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Ucciso nel Kursk il vice capo della Marina russa

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Mentre continua l’avanzata sul terreno in Ucraina, Mosca lamenta due vittime eccellenti in attacchi delle forze nemiche. In un raid missilistico contro una postazione nella regione di Kursk è stato ucciso il vice comandante della Marina militare, il generale Mikhail Gudkov. Mentre nella regione ucraina di Lugansk, annessa formalmente alla Russia, è morto in un attentato esplosivo l’ex sindaco dell’omonima città capoluogo, Manolis Pilavov, che era ricercato dalle autorità di Kiev. Mosca ha detto che le sue truppe si sono impadronite di altri due villaggi: Razino, nella regione orientale di Donetsk, e Melovoye, in quella nord-orientale di Kharkiv. E commentando questa seconda conquista, il ministero della Difesa ha sottolineato che essa rientra in un’avanzata in territorio ucraino a ridosso del confine per creare “una zona sanitaria che garantisca la sicurezza della popolazione civile nelle regioni di frontiera della Russia”.

Per quanto riguarda il generale Gudkov, la notizia della sua uccisione in un bombardamento ucraino, insieme ad un numero imprecisato di altri militari, è stata data da Oleg Kozhemyako, il governatore della regione di Primorye, in estremo oriente, della quale era originario l’alto ufficiale. Gudkov, già comandante della 155/a Brigata dei fanti di Marina, era stato promosso vice comandante dell’arma nel marzo scorso. Manolis Pilavov invece era stato sindaco di Lugansk dal 2014 al 2023. I dettagli dell’attentato non sono stati resi noti, ma il Comitato investigativo russo ha detto di trattare l’episodio come un “atto di terrorismo”. Non ci sono conferme ufficiali ad una notizia data dall’agenzia Tass, secondo la quale l’attacco sarebbe stato compiuto da una donna kamikaze. Media ucraini hanno affermato che ad organizzare l’attentato sono stati i servizi segreti di Kiev. E ancora la Tass ha scritto che Pilavov era stato inserito dal ministero dell’Interno ucraino nella lista dei ricercati con le accuse di avere cercato di rovesciare l’ordine costituzionale e di avere attentato all’integrità territoriale dell’Ucraina.

Le autorità locali hanno intanto affermato che due persone sono rimaste uccise e tre ferite nell’attacco con un missile balistico russo con testata a grappolo sulle strutture portuali di Odessa. Sempre in questa città sul Mar Nero, hanno aggiunto, cinque persone sono rimaste ferite in un bombardamento notturno che ha colpito un edificio residenziale. Tra di loro, un bambino di sette anni e una bambina di nove, intossicati dal fumo. La testata Ukrainska Pravda ha riferito che altre due persone sono state uccise e 11 ferite in un bombardamento con droni sulla città di Poltava che ha provocato un incendio. In Russia, invece, le autorità hanno denunciato l’uccisione di una donna e il ferimento di altri due civili nella regione di Lipetsk per la caduta su una casa privata dei rottami di un drone ucraino intercettato dalle difese aeree.

Mentre un altro civile è morto e una donna è rimasta ferita quando un drone ha centrato la loro auto nella regione di Bryansk. Il capo della Repubblica di Udmurtia, Alexander Brechalov, ha riferito invece che un altro raid è stato compiuto su questo territorio, a oltre mille chilometri di distanza dal confine, dove due giorni prima Kiev aveva rivendicato il bombardamento di una fabbrica di velivoli senza pilota e sistemi di difesa aerea che secondo le autorità locali aveva provocato tre morti e 35 feriti. Brechalov ha detto che “una struttura tecnica”, di cui non ha precisato l’attività, è stata colpita da un drone, mentre un altro è stato abbattuto.

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Esteri

Attacco a Teheran, Pezeshkian accusa Israele: “Volevano uccidermi”

Il presidente iraniano Pezeshkian accusa Israele di un attentato a Teheran. Sei missili contro il Consiglio di sicurezza: ferito, riesce a fuggire. Caccia ai traditori interni.

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Il 16 giugno, poco prima di mezzogiorno, sei missili israeliani hanno colpito un edificio strategico nella zona ovest di Teheran. All’interno si teneva una riunione del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale: presente anche il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, che sarebbe rimasto ferito ma riuscito a fuggire.

Secondo quanto riferito dall’agenzia Fars, vicina ai Guardiani della Rivoluzione, i missili hanno colpito gli ingressi e le uscite dell’edificio, nel tentativo di bloccare ogni via di fuga. Pezeshkian e i presenti si sono salvati solo grazie a un portello d’emergenza.

In un’intervista a Fox News, il presidente ha accusato direttamente Israele: “Hanno cercato di uccidermi”, ha dichiarato.

Il Mossad sotto accusa

In un clima carico di sospetti, Mehdieh Shadmani, figlia del comandante dei Pasdaran Ali Shadmani, ucciso nei raid israeliani, ha pubblicato un post sui social in cui racconta che suo padre cambiava posizione ogni poche ore, senza portare con sé dispositivi elettronici, seguendo rigidi protocolli di sicurezza.

Secondo lei, il Mossad avrebbe superato i metodi tradizionali di spionaggio, lasciando intendere l’esistenza di una falla interna o l’uso di tecnologie avanzatissime.

C’è anche chi ipotizza teorie al limite del surreale: l’ex direttore di un giornale legato alle Guardie, Abdollah Ganji, ha sostenuto che l’intelligence israeliana avrebbe fatto ricorso a scienze occulte e creature soprannaturali per localizzare i bersagli.

Caccia alla talpa

I punti chiave delle ultime analisi da Teheran convergono su tre elementi:

  1. Israele sapeva tutto, non solo i luoghi in cui si trovavano i vertici politici e militari iraniani, ma persino i rifugi alternativi. In alcuni casi, è riuscito a colpire anche i successori dei leader eliminati.

  2. All’interno del sistema iraniano cresce il sospetto di una fonte ai massimi livelli che abbia fornito informazioni al nemico, una dinamica già verificatasi a Beirut con i leader di Hezbollah.

  3. Si amplifica il mito del Mossad: una costruzione utile sia all’Iran, per giustificare le falle nella propria sicurezza, sia a Israele, per rafforzare l’immagine di onnipotenza del proprio servizio segreto.

Una guerra nell’ombra

Il conflitto tra Israele e Iran si è ormai spostato sul piano della guerra segreta, dove le informazioni valgono quanto i missili. In questo scenario, anche i social network e i canali informativi paralleli diventano strumenti di propaganda, specchi deformanti attraverso cui i nemici si osservano, si temono e si combattono.

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Biden: “Ho concesso io le grazie, l’autopen è legale e usato anche da Trump”

Joe Biden chiarisce al New York Times di aver concesso personalmente tutte le grazie firmate con autopen. “Sistema legale, usato anche da Trump”.

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Joe Biden rompe il silenzio e risponde alle accuse mosse dai repubblicani riguardo al suo stato cognitivo e al presunto mancato controllo sulle grazie presidenziali emesse a fine mandato. In un’intervista concessa al New York Times, l’ex presidente americano ha chiarito che tutte le decisioni di clemenza e grazia annunciate negli ultimi giorni della sua presidenza sono state personalmente autorizzate da lui.

Le accuse dei repubblicani

Negli ultimi giorni, alcuni esponenti del Partito Repubblicano hanno sollevato dubbi sulla lucidità mentale di Biden, insinuando che non sarebbe stato in grado di decidere autonomamente e che le grazie siano state firmate da altri a sua insaputa. In particolare, hanno puntato il dito sull’uso dell’autopen, uno strumento che replica automaticamente la firma del presidente.

La difesa di Biden: “Tutto legale, anche Trump lo ha fatto”

Biden ha spiegato che l’uso dell’autopen è assolutamente legale e ampiamente utilizzato: “Lo ha usato anche Donald Trump”. L’ex presidente ha precisato che tutte le grazie e commutazioni sono state decise oralmente da lui, e poi i suoi collaboratori hanno proceduto a formalizzarle con lo strumento automatico, dato l’elevato numero di persone coinvolte.

Grazia preventiva ai familiari

Biden ha anche ammesso di aver concesso la grazia preventiva a familiari e membri della sua amministrazione, una mossa pensata per proteggerli da eventuali ritorsioni del suo successore alla Casa Bianca. Una decisione controversa, ma secondo Biden necessaria: “Era un atto di responsabilità”, ha affermato.

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Trump: “Missili Patriot all’Ucraina, pagherà l’Unione Europea”

Donald Trump annuncia l’invio di missili Patriot all’Ucraina: “Ne hanno bisogno, noi non pagheremo nulla. Coprirà tutto l’Unione Europea”.

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Donald Trump durante una conferenza stampa con sfondo bandiere americane e militari.


Trump annuncia l’invio dei missili Patriot all’Ucraina: “Pagherà tutto l’Unione Europea”

Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno i sistemi di difesa aerea Patriot all’Ucraina, affermando che si tratta di un equipaggiamento “di cui hanno disperatamente bisogno”. Il presidente americano ha parlato con i reporter, sottolineando che, sebbene non sia stato ancora deciso il numero esatto di missili, l’invio avverrà a breve.

L’incontro con il segretario generale della NATO

Nel suo intervento, Trump ha anche confermato che incontrerà domani il segretario generale della NATO, Mark Rutte, per discutere delle forniture militari all’Ucraina e della sicurezza europea. Il colloquio si inserisce in un momento delicato della guerra, in cui Kiev continua a chiedere maggiore supporto militare per difendersi dagli attacchi russi.

Nessun costo per gli Stati Uniti, secondo Trump

Noi non pagheremo nulla”, ha puntualizzato Trump, precisando che l’intero costo dell’operazione sarà a carico dell’Unione Europea. “Loro (gli ucraini, ndr) ne avranno un po’, perché hanno bisogno di protezione”, ha dichiarato. Il presidente ha inoltre aggiunto che gli ucraini pagheranno il 100% per gli altri equipaggiamenti militari sofisticati che saranno forniti da Washington.

Un messaggio politico e strategico

Le parole di Trump arrivano in un contesto di crescente pressione su NATO e Unione Europea per il sostegno all’Ucraina. Il leader americano, pur ribadendo il supporto militare, ha marcato con decisione la linea del “niente spese per gli Stati Uniti”, segnando una chiara posizione di disimpegno economico diretto, ma non operativo.


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