Collegati con noi

Esteri

Ue offre piano da 18 miliardi per Kiev, Orban frena

Pubblicato

del

Dopo le parole, i dettagli. La Commissione Europea ha presentato il suo piano per assicurare all’Ucraina fino a 18 miliardi di euro di aiuti finanziari nell’arco del 2023, contribuendo così a circa la metà del suo fabbisogno (che ammonta a 3-4 miliardi al mese, a seconda delle stime). Il denaro servirà per coprire le funzioni base del Paese – nonché gli interventi urgenti di ricostruzione – e sarà recuperato “sul mercato” con un meccanismo simile a quello usato per il NextGenerationEu e dunque prestato all’Ucraina. Debito, insomma, garantito dall’Ue: uno scenario che solleva perplessità tra alcuni Stati membri e l’aperta opposizione dell’Ungheria. Il ministro delle Finanze di Viktor Orban, Mihály Varga, è stato chiaro con i colleghi europei: “Siamo pronti ad aiutare Kiev su base bilaterale ma ci opporremo al debito comune, anche perché abbiamo avuto una cattiva esperienza con i prestiti targati Ue”. Il riferimento è al Recovery (Pnrr), ancora bloccato da Bruxelles a causa delle mancanze di Budapest. Sulla questione si tornerà più avanti, perché il pacchetto di aiuti (soprannominato MFA+) prevede tre atti legislativi, due dei quali con procedura di maggioranza qualificata e uno, la modifica del budget pluriennale dell’Ue, in cui serve invece l’unanimità. E qui l’Ungheria potrebbe mettere il veto. “L’Ucraina – ha spiegato il vicepresidente Valdis Dombrovskis – ha bisogno di finanziamenti stabili e prevedibili” e l’esperienza di quest’anno ha mostrato tutti i “limiti” dello strumento attuale. Non a caso dei nove miliardi promessi entro fine anno ne verranno sborsati solo sei e gli altri tre, probabilmente, finiranno in cavalleria. L’MFA+ invece prevede una decisione unica da parte dei Paesi membri ‘a monte’ e poi sarà la Commissione ad erogare il denaro a Kiev in diverse tranche. Il meccanismo scelto prevede di prendere il denaro a prestito con tassi “molto vantaggiosi” e gli interessi saranno coperti dai 27 con pagamenti appositi nel budget Ue. Le prime rate arriveranno nel 2024 e saranno coperte dagli stati membri fino “almeno” al 2027 compreso (potenzialmente sino al 2033). Il ‘capitale’ invece dovrà essere ripagato nell’arco di 35 anni (sempre a partire dal 2033). Kiev, però, dovrà contestualmente avanzare con le riforme – tra cui la lotta alla corruzione, le riforme giudiziarie e il rispetto dello Stato di diritto – e tutto ciò “aiuterà il Paese a progredire nel suo percorso verso l’adesione all’Ue”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato la Commissione e la presidente Ursula von der Leyen definendo l’MFA+ come una dimostrazione di “vera solidarietà” da parte dell’Ue. “Insieme – dice – resistiamo all’aggressione della Russia, insieme ricostruiremo l’Ucraina, insieme saremo nell’Ue”. Ma quanto costerà la solidarietà all’Europa? Dombrovskis ha parlato di “600 milioni di euro” all’anno per gli interessi. “Per un Paese come l’Ungheria, viste le proporzionalità, si tratterebbe di sei milioni annui”. Un alto funzionario europeo spiega però che quella cifra è “la stima più alta” presa in esame dalle varie previsioni e che potrà essere “sensibilmente ridotta”. E qui si torna di nuovo all’opposizione di Budapest. Non solo c’è il Pnrr da conquistare – o da perdere, in caso contrario – ma anche la procedura aperta per le violazioni allo Stato di diritto, con i fondi di coesione a rischio. Banalmente, Commissione e Consiglio hanno molti assi da giocare per convincere Orban. Il D-Day sembra essere il prossimo 6 dicembre: la partita si chiuderà infatti all’Ecofin.

Advertisement

Esteri

Israele attacca l’Iran, forti esplosioni nei pressi di Esfahan

Pubblicato

del

La televisione ufficiale iraniana riporta “forti esplosioni” nei pressi di Esfahan. L’Iran ha attivato la propria difesa aerea dopo le notizie di un’esplosione. Lo stato islamico ha anche chiuso lo spazio aereo su Teheran e altre città. Attacchi nel sud della Siria vengono registrati da attivisti locali citati dall’Afp.

Alcuni droni sono stati “abbattuti con successo” dalla difesa aerea iraniana, ma non ci sono informazioni riguardo un possibile attacco missilistico “al momento”. Lo afferma il portavoce dell’agenzia spaziale iraniana. “Al momento non c’è stato alcun attacco aereo al di fuori di Esfahan e in altre regioni del Paese”, ha detto Hossein Dalirian in un messaggio pubblicato su X. I siti nucleari nei pressi di Esfahan sono in “totale sicurezza”. Lo rendono noto le autorità iraniane citate dai media locali.

Tre funzionari iraniani hanno confermato che un attacco ha colpito una base aerea militare vicino alla città di Esfahan, nell’Iran centrale, ma non hanno detto quale Paese abbia organizzato il raid.

Una fonte militare ha riferito a Fox News che l’attacco israeliano condotto in Iran è “limitato”. Il Pentagono, per il momento, non ha ancora confermato il raid.

L’esercito israeliano ha affermato di non voler commentare “per il momento” le esplosioni registrate nei pressi di una base militare nel centro dell’Iran. “Non abbiamo alcun commento da fare per il momento”, ha detto un portavoce dell’esercito”.

La base ospita da tempo la flotta iraniana di F-14 Tomcat di fabbricazione americana, acquistati prima della rivoluzione islamica del 1979. Nella zona di Esfahan ci sono anche siti associati al programma nucleare iraniano, compreso il sito sotterraneo di arricchimento di Natanz, che è stato ripetutamente preso di mira da sospetti attacchi di sabotaggio israeliani. Tuttavia, la televisione di stato iraniana ha descritto tutti i siti della zona come “completamente sicuri”.

Continua a leggere

Esteri

‘Strategia del tritacarne, i russi morti sono 50.000’

Pubblicato

del

Mentre il mondo guarda con apprensione al Medio Oriente e a un’eventuale escalation con l’Iran, l’Ucraina continua a essere uno spaventoso terreno di battaglia. Con Vladimir Putin disposto a perdere la vita di migliaia di soldati pur di avanzare la linea del fronte con quella che la Bbc definisce la “strategia del tritacarne”: mandare ondate di soldati senza sosta in prima linea per cercare di logorare le forze ucraine ed esporre la loro artiglieria. Con il risultato di aver superato finora “la soglia di 50.000 caduti”. Nelle ultime ore anche le forze di Kiev hanno colpito in profondità in Russia – fino a danneggiare una fabbrica di bombardieri Tupolev in Tatarstan, stando ai servizi speciali ucraini – e in Crimea, dove secondo media e blogger locali “circa 30 militari russi sono rimasti uccisi e 80 feriti in un attacco notturno all’aeroporto militare di Dzhankoy”, che avrebbe “distrutto un deposito di missili Zircon e S-300”.

In mattinata la rappresaglia di Mosca si è scagliata ancora una volta sui civili, con un triplo raid su Chernihiv, città nel nord dell’Ucraina, una delle più antiche del Paese: i missili russi hanno colpito palazzi residenziali vicino al centro, un ospedale e un istituto scolastico, causando almeno 17 morti, oltre 60 feriti – tra cui tre bambini – e un numero imprecisato di dispersi sotto le macerie dove per tutto il giorno hanno lavorato i servizi di emergenza.

La strage ha suscitato l’ira di Volodymyr Zelensky, impegnato a chiedere con insistenza agli alleati europei e americani di rafforzare la difesa aerea ucraina: “Questo non sarebbe successo se avessimo ricevuto abbastanza equipaggiamenti di difesa antiaerea e se le determinazione del mondo a resistere al terrore russo fosse stato sufficiente”, ha tuonato il presidente sui social, esprimendo sempre più rabbia e frustrazione, soprattutto all’indomani delle manovre occidentali sui cieli di Israele per difenderlo dall’Iran. Di questo passo, e con il morale delle truppe sempre più indebolito dalle “cupe previsioni” di guerra, il fronte ucraino potrebbe collassare “la prossima estate quando la Russia, con un maggior peso numerico e la disponibilità ad accettare enormi perdite, lancerà la sua prevista offensiva”, riferiscono diversi alti ufficiali di Kiev a Politico. Insomma, Mosca ha messo in conto di poter perdere un alto numero di militari anche con la cosiddetta “strategia del tritacarne”.

Strategia che, stando a un conteggio realizzato da Bbc Russia, dal gruppo di media indipendenti Mediazona e volontari – che hanno scovato i nomi dei caduti anche sulle tombe recenti nei cimiteri – avrebbe già portato il bilancio dei militari di Putin morti in Ucraina (esclusi i separatisti filorussi del Donbass) oltre la soglia dei 50.000, con un’accelerazione del 25% in più nel secondo anno di invasione. “Il bilancio complessivo è 8 volte superiore all’ammissione ufficiale di Mosca – sottolinea l’emittente britannica -. Ed è probabile che il numero sia molto più alto”.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha rivendicato il segreto di Stato sull'”operazione militare speciale”, come del resto nemmeno Kiev pubblicizza il numero dei suoi caduti: l’ultima cifra ufficiale risale a febbraio, quando Zelensky parlò di 31.000 soldati rimasti uccisi. Neppure stavolta Mosca ha confermato le notizie riportate dei trenta soldati russi che sarebbero morti nell’attacco alla base aerea in Crimea, che secondo i blogger russi di Rybar, vicino all’esercito del Cremlino, avrebbe centrato e danneggiato l’obiettivo con 12 missili Atacms forniti a Kiev dagli Stati Uniti. Il ministero della Difesa russo ha tuttavia smentito che droni dell’intelligence militare ucraina abbiano colpito la fabbrica di Tupolev nel Tatarstan, nell’est della Russia: al contrario ha precisato di aver “distrutto un drone ucraino, nella stessa area”, prima che potesse causare danni.

Continua a leggere

Esteri

Zelensky ai leader Ue, ‘ora dateci le difese aeree’

Pubblicato

del

Il tempo sta per esaurire. Anzi, per certi versi è già esaurito. I russi martellano le linee ucraine al fronte, le città, le centrali elettriche e Kiev ormai quasi non può che stare a guardare, perché i missili della contraerea sono esauriti. Volodymyr Zelensky è furioso, esasperato. Specialmente dopo aver assistito a quello che giudica un trattamento privilegiato per Israele. Il presidente ucraino ha sentito il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e ha chiesto “misure immediate per rafforzare la difesa aerea”. Messaggio che ha ribadito con forza rivolgendosi ai leader Ue riuniti a Bruxelles per un’ennesimo vertice di guerra, dedicato principalmente ad evitare che il Medio Oriente sprofondi nel caos.

Il senso d’urgenza – più volte evocato dai vertici delle istituzioni europee e dallo stesso Stoltenberg – c’è ma si fatica a tradurre le parole in fatti. La premier estone Kaja Kallas ha lanciato un accorato appello a quei Paesi, europei e non, che ancora hanno batterie anti-aeree nei loro magazzini a “inviarli in Ucraina quanto prima”, poiché “mettere la testa sotto la sabbia” non renderà più sicuro il continente europeo. “La nostra timida risposta in Ucraina non ha rafforzato solo la Russia, questi conflitti in giro per il mondo sono collegati da un filo: siamo come negli anni ’30”, ha avvertito. I leader Ue, stando alle bozze di conclusione del vertice, giudicate stabili, sottolineano “la necessità di dare urgentemente una difesa aerea all’Ucraina e di accelerare e intensificare la fornitura di tutta l’assistenza militare necessaria, comprese le munizioni di artiglieria e i missili” e invitano il Consiglio, in particolare nella prossima riunione (il jumbo difesa-esteri del 22 aprile in Lussemburgo) ad assicurare “il necessario follow-up”. Gli scambi tra le cancellerie sono febbrili.

L’alto rappresentante Josep Borrell – che presiede il jumbo – è in contatto con le controparti dei 27, il G7 di Capri sta studiando il dossier (il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba è stato invitato, così come Stoltenberg) e, su richiesta di Kiev, venerdì si riunirà il Consiglio Nato-Ucraina al livello dei titolari della difesa. Temporeggiare non è più concesso. La Germania ha quindi scritto a decine di Paesi, inclusi gli Stati arabi del Golfo, che saranno in Lussemburgo per il consiglio di cooperazione, per chiedere più sistemi di difesa aerea per l’Ucraina. “Vi invitiamo a fare un inventario nei vostri arsenali e considerare cosa potrebbe essere trasferito, interi sistemi o parti di essi, in modo permanente o per un periodo limitato”, scrivono Annalena Baerbock e Boris Pistorius nella missiva. L’iniziativa, denominata ‘Immediate Action on Air Defence’, cercherà principalmente di procurare più sistemi americani Patriot poiché si sono dimostrati i più efficaci contro i missili balistici russi. Kiev, dal canto suo, la mappatura l’ha già fatta: la coalizione di Ramstein avrebbe a disposizione 100 batterie di Patriot (il grosso è in America) e l’Ucraina ne reclama per sé 7.

Un sacrificio giudicato minimo. Berlino ha risposto, promettendo una batteria in più. Ora toccherebbe a Washington, dove finalmente qualcosa si muove. I repubblicani hanno presentato al Congresso una proposta di legge che sbloccherebbe i 61 miliardi in aiuti militari per Kiev, impantanati da mesi di lotte intestine. Il voto si terrà sabato. Senza gli Usa è infatti ormai chiaro che la guerra potrebbe finire molto male: l’Ue si sta mobilitando per rafforzare il suo comparto bellico ma i tempi non combaciano con le esigenze dell’Ucraina. Come se il piatto non fosse già abbastanza ricco così, i leader Ue sul tavolo hanno le eventuali sanzioni all’Iran, il rapporto strategico con la Turchia e il sostegno da dare al Libano, sempre più in bilico a causa delle tensioni regionali.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto