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Cronache

Travolta e uccisa sulle strisce nel Milanese

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Stava correndo, sulle strisce pedonali, per non perdere l’autobus. Maria Vincenza Simone, 68 anni, pensionata, è stata travolta da un’auto di prima mattina ed è morta sul colpo a Vermezzo con Zelo, nel Milanese, dove viveva. Alla guida della vettura un agricoltore della zona di 33 anni che non è riuscito a frenare in tempo per evitarla. Gli accertamenti dei carabinieri di Assago stabiliranno a quale velocità andasse. L’automoblista ha anche cercato di rianimare Maria Vincenza Simone, prima dell’arrivo dei soccorritori del 118 ma non c’era più nulla da fare. L’uomo è stato denunciato per omicidio stradale dai militari e sottoposto all’alcoltest il quale, nell’immediatezza, non avrebbe evidenziato l’assunzione di alcol.

Il suo mezzo è ora sotto sequestro. L’investimento mortale, questa volta, è accaduto fuori Milano, in provincia, in un paese di quasi seimila abitanti, a una ventina di chilometri dal capoluogo, lungo una strada provinciale. Un luogo diverso ma che si è rivelato altrettanto pericoloso quanto le vie di Milano, dove i pedoni uccisi nel 2023 sono stati otto a cui si aggiungono cinque ciclisti. Vittime in particolare di mezzi pesanti ma non solo e in diverse parti della città: centro e periferia. Persone travolte da betoniere, camion ma anche da autobus, vetture e motociclette. Proprio per chiedere sicurezza sulle strade ieri in circa duemila hanno preso parte a una manifestazione in quattro punti diversi della città. Spesso, come oggi, gli investitori si sono fermati a soccorrere chi hanno travolto ma ci sono stati anche casi di pirati della strada.

L’ultimo solo qualche giorno fa. Il 17 settembre in viale Jenner è morto il 28enne Vassil Facchetti che stava attraversando la strada dopo una serata in discoteca con degli amici. Il conducente della Mercedese che l’aveva travolto si è costituito quasi 24 ore dopo, evitando l’arresto. Era invece scappato un ecuadoriano di 35 anni, condannato in via definitiva a 7 anni e tre mesi per omicidio stradale, che è stato preso dai carabinieri di Desio su mandato di arresto europeo e che si era rifugiato in Spagna. Il 19 settembre del 2020 aveva travolto lungo la statale 36 tra Lissone e Muggiò, in Brianza, una motocicletta con in sella una coppia di coniugi, uccidendo la donna. Fuggito a piedi era stato raggiunto e bloccato dai militari brianzoli a casa della sorella e arrestato, anche con l’aggravante della guida in stato di ebrezza. Era poi evaso dai domiciliari.

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Cronache

Riprende processo a Grillo jr, in aula video violenze

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Saranno udienze fiume quelle in programma mercoledì 13 e giovedì 14 dicembre a Tempio Pausania per il processo, a porte chiuse, per violenza sessuale di gruppo che vede imputati Ciro Grillo (figlio di Beppe, fondatore del M5s) e tre suoi amici liguri Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia. In aula ritornerà la principale accusatrice dei quattro giovani e vittima della presunta violenza, che dovrà proseguire il suo racconto iniziato lo scorso 7 novembre e continuato il giorno successivo.

La giovane italo norvegese, che all’epoca dei fatti, risalenti alla notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019 a Porto Cervo, aveva 19 anni, dovrà rispondere alle domande dei legali difensori dei quattro. In particolare sarà l’avvocata Antonella Cuccureddu a proseguire con l’esame della ragazza assistita dall’avvocata Giulia Bongiorno che al termine delle scorse due udienze aveva stigmatizzato le domande poste alla teste: “come se la persona offesa improvvisamente fosse sul banco degli imputati”.

Una tesi respinta dalla difesa: “tutte le domande non vengono fatte per vittimizzare la denunciante”, aveva spiegato l’avvocato Gennaro Velle. Uno scontro accentuato anche dalle polemiche sollevate in televisione da Beppe Grillo, che aveva attaccato l’avvocata Bongiorno. Si riprende ora dalla serata del 16 luglio 2019, quando la giovane in compagnia di un’amica – anch’essa presunta vittima di violenza per alcune foto a sfondo sessuale scattate dai ragazzi – e del gruppo di genovesi aveva trascorso la notte nei locali della Costa Smeralda e poi al Billionaire, per concludere la nottata nella villetta di proprietà della famiglia Grillo.

Foto, video, ‘stories’ estrapolate dai social e poi ancora le chat e le conversazioni telefoniche: tutto di quella sera e dei giorni successivi verrà nuovamente scandagliato dai legali dei giovani, compresi alcuni video realizzati con i cellulari dei ragazzi che mostrerebbero momenti intimi in cui sarebbe coinvolta la giovane e che potrebbero essere visionati in aula in sua presenza. “Non ne ha mai voluto sapere niente. Un video, che ovviamente è sconvolgente e non so cosa succederà quando sarà proiettato”, aveva spiegato Bongiorno. Ora si annuncia nuova battaglia in aula.

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Cronache

Criminalpol, i dati delle vittime donne vanno aggiornati: ora sono 110

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I dati dell’analisi sono del tre dicembre “ma vanno purtroppo aggiornati con l’ulteriore vittima che c’è stata negli ultimi giorni”. A riportare il nuovo dato che, quindi, da 109 donne uccise da uomini passa a 110, è il direttore del Servizio analisi criminale del Dipartimento di pubblica sicurezza, Stefano Delfini, alla presentazione del documento “Il Punto – Il pregiudizio e la violenza contro le donne”. “È un momento particolarmente importante. È un mese dalla morte di Giulia Cecchettin. Ci sono le parole del padre di Giulia, Gino, che sono per noi occasione di ulteriore stimolo – evidenzia – Dobbiamo occuparci di questo fenomeno tutti i giorni non solo quando c’è un evento particolarmente drammatico che cattura la nostra attenzione, o quando ci sono ricorrenze e date riconosciute a livello mondiale”.

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Cronache

Marocco, donna ‘veste moderna e chatta’: perde custodia figli

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“Esce la sera”, “si veste in maniera moderna”, “scambia messaggi whatsapp con uomini”: per questo la Corte di Cassazione di Agadir ha tolto la patria potestà a una donna che ora aspetta in carcere il giudizio della corte d’appello. La vicenda ha fatto scattare l’indignazione della società civile che si è mobilitata: quindi finisce sui giornali locali e si scopre che in realtà si trascina dal 2020, quando un uomo si rivolge al tribunale di Inezgane, in provincia di Agadir, sulla costa atlantica del Marocco, per chiedere il divorzio. Un anno dopo deposita una denuncia contro la moglie per “incitazione alla dissolutezza”: l’avrebbe tradito, dicono le carte processuali, “scambiando messaggi sul telefonino con altri”.

L’uomo ottiene il divorzio e anche la custodia dei tre figli, ma quando la donna viene assolta dalle accuse di dissolutezza, fa subito appello e ribalta la sentenza precedente: la custodia dei figli resta a lei, il padre può far loro visita una volta alla settimana. Tuttavia quei messaggini “inviati ad altri uomini” rappresentano per l’ex marito un “fondamento giuridico” di condanna e per questo si rivolge alla corte di Cassazione che, sulla base della dichiarazione dell’ex marito, a gennaio fa arrestare la donna. Le prove acquisite nel corso dell’istruttoria sono immagini della videocamera a protezione della casa coniugale che mostrano la donna in abiti contemporanei mentre esce di casa, alle 18, e scambia messaggini sul telefono. Secondo la Corte, quanto basta per far cadere di nuovo le condizioni dell’affido. Di qui l’arresto e la nuova istruttoria in attesa della prossima sentenza.

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