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Uccide la moglie e poi si spara, lei lo aveva denunciato

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Le buste della spesa sull’asfalto. Detersivi e alimentari acquistati per preparare il pranzo finiti per terra nel parcheggio di un supermercato a fianco al corpo di Celeste Palmieri, una donna di 56 anni uccisa a colpi di pistola questa mattina a San Severo dal marito da cui si stava separando. L’uomo, Mario Furio, di 59 anni, un agente della polizia penitenziaria in pensione, si è suicidato subito dopo sparandosi con la stessa pistola nella sua automobile, parcheggiata poco distante. La donna, ferita gravemente alla testa, è stata ricoverata in condizioni disperate ed è morta qualche ora dopo nel reparto di rianimazione del policlinico di Foggia dove era stata trasferita in elisoccorso. A casa la attendevano cinque figli. Lui indossava il braccialetto elettronico, ma non è bastato.

L’apparecchio alle 11.00 ha segnalato ai carabinieri la presenza dell’uomo, che era sottoposto a divieto di avvicinamento, nelle vicinanze della donna. I militari hanno subito avvertito la donna e dirottato sul posto una pattuglia. Lei ha avuto il tempo di dire loro che il suo dispositivo (che dovrebbe allertare la vittima quando il suo persecutore si avvicina troppo) non aveva suonato, ma che lei aveva incrociato il marito al supermercato e lo aveva visto uscire quando lei era dentro. Poi tutto si è svolto nel giro di pochissimo. Mentre la donna stava raggiungendo la sua automobile nel parcheggio del supermercato con le buste della spesa, l’uomo le si è avvicinato e le ha sparato più volte ferendola a morte. Poi, mentre la pattuglia arrivava sul posto, ha raggiunto la sua vettura e si è sparato con la stessa arma. Il tutto è avvenuta davanti a tantissima gente che affollava il supermercato. In molti hanno sentito gli spari che hanno suscitato il panico tra i presenti, poi il silenzio e i segni della tragedia sull’asfalto. Celeste Palmieri aveva denunciato più volte il marito perchè, racconta chi conosce la coppia, veniva continuamente minacciata. Per questo lui era stato sottoposto al divieto di avvicinamento con il braccialetto elettronico.

I servizi sociali del comune le avevano anche proposto di trasferirsi con i figli in una località più sicura ma lei aveva rifiutato, voleva restare nel suo paese. A quanto si è appreso, l’uomo era in quiescenza dal 2017 e non si sa come si sia procurato l’arma che ha utilizzato. La tragedia ha suscitato incredulità e dolore a San Severo. “La conoscevo benissimo Celeste. Sono cresciuto nella sua famiglia di origine perché ho frequentato le scuole medie con uno dei suoi tre fratelli (due più piccoli ed uno più grande ndr) – racconta In lacrime Armando Dell’Oglio, consigliere comunale. “La chiamavo affettuosamente Celestina. Era una donna buona, solare.

Una donna di altri tempi”. L’uomo racconta che qualche mese fa uno dei fratelli di Celeste gli aveva segnalato la situazione della sorella, “continuamente perseguitata dal marito con il quale era in atto una separazione e che lei aveva denunciato in più occasioni. Mi chiedo come mai fosse ancora libero”. La famiglia di origine della donna, una mamma quasi 90enne e i tre fratelli, da anni risiede a Milano. “Ho sentito diversi colpi di pistola e mi sono precipitato fuori – ha raccontato il titolare di un market a due passi dal luogo dell’omicidio – . Non se ne può più di sentir parlare di queste tragedie”. Sgomento da parte dei tanti testimoni, tra clienti del supermercato e personale.

“Non ho capito nulla. Ho sentito tantissime sirene, ma solo una volta all’esterno ho realizzato cosa fosse accaduto”, dice uno dei dipendenti. “Non la conoscevo ma non si può morire così. Ogni giorno una donna viene uccisa. È una mattanza”, dice un’anziana con gli occhi gonfi di lacrime. Solidarietà e cordoglio da parte dell’intera amministrazione comunale è stata espressa dalla sindaca Lydia Colangelo che ha sottolineato fin da ora “la presenza dell’amministrazione comunale ai figli della coppia”.

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Solfatara di Pozzuoli: revocata la confisca, il sito torna ai proprietari

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Dopo otto anni, il sito della Solfatara di Pozzuoli torna nelle mani dei suoi proprietari originari. La Corte d’Appello ha infatti revocato la confisca del parco situato nel cuore dei Campi Flegrei, teatro nel 2017 di un tragico incidente in cui persero la vita una coppia di coniugi veneti, Massimiliano Carrer e Tiziana Zamarella, e il loro figlioletto Lorenzo. Un dramma che scosse l’opinione pubblica e sollevò interrogativi sulla sicurezza del sito.

La sentenza: condanna ridotta e revoca della confisca

La Corte ha confermato gran parte della sentenza di primo grado, ma con alcune modifiche sostanziali. L’amministratore unico della società di gestione è stato condannato a cinque anni di reclusione, con uno sconto rispetto ai sei anni stabiliti in precedenza. Sono invece state confermate le assoluzioni degli altri componenti dell’asset societario, come richiesto dagli avvocati difensori Orazio De Bernardo, Raffaele Longo, Tommaso Scolarici e Vincenzo Maiello.

Un punto cruciale della sentenza riguarda la revoca della confisca dell’area: il sito sarà restituito ai proprietari, che dovranno però realizzare interventi di bonifica, riqualificazione e messa in sicurezza per garantire che eventi simili non si ripetano mai più.

La tragedia del 12 settembre 2017

Il verdetto della Corte riporta alla memoria il drammatico incidente avvenuto il 12 settembre 2017. La famiglia Carrer si trovava in visita alla Solfatara quando il piccolo Lorenzo, nel tentativo di scattare una foto, si avvicinò a un’area non protetta e sprofondò nel suolo. I genitori, nel disperato tentativo di salvarlo, rimasero intrappolati e persero la vita. Solo il fratello maggiore del bambino riuscì a sopravvivere, segnato per sempre dalla tragedia.

L’accusa, sostenuta dalla Procura di Napoli, si è basata su omicidio plurimo colposo e disastro colposo, puntando il dito contro la mancanza di segnaletiche adeguate e misure di sicurezza. Tuttavia, fino a quel momento, la Solfatara non aveva mai registrato episodi simili, restando una destinazione frequentata da turisti e scolaresche.

La battaglia legale e le richieste di sicurezza

Il processo di primo grado si era concluso con la condanna dell’amministratore unico e la confisca del sito, basandosi su una maxiperizia voluta dal giudice Egle Pilla. La Corte d’Appello ha ora rimodulato la sentenza, limitando la responsabilità al solo amministratore e restituendo il parco ai proprietari.

Da anni i parenti delle vittime, residenti in Veneto, chiedono maggiori garanzie di sicurezza per i visitatori, ribadendo che la tutela delle persone deve prevalere sulle logiche di profitto.

Le prossime mosse

Ora si attendono le motivazioni della sentenza, che potrebbero essere oggetto di ulteriori ricorsi. Nel frattempo, i nuovi gestori dovranno attuare un piano di messa in sicurezza, affinché la Solfatara possa tornare ad essere un luogo di storia, natura e scienza, senza che tragedie simili possano ripetersi.

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Bacoli inaugura il suo Parco Archeologico: un polo di storia e legalità

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Bacoli, città dalle radici antiche e dal fascino senza tempo, avrà finalmente il suo Parco Archeologico, situato nell’area di Villa Ferretti. Questo luogo straordinario, un tempo dimora di armatori genovesi nell’800 e successivamente bene confiscato alla camorra, si trova tra due perle del patrimonio storico: il Castello Aragonese e le Terme di Baia. Il sito conserva mura e resti termali risalenti al I e III secolo d.C., affacciandosi sul Golfo di Napoli e sulla suggestiva città sommersa di Baia.

L’inaugurazione degli interventi si è svolta alla presenza di autorità istituzionali, accademiche e forze dell’ordine, tra cui il Prefetto di Napoli Michele di Bari, il rettore dell’Università Federico II Matteo Lorito e rappresentanti del Ministero ai Beni Culturali. Bacoli, una delle città più amate dagli imperatori romani, è destinata a diventare un centro di studio e ricerca sulla storia antica e l’archeologia subacquea.

Progetti e nuove prospettive per il parco

L’Università Federico II, già presente a Villa Ferretti dal 2022 con una sede dedicata all’archeologia del mare e alle digital humanities, punta ora a realizzare una scuola estiva, un centro di biodiversità marina e un ufficio di archeologia subacquea. Il rettore Lorito ha sottolineato l’importanza di attrarre studiosi e ricercatori internazionali per far conoscere al mondo il valore del nuovo parco.

Anche la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, rappresentata da Teresa Elena Cinquantaquattro, ha evidenziato la necessità di approfondire la funzionalità del sito, che rappresenta un collegamento naturale tra le Terme e il Castello. I saggi archeologici hanno già portato alla luce reperti di epoca romana, segno della continuità storica che caratterizza l’intera area.

Villa Ferretti: un simbolo di legalità e rinascita

L’iniziativa ha anche una forte valenza sociale e simbolica, in quanto il parco sorge su un bene confiscato alla criminalità organizzata. Il sindaco di Bacoli, Josi Della Ragione, ha ribadito l’importanza della lotta alla camorra e della valorizzazione dei beni sequestrati per la collettività: «Alcuni sindaci minimizzano la presenza della camorra, io invece dico che esiste e va affrontata. Qui abbiamo forse il bene confiscato più bello in assoluto, dove si fondono parco, teatro, università, spiaggia libera e archeologia».

Il Prefetto Michele di Bari ha sottolineato il valore del progetto, che rappresenta una vittoria dello Stato sulla criminalità e un esempio di coesione sociale: «Mai come ora un bene confiscato alla camorra assume un valore sociale così importante. Questo luogo diventa simbolo di comunità, di dignità, di bellezza e di rispetto dell’altro».

Un futuro tra storia e comunità

Il Parco Archeologico di Bacoli non sarà solo un sito di interesse turistico, ma un punto di riferimento per ricerca, cultura e sviluppo sostenibile. La città si conferma così un modello virtuoso di come la legalità e la valorizzazione del patrimonio possano camminare insieme per costruire un futuro migliore.

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Eav sospende due dipendenti per assenteismo: rischio licenziamento in arrivo

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La Eav (Ente Autonomo Volturno) ha sospeso a tempo indeterminato due suoi dipendenti per presunto abuso dei permessi per malattia. I lavoratori coinvolti sono un capotreno della Cumana e un addetto ai varchi della Circumvesuviana. Per entrambi potrebbe scattare il licenziamento, segnando un nuovo capitolo nella battaglia dell’azienda contro l’assenteismo.

Le accuse: malattia simulata e permessi abusati

Secondo quanto emerso dalle indagini condotte da un’agenzia investigativa assunta da Eav, i due dipendenti avrebbero dichiarato di essere malati senza un reale problema di salute. In particolare:

  • Uno dei lavoratori è stato fotografato mentre svolgeva commissioni personali in città, nonostante fosse ufficialmente in malattia.
  • Il secondo è stato sorpreso in vacanza a Roccaraso con la famiglia, mentre avrebbe dovuto essere a casa in convalescenza.

Le prove raccolte dagli investigatori, tra cui foto e relazioni dettagliate, sono state trasmesse all’azienda, che ha emesso la sospensione immediata dal servizio e dalla retribuzione, in attesa del giudizio della commissione disciplinare.

La strategia di Eav contro i “furbetti del cartellino”

Eav da tempo ha intensificato i controlli sui permessi per malattia e sull’uso improprio della legge 104, monitorando dipendenti sospettati di abusare dei benefici lavorativi. Il fenomeno dell’assenteismo, in passato, ha causato disagi operativi, con turni saltati e sospensione di corse ferroviarie. In particolare, l’azienda aveva registrato un picco anomalo di assenze nei momenti di tensione tra azienda e lavoratori.

Nel 2017, un altro dipendente Eav fu licenziato dopo essere stato scoperto mentre giocava a calcio in un campionato di Prima Categoria, nonostante fosse ufficialmente in malattia. Il licenziamento venne confermato dalla Cassazione nel 2024.

Esiti incerti: tra licenziamenti e reintegri

Non sempre i provvedimenti disciplinari di Eav finiscono con un licenziamento. Recenti sentenze della Cassazione hanno dato ragione all’azienda in alcuni casi, come il licenziamento di un dipendente nel deposito di Torre Annunziata. Tuttavia, in altri episodi i giudici hanno stabilito il reintegro o il risarcimento per i lavoratori licenziati ingiustamente.

Ora, per i due sospesi, il procedimento disciplinare è solo alle fasi iniziali e potrebbe riservare sviluppi imprevedibili. Nel frattempo, l’azienda mantiene la linea del pugno duro contro i “furbetti del cartellino”.

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