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Trump taglia le armi all’Ucraina, il Cremlino esulta

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L’Ucraina fa i conti con il progressivo disimpegno dell’America di Donald Trump. Come un fulmine e ciel sereno, la Casa Bianca ha autorizzato l’interruzione di alcune forniture militari a Kiev, a partire dai sistemi di difesa anti-aerea Patriot, con la motivazione di voler preservare le scorte del proprio arsenale. Il governo di Volodymyr Zelensky ha convocato l’inviato Usa per chiedere chiarimenti di un taglio che sarebbe “disumano” ed ha rilanciato l’offerta di acquistare quel tipo di armi. Opposta, naturalmente, la reazione del Cremlino, che ha salutato la svolta americana come un passo per “avvicinarsi alla fine della guerra”. La decisione di sospendere l’invio di alcune tipologie di armi a Kiev era stata presa in sordina nei giorni scorsi dal responsabile politico del Pentagono, Elbridge Colby, al termine di una revisione complessiva delle dotazioni della Difesa.

Politico ha fatto filtrare la notizia e dopo alcune ore l’amministrazione ha confermato, con la motivazione di voler “mettere al primo posto gli interessi americani”. Lo stop dovrebbe riguardare gran parte della galassia dei sistemi anti-missile, ma anche munizioni di alta precisione: strumenti che hanno consentito all’Ucraina di reggere all’impatto degli incessanti bombardamenti russi. La dotazione di Kiev tra l’altro registra già un forte calo delle scorte per gli Iris-T tedeschi, mentre sono esauriti i missili che alimentano i sistemi di difesa europei Samp/T e Crotal. Le armi attese da Kiev rientravano nei pacchetti di aiuti autorizzati da Joe Biden, e sebbene nessuna nuova spesa fosse stata autorizzata da Trump, le forniture erano continuate ad arrivare, a parte una breve pausa a marzo. E così tra i corridoi governativi dell’Ucraina è scattato l’allarme. Il ministero degli Esteri, in assenza di una comunicazione ufficiale da Washington sullo stop alle forniture, ha convocato l’incaricato d’affari John Ginkel per fare il punto, sottolineando che “qualsiasi ritardo nel sostenere le capacità difensive dell’Ucraina non farà altro che incoraggiare l’aggressore a continuare la guerra e il terrore, invece di cercare la pace”.

Zelensky, nel discorso serale, ha provato a rassicurare la nazione spiegando che con gli Usa “si stanno definendo tutti i dettagli della fornitura di supporto alla difesa”, sottolineando che “dobbiamo garantire in ogni modo la protezione del nostro popolo”, mentre il ministro Andrii Sybiga ha chiesto di “acquistare o prendere in affitto” le armi anti-aeree. Zelensky lo ha aveva proposto durante il summit Nato all’Aja, ricevendo però una risposta evasiva da Trump, che in questo momento punta ad armare Israele. Nel frattempo i centri internazionali di analisi mettono in guardia che senza l’assistenza militare americana le capacità difensive dell’Ucraina nel lungo termine saranno a rischio, nonostante gli sforzi aggiuntivi degli europei.

In questo quadro Mosca guarda con ottimismo ai prossimi mesi. “Meno armi vengono fornite all’Ucraina, più vicina è la fine della guerra”, ha sottolineato Dmytri Peskov, mentre le fabbriche riconvertite all’economia di guerra hanno incrementato la produzione di missili e droni, arrivando a circa 70 Iskander balistici e 15 Kinzhal ipersonici al mese. Oltre 500 colpi sono stati sparati dal cielo sabato notte, nel raid più massiccio dall’inizio delle ostilità. Lo stesso Vladimir Putin, nella prima telefonata con Emmanuel Macron dopo tre anni, ha ostentato la sua posizione di forza: per lo zar l’unica pace possibile deve “riconoscere le nuove realtà territoriali”, quindi non ci sarà nessun passo indietro sulle conquiste ottenute dall’Armata.

Il Cremlino vuole piuttosto sfruttare l’indebolimento dei rapporti tra Kiev e Washington per ottenere ancora di più e in questo senso non lesina nel chiedere assistenza ai partner. In questo quadro l’intelligence ucraina stima che la Corea del Nord sia pronta a triplicare il numero delle truppe da affiancare ai russi, inviando al fronte altri 25.000-30.000 soldati nei prossimi mesi. In aggiunta agli 11.000 che da novembre avevano contribuito a respingere l’incursione ucraina nella regione di Kursk. Pyonyang finora ha pagato caro questo aiuto: circa 4.000 soldati uccisi o feriti.

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Esteri

Attacco a Teheran, Pezeshkian accusa Israele: “Volevano uccidermi”

Il presidente iraniano Pezeshkian accusa Israele di un attentato a Teheran. Sei missili contro il Consiglio di sicurezza: ferito, riesce a fuggire. Caccia ai traditori interni.

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Il 16 giugno, poco prima di mezzogiorno, sei missili israeliani hanno colpito un edificio strategico nella zona ovest di Teheran. All’interno si teneva una riunione del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale: presente anche il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, che sarebbe rimasto ferito ma riuscito a fuggire.

Secondo quanto riferito dall’agenzia Fars, vicina ai Guardiani della Rivoluzione, i missili hanno colpito gli ingressi e le uscite dell’edificio, nel tentativo di bloccare ogni via di fuga. Pezeshkian e i presenti si sono salvati solo grazie a un portello d’emergenza.

In un’intervista a Fox News, il presidente ha accusato direttamente Israele: “Hanno cercato di uccidermi”, ha dichiarato.

Il Mossad sotto accusa

In un clima carico di sospetti, Mehdieh Shadmani, figlia del comandante dei Pasdaran Ali Shadmani, ucciso nei raid israeliani, ha pubblicato un post sui social in cui racconta che suo padre cambiava posizione ogni poche ore, senza portare con sé dispositivi elettronici, seguendo rigidi protocolli di sicurezza.

Secondo lei, il Mossad avrebbe superato i metodi tradizionali di spionaggio, lasciando intendere l’esistenza di una falla interna o l’uso di tecnologie avanzatissime.

C’è anche chi ipotizza teorie al limite del surreale: l’ex direttore di un giornale legato alle Guardie, Abdollah Ganji, ha sostenuto che l’intelligence israeliana avrebbe fatto ricorso a scienze occulte e creature soprannaturali per localizzare i bersagli.

Caccia alla talpa

I punti chiave delle ultime analisi da Teheran convergono su tre elementi:

  1. Israele sapeva tutto, non solo i luoghi in cui si trovavano i vertici politici e militari iraniani, ma persino i rifugi alternativi. In alcuni casi, è riuscito a colpire anche i successori dei leader eliminati.

  2. All’interno del sistema iraniano cresce il sospetto di una fonte ai massimi livelli che abbia fornito informazioni al nemico, una dinamica già verificatasi a Beirut con i leader di Hezbollah.

  3. Si amplifica il mito del Mossad: una costruzione utile sia all’Iran, per giustificare le falle nella propria sicurezza, sia a Israele, per rafforzare l’immagine di onnipotenza del proprio servizio segreto.

Una guerra nell’ombra

Il conflitto tra Israele e Iran si è ormai spostato sul piano della guerra segreta, dove le informazioni valgono quanto i missili. In questo scenario, anche i social network e i canali informativi paralleli diventano strumenti di propaganda, specchi deformanti attraverso cui i nemici si osservano, si temono e si combattono.

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Biden: “Ho concesso io le grazie, l’autopen è legale e usato anche da Trump”

Joe Biden chiarisce al New York Times di aver concesso personalmente tutte le grazie firmate con autopen. “Sistema legale, usato anche da Trump”.

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Joe Biden rompe il silenzio e risponde alle accuse mosse dai repubblicani riguardo al suo stato cognitivo e al presunto mancato controllo sulle grazie presidenziali emesse a fine mandato. In un’intervista concessa al New York Times, l’ex presidente americano ha chiarito che tutte le decisioni di clemenza e grazia annunciate negli ultimi giorni della sua presidenza sono state personalmente autorizzate da lui.

Le accuse dei repubblicani

Negli ultimi giorni, alcuni esponenti del Partito Repubblicano hanno sollevato dubbi sulla lucidità mentale di Biden, insinuando che non sarebbe stato in grado di decidere autonomamente e che le grazie siano state firmate da altri a sua insaputa. In particolare, hanno puntato il dito sull’uso dell’autopen, uno strumento che replica automaticamente la firma del presidente.

La difesa di Biden: “Tutto legale, anche Trump lo ha fatto”

Biden ha spiegato che l’uso dell’autopen è assolutamente legale e ampiamente utilizzato: “Lo ha usato anche Donald Trump”. L’ex presidente ha precisato che tutte le grazie e commutazioni sono state decise oralmente da lui, e poi i suoi collaboratori hanno proceduto a formalizzarle con lo strumento automatico, dato l’elevato numero di persone coinvolte.

Grazia preventiva ai familiari

Biden ha anche ammesso di aver concesso la grazia preventiva a familiari e membri della sua amministrazione, una mossa pensata per proteggerli da eventuali ritorsioni del suo successore alla Casa Bianca. Una decisione controversa, ma secondo Biden necessaria: “Era un atto di responsabilità”, ha affermato.

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Trump: “Missili Patriot all’Ucraina, pagherà l’Unione Europea”

Donald Trump annuncia l’invio di missili Patriot all’Ucraina: “Ne hanno bisogno, noi non pagheremo nulla. Coprirà tutto l’Unione Europea”.

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Donald Trump annuncia l’invio di missili Patriot all’Ucraina: “Ne hanno bisogno, noi non pagheremo nulla. Coprirà tutto l’Unione Europea”.

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Donald Trump durante una conferenza stampa con sfondo bandiere americane e militari.


Trump annuncia l’invio dei missili Patriot all’Ucraina: “Pagherà tutto l’Unione Europea”

Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno i sistemi di difesa aerea Patriot all’Ucraina, affermando che si tratta di un equipaggiamento “di cui hanno disperatamente bisogno”. Il presidente americano ha parlato con i reporter, sottolineando che, sebbene non sia stato ancora deciso il numero esatto di missili, l’invio avverrà a breve.

L’incontro con il segretario generale della NATO

Nel suo intervento, Trump ha anche confermato che incontrerà domani il segretario generale della NATO, Mark Rutte, per discutere delle forniture militari all’Ucraina e della sicurezza europea. Il colloquio si inserisce in un momento delicato della guerra, in cui Kiev continua a chiedere maggiore supporto militare per difendersi dagli attacchi russi.

Nessun costo per gli Stati Uniti, secondo Trump

Noi non pagheremo nulla”, ha puntualizzato Trump, precisando che l’intero costo dell’operazione sarà a carico dell’Unione Europea. “Loro (gli ucraini, ndr) ne avranno un po’, perché hanno bisogno di protezione”, ha dichiarato. Il presidente ha inoltre aggiunto che gli ucraini pagheranno il 100% per gli altri equipaggiamenti militari sofisticati che saranno forniti da Washington.

Un messaggio politico e strategico

Le parole di Trump arrivano in un contesto di crescente pressione su NATO e Unione Europea per il sostegno all’Ucraina. Il leader americano, pur ribadendo il supporto militare, ha marcato con decisione la linea del “niente spese per gli Stati Uniti”, segnando una chiara posizione di disimpegno economico diretto, ma non operativo.


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