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Tutti aspettano di sentire Conte al Senato e capire che cosa vuole fare il Presidente Mattarella. Colle, nodo Renzi su M5S-Pd

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Una manciata d’ore e, forse, il quadro sara’ piu’ chiaro. Ma fino a quando il premier Giuseppe Conte, domani, alle ore 15, al Senato, non prendera’ la parola tutti i partiti navigano a vista, muovendosi tra i tatticismi, senza esporsi. E cosi’, alla vigilia di quello che potrebbe essere l’ultimo giorno del governo giallo-verde la situazione e’ di stallo con il M5S in bilico tra la prospettiva di un voto a novembre e quell’alleanza con il Pd sulla quale pesa come un macigno il nome di Matteo Renzi. Con il presidente Sergio Mattarella che, per i prossimi passaggi, chiede responsabilita’ e rigore e una chiarezza di prospettiva. Non saranno ammessi altri tatticismi visto che uno dei due alleati ha rotto l’esperienza di un governo giovane annunciando una mozione di sfiducia al proprio premier, seppur poi congelata. Conte ha passato le ore che precedono il suo intervento a Palazzo Madama nel suo ufficio, a Palazzo Chigi, limando un discorso che, in ogni caso, sara’ molto duro nei confronti di Matteo Salvini. Conte riallaccera’, davanti ai senatori e allo stesso Salvini, i fili di una crisi che e’ stato il leader della Lega a innescare. Diversi potrebbero essere i riferimenti alla responsabilita’ dell’Italia sui conti pubblici (con la manovra attesa in autunno) e a un rapporto con l’Europa sul quale il capo del governo si e’ costruito una sua autonomia divergendo, spesso e volentieri, dalla linea salviniana sia sull’economia che sull’immigrazione. Il premier potrebbe non fare sconti su tutte quelle “slabbrature istituzionali” che hanno segnato, a suo parere, gli ultimi mesi del rapporto con il suo vice. Resta tuttavia un’incognita: se Conte annuncera’ le sue dimissioni gia’ in Aula o si limitera’ a recarsi al Quirinale subito dopo. Immediato sarebbe l’avvio delle consultazioni gia’ mercoledi’. Poco probabile, invece, che il premier chieda un voto di fiducia all’Aula: in questo caso, infatti, darebbe il la’ a Salvini per una conferma della fiducia nel governo che complicherebbe ulteriormente la situazione dell’esecutivo. Non solo. In vista di un possibile accordo con il Pd non sarebbe opportuno, per il premier, dare spazio alle dichiarazioni di sfiducia, gia’ annunciate da Matteo Renzi, dei senatori Dem nei confronti del capo del governo. A fianco a Conte ci saranno tutti i ministri del M5S. Ed e’ plastico, in queste ore, l’endorsement del Movimento al premier. Anche perche’, si ragiona tra i pentastellati, un eventuale governo con il Pd nello schema di Luigi Di Maio prevede che, al momento, che a Palazzo Chigi non ci sia nessun altro che Conte. Intanto Di Maio, dopo aver fatto il punto sulla situazione economica con il titolare del Mef Giovanni Tria, riunisce i gruppi M5S e, ai parlamentari pentastellati, non risparmia attacchi al suo quasi ex alleato. “Non si sa cosa sia successo tra un mojito e l’altro. Hanno aperto una crisi in spiaggia e ora Salvini e’ disperato”, afferma il vicepremier ai gruppi non anticipando nulla dei possibili passi da fare da domani in poi, con un’ipotesi che al momento non si puo’ escludere anche se e’ remota: che M5S e Lega tornino ad una nuova alleanza. Di certo, su un punto Di Maio e’ netto: “Un governo con Renzi-Boschi-Lotti e’ solo una bufala della Lega”, attacca consapevole che il suo interlocutore non potra’ che essere uno alla luce del sole: il segretario Zingaretti. E gli attacchi di Salvini (che domani riunisce i parlamentari alle 12) non a caso, in queste ore sono martellanti. “I giochi di potere e di palazzo, sulla pelle delle mamme di Bibbiano e dei risparmiatori di Banca Etruria, sono il vergognoso tradimento del popolo italiano”, sottolinea il vicepremier. L’attesa, nel frattempo, riguarda anche Pd e FI. Nicola Zingaretti, ancora prudente sul dialogo con il M5S, avverte: “o nel corso delle consultazioni si verificano le condizioni per un governo forte e di rinnovamento anche nei contenuti o e’ meglio il voto”, spiega il segretario Dem mentre Renzi insiste: “a me interessa soltanto che ci sia un governo”. FI, invece, ribolle, divisa tra chi guarda con decisione crescente alla Lega e chi, come Mara Carfagna, non ha mai nascosto il suo malcontento per un accordo con il Carroccio dettato, di fatto, da Salvini. E nel pomeriggio la vicepresidente della Camera incontra Giovanni Toti per un confronto tra le due anime piu’ distanti dell’universo azzurro.

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Studenti bocciati con il 5 e multe a chi aggredisce prof

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Dalla bocciatura con il 5 in condotta al ritorno della valutazione numerica sul comportamento alle scuole medie fino alle multe per aggressioni al personale scolastico. Via libera del Senato al disegno di legge messo a punto dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Il provvedimento, che ora deve passare alla Camera, prevede una serie di novità. Il voto in condotta sarà numerico anche alle scuole medie. Il giudizio sintetico sul comportamento rimarrà, dunque, solamente per i bambini della scuola primaria. Per tutti gli altri ci sarà il voto espresso in decimi e farà media con le altre materie. Sia alle medie che alle superiori, se non si raggiunge almeno il 6 in condotta si verrà automaticamente bocciati.

L’insufficienza si può ottenere per mancanze disciplinari gravi e reiterate avvenute nel corso di tutto l’anno scolastico. Per quanto riguarda le scuole superiori, nel caso di voto pari a 6 si avrà un debito formativo e si dovrà sostenere un elaborato di educazione civica. Il vero spartiacque per gli studenti delle superiori, specie in ottica diploma, è però l’8 in condotta. Se non si supera questa soglia si possono perdere fino a 3 punti di credito scolastico, punteggio che va a confluire direttamente nel voto di Maturità. Anche le sospensioni cambieranno.

Non ci sarà più l’allontanamento da scuola e lo studente dovrà partecipare ad attività scolastiche di riflessione e a una verifica finale da sottoporre al consiglio di classe. Il tenore della punizione dipenderà dalla durata della sospensione. Chi avrà più di due giorni dovrà partecipare ad “attività di cittadinanza solidale” in strutture convenzionate. Per il ministro Valditara si tratta di “un importante passo in avanti nella costruzione di una scuola che responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti”. “A differenza di quanti parlano di misure autoritarie e inutilmente punitive – ha detto il ministro – io rivendico la scelta di dare il giusto peso alla condotta nel percorso scolastico degli studenti”.

Il provvedimento introduce anche multe per i reati commessi ai danni di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola a causa o nell’esercizio delle sue funzioni. La somma varia dai 500 ai 10.000 mila euro “a titolo di riparazione pecuniaria in favore dell’istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa”. “È anche importante – ha sottolineato Valditara – che chi abbia aggredito personale della scuola risarcisca la scuola per il danno di immagine che ha contribuito a creare”.

E sempre il ministro ha annunciato oggi, rispondendo a un question time alla Camera, che è allo studio una normativa che riguarderà le chiusure scolastiche per festività religiose. “La norma che stiamo studiando è molto semplice – ha detto – non consentire la chiusura delle scuole in occasione di festività religiose o nazionali non riconosciute dallo Stato italiano. Ovviamente senza nessuna discriminazione nei confronti dei ragazzi che vogliano invece festeggiare quelle determinate ricorrenze, che saranno giustificati se rimarranno a casa”.

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Time, Meloni tra le 100 persone più influenti al mondo

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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni figura tra le 100 persone più influenti del mondo nel 2024 nella lista pubblicata dalla rivista statunitense ‘Time’. La premier è inserita nella categoria ‘leader’ insieme, tra gli altri, a Donald Tusk, Javier Milei, Li Qiang e Yulia Navalnaya. Nella scheda che parla di lei, si legge che “quando Giorgia Meloni è salita al potere in Italia nel 2022, diventando la prima donna leader del Paese, molti osservatori nutrivano timori per il suo partito di estrema destra e per l’impatto che avrebbe avuto sull’Europa e sul mondo.

Ma a due anni di distanza, Meloni rimane popolare, non solo in Italia, dove gode di un rating del 41% nonostante una debole crescita economica, ma anche tra i leader occidentali, molti dei quali sono stati rallegrati dal suo fermo sostegno all’Ucraina (e, in particolare, dalla sua capacità di persuadere leader come l’ungherese Viktor Orban a sostenere i finanziamenti europei a Kiev)”. “Meloni – si legge ancora sul magazine americano – non ha abbandonato completamente la sua politica di destra. In patria, il suo governo ha perseguito politiche che, secondo i critici, erodono silenziosamente i diritti Lgbtq+. A livello di Unione europea, è stata accreditata come la forza trainante dell’approccio del blocco all’immigrazione, che prevede il pagamento di paesi come Egitto e Tunisia per impedire agli aspiranti migranti di partire. Se il blocco di destra europeo dovesse espandersi dopo le elezioni del Parlamento europeo di giugno, come previsto dai sondaggi, Meloni potrebbe emergere come sua naturale figura di spicco”.

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Dopo l’addio di Amadeus, prime conferme in Rai

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Dopo l’addio di Amadeus e le voci su possibili nuove uscite da Viale Mazzini, arrivano le prime conferme per i volti noti Rai in vista della prossima stagione. Sigfrido Ranucci ha annunciato la prosecuzione di Report, ma anche Federica Sciarelli dovrebbe andare avanti con Chi l’ha visto?. Più incerto il futuro di Fiorello che ha smentito nuovamente il suo passaggio al Nove. Della programmazione in arrivo sulla tv pubblica, in particolare dei palinsesti estivi, si è parlato nella riunione del consiglio di amministrazione che ha approvato il bilancio del 2023, chiusosi in pareggio, che è uno degli ultimi atti dell’attuale vertice in attesa di rinnovo.

A movimentare la giornata del telemercato ci ha pensato come al solito di prima mattina a Viva Rai2 Fiorello che, nella sua rassegna stampa satirica, ha ipotizzato l’acquisto del polo giornalistico di La7 da parte della Warner, spingendo sia l’azienda americana che quella italiana alla smentita. Anche una battuta dello showman sul possibile interesse del Nove per il direttore del TgLa7 Enrico Mentana ha fatto rumore, se non altro perché si inserisce nelle voci di un possibile rafforzamento dell’offerta informativa, dopo quella dell’intrattenimento, da parte del canale di Warner Bros.

Discovery. La rete comunque può già fare affidamento sulla Cnn, che è una divisione del gruppo, e potrebbe, dunque, guardarsi attorno più che altro sul fronte dell’approfondimento. Domani, comunque, è atteso l’annuncio ufficiale del contratto con Amadeus, che condurrà un game show in access e un format musicale in prima serata, e forse si saprà qualcosa in più sulle strategie future dell’emittente.

Non dovrebbe essere comunque quella la destinazione di Fiorello, che oggi, dopo aver ribadito che non ci andrà, neanche in part time, ha fatto sapere che gli piacerebbe “un bel programma radiofonico, ma senza visual radio”. Sarebbe stato corteggiato da La7, almeno in passato, invece, Ranucci che, dopo la notizia della conferma delle repliche estive di Report in cda, ha assicurato con si muoverà. “A me piace la Rai, sono innamorato di quest’azienda”, ha detto il conduttore, ringraziando l’Ad Roberto Sergio che si è speso per la conferma del programma di Rai3 anche per la prossima stagione.

Dovrebbe proseguire anche Chi l’ha visto?: la conduttrice Federica Sciarelli starebbe, infatti, per firmare un biennale per proseguire la collaborazione anche dopo il pensionamento, che è previsto per ottobre 2025 ma potrebbe essere anticipato per via delle ferie arretrate. Una novità per l’estate della terza rete è, invece, il nuovo approfondimento con Monica Maggioni, al debutto il 24 luglio in prime time.

L’addio di Amadeus ha lasciato, comunque, strascichi in Rai. In cda Sergio ha ribadito che si è trattato di una scelta dettata da motivi personali e che la Rai ha fatto tutte le offerte possibili per convincerlo a rimanere. In ogni modo, l’assemblea dei cdr, ricordando la lunga scia di volti che hanno lasciato la tv pubblica e contestando “la volontà di trasformare il servizio pubblico nel megafono dei partiti”, ha proclamato lo stato di agitazione e affidato all’Usigrai un pacchetto di cinque giorni di sciopero.

Domani in consiglio si discuterà del Media Freedom Act, che impone di garantire trasparenza e indipendenza nella scelta dei vertici, e del regolamento sulla par condicio, che ha provocato forti polemiche in Vigilanza. Il clima, insomma, resta teso proprio quando si entra nella fase calda del rinnovo del consiglio.

Le carica di Ad dovrebbe passare a Giampaolo Rossi e quella di presidente, a meno di sorprese dell’ultim’ora, a Simona Agnes, ma c’è ancora qualche incertezza sui nomi degli altri membri del consiglio, se si esclude la conferma per il Movimento 5 Stelle di Alessandro Di Majo. Sabato 20 aprile scade il termine per la presentazione dei curricula dei quattro componenti eletti da Camera e Senato. Lo stesso termine vale per le candidature per il rappresentante dei dipendenti, un ruolo per il quale si ripropone l’attuale consigliere Davide Di Pietro.

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