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Cronache

Uccise la compagna 23 anni fa, tenta altro femminicidio

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Uccise a coltellate 23 anni fa la compagna Wilma Marchi, omicidio per il quale venne condannato a 12 anni ma poi la pena fu dimezzata per buona condotta. In carcere conobbe una psicologa e rimedio’ altri due anni di reclusione (non ancora esecutivi) per minacce e stalking. E ieri a Padova Stefano Fattorelli, un magazziniere 50enne di Caprino Veronese, si e’ reso protagonista per la terza volta di un atto di violenza contro una donna, la nuova convivente, picchiandola e accoltellandola alla schiena al termine di una lite. Ora Sandra Pegoraro, 51 anni, e’ ricoverata in ospedale; ha subito un lungo intervento chirurgico per i fendenti che l’uomo le ha inferto alla schiena. Tutto si e’ svolto la mattina, poco dopo le 11, nell’abitazione della donna. I vicini raccontano di aver sentito un litigio furioso e poi la richiesta di aiuto della vittima. Mentre Fattorelli si allontana indisturbato dalla casa, arriva l’ambulanza che la soccorre e la trasporta in ospedale. L’uomo non ha nessun segno di pentimento. Ad un amico, che chiama al telefono dopo l’aggressione, dice solo “ho fatto una cazzata”. I militari lo rintracciano nel pomeriggio poco distante dallo stabile e lo portano in carcere con l’accusa di tentato omicidio. Domani e’ prevista l’udienza di convalida: il procuratore Antonino Cappelleri ha gia’ fatto sapere che, anche in virtu’ dei precedenti specifici, verra’ chiesto che Fattorelli resti in carcere. Chi lo conosce ne parla come di una persona dai due volti: duro e violento con le donne ma in grado di sfoderare la maschera dell’uomo docile e pentito con gli operatori del carcere. “Andava valutato in modo diverso” si dice ora negli ambienti della magistratura padovana, alludendo al notevole sconto sulla pena per omicidio, inflitta dalla Corte d’assise d’Appello di Venezia nel 2001, ottenuto per buona condotta. In tutta la vita di Fattorelli, in effetti, c’e’ un unico filo conduttore, gli abusi sulle donne, tutte piu’ anziane di lui, attraverso l’uso delle mani e del coltello, usati per sottomettere, minacciare, ferire e uccidere. La storia di sangue di Fattorelli inizia il 19 novembre 1999, quando uccide la moglie con 33 coltellate davanti al camposanto di Grezzana (Verona). Mentre e’ ancora in galera conosce una psicologa 54enne, la stessa che lo ha seguito nel percorso di riabilitazione, ma anche questo rapporto non soddisfa le esigenze dell’uomo. Inizia a pedinare la vittima, la minaccia e la stalkerizza. Per questo rimedia, dopo la denuncia, altri due anni di reclusione, non ancora diventati definitivi. Poi conoscere Sandra, un passato di fragilita’ e disagio, che accetta la convivenza. La donna sa dei trascorsi dell’uomo ma e’ convinta di poterlo cambiare, di riuscire a salvarlo dal suo male oscuro. Mentre lui controlla ossessivamente il cellulare e la pedina, Sandra alla fine si arrende e lo allontana da casa. Fattorelli ripete lo stesso copione di 23 anni fa e al culmine di una lite, oltre a schiaffi e pugni, la accoltella alla schiena. Non prima di aver pubblicato in rete tutto il suo disprezzo per l’ex compagna: “ho avuto una relazione con il diavolo – scrive – .Questa porcheria non ha limiti”.

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Cronache

Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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