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Trump su X con foto segnaletica e scritta ‘mai arrendersi’

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Donald Trump è tornato su X (ex Twitter) per la prima volta dopo più di due anni, postando la sua storica foto segnaletica, scattata in una prigione di Atlanta al momento della sua consegna per una quarta incriminazione. L’ex presidente degli Stati Uniti non postava un messaggio sul suo social network preferito dal gennaio 2021, pochi giorni dopo l’attacco al Congresso degli Stati Uniti compiuto dai suoi sostenitori. Ha pubblicato una foto della sua foto segnaletica e le parole: “Interferenza elettorale. Mai arrendersi!” insieme a un collegamento al suo sito Web, che indirizza a un sito di raccolta fondi.

Quello di oggi è stato il primo post di Trump su questo social dall’8 gennaio 2021, quando Twitter ha sospeso il suo account a tempo indeterminato motivandolo con il timore che avrebbe incitato ulteriore violenza in seguito all’assalto mortale al Campidoglio degli Stati Uniti. Il suo account è stato ripristinato lo scorso novembre, poco dopo che Elon Musk ha rilevato la società, ma Trump si era astenuto dal comparire, insistendo sul fatto che si trovava meglio sul suo sito Truth, che aveva lanciato durante il divieto. Il messaggio segna una sorta di ritorno a casa per Trump a uno dei suoi megafoni più importanti: quello che ha usato per dominare i suoi rivali nelle primarie del 2016 e per comandare il ciclo delle notizie per anni.

Trump, che si candiderà di nuovo alla Casa Bianca nel 2024, si è spesso meravigliato della velocità con cui le sue missive viaggiavano dal suo account alle stazioni di notizie via cavo, sotto lo slogan “Breaking news”. Il ritorno a X – e l’inclusione di un collegamento a una pagina di raccolta fondi – fa anche capire quanti soldi la campagna di Trump abbia speso per gli avvocati che rappresentano il candidato e i suoi alleati per combattere le accuse penali in quattro incriminazioni. L’operazione politica di Trump è entrata nella seconda metà dell’anno in una posizione finanziaria tesa con il suo conto bancario prosciugato da decine di milioni di dollari destinati a difendere l’ex presidente dalle crescenti sfide legali mentre cercava di nuovo la Casa Bianca.

Il nuovo post arriva anche il giorno dopo che Trump ha saltato il primo dibattito delle primarie repubblicane, scegliendo invece di registrare un’intervista con l’ex conduttore di Fox News Tucker Carlson. Trump ha 86,5 milioni di follower su quella che oggi è conosciuta come X, facendo impallidire i suoi rivali nella corsa al 2024. Ma la piattaforma ha subito cambiamenti significativi da quando Trump l’ha lasciata, incluso il cambio di nome. Trump era tornato su Facebook a marzo, pubblicando “Sono tornato!” settimane dopo che il suo account personale è stato riattivato.a preferito, tuttavia, rimanere con Truth, anche per lizzo della piattaforma per dare notizia delle sue accuse e delle consegne pianificate mentre si trovava ad affrontare una lista crescente di problemi legali.

Nell’ambito del suo accordo con Digital World Acquisition Corp. per rendere pubblica Truth Social, Trump aveva concordato – per non competere con la sua stessa azienda – che sarebbe stato il “primo canale” per “tutte le comunicazioni e le comunicazioni sui social media”. post provenienti dal suo profilo personale”, secondo un documento depositato presso la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti. Ciò includeva una clausola di esclusività in base alla quale l’ex presidente era “generalmente obbligato a pubblicare qualsiasi post sui social media su Truth Social e non poteva pubblicare lo stesso post su un altro sito di social media per 6 ore” per un periodo di 18 mesi, a partire dal 22 dicembre. , 2021. Quel periodo si è concluso a giugno.

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Avvelenata ma fuori pericolo la Budanova, moglie del capo dell’Intelligence ucraina

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Adesso è fuori pericolo ma è ricoverata in ospedale: Mariana Budanova, la moglie del capo dell’agenzia di intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, è stata avvelenata con metalli pesanti secondo l’intelligence ucraina. Lei, in un’ intervista di alcuni mesi fa, aveva raccontato dei vari tentativi che erano stati fatti per uccidere suo marito. Lui Kyrylo aveva detto che sua moglie viveva con lui nella sede dell’intelligence. Ad accusare gli stessi sintomi d’avvelenamento di Mariana Budanova, sia pue più lievi, anche altri membri dello staff di suo marito. La donna potrebbe avere ingerito metalli pesanti mangiando qualche pasto che ne conteneva. Dal portavoce dlel’intelligence non arrivano accuse ai russi ma diversi oppositori di quel regime erano stati avvelenati allo stesso modo.

 

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Stretta anti fumo, le sigarette volano a 13 euro

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La Francia inasprisce la guerra alle ‘bionde’. Il nuovo piano di lotta contro il tabagismo che il governo di Parigi ha presentato prevede un prezzo delle sigarette alle stelle e l’estensione degli “spazi senza tabacco”: dalle spiagge, ai parchi o vicino alle scuole. La nuova stretta sul fumo punta a “raccogliere la sfida di una generazione libera dal tabacco dal 2032”. Il programma nazionale di controllo del tabacco (Pnlt) 2023-2027 si basa infatti sul “rafforzamento della tassazione e dei divieti relativi al tabacco”, ha spiegato il ministro della Salute e della Prevenzione, Aurélien Rousseau. L’obiettivo è prevenire l’accesso al fumo, soprattutto tra i più giovani, e aiutare meglio i fumatori a smettere, soprattutto i più poveri.

“Il divieto di fumo sarà ormai la norma”, ha sottolineato il ministro presentando ai giornalisti il programma nazionale di lotta al tabagismo. “Gli spazi vietati al fumo, che sono già oltre 7.200 in oltre 73 dipartimenti, sono il risultato di un movimento impresso localmente dai comuni. Oggi invertiamo la responsabilità e fissiamo il principio che diventa la regola”, ha proseguito Rousseau, spiegando poi come saranno gli aumenti del costo del pacchetto di sigarette: nel 2026 si arriverà ad un minimo di 13 euro a pacchetto, con una prima tappa a 12 euro nel 2025. Ma la Francia non è l’unico Paese a dichiarare guerra alla dipendenza dalla nicotina. A partire dal prossimo anno l’Australia vieterà l’importazione di vaporizzatori monouso, stando all’annuncio del ministro della Salute Mark Butler. L’ambizione dell’Australia di diventare il primo Paese a limitare lo svapo sarà realizzata in successive fasi, cominciando da un bando alle importazioni di prodotti monouso.

E da gennaio i medici e gli infermieri professionisti potranno prescrivere vaporizzatori terapeutici per trattare la dipendenza dalla nicotina. Il giro di vite imposto dal ministro Butler è inteso a reprimere il fiorente mercato nero che importa dalla Cina milioni di vaporizzatori monouso aromatizzati e li vende ai giovani su social media o sottobanco in minimarket. A muoversi in controtendenza, per ragioni di bilancio, è invece la Nuova Zelanda che ha in programma un dietrofront sulla legge approvata nel 2022 per vietare alle nuove generazioni di fumare sigarette ed altri prodotti a base di tabacco. Gli introiti derivanti dalle tasse sul fumo – scrivono i media locali – saranno utilizzati per finanziare il taglio delle imposte promesso dalla nuova coalizione di centrodestra. La marcia indietro del nuovo esecutivo è stata criticata da medici ed esperti di salute pubblica, soprattutto perché – denunciano – avrà conseguenze sulle comunità autoctone dei Maori dove il tabagismo è molto diffuso.

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Intesa Israele-Hamas, altri due giorni di tregua a Gaza

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Altri due giorni di tregua a Gaza. Grazie alla mediazione di Qatar, Egitto e Usa, Israele e Hamas hanno raggiunto l’intesa che consentirà il rilascio di altri 20 ostaggi israeliani (10 per ogni giorno aggiuntivo di cessate il fuoco) in cambio di 60 detenuti palestinesi nel solito rapporto di 1 a 3. La proroga della tregua – che sarebbe altrimenti scaduta domani mattina – ha trascinato con sé anche lo sblocco della trattativa sulla quarta tranche di ostaggi che si era complicata. Alla fine in serata sono usciti da Gaza undici prigionieri – 9 bambini e 2 madri, tutti del kibbutz di Nir Oz – in cambio della scarcerazione di 30 minori e tre donne palestinesi: tra queste Yasmin Shaaban e Etaf Jaradat, entrambe di Jenin, e Nufouth Hamad, del quartiere di Sheikh Jaarh a Gerusalemme est.

Assieme agli ostaggi israeliani Hamas ha liberato anche 6 cittadini thailandesi. Secondo quanto riferito da Haaretz, nelle settimane scorse il leader di Hamas nella Striscia Yahya Sinwar ha incontrato alcuni degli ostaggi tenuti nei tunnel e si è fermato con loro a parlare in ebraico. Una prova importante del fatto che il capo dei miliziani è ancora a Gaza. La possibilità di estendere la pausa nei combattimenti – sono state ribadite tutte le condizioni contenute nell’intesa originaria, quindi anche l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia – era già prevista dal primo accordo che aveva come obiettivo la liberazione di 50 ostaggi in cambio di 150 palestinesi.

Ma non era affatto scontato che questo poi sarebbe effettivamente avvenuto. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha salutato con favore la proroga rivendicando di aver “costantemente premuto” per un esito del genere, mentre il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha parlato di “un raggio di speranza”. Hamas ha anche fatto sapere che i prossimi scambi potrebbero riguardare non solo donne e bambini ma anche altri ostaggi, in particolare i soldati israeliani rapiti il 7 ottobre. Una trattativa, ha spiegato Izzat Arshak dell’ufficio politico della fazione, da condurre però in maniera “separata” rispetto a quella portata avanti per i civili. Anche due beduini israeliani sconfinati nella Striscia sono da anni prigionieri di Hamas, che conserva inoltre i resti di due soldati caduti nel conflitto del 2014. I miliziani hanno poi informato l’Egitto e il Qatar di aver individuato altri ostaggi israeliani nella Striscia: si tratta di quelli nelle mani della Jihad islamica o anche di semplici cittadini entrati in Israele il 7 ottobre al seguito dei terroristi per razziare i kibbutz.

Lo stallo nel rilascio di ostaggi e detenuti palestinesi che si era registrato in mattinata era stato causato da entrambi le parti. Israele ha accusato Hamas di violare quanto previsto dall’accordo separando le famiglie, ovvero di voler liberare i bambini ma non le madri. Da parte sua Hamas voleva che Israele scarcerasse sei detenuti arrestati prima del 7 ottobre invocando il principio di anzianità, ovvero la necessità di rilasciare per primi i prigionieri detenuti da più tempo.

Altro intoppo riguardava proprio il nome di Nufouth Hamad, la ragazzina condannata una settimana fa a 12 anni per aver accoltellato una donna israeliana. La fumata bianca sul prolungamento della tregua ha consentito anche la soluzione di questi problemi. Raggiunta l’intesa, Israele ha cominciato ad informare le famiglie dei rapiti: subito dopo la loro consegna alla Croce Rossa e l’uscita da Gaza, gli ostaggi – presi in consegna dalla sicurezza israeliana – sono stati portati negli ospedali dove saranno di nuovo visitati. Ma se i civili e gli sfollati di Gaza potranno contare ancora su qualche giorno di quiete, non vuol dire che la guerra non riprenderà. Il ministro della Difesa Yoav Gallant è stato chiaro: “I combattimenti – ha avvertito incontrando un gruppo di soldati – saranno ancora più grandi e si svolgeranno in tutta la Striscia di Gaza. Non ci fermeremo finché non avremo finito”.

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