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Trump divulga i file top secret su Jfk ma nulla di nuovo

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Donald Trump alza l’ultimo velo sul ‘mistero infinito’ di Dallas, a 62 anni dalla morte di John Fitzgerald Kennedy, l’assassinio più indagato del secolo, con le sue numerose teorie complottistiche in contrasto con la conclusione ufficiale che ad uccidere il presidente fu solo Lee Harvey Oswald. Ma, per ora, dalle 64 mila delle 80 mila pagine top secret divulgate, non sono emerse rivelazioni particolari, solo qualche luce in più su Fidel Castro e le operazioni della Cia prima del 1963. Storici ed esperti non si attendono dalla diffusione dell’ultimo 1% di file ancora segreti svolte sostanziali rispetto alla versione ufficiale. E molti ritengono che molti documenti siano stati tenuti nascosti non per le informazioni clamorose sul delitto ma piuttosto per proteggere fonti e metodi di intelligence.

Ma l’uccisione di Jfk rimane un’ossessione nella storia e nell’immaginario collettivo degli Usa, dove la maggioranza degli americani crede ancora a una cospirazione.

Come quella evocata nel film del 1991 di Oliver Stone, secondo cui l’assassinio fu pianificato dai più alti vertici della Cia, con la complicità dell’Fbi e del Pentagono, in collaborazione con la mafia americana e i cubani anti-Castro, e con l’avallo dell’allora vicepresidente Lyndon Johnson, allo scopo di poter proseguire la guerra del Vietnam a vantaggio delle gerarchie militari e dei fornitori di armi.

Stone ne è rimasto convinto a lungo, pensando che le ultime carte su Jfk fossero tenute in un cassetto “per non mostrare che Oswald era stato addestrato, allevato e messo in azione dalla Cia”. Anche il ministro della sanità Robert Kennedy Jr., figlio di Robert Kennedy e nipote di John F. Kennedy, ha sempre pensato a un coinvolgimento della Cia. Ma per ora nulla di tutto questo.

I documenti digitali declassificati e resi noti offrono uno spaccato del clima di paura che all’epoca caratterizzava le relazioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica, subito dopo che la crisi missilistica cubana del 1962 aveva quasi portato a una guerra nucleare. I file del Pentagono del 1963 riguardavano la Guerra Fredda dei primi anni ’60 e il coinvolgimento degli Stati Uniti in America Latina, nel tentativo di ostacolare il sostegno del leader cubano Fidel Castro alle forze comuniste in altri paesi. Le carte suggeriscono che Castro non sarebbe arrivato al punto di provocare una guerra con gli Stati Uniti o di giungere a una situazione “che avrebbe messo seriamente e immediatamente in pericolo il suo regime”.

“Sembra più probabile che Castro possa intensificare il suo sostegno alle forze sovversive in America Latina”, si legge in un file.

Un documento del gennaio 1962 rivela invece i dettagli di un progetto top secret chiamato “Operazione Mongoose”, o semplicemente “Cuban Project”, che era una campagna guidata dalla Cia di operazioni segrete e sabotaggi contro Cuba, autorizzata da Kennedy nel 1961 per rimuovere il regime di Castro.

Tra le nuove carte anche un documento con l’intestazione “secret”, un resoconto dattiloscritto con appunti manoscritti di un’intervista del 1964 di un ricercatore della commissione Warren che interrogò Lee Wigren, un dipendente della Cia, sulle incongruenze nel materiale fornito alla stessa commissione dal Dipartimento di Stato e dall’agenzia di Langley sui matrimoni tra donne sovietiche e uomini americani. Oswald, come noto, era sposato con una donna sovietica, Marina Oswald, quando sparò a Jfk. Trump ha ordinato alle agenzie di intelligence di divulgare tutti i documenti restanti anche su altri due assassinii eccellenti della storia americana: quello del senatore Robert F. Kennedy e di Martin Luther King Jr. nel 1968.

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Trump a Putin: Vladimir, basta con gli attacchi a Kiev

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“Non sono contento degli attacchi russi a Kiev. Non necessari, e in un pessimo momento. Vladimir, STOP! Muoiono 5000 soldati a settimana. Facciamo in modo che l’accordo di pace si concluda!”. Lo scrive Donald Trump su Truth.

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Macron: gli Usa se la prendano con Putin, che vuole la pace ma bombarda Kiev

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Sull’Ucraina “gli americani devono prendersela soltanto con una persona, il presidente Putin”. Lo ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, parlando con i giornalisti durante la visita in corso in Madagascar. Il presidente francese, Emmanuel Macron, in visita in Madagascar, ha lanciato un appello all’omologo russo, Vladimir Putin, affinché “smetta di mentire” sull’Ucraina. Parlando con i giornalisti ad Antananarivo, Macron ha auspicato che “finalmente il presidente Putin smetta di mentire” quando afferma di volere “la pace”, continuando invece a bombardare l’Ucraina. “In Ucraina – ha detto Macron – c’è soltanto una risposta che aspettiamo: il presidente Putin è d’accordo per una tregua incondizionata?”. Macron ha poi parlato dell'”irritazione degli americani” che – secondo lui – “deve riguardare soltanto una persona: il presidente Putin”.

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Morte di Maradona, parla l’infermiere Perroni: «Assistenza inadeguata, mancava anche il minimo necessario»

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Nel corso della dodicesima udienza del processo sulla morte di Diego Armando Maradona, in corso presso la terza sezione penale del tribunale di San Isidro, ha testimoniato Mariano Perroni, uno degli otto operatori sanitari accusati di omicidio con dolo eventuale.

Perroni ha risposto alle domande dei pubblici ministeri argentini, soffermandosi anche su un messaggio WhatsAppinviato a un medico del team sanitario incaricato dell’assistenza domiciliare di Maradona dopo l’intervento chirurgico al cervello. Nel messaggio, l’infermiere denunciava gravi lacune nell’organizzazione sanitaria, sottolineando l’assenza di strumenti minimi essenziali per fronteggiare eventuali emergenze.

«In caso di emergenza non siamo messi in una buona posizione. Non può essere che non ci sia una flebo, un catetere…», scriveva Perroni. Il sanitario riferisce inoltre di aver segnalato la questione a Nancy Forlini, responsabile degli infermieri e anche lei tra gli indagati: «Le ho detto che deve esserci un kit. Essere preparati non costa nulla».

Durante l’udienza non è stata ascoltata Gianinna Maradona, figlia di Diego e Claudia Villafañe, nonostante fosse attesa una sua testimonianza importante per ricostruire il contesto familiare e medico attorno a Maradona negli ultimi giorni della sua vita.

Il processo per la morte di Maradona continua a sollevare polemiche e riflessioni sulla gestione dell’ex calciatore nei suoi ultimi giorni, con accuse di negligenza sanitaria, mancanza di cure mediche adeguate e insufficienze strutturali nell’assistenza domiciliare. La famiglia di Diego, come l’opinione pubblica argentina, resta in attesa di una verità giudiziaria su una scomparsa che ha scosso il mondo intero.

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