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Cronache

Uccise in tempesta emotiva, il Pg fa appello: era solo geloso e ubriaco

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Michele Castaldo uccise Olga Matei perche’ era geloso e perse il controllo perche’ in preda all’alcol, due condizioni che non possono essere considerate attenuanti. Lo sostiene, in sintesi, la Procura generale di Bologna nel ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte di assise di appello che ha quasi dimezzato, da 30 a 16 anni, la pena per l’omicida reo confesso di Olga Matei, delitto commesso a Riccione a ottobre 2016. Secondo il sostituto procuratore generale Paolo Giovagnoli e l’avvocato generale Alberto Candi, dunque, la tanto discussa “tempesta emotiva e passionale” che investi’ l’imputato, e che per i giudici di secondo grado ha influito nel misurare la responsabilita’ penale, “altro non e’ se non la proiezione immediata della gelosia, al massimo grado, che ha scatenato il gesto omicida”. Ne’, prosegue il ricorso, “puo’ valutarsi positivamente l’abuso volontario di alcol, nella piena consapevolezza dei risultati a cui conduce”. Nelle otto pagine inviate alla Cassazione si chiede l’annullamento della sentenza sui punti che riguardano la concessione delle attenuanti generiche. E per dimostrare che l’atto e’ “carente, contraddittorio e illogico” la Procura generale si concentra in particolare sulla perizia psichiatrica, da cui e’ estrapolata l’espressione di “soverchiante tempesta emotiva”. Secondo i pg, invece, dal lavoro dello specialista emerge come la perdita di controllo dell’omicida non dipese “dall’esasperazione e dall’incontenibile turbamento emotivo, quanto piuttosto dai fumi dell’alcol che, per ammissione dello stesso Castaldo, gli fanno perdere la ragione”. Inoltre le pregresse infelici esperienza di vita dell’omicida, anche queste ritenute un’attenuante dalla Corte di assise, in realta’ “non stanno al di fuori delle normali negative esperienze di vita che ciascun essere umano si trova a affrontare”. Per concedere le attenuanti generiche, osserva infatti la Procura, occorrono specifiche positive ragioni personali sociali o familiari. L’applicazione “non dovuta e erronea” delle attenuanti generiche per la tempesta emotiva e passionale ha aperto, nei fatti – si legge quindi in un altro passaggio – una “strada impropria e altrettanto erronea” a un risultato che, sul piano della seminfermita’ mentale, non si sarebbe potuto raggiungere, visto il giudizio di piena capacita’ di intendere formulato nella perizia psichiatrica.

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Abusi e sevizie su 16enne, fermati un uomo e un 14enne

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Un 44enne e un 14enne sono stati fermati dalla Polizia perché, nella notte tra lunedì e martedì scorso, avrebbero commesso abusi con sevizie, filmandolo, su un ragazzo di 16 anni nello scantinato di un condominio a Milano. Nell’inchiesta della Procura del capoluogo lombardo si contestano i reati di violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona, lesioni, produzione di materiale pedopornografico. I fermi sono stati effettuati ieri.

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Torre del Greco: bracciante agricolo trovato morto, ucciso a coltellate

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Un uomo, bracciante agricolo straniero, è stato trovato morto questa mattina in via Gurgo, nella periferia di Torre del Greco. La vittima, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dagli agenti del commissariato locale e coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, è stata colpita da diverse coltellate all’interno dell’appartamento che occupava nella stretta arteria vesuviana.

Le indagini

Gli investigatori, che stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti, hanno ascoltato alcuni testimoni presenti nella zona al momento dell’accaduto. Le prime ricostruzioni suggeriscono che l’uomo potrebbe essere stato ucciso al culmine di una lite.

Grazie alle testimonianze raccolte e agli elementi acquisiti, la polizia è riuscita a individuare un altro soggetto, anche lui straniero, ritenuto coinvolto nell’omicidio.

Un caso che scuote la comunità

L’episodio ha scosso profondamente la comunità di Torre del Greco, una città già alle prese con le sfide legate all’integrazione e alle condizioni di vita dei lavoratori stranieri, spesso impiegati in agricoltura. Le indagini proseguono per chiarire le motivazioni che hanno portato alla violenta aggressione.

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Cede il tetto, un operaio morto ed un altro ferito

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La struttura in cemento armato del tetto è venuta giù ed è crollata un’intera porzione del solaio. Il soffitto del capannone sul quale stavano lavorando ha ceduto facendo precipitare da un’altezza di circa sei metri i due lavoratori della ditta romagnola che questa mattina stava operando alla Lamberet SpA. È la filiale in provincia di Frosinone del colosso francese specializzato nella realizzazione di rimorchi – frigorifero e nella trasformazione di furgoni adattandoli al trasporto alimentare in ambiente coibentato. Uno di loro è morto, l’altro è stato trasferito in elicottero al San Camillo di Roma: la prognosi è riservata. È successo poco dopo le 11 nella zona industriale che sta a due passi dall’Autostrada A1 ed a cavallo tra le province di Frosinone e Caserta.

Un punto strategico. Su quell’impianto sono in corso lavori di ampliamento ed adeguamento che prevedono anche la rimozione dell’amianto da un vecchio stabile. È quello che stavano facendo i due specialisti: assunti in modo regolare, protocollo operativo approvato dalla Asl di Frosinone, appalti e sub appalti assegnati in base alle norme accerteranno più tardi i carabinieri. Venivano dalla Romagna i due lavoratori: entrambi stranieri e dipendenti di una ditta di Imola che li aveva inviati in trasferta. La vittima si chiamava Lulzim Buci, aveva 53 anni ed era di nazionalità albanese: abitava a Fiorenzuola d’Arda, un centro di 15mila abitanti in provincia di Piacenza. È morto prima dell’arrivo in ospedale.

Con lui c’era un cittadino del Marocco di 31 anni: è stato trasferito a Roma in eliambulanza. I carabinieri e gli ispettori Asl stanno accertando ora se siano state rispettate tutte le norme in materia di prevenzione. In serata il sindacato Filca-Cisl di Frosinone ha chiesto con urgenza “la convocazione di un tavolo di emergenza”. I carabinieri e gli ispettori Asl del Servizio di Prevenzione sul lavoro hanno acquisito questa sera il ‘Certificato di Calpestabilità’ del tetto del capannone: dal documento risulta che la copertura era sicura e poteva reggere senza difficoltà il peso dei due specialisti. Invece la struttura in cemento armato è venuta giù.

Spresal e carabinieri hanno inoltre esaminato la documentazione presentata dalla società imolese per la quale i due lavoratori infortunati lavoravano regolarmente. Il fascicolo è già stato sottoposto ad un primo esame dalla Asl, risulta completo in ogni sua parte. Tutto era stato regolarmente notificato alla Asl, accompagnato dalla documentazione necessaria. Incidente sul lavoro anche a Fano. Un uomo di circa 50 anni, imbarcato su un peschereccio della flotta di Ancona, è morto stamattina a seguito di un incidente avvenuto durante le operazioni di pesca a quattro miglia al largo di Fano (Pesaro Urbino). Secondo una prima ricostruzione il marinaio sarebbe finito in mare dopo essere stato colpito da un cavo; quando è stato riportato a bordo non c’era più nulla da fare.

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