“Tutto il tempo è un’isola”, a Ischia presentato il libro dello scrittore spagnolo Oscar Ramirez
Nel giorno della celebrazione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Centro Studi Isola d’Ischia ha tenuto la presentazione dell’ultimo libro del famoso scrittore catalano Oscar Ramirez Dolcet. Il libro, ideato durante i suoi soggiorni trascorsi sulle isole partenopee di Ischia e Procida, è una raccolta di versi in prosa incentrati sull’amore ed è il frutto del grande amore che l’autore nutre per l’isola Verde e per la sua compagna di vita a cui Ramirez ha dedicato questa sua ultima opera letteraria.
A Ischia Ponte, presso il Museo Diocesano, si è tenuta la presentazione dell’ultimo libro dello scrittore e giornalista spagnolo Oscar Ramirez Dolcet dal titolo “Tutto il tempo è un’isola”. Ad illustrarlo e leggerne qualche brano ci sono stati gli apprezzati interventi del professor Pasquale Balestrieri e della dottoressa Lucia Annicelli. Un volume che Ramirez ha ideato durante i suoi soggiorni trascorsi a Ischia e Procida e scritto in Catalogna dopo una lunga riflessione. Si tratta di un invito a riflettere sulle capacità e sui bisogni dell’amore, un invito a ritrovare il piacere della contemplazione e del silenzio, di lasciarsi andare e abbandonarsi alle piccole cose della vita senza vincoli o pressioni.
Pieno di metafore che spingono il lettore a fermarsi rispetto ai frenetici ritmi della vita e a meditare, il libro è una raccolta di versi in prosa poetica incentrati sull’amore ed è il frutto del grande amore che l’autore nutre per l’isola Verde e per la sua compagna di vita a cui Ramirez ha dedicato questa sua ultima opera letteraria e non a caso è stato presentato nel giorno in cui si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne come ha spiegato la Lucia Iannicelli, Direttrice della Biblioteca Antoniana di Ischia.
Il giornalista spagnolo. Oscar Ramirez Dolcet
“La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne – ha sottolineato la Iannicelli – ha rappresentato il momento ideale per la presentazione del libro di Oscar Ramirez Dolcet. Un autentico inno all’amore, l’amore più puro attraverso la prosa poetica che ha saputo declinare nel modo più elegante e più appassionante è possibile”.
Franco Mattera. Presidente del Centro Studi Isola d’Ischia
Vincitore di diversi riconoscimenti letterari, tra cui il Premio Constantí, che è il più popolare in Spagna nella categoria dei racconti, Oscar Ramirez è stato anche corrispondente del quotidiano El Mundo, capo redattore della televisione di Tarragona e redattore di importanti settimanali. Ai nostri microfoni ha rimarcato perché ha ritenuto mettere l’amore al centro della sua nuova pubblicazione. “Epicentro di questo libro – ha dichiarato Oscar Ramirez – è l’amore. Ed è nato per l’80% sull’isola d’Ischia e per il restante 20% a Procida. E partendo da questo sentimento universale, si parla anche di tante altre cose. In modo particolare si parla della contemplazione. Oggi l’umanità ha bisogno di amore e di contemplazione”.
Lucia Iannicelli. Direttrice della Biblioteca Antoniana di Ischia
Franco Mattera, presidente del Centro Studi Isola d’Ischia, ha affermato che il libro di Ramirez va letto a dosi quotidiane, tanto ci sprona a riflettere. “Di questo libro – ha affermato Mattera – bisogna leggerne un componimento al giorno per poterlo gustare pienamente e capire integralmente il messaggio che veicola. Oscar è una persona straordinaria e come Centro Studi siamo stati contentissimi di ospitarlo. E poi, tra le altre cose, lui al momento è l’unico socio straniero del centro Studi Isola d’Ischia”.
I volumi pubblicati da Oscar Ramirez Dolce
Come autore, Oscar Ramirez Dolcet ha pubblicato: L’aigua a Tarragona, 25 anys d’Ematsa (2008), Pensaments Lleugers (2010), Esperando la ausencia (2010), Aforo completo/Tutto al completo (2012), Agricultura Mental (2013), Cafè Nuage (2013), Invasió de Camp (2015), Invasione di Campo (2015), Il triste destino della vertigine che mi divora (2017), Records de Riudecanyes. Relats de memòria oral (2019) i Les arrels del camí que no et retorna (2020), Kitab, Sadhu, Naufragi (2020)
Come coautore, invece: Restaurantes de la Costa Dorada (2004), La Catosfera Literària (2007), Històries de la Terra (2010), 25 Aniversari Biblioteca Hemeroteca Municipal de Tarragona (2010), Al quebrar la crisálida (2011), Jaume Joan Magriñà. Cor de Jazz (2012), Sirusa 25 anys (2015), La Cura (2021), Altafulla en Negre (2023) i Altafulla en vers (2024).
Tra le sue pubblicazioni ci sono dei libri in cui parla dell’isola d’Ischia, mentre altri li ha scritti sulla nostra Isola e sono:
– Tutto al completo (in copertina due gabbiani nel porto di Ischia).
– Agricoltura mentale.
– Invasione di Campo (la copertina è di Procida).
– Il triste destino della vertigine che mi divora.
– Kitab, Sadhu, Naufragi.
– Tutto il tempo è un’isola (la copertina è da un angolo di Sant’Angelo in Ischia).
Il Centro Sperimentale di Cinematografia ha una nuova presidente designata: Gabriella Buontempo (foto Imagoeconomica in evidenza), produttrice di lungo corso, è stata indicata dal ministro della Cultura Alessandro Giuli per ricoprire l’incarico lasciato vacante dopo le dimissioni di Sergio Castellitto lo scorso 13 novembre. La nomina dovrà ora essere ratificata dalle Commissioni Cultura di Camera e Senato. Oggi il tema è in discussione a Montecitorio, con relatore il presidente Federico Mollicone, mentre la prossima settimana toccherà al Senato.
Il profilo della nuova presidente
Napoletana, 58 anni, Buontempo ha alle spalle una carriera consolidata nel mondo del cinema e della televisione. Ex moglie di Italo Bocchino, direttore editoriale del «Secolo d’Italia», Buontempo ha mosso i primi passi come assistente alla regia di Lina Wertmüller. È attualmente vicepresidente dell’Associazione dei Produttori Audiovisivi (APA) e cofondatrice della società di produzione Clemart, insieme a Massimo Martino.
Tra le sue produzioni spiccano film e serie di successo, tra cui la regia d’esordio di Luca Zingaretti, “La casa degli sguardi”, e le fiction tratte dalle opere di Maurizio de Giovanni, come “I bastardi di Pizzofalcone” e “Il commissario Ricciardi”.
Un percorso tra polemiche e indiscrezioni
La designazione di Buontempo arriva dopo settimane di indiscrezioni e dibattiti, con una rosa di nomi che includeva figure di spicco come Luca Barbareschi, Michele Placido, Gianni Amelio, Pietro Valsecchi e persino Francesco Rutelli, che però ha escluso ogni interesse per la carica. La scelta di Buontempo rappresenta un cambio di rotta significativo per il Centro Sperimentale, che punta su una figura con una solida esperienza nel settore audiovisivo.
Le sfide future
Il compito di Buontempo non sarà semplice. Il Centro Sperimentale, considerato un pilastro della formazione cinematografica italiana, dovrà affrontare sfide importanti legate alla modernizzazione dei suoi percorsi formativi e alla promozione del cinema italiano nel panorama internazionale. La nuova presidenza avrà il compito di garantire una governance efficace e di valorizzare l’istituzione in un contesto in continua evoluzione.
“Napoli vista dall’alto sembra un presepe. Non sai mai se è la città che imita il presepe o il contrario”. Così l’antropologo Marino Niola riassume il racconto di “Gesù a Spaccanapoli – Viaggio nella città presepe”, docufilm realizzato dal Master di Cinema e Televisione dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto dal produttore Nicola Giuliano per celebrare i suoi primi dieci anni di attività non solo didattica ma anche produttiva. Il docufilm (trailer su www.facebook.com/mastercinematv.it), nato da un’idea del rettore Lucio d’Alessandro, all’interno del progetto “L’arte presepiale come patrimonio immateriale della città di Napoli”, e realizzato con la regia di Gianfranco Pannone, il montaggio di Sergio Scoppetta e lo storytelling degli antropologi Marino Niola (foto Imagoeconomica in evidenza) ed Elisabetta Moro, sarà proiettato in anteprima nazionale mercoledì prossimo, 11 dicembre, alle 11 nella Sala degli Angeli del Suor Orsola Benincasa.
MARINO NIOLA DOCENTE
“Napoli e il presepe – evidenzia Pannone – si fanno specchio l’una con l’altro, mostrandoci, oltre il facile folklore, le meraviglie della ‘città porosa’, che respira profondamente fin dalle sue lontanissime origini, partecipando al brulichio di genti d’ogni età prese dai loro commerci e in estatica preghiera davanti ai suoi simboli religiosi”. Nel docufilm, realizzato con il sostegno di Scabec-Regione Campania con l’obiettivo di promuovere e consolidare la connessione tra il patrimonio culturale e il sistema turistico regionale, il viaggio nella città presepe comincia dalla Certosa di San Martino e dal presepe con i pastori del Settecento di Michele Cuciniello e poi scende fin giù nelle viscere della città, passando per Spaccanapoli, per approdare alle bancarelle degli artigiani di San Gregorio Armeno.
“Un viaggio nel quale lo spettatore – si sottolinea – viene condotto con la sapiente guida di Marino Niola ed Elisabetta Moro impegnati a dissertare tra il serio e il faceto su miti, riti e storie dell’arte presepiale napoletana”. “A rendere davvero popolare il presepe – afferma Niola – è la sua ‘domesticazione’. Tale processo di privatizzazione familiare comporta una crescente autonomia ideativa e costruttiva che è all’origine di una crescita progressiva di figure non più esclusivamente di carattere religioso. Da oggetto esclusivamente religioso, la rappresentazione della nascita di Cristo diventa un teatro del sacro, una scenografia di moltitudini dove si fondono e si confondono soggetti sacri e soggetti profani. Di questo passaggio l’esempio più noto ed estremo è quello di Napoli dove la Buona Novella prende una caratterizzazione cittadina, folklorica, ambientale, spettacolare, in cui la dimensione sociale finisce per soverchiare quella religiosa”. Per celebrare la decima edizione del Master in Cinema e Televisione (che tiene aperte le iscrizioni fino all’8 gennaio) dopo la proiezione del docufilm ci sarà un incontro con il produttore Nicola Giuliano, premio Oscar per “La grande bellezza”.
Per la seconda volta alla Scala Liliana Segre è protagonista, chiamata a prendere il posto nel palco reale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, impegnato a Parigi per la riapertura di Notre-Dame. Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e il sindaco Giuseppe Sala si sono messi ai lati del palco, lasciando ai lati della senatrice a vita le rispettive consorti. Una proposta fatta dallo stesso La Russa, mentre dietro a loro si sono seduti il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il governatore lombardo Attilio Fontana e la vicepresidente della Camera Anna Ascari. “Noi staremo ai margini una volta tanto” ha commentato La Russa. E ha poi ironizzato sul fatto che per il secondo anno si sono trovati in palco insieme.
“Non siamo una coppia di fatto – ha risposto alla domanda dei giornalisti -, ma è una persona che stimo molto”. Poca comunque la politica con Giuli unico ministro presente, al suo primo 7 dicembre da quando guida il dicastero della Cultura. Lo scorso anno prima dell’inizio dell’opera Marco Vizzardelli dal loggione ha urlato ‘W l’Italia antifascista’. Questa volta l’urlo (fatto da una loggionista) è stato meno politico. “Salvate Sant’Agata’, un appello per la villa di Giuseppe Verdi nel Piacentino messa all’asta dal Tribunale di Parma come conseguenza di una disputa fra gli eredi. Qualche applauso dal pubblico, e l’assicurazione del sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi che il governo “sta seguendo la vicenda. La salveremo”.
Già diversi teatri italiani hanno partecipato all’iniziativa del ministero ‘Viva Verdi’, la Scala con una anteprima del Macbeth lo scorso 15 giugno che ha permesso di raccogliere 151 mila euro. La Prima di questa sera invece è stata un invito alla pace, forse per la tanta guerra e miseria che è andata in scena sul palco. “Con tutte le nostre forze vorremmo il ritorno alla pace – ha detto il sovrintendente Dominique Meyer -. Al mondo c’è un numero pazzesco di guerre e ogni volta che si trova la pace è una vittoria per l’umanità. Ma al momento non si può essere molto ottimisti”.
“Da tutta la cultura viene un messaggio di pace” ha osservato Pierfrancesco Favino. “La musica è pace, al punto che mi spiace che uno dei migliori bassi in circolazione Ildar Abdrazakov che inaugurò la Scala in questi anni, non possa più cantare in Europa perché russo” ha commentato il sottosegretario all’economia Federico Freni. Il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, dotato di cornetto contro la sfortuna che si narra porti quest’opera, ha ammesso che “la gente è stanca e c’è solo la responsabilità di ognuno di noi di dare speranza. Dall’opera arriva un ulteriore responsabilità per chi fa politica, che è quella del dialogo e di abbassare i toni”.
Scambio critico c’è stato via social fra Andrée Ruth Shammah “imbarazzata” dalle tante forze dell’ordine schierate e il generale Roberto Vannacci che l’ha invitata ad “andare in un centro sociale”. Mentre in teatro si mostravano gli orrori della guerra con l’invocazione ‘pace’, fuori è andata in scena la protesta. “È la storia della Scala e della prima. Inutile che ci stupiamo, cerchiamo di capire le ragioni” ha commentato il sindaco Sala.