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Ue, più impegno su migranti. Ma Patto in salita

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Il naufragio al largo di Crotone pone con urgenza all’Europa il tema delle migrazioni che in realtà mai come ora è al centro dell’agenda politica di Bruxelles anche se è ancora tutta in salita la strada per un’intesa su nuove politiche comuni Ue per gestire il fenomeno. Dopo anni di scontri tra i 27 Stati membri, ora che la questione è avvertita come emergenza in tutte le capitali, i progressi restano in realtà molto timidi. I flussi intanto sono ai massimi dalla crisi dei migranti del 2015, con l’accoglienza dei rifugiati ucraini a mettere in ulteriore tensione alcuni Paesi. “Tutti insieme dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per il Patto sulla migrazione e l’asilo e per il Piano d’azione sul Mediterraneo centrale”, ha esortato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dicendosi “profondamente addolorata”. “Gli Stati membri devono farsi avanti e trovare una soluzione. Ora. – ha rincarato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola – L’Ue ha bisogno di regole comuni e aggiornate che ci permettano di affrontare le sfide della migrazione”. La politica maltese ha poi detto di provare “rabbia” e avere il “cuore spezzato” per il nuovo naufragio. E anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel sottolinea l’urgenza di trovare “soluzioni praticabili”.

Il Consiglio europeo straordinario di due settimane fa ha visto i 27 dell’Ue concordi che le migrazioni sono una “sfida comune”, che necessita di una “risposta europea”. Su insistenza dell’Italia ha poi riconosciuto la “specificità” delle “frontiere marittime” parlando di un “coinvolgimento effettivo dell’Ue alle frontiere esterne”. Il dibattito si è però concentrato più sui movimenti secondari e le frontiere esterne, dopo un tormentato confronto pre-vertice su finanziamenti o meno dell’Ue per i muri al confine. Questo naufragio deve spingere “a fare accordi per bloccare le partenze e questo significa non solo controllare le frontiere marittime di questi paesi” , incalza il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sperando che “a livello europeo capiscano che non è un capriccio italiano”. A oltre due anni dall’annuncio del Patto sulla migrazione e l’asilo, per ora l’impegno del Consiglio e dell’Eurocamera è quello di avere l’approvazione finale nel 2024, prima che finisca la legislatura.

La tragedia di Cutro potrebbe però imprimere un’accelerazione. Di migrazioni si parlerà al prossimo Consiglio dell’Ue Giustizia e affari interni (il 9 e 10 marzo), dove nuovo spazio potrebbe trovare la questione della rotta del Mediterraneo centrale e soprattutto quella di come intensificare controlli e collaborazioni nei Paesi terzi. Sul tema dei migranti poi si registra già un certo attivismo della prossima presidenza di turno, la Spagna, che sarà alla guida dell’Ue nel secondo semestre. Il Patto sulla migrazione e l’asilo sostanzialmente prevede un bilanciamento europeo tra responsabilità sui salvataggi e solidarietà nelle redistribuzioni. Gli Stati Ue sono divisi tra quelli alle frontiere impegnati a gestire i maggiori arrivi in ingresso, con l’onere degli arrivi via mare e dei salvataggi per quelli costieri, e alcuni Paesi del Nord che hanno le maggiori quantità di accoglienza. L’Ue intende poi dispiegare missioni Frontex in alcuni dei Paesi di partenza delle rotte dei migranti, ma anche sostenere gli Stati dei Balcani nei rimpatri e più in generale intensificare la cooperazione con i Paesi terzi. La Commissione ha presentato invece a novembre il piano d’azione dell’Ue sul Mediterraneo centrale con misure operative su questa rotta migratoria specifica puntando anche in questo caso sulla collaborazione con i paesi partner e intensificando la lotta al traffico di migranti.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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