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Esteri

Ucraina, Zelensky: cerco la pace con i russi nonostante le loro atrocità

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato in un’intervista all’Associated Press di essere impegnato a premere per la pace nonostante gli attacchi russi contro i civili che hanno sdegnato il mondo, e ha rinnovato la sua richiesta di inviare più armi prima dell’atteso aumento dei combattimenti nell’est del paese. “Nessuno vuole negoziare con chi ha torturato questa nazione. È tutto comprensibile. E come uomo, come padre, lo capisco molto bene”, ha detto Zelensky. Ma “non vogliamo perdere le opportunità, se le abbiamo, per una soluzione diplomatica”. Nonostante le speranze di pace, Zelensky ha riconosciuto di dover essere “realistico” riguardo alle prospettive di una rapida risoluzione, dato che i negoziati sono stati finora limitati a colloqui di basso livello che non includono il presidente russo Vladimir Putin. Zelensky ha parlato con l’AP all’interno del complesso degli uffici presidenziali, dove le finestre e i corridoi sono protetti da pile di sacchi di sabbia e soldati pesantemente armati.

Quando gli è stato chiesto se le forniture di armi e altre attrezzature che il suo paese aveva ricevuto dagli Stati Uniti e da altre nazioni occidentali fossero sufficienti per invertire le sorti della guerra ha mostrato un palpabile senso di rassegnazione e frustrazione. “Non ancora”, ha detto. Tuttavia il leader di Kiev ha notato che c’è stato un maggiore sostegno dall’Europa e ha affermato che le consegne degli Stati Uniti stanno accelerando.Zelensky è diventato infine pensieroso quando gli è stato chiesto quale impatto avesse avuto il ritmo delle consegne di armi per la sua gente e se si sarebbero potute salvare più vite se l’aiuto fosse arrivato prima. “Molto spesso cerchiamo risposte in qualcun altro, ma spesso io cerco risposte in me stesso – ha detto – abbiamo fatto abbastanza perché questi leader credessero in noi? Non lo so. Mi interrogo”, ha concluso.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Esteri

Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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