a bussare.

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Serie A equilibratissima: Inter e Roma in vetta, crisi profonda per Fiorentina. Sei squadre in cinque punti

Inter e Roma guidano una Serie A mai così equilibrata: sei squadre in cinque punti, Fiorentina ultima, Lazio e Atalanta in ritardo. Cambi in panchina e stadi pieni come 30 anni fa.

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La Serie A riparte con un equilibrio quasi scientifico: sei squadre racchiuse in cinque punti, esattamente come un anno fa, ma con protagoniste profondamente cambiate. A guidare la classifica ci sono Inter e Roma, entrambe a 24 punti, seguite a breve distanza da Milan, Napoli e Bologna.

Il peso del derby e la forza della rosa nerazzurra

Il primo grande spartiacque sarà il derby di Milano. L’Inter sembra la squadra con la rosa più completa: nuovi innesti come Akanji, Bonny, Esposito e Susic hanno arricchito un gruppo già rodato, guidato da un leader assoluto come Lautaro Martínez.
Resta da migliorare la fase difensiva, protagonista di alcuni cali di concentrazione costati punti preziosi.

Il Milan di Allegri e la Roma blindata di Gasperini

Il Milan si affida all’esperienza di Max Allegri e alla qualità eterna di Modric, pur con interrogativi sulla sua tenuta fisica. La Roma, trasformata da Gasperini, vanta la migliore difesa d’Europa insieme all’Arsenal e un portiere, Svilar, che inizia a far gola ai grandi club.
I gol latitano, ma la società ha promesso rinforzi.

Napoli in difficoltà e tifoseria inquieta

Il nervosismo di Conte fotografa un Napoli in involuzione, soprattutto in Champions. Gli infortuni di massa pesano e alimentano dubbi sulla preparazione. La squadra può però ancora rialzarsi e difendere lo scudetto evitando un crollo come quello post-2023.

Le panchine che saltano e le big in difficoltà

Ben quattro squadre hanno cambiato allenatore nelle ultime settimane.

  • Spalletti è stato chiamato a risollevare una Juventus appesantita da un mercato deludente.

  • Tudor ha pagato una situazione compromessa dalla vicenda Vlahovic.

  • L’Atalanta, orfana di Gasperini, ha visto il flop di Juric prima dell’arrivo di Palladino.

  • La Fiorentina, ultima con zero vittorie e sei ko in 11 gare, ha detto addio a Pioli e si affida ora a Vanoli.

La Viola è il flop più clamoroso: 18 gol subiti, peggior difesa del campionato.

Lazio in ritardo e nuove sorprese

La Lazio paga un mercato insufficiente e molti infortuni, mentre brillano il Bologna di Italiano, capace di mantenere ritmo da big, e il Como di Fabregas, solido dietro ma poco prolifico. Bene anche Torino, Udinese, Cremonese e Sassuolo.

Lotta salvezza e numeri record allo stadio

In zona retrocessione, dopo la Fiorentina, lottano Cagliari, Lecce e Pisa, mentre Parma, Genoa e Verona arrancano ancora senza vittoria.
Nonostante i pochi gol e i molti 0-0, la Serie A vive un momento d’oro sugli spalti: oltre 31.000 spettatori di media, record che non si vedeva dalla stagione 1995-96.

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Serie A, sei giornate di fuoco: derby di Milano, big match a raffica e la corsa alla vetta

Derby di Milano, scontri diretti e impegni europei: le prossime sei giornate di Serie A offriranno 13 match clou che possono cambiare la corsa scudetto e la lotta Champions.

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La Serie A si prepara a sei giornate spettacolari con 13 match clou destinati a scuotere la classifica più equilibrata degli ultimi anni. Il via è immediato: c’è il derby di Milano, seguito da scontri diretti che coinvolgono tutte le squadre in corsa per scudetto, Champions e salvezza.

I big match delle prossime giornate

Le sfide di cartello scandiscono ogni turno:

  • 12ª giornata: Fiorentina-Juventus, Napoli-Atalanta, Inter-Milan

  • 13ª: Milan-Lazio, Atalanta-Fiorentina, Roma-Napoli

  • 14ª: Inter-Como, Lazio-Bologna, Napoli-Juventus

  • 15ª: Bologna-Juventus, Roma-Como

  • 16ª: Juventus-Roma

  • 17ª: Atalanta-Inter

Il menù è fitto anche per via della Supercoppa a Gedda, che coinvolgerà Inter, Milan, Napoli e Bologna.

Inter: il tour de force che può decidere la stagione

L’Inter (24 punti) affronta un mese devastante: derby, Como, Atalanta, Atletico Madrid e Liverpool in Champions, Coppa Italia e Supercoppa. Chivu avrà bisogno dell’intera rosa per reggere l’urto.

Roma: la vetta è vicina, poi tre scontri durissimi

La Roma (24) può ritrovarsi prima battendo la Cremonese, ma poi arrivano Napoli, Como e Juventus, oltre agli impegni di Europa League. Gasp dovrà gestire una rosa corta soprattutto in attacco.

Milan: partenza in salita, poi un calendario più morbido

Il Milan (22) debutta con il derby e affronta due volte la Lazio in cinque giorni. Superato questo scoglio, il cammino diventa più favorevole, con la Supercoppa che offre una nuova chance di trofeo.

Napoli: cinque settimane decisive

Atalanta, Roma, Juventus e Benfica in Champions mettono alla prova una squadra già in difficoltà. Conte dovrà blindare i risultati mentre si avvicina la trasferta di Gedda.

Bologna: occasione d’oro

Con 21 punti, Italiano può consolidare la zona Champions. Calendario buono, Europa League e Supercoppa permettono di sognare in grande.

Juventus: il percorso più complicato

Fiorentina, Napoli, Bologna e Roma: la Juve (19) ha il calendario peggiore. Champions con avversari alla portata, ma servono due vittorie per restare in corsa.

Como: pochi impegni, grande vantaggio

Fabregas gioca solo cinque partite: contro Inter e Roma gli ostacoli maggiori, ma la stanchezza altrui può favorire una scalata in classifica.

Lazio: tutto dipende dai recuperi

Sarri ritrova elementi importanti e può avvicinarsi alla zona Champions. Il doppio incrocio col Milan sarà decisivo.

Atalanta: una salita ripidissima

Per Palladino è un impatto durissimo: Napoli, Francoforte, Fiorentina, Chelsea e poi Inter. Serve una reazione immediata per risalire.

Fiorentina: serve una scossa

Ultima a 5 punti, parte con Juve e Atalanta. Solo vincendo nelle sfide successive può evitare di restare invischiata nella lotta salvezza.


Le prossime sei giornate promettono equilibrio, tensione e possibili scossoni in vetta e in coda. Il campionato entra nel suo tratto più caldo.

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Atp Finals, Binaghi avvisa il Governo: «Il futuro del torneo dipende dal decreto sport»

Binaghi rivendica il successo delle Atp Finals ma avverte il Governo: il futuro del torneo in Italia dipenderà dall’applicazione del decreto sport. Abodi rassicura: «Accordo possibile».

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Dati alla mano, le Atp Finals di Torino si chiudono con numeri imponenti: 230mila presenze, 591 milioni di impatto economico e 92,3 milioni di extra gettito, quasi sette volte l’investimento statale. Ma sul palco della conferenza finale, accanto alla soddisfazione, riecheggia anche un messaggio chiaro al Governo: il futuro delle Finals in Italia dipenderà dall’applicabilità del decreto sport varato in estate.

Binaghi: «Da domani si apre una nuova fase»

Il presidente della Fitp, Angelo Binaghi (foto Imagoeconomica), ha messo in fila i successi ma ha anche ricordato che il torneo è un asset Atp solo “in concessione” alla federazione:
«Da domani inizia la seconda fase: continuare a farle a Torino per un anno e dialogare con il Governo sull’applicabilità della nuova legge per i prossimi cinque anni. Le decisioni dovranno essere congiunte».

Sul fronte logistico, alla domanda sul duello Torino-Milano, Binaghi scherza: «Non ho mai visto il nuovo palazzetto di Milano. Torino ormai è la mia seconda casa».

Il tennis cresce, «e il Governo dovrebbe capirlo»

Binaghi non perde l’occasione per sottolineare che tennis e padel sono ormai «il secondo sport per numero di praticanti» e si avvicinano al calcio. Da qui l’“aggancio” politico:
«Il Governo dovrebbe capire che investire nel tennis è la miglior scelta possibile».

E allarga il discorso ai contributi pubblici nello sport:
«Serve un sistema che premi i risultati. Oggi è ancora basato su contributi che non tengono conto dei risultati sportivi. Forse il tennis dimostra che può esistere un modello che premia efficienza e merito, non assistenzialismo».

La partita ora si gioca nella capitale

A conti fatti, Torino ha incassato un successo sportivo ed economico indiscutibile. Ma il prossimo punto decisivo non si giocherà sul campo: si giocherà nei rapporti tra Fitp, Governo e Atp. Per capire se le Finals resteranno in Italia — e dove — occorrerà attendere le valutazioni sul decreto sport e i passi che seguiranno.

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