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Esteri

Trump infiamma un Congresso diviso, Nancy Pelosi teatrale strappa il discorso

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“Il meglio deve ancora venire”: Donald chiude con questa promessa il suo terzo discorso sullo stato dell’Unione da quando e’ alla Casa Bianca, lanciando davanti a un Congresso letteralmente spaccato in due la sfida per la sua rielezione il prossimo novembre. “Io ho mantenuto le mie promesse”, rivendica il presidente, in quello che trasforma ben presto in una sorta di comizio, infiammando il clima. “Abbiamo fatto il nostro lavoro, abbiamo sconfitto il declino dell’America e ne abbiamo fatto di nuovo un Paese forte e rispettato nel mondo. E non lasceremo che l’America venga distrutta dal socialismo”, scandisce in quella stessa aula dove e’ stato messo in stato di accusa dai democratici e parlando per la prima volta davanti ai suoi accusatori, tutti in prima fila. Consapevole che nelle prossime ore sara’ assolto dal Senato e che l’incubo dell’impeachment sara’ una volta per tutte alle sue spalle. I repubblicani applaudono ad ogni passaggio del discorso in cui il tycoon, invece di tornare ad attaccare il tentativo di rimuoverlo dall’incarico, snocciola tutti i suoi successi: dall’accordo commerciale con la Cina (“abbiamo utilizzato la giusta strategia”), al boom dell’economia fino alla realizzazione del muro col Messico. Le promesse mantenute, appunto, di fronte al quale si levano i cori “Usa! Usa!” e “4 more years”, altri quattro anni alla Casa Bianca. Mentre i membri democratici del Congresso restano immobili. Il clima e’ lontano anni luce dall’essere bipartisan. A testimoniarlo anche la mancata stretta di mano, poco prima dell’inizio del discorso, tra Trump e la terza carica dello stato, la speaker della Camera Nancy Pelosi, piu’ volte inquadrata alle spalle del tycoon mentre scuote la testa o sembra deridere le parole del presidente. Del resto – fanno notare molti osservatori – lei lo aveva accolto in aula senza ricorrere alla consueta formula “e’ un mio onore e privilegio introdurre il presidente degli Stati Uniti”. E, fatto ancor piu’ clamoroso, Pelosi con un gesto di stizza viene inquadrata mentre strappa la copia del discorso sullo stato dell’Unione che le era appena stata consegnata dal presidente. “L’ho strappata? E’ stata la cosa piu’ cortese, considerando quali potevano essere le alternative”, ha detto ai cronisti alla fine della serata, alimentando ulteriormente la tensione. Solo due i momenti bipartisan della serata: il tributo al leader dell’opposizione venezuelana Juan Guaido’, a sorpresa sul palco degli ospiti non distante dalla first lady Melania, e il commovente conferimento della Medal of Freedom, la piu’ alta onorificenza civile, a Rush Limbaugh, il popolare conduttore radiofonico e opinionista conservatore che nelle scorse ore ha annunciato di avere un cancro in stadio avanzato. La replica al discorso di Trump viene affidata a due donne: la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer e alla deputata Veronica Escobar.

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Parigi, arrestato l’uomo che minacciava di farsi saltare nel consolato dell’Iran: era disarmato

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È stato arrestato l’uomo che si era asserragliato nel consolato dell’Iran a Parigi: aveva minacciato di farsi saltare per aria ma quando è uscito dallo stabile, perquisito, non aveva nessun esplosivo addosso: l’uomo però era già stato indagato per un incendio nei locali del consolato nel 2023.  L’uomo,  61 anni, aveva giustificato il gesto spiegando che voleva sostenere il movimento di protesta in Iran nato  dopo la morte di una ragazza arrestata dalla polizia perché non portava bene il velo. Per quell’episodio venne condannato a otto mesi con la condizionale, oltre ad essere colpito da un divieto di recarsi nel 16esimo arrondissement di Parigi, proprio dove si trova il consolato iraniano.

Sul posto la polizia ha inviato unità di intervento rapido ed ha istituito un perimetro di sicurezza in diverse strade intorno a Place du Trocadero, dove si trova il consolato iraniano, un luogo affollato che è proprio di fronte alla Torre Eiffel. Il consolato iraniano a Parigi non è mai molto affollato e vengono rilasciati pochi visti, a causa della freddezza tra i due paesi.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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