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Trump accoglie Netanyahu con un miliardo di armi Usa

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Donald Trump accoglie Benyamin Netanyahu alla Casa Bianca con un miliardo di nuove armi ed un ordine esecutivo per imporre la massima pressione sull’Iran. Due regali all’amico Bibi, primo leader straniero ad entrare nello Studio Ovale nel secondo mandato del presidente, che è arrivato a Washington per discutere della seconda fase della fragile tregua a Gaza mentre in Israele il partito di estrema destra minaccia il premier di uscire dal governo se andrà avanti con i negoziati. Trump d’altra parte si aspetta da Netanyahu una rassicurazione sulla fine rapida del conflitto, la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e l’avvio della normalizzazione dei rapporti con l’Arabia Saudita. Sul tappeto rosso fuori dalla Casa Bianca il presidente americano ha steso per l’amico israeliano la richiesta ai leader del Congresso di approvare nuovi trasferimenti per circa un miliardo di dollari in 4.700 bombe e altro materiale militare, tra cui bulldozer blindati costruiti da Caterpillar.

Quindi una direttiva che punta a negare al regime di Teheran ogni possibilità di munirsi di un’arma nucleare e a contrastare la “maligna influenza” dell’Iran. Un’iniziativa che arriva proprio mentre emergono le preoccupazioni dell’intelligence americana sul fatto che un team segreto di scienziati iraniani stia esplorando un approccio più rapido, seppur più rudimentale, per sviluppare l’arma atomica. Le informazioni sono state raccolte negli ultimi mesi dell’amministrazione Biden, quindi trasmesse al team di sicurezza nazionale del presidente Trump durante la fase di transizione. Negli anni trascorsi da quando il tycoon si è ritirato dall’accordo nucleare del 2015, Teheran ha ripreso la produzione di uranio e ora ha abbastanza carburante per realizzare quattro o più bombe ma questo non è sufficiente per produrre effettivamente un’arma. L’ultimo ordine del presidente americano chiede al dipartimento del Tesoro di attuare una campagna di pressione tramite nuove sanzioni e il rafforzamento delle misure già in atto. Uno degli obiettivi di Trump è quello di azzerare le esportazioni di petrolio di Teheran.

Nonostante l’ottimo rapporto, le concessioni di The Donald e l’annuncio dell’ufficio del premier israeliano che alla fine della settimana invierà una delegazione operativa in Qatar, uno dei principali Paesi mediatori tra Israele e Hamas, per discutere un cessate il fuoco “esteso”, come previsto dalla seconda fase dell’intesa, i colloqui tra i due alleati potrebbero non filare del tutto lisci. Con il governo di Netanyahu in pericolo se la guerra dovesse finire con Hamas ancora al controllo e senza nessun altro piano per Gaza in atto, gli analisti si aspettano che il primo ministro israeliano cerchi di ritardare un cessate il fuoco permanente. Il ministro degli Insediamenti Orit Strock, espressione dell’ultradestra guidata da Bezalel Smotrich, ha messo infatti in guardia il premier dal proseguire con la seconda parte.

“Se decide di andare in questa direzione disastrosa”, allora il partito si assicurerà che il governo non continui a esistere”, ha avvertito. A Washington Netanyahu ha avuto anche un incontro con Elon Musk, nonostante le recenti polemiche per il presunto saluto nazista del miliardario, dalle quali comunque Bibi lo aveva difeso. Sui social, compresa la piattaforma X, è circolata una fotografia in cui si vede Trump unirsi alla coppia. Nel frattempo continuano le tensioni sul terreno e due soldati israeliani sono morti in una attacco contro un posto di blocco vicino al villaggio di Tayasir, nel nord della Cisgiordania, mentre l’autore dell’attentato è stato ucciso dall’Idf.

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Trump pronto a parlare con Putin per porre fine alla guerra in Ucraina: martedì colloquio telefonico

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Il presidente americano Donald Trump ha annunciato che martedì avrà un colloquio con il presidente russo Vladimir Putin per discutere della possibile fine della guerra in Ucraina. La notizia è stata riportata dai media statunitensi dopo che lo stesso Trump ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti durante un volo sull’Air Force One, di ritorno dalla Florida a Washington.

TRUMP: “OTTIME POSSIBILITÀ DI PORRE FINE AL CONFLITTO”

Durante la conversazione con la stampa, Trump ha spiegato di aver lavorato molto nel weekend per preparare questo confronto con Putin. “Vogliamo vedere se possiamo porre fine a questa guerra. Forse ci riusciremo, forse no, ma penso che abbiamo ottime possibilità”, ha dichiarato il leader americano.

POSSIBILI NEGOZIATI E CONCESSIONI

Alla domanda sulle possibili concessioni tra le parti, Trump ha risposto che nel colloquio si parlerà di territori e centrali elettriche. “Penso che ne abbiamo già discusso molto da entrambe le parti, Ucraina e Russia. Ne stiamo già parlando, dividendo alcuni beni”, ha aggiunto, lasciando intendere che i negoziati potrebbero includere una redistribuzione territoriale o economica.

UNO SVILUPPO DECISIVO?

L’annuncio di Trump segna un possibile punto di svolta nei rapporti tra Stati Uniti, Russia e Ucraina. Tuttavia, restano molte incognite sulla fattibilità di un accordo che possa soddisfare tutte le parti coinvolte nel conflitto. L’incontro tra Trump e Putin sarà quindi osservato con grande attenzione dalla comunità internazionale.

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Rogo in discoteca, decine di morti in Macedonia del Nord

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Strage di giovani in una discoteca della Macedonia del Nord, dove sabato notte una serata di musica si è trasformata in un inferno di fiamme, con un tragico bilancio di almeno 59 morti e 150 feriti, tra cui alcuni molto gravi. Le fiamme si sono sviluppate verso le 3 mentre nel locale ‘Pulse’ di Kocani, cittadina a un centinaio di km a est della capitale macedone Skopje, si esibiva la nota band locale dei Dnk, uno dei gruppi musicali più famosi e popolari nel Paese balcanico. Un rogo innescato con ogni probabilità dalle scintille del materiale pirotecnico utilizzato per gli effetti luminosi, con le fiamme che hanno travolto prima il tetto e subito dopo l’intero locale mentre il fumo denso non ha lasciato scampo alle centinaia di ragazze e ragazzi intenti a ballare e a divertirsi. Secondo il ministro dell’Interno Pance Toshkovski, al momento della tragedia nel locale si trovavano circa 500 persone, quasi tutti giovani non oltre i 25 anni. Tra le vittime e i feriti vi sarebbero anche numerosi minorenni, mentre sono tanti i genitori e parenti che sono alla ricerca dei propri figli, non sapendo se sono fra le vittime o nei diversi ospedali del Paese. I

biglietti venduti sarebbero stati solo 250. Affermazioni in contrasto con le notizie dei media locali che avevano parlato a più riprese di circa 1.500 persone presenti nella discoteca, un numero a dire il vero forse eccessivo per le dimensioni del locale che, secondo le prime indicazioni, registrerebbe numerose irregolarità e sarebbe stato sprovvisto delle più elementari misure di sicurezza. La società responsabile del locale “non aveva una licenza legale per operare”, ha detto il ministro Toshkovski, alludendo a una falsa autorizzazione rilasciata dalle passate autorità. Circostanza questa, ha osservato, “come tante altre cose accadute in passato in Macedonia del Nord, legata alla corruzione e alle tangenti”. Il ministro ha aggiunto che oltre 20 persone sono per ora sospettate di grave reato e vengono attualmente interrogate dagli inquirenti, alcune delle quali in ospedale dove sono state condotte per le ferite riportate.

Sono stati arrestati, ha ancora detto Toshkovski, alcuni ex dirigenti del ministero dell’Economia, competente per il rilascio delle licenze, e un paio di responsabili della Direzione di intervento e soccorso, mentre ordini di cattura sono stati emessi per altre quattro persone che si sono rese irreperibili. Stando ai media locali, da anni la discoteca operava in un vecchio stabile del tutto inadeguato, in passato adibito a magazzino per tappeti. La struttura, sempre secondo i media, disponeva di una sola piccola uscita-ingresso, una finestra sbarrata, ed era situata tra le case, in un vicolo stretto, e senza parcheggio. Diversi Paesi vicini, insieme al cordoglio per le decine di giovani vittime, hanno offerto aiuti e assistenza alle autorità di Skopje, e il governo macedone ha annunciato che una ventina di feriti gravi saranno trasportati in ospedali di Bulgaria, Turchia, Grecia e Serbia.

Unanime il cordoglio della comunità internazionale per la tragedia alla discoteca di Kocani. Dall’Italia la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani hanno espresso vicinanza alla Macedonia del Nord, “un Paese amico”. Profondo cordoglio anche da papa Francesco che ha inviato un telegramma a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, dai vertici Ue: la presidente della commissione Ursula von del Leyen, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che hanno espresso vicinanza e solidarietà con la dirigenza e il popolo macedone.

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Zelensky testa il missile ‘Long Neptune’, può colpire Mosca

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Volodymyr Zelensky guarda con scetticismo alla possibilità di una vera tregua con Mosca e, continuando a denunciare gli attacchi del nemico sul suo territorio, non abbassa la guardia sul fronte militare. Il leader ucraino non solo ha deciso un cambio ai vertici delle Forze Armate, annunciando l’avvicendamento dell’ex capo di Stato maggiore Anatoly Barhylevych con il neonominato Andriy Gnatov, ma continua anche a spingere sulla capacità di colpire in profondità il nemico.

Come dimostra il debutto di un nuovo missile a lungo raggio capace di raggiungere Mosca. “Il Long Neptune è stato testato e utilizzato con successo in combattimento grazie ai nostri produttori e militari ucraini”, ha spiegato sottolineando che “continuiamo a lavorare per garantire la nostra sicurezza”. Si tratta di un missile di produzione nazionale con una gittata di 621 miglia, ovvero 1.000 chilometri, e non è escluso che – secondo il canale Telegram Exilenova+ – sia stato già provato sul campo, venerdì notte nell’attacco alla raffineria di petrolio a Tuapse, nella regione russa di Krasnodar.

Il Long Neptune è una versione potenziata di quello con cui nell’aprile 2022 venne affondato l’incrociatore russo Moskva della flotta del Mar Nero. Al momento non sono ancora stati resi noti altri dettagli, in particolare per quanto riguarda i tassi di produzione. Il sito Militarnyi afferma solo che il missile aggiornato ha ricevuto un nuovo sistema di guida, che incorpora il posizionamento satellitare per il controllo durante la fase di crociera del volo. Il leader ucraino ha poi fatto sapere di avere rimosso il capo di stato maggiore Barhylevych, affidando la carica al maggiore generale Gnatov. L’avvicendamento è legato, tra le altre cose, alla necessità di “aumentare l’efficienza della gestione verticale delle forze armate”.

A tre anni dall’escalation della guerra della Russia contro l’Ucraina con l’invasione su vasta scala, Kiev si trova ad affrontare crescenti sfide militari. Allo stesso tempo, c’è molta incertezza sulla futura assistenza militare degli Usa sotto l’amministrazione Trump. Ciò rende la questione della capacità ucraina di soddisfare le proprie esigenze militari e la sua dipendenza dagli aiuti ancora più pertinente. Da qui, la mossa di Kiev di fare da sé e mandare avanti la propria produzione militare nel tentativo di rendersi autonoma dalle forniture straniere.

Intanto, sul fronte della guerra, mentre Mosca afferma di aver evacuato 371 civili russi dalle aree riconquistate alle forze ucraine nella sua regione di confine con il Kursk, Zelensky denuncia l’intensificarsi degli attacchi russi nelle ultime settimane, dichiarando che centinaia di bombardamenti hanno colpito numerose città e regioni ucraine, tra cui Cernigov, Cherson, Donetsk, Kharkiv, Dnipro, Odessa, Poltava, Kiev, Mykolaiv, Zaporizhia, Kupyansk e Sumy. Secondo il presidente ucraino, i russi hanno lanciato più di 1.020 droni d’attacco, circa 1.360 bombe aeree guidate e oltre 10 missili di vario tipo, sottolineando che questi raid non sono il comportamento di chi desidera porre fine al conflitto, ma piuttosto di chi è intenzionato a proseguire l’aggressione.

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