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Trump ordina: Usa si ritirano da Trattato missili nucleari con russi firmato da Reagan e Gorbaciov

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Gli Usa si sono ritirati formalmente dal Trattato Intermediate-Range Nuclear Forces (Inf) con la Russia. Lo riferisce la Bbc. Il Trattato era stato siglato nel 1987 da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov. Gli Stati Uniti hanno imputato alla Russia la fine del Trattato, affermando che per anni Mosca ha sviluppato armi che violano il trattato stesso e minacciano Usa ed Europa. Washington ha puntato l’indice anche contro la Cina, affermando di essere i soli a rispettare l’intesa. Gli Usa potranno ora sviluppare sistemi d’arma precedentemente banditi. E, secondo la Cnn, le forze armate americane si preparano ad effettuare test di un nuovo missile cruise non nucleare sviluppato per sfidare la Russia in Europa.

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Re Felipe contestato sui luoghi delle alluvioni

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Re Felipe di Spagna è stato contestato dalla folla sui luoghi delle alluvioni e alcune persone gli hanno lanciato anche fango, secondo le immagini trasmesse dalla tv spagnole. Dalle immagini trasmesse da emittenti televisive si vede re Felipe circondato da persone gli si sono avvicinate per parlargli nonostante il cordone di sicurezza che comunque tiene a distanza la folla. Il sovrano ha cercato anche di ripararsi con alcuni ombrelli. Il filmato mostra anche re Felipe che risponde ad alcune persone presenti.

 

 

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In auto per 3 giorni. Le urla e poi la salvezza

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Sono state le urla a salvarla. La forza della disperazione che anche dopo l’incubo lungo tre giorni ha tenuto aggrappata alla speranza – e alla vita – un’anziana donna intrappolata nella sua auto rimasta bloccata in un sottopassaggio allagato a Benetusser, una località nella Comunità Valenciana tra le più colpite dalle inondazioni. Non ha smesso di urlare, fino a quando i soccorritori non sono arrivati e l’hanno riportata in superficie, affidandola alle cure del personale sanitario. E’ una delle tante storie di speranza che hanno quasi del miracoloso mentre ancora si scava fra i detriti e nel fango in questa dilaniata regione della Spagna, in cui il bilancio dei morti continua a salire mentre anche il numero dei dispersi rischia di essere ancora altissimo, sebbene cifre ufficiali non ne vengano diffuse.

Il giornale El Meridiano ricostruisce l’accaduto raccogliendo la testimonianza degli operatori della Protezione Civile che per la zona ha il suo punto di riferimento nella località di Moncada e che hanno partecipato al salvataggio. La donna è rimasta chiusa nella sua auto per tre giorni, dopo essere rimasta bloccata nel bel mezzo del centro abitato diventato presto irraggiungibile dopo le alluvioni e le conseguenti inondazioni. Con il passare delle ore la gigantesca massa d’acqua ha spostato oggetti, pesanti detriti e anche veicoli. Così quando i soccorsi hanno raggiunto la donna sul suo veicolo vi erano altre auto, ormai rottami, ad ostruire il passaggio.

Quasi un miracolo, appunto, per un’operazione di soccorso difficilissima ma il cui esito è un segno di speranza per le persone forse ancora vive ma rimaste intrappolate nella zona. Per questo Martin Perez, capo della Protezione Civile di Moncada e consigliere comunale di questa località, era visibilmente commosso nel riferire i dettagli del salvataggio: “Dopo tre giorni abbiamo trovato una persona viva all’interno di un’auto”. Le immagini dell’annuncio dato da Perez ai compagni nel centro operativo che rispondono con un fragoroso applauso hanno fatto il giro dei social e delle testate online. La località di Moncada è diventato uno dei centri operativi per la Protezione Civile impegnata nell’area, che vi ha stabilito una sua base nel centro sportivo comunale con 400 volontari da tutta la Spagna. C’è un padiglione municipale dove confluiscono i soccorritori provenienti delle comunità di Catalogna, Madrid, Murcia, Navarra, Andalusia e Aragó. Arrivano ;;dotati di provviste, anche per la propria sussistenza personale, oltre che in forma di aiuti per gli sfollati.

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‘L’Iran attaccherà Israele nei prossimi giorni’

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L’Iran ha deciso: l’attacco israeliano del 26 ottobre sarà “sicuramente” vendicato e la risposta “sarà schiacciante”, ha giurato la Guida suprema Ali Khamenei. L’ayatollah non ha precisato i tempi né la portata dell’azione che Teheran intende condurre contro Israele ma, secondo una fonte israeliana al Washington Post, la rappresaglia sembra imminente e avverrà “nei prossimi giorni”, mentre si avvicina la data delle elezioni americane. Gli Stati Uniti hanno promesso di venire in soccorso a Israele e il Pentagono ha annunciato il dispiegamento di nuove forze Usa in Medio Oriente per affrontare la minaccia iraniana. In particolare, con nuovi cacciatorpedinieri, squadroni di caccia e aerei cisterna e bombardieri d’attacco a lungo raggio B-52, che però raggiungeranno la regione solo nei prossimi mesi.

Provato dagli effetti dell’attacco israeliano di una settimana fa, che ha colpito sistemi di difesa e siti di produzione di missili, è possibile che l’Iran si avvalga questa volta dei suoi affiliati nell’Asse delle Resistenza, la coalizione di milizie finanziate e armate dall’Iran nella regione, a partire da quelle irachene. La sedicente Resistenza islamica in Iraq ha rivendicato nelle ultime ore il lancio di droni contro la città israeliana di Eilat. “Tre droni lanciati da est sono stati intercettati sul Mar Rosso”, ha dichiarato l’Idf spiegando di averli distrutti “prima che entrassero in territorio israeliano”. I jet israeliani continuano intanto a martellare Gaza, in particolare il nord della Striscia, dove Hamas denuncia la morte di 84 persone, tra cui oltre 50 bambini in appena 24 ore, con decine di feriti e dispersi sotto le macerie di due edifici residenziali. Anche due soldati israeliani hanno perso la vita in combattimenti a nord di Gaza, mentre l’Oms ha riferito di almeno 6 feriti in un attacco non meglio precisato che ha “colpito” un centro di vaccinazioni antipolio dove genitori e bambini erano in fila, “in un’area in cui era stata decretata una pausa umanitaria”.

Anche sul fronte nord appaiono del tutto naufragati i tentativi di mediazione per una tregua con Hezbollah che solo nell’ultima giornata ha lanciato 130 razzi verso Israele, compresi quelli che nella notte hanno raggiunto località vicine a Tel Aviv ferendo 9 persone. L’aeronautica israeliana ha continuato a bombardare il Libano e la roccaforte del Partito di Dio nel sud di Beirut. Mentre per la prima volta dall’inizio della guerra la Marina militare ha condotto un blitz nel nord del Paese – con almeno 25 uomini, secondo alcuni media – per catturare “un’importante fonte” che potrebbe fornire informazioni sulle forze navali di Hezbollah: un commando della Shayetet 13 è arrivato nella notte via mare e ha fatto irruzione in un edificio sulla costa di Batroun, a sud di Tripoli, dove ha prelevato l’uomo, Imad Amhaz, prima di lasciare la zona a bordo di motoscafi.

Ora, riferiscono i media israeliani, l’uomo viene interrogato dall’Unità 504 della Direzione dell’intelligence militare. In rete circola il video di una telecamera di sorveglianza che mostra il momento dell’operazione. Secondo il ministro dei Trasporti libanese Ali Hamiye, Amhaz è un comandante di navi civili, ma per Israele sarebbe responsabile delle attività marittime di Hezbollah. Fonti libanesi avevano fatto trapelare che il blitz notturno era stato “concordato” con la Marina tedesca in forza all’Unifil: circostanza smentita dalla missione Onu, che ha condannato come “irresponsabili” le informazioni “fuorvianti e infondate” che mettono a rischio i caschi blu.

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