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Tramonta anche l’era Sarri, al Chelsea anche lui è isolato e avrebbe i giorni contati

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Ormai resta solo da capire quando il Chelsea deciderà di esonerare Maurizio Sarri, epilogo inevitabile – secondo l’unanimita’ della stampa britannica – di un rapporto ormai irrimediabilmente compromesso. L’eliminazione dalla Fa Cup per mano del Manchester United e’ solo l’ultimo capitolo di una vicenda sempre piu’ tormentata, con l’ex tecnico del Napoli rimasto solo e isolato nel difendere il suo credo calcistico. Non solo le stelle dello spogliatoio – scrive oggi il Daily Mail – ma anche gli stessi tifosi del Chelsea appaiono esasperati dall’integralismo tattico di Sarri, indisponibile a qualsiasi forma di compromesso. Un’ostinazione che ha trasformato l’iniziale contestazione dei supporters dei Blues, in aperto scherno e sberleffo. Destinatario ultimo, ovviamente Sarri, insultato apertamente dai suoi stessi tifosi. Appaiono lontanissime le prime settimane della stagione durante le quali Sarri aveva inanellato 12 partite senza sconfitte. Da allora, il rendimento del suo Chelsea e’ un continuo sali-scendi, con alcuni tonfi particolarmente umilianti. Come le recenti sconfitte in Premier League contro Bournemouth (4-0) e Manchester City (6-0). Neppure l’arrivo di Gonzalo Higuain, fortemente voluto da Sarri, ha saputo invertire l’inerzia di una squadra che – di settimana in settimana – appare sempre piu’ disorientata e confusa. Per il momento, pero’, Roman Abramovich non sembra intenzionato all’immediato licenziamento. Un po’ per mancanza di alternative, un po’ perche’ tra meno di una settimana i Blues affronteranno il Manchester City nella finale di Coppa di Lega. Un trofeo minore, ma pur sempre un’occasione per arricchire la bacheca del club. A Wembley Sarri quasi certamente si giochera’ dunque una gran fetta di futuro, perche’ in caso di sconfitta e’ davvero difficile immaginare come potra’ restare sulla panchina dei Blues. Anche perche’ nel frattempo sono cominciate a circolare sui social, puntualmente riprese dai tabloid di sua Maesta’, le indiscrezioni su accesi dissidi tra lo stesso tecnico e alcuni suoi giocatori, esasperati dal “sarrismo”. Da quell’aspirazione al bel calcio che ora e’ vissuta con insolente insofferenza dal popolo dello Stamford Bridge. Dove e’ gia’ stata emessa la sentenza finale: ingaggiare Sarri e’ stata una scommessa che si e’ rivelata un disastro. Un verdetto dal quale e’ difficile, probabilmente impossibile, tornare indietro.

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La Spagna torna Mondiale nel 2030, nel 2034 c’è l’Arabia

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Nonostante le critiche su ambiente e diritti umani, la Fifa, come previsto, ha assegnato la Coppa del Mondo 2030 a Spagna-Portogallo-Marocco, con tre partite in Sud America, e l’edizione 2034 all’Arabia Saudita. Riunite in videoconferenza, le 211 federazioni affiliate hanno ratificato la doppia designazione per acclamazione, senza la minima suspense: le due candidature erano le uniche in corsa dopo una serie di ritiri e, per il 2034, una procedura lampo limitata ad Asia e Oceania, in nome della rotazione continentale.

La Federcalcio norvegese, già molto critica nei confronti dell’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar, si è comunque rifiutata di approvare un processo “imperfetto e incompatibile” con i principi di “responsabilità, trasparenza e obiettività” rivendicati dalla Fifa, si legge in un comunicato stampa. Nel 2030, la “Coppa del Mondo del Centenario” unirà quindi sei Paesi, una disposizione mai vista dalla prima edizione del gioiello del calcio mondiale nel 1930, che riunì 13 squadre a Montevideo. Dopo le tre partite in Uruguay, Argentina e Paraguay, previste per l’8 e il 9 giugno 2030, al fresco dell’inverno australe, le sei squadre coinvolte e i loro tifosi attraverseranno l’Atlantico per le altre 101 partite, dal 13 giugno al 21 luglio. La Spagna è destinata a fare la parte del leone, mentre il Portogallo ha già avviato le procedure per rinnovare, e anche ampliare, gli stadi di Benfica, Sporting Lisbona e Porto, gli unici che metterà a disposizione.

Il Marocco diventerà il secondo paese africano a ospitare i Mondiali di calcio dopo il Sudafrica nel 2010. Spagna e Marocco si stanno ancora contendendo la finale, proponendo rispettivamente il Santiago Bernabeu di Madrid o il Camp Nou di Barcellona e il futuro ‘Hassan II’ tra Casablanca e Rabat, che punta a diventare il “più grande stadio del mondo”, parole degli organizzatori locali, con 115.000 posti. Quanto al torneo del 2034, in base al principio della rotazione continentale, la Fifa aveva limitato il bando di gara alle confederazioni asiatiche e oceaniche, che si è svolto nell’arco di un solo mese, nell’autunno del 2023. L’Arabia Saudita, che a livello organizzativo è diventata la superpotenza dello sport mondiale (di recente, dopo aver ospitato la F1 nel 2021, il grande tennis, il golf e il mondiale dei pesi massimi Usyk-Fury ha ottenuto anche, dal Cio, la prima edizione delle Olimpiadi degli E-Sport), si è trovata ad essere l’unica candidata dopo che l’Australia e l’Indonesia hanno ritirato le loro candidature e le ambizioni calcistiche della Cina sono state accantonate.

Il regno del Golfo, che ha intrapreso una strategia di diversificazione per prepararsi all’era post-petrolifera, ha attualmente solo due dei 14 stadi con una capacità di almeno 40.000 spettatori necessari per ospitare le 48 squadre qualificate. Oltre alla sfida logistica, l’estate torrida potrebbe costringere a spostare la competizione all’inverno o all’autunno inoltrato, come è avvenuto in Qatar nel 2022, ma bisognerà fare i conti con il Ramadan, previsto per dicembre. La designazione dell’Arabia Saudita è comunque al centro di critiche e timori.

In una dichiarazione congiunta 21 organizzazioni, tra cui Amnesty International, Human Rights Watch, la Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC), Sport and Rights Alliance e Football Supporters Europe (FSE), hanno affermato che “mette a rischio vite umane e rivela l’inadeguatezza degli impegni della Fifa in materia di diritti umani”. Per i firmatari, “è chiaro che senza un’azione urgente e riforme complete, la Coppa del Mondo 2034 sarà macchiata da repressione, discriminazione e sfruttamento su vasta scala”. Nel suo rapporto di valutazione, la Fifa stima che gli impegni dell’Arabia Saudita in materia di diritti umani richiederanno “uno sforzo significativo in termini di tempo ed energia” da qui al 2034, ma vede “una probabilità non trascurabile che la competizione serva da catalizzatore per le riforme in corso e future”.

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Calciomercato Napoli: tra gli obiettivi Joshua Zirkzee, trattative e il futuro di Osimhen

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Il Napoli si prepara al calciomercato invernale con l’obiettivo di rinforzare tre ruoli strategici: difensore centrale, esterno e mezzala. Ma come sottolinea il presidente Aurelio De Laurentiis, ogni mossa sarà valutata attentamente, evitando investimenti che non aggiungano reale valore alla squadra.

Tra i nomi più caldi, spicca quello di Jakub Kiwior, difensore centrale dell’Arsenal. Gli agenti del polacco, che gestiscono anche gli interessi di Lobotka, potrebbero arrivare in Italia per discutere un prestito con obbligo di riscatto legato alle presenze. L’Arsenal, tuttavia, è reticente a cedere Kiwior, reduce da una prestazione da titolare con i Gunners, rendendo la trattativa complessa ma non impossibile.

Il Napoli monitora anche Ardian Ismajli e Jacopo Fazzini dell’Empoli. Per il primo, in scadenza a giugno, sarebbe sufficiente una buonuscita al club toscano; sul secondo, invece, si registra una piccola asta con De Laurentiis in pole position.

L’attacco e il futuro di Osimhen

Il capitolo attaccanti ruota attorno al destino di Victor Osimhen, il cui futuro rimane incerto. Con un valore di mercato fissato a 75 milioni di euro, il nigeriano è corteggiato da diversi top club, ma il suo ingaggio da 12 milioni annui frena molte trattative. Il Galatasaray resta alla finestra, mentre il PSG e il Chelsea sondano il terreno, cercando uno sconto sul prezzo del cartellino.

Nel frattempo, il Napoli valuta alternative come Joshua Zirkzee, esploso al Bologna e ora in forza al Manchester United. L’olandese rappresenta una soluzione per cambiare modulo offensivo e sopperire all’assenza di Osimhen, fermo fino a Natale per un infortunio alla schiena.

Altre piste e nodi da sciogliere

Il Napoli cercherà di chiudere altre trattative in difesa e a centrocampo. Tra i nomi seguiti:

  • Jaka Bijol (Udinese): la dirigenza friulana ha però ribadito che lo sloveno non si muoverà a gennaio.
  • Patrick Dorgu (Lecce) e Adrián Benedyczak (Parma): due giovani che attirano sia De Laurentiis per l’età sia Conte per il potenziale, ma i rispettivi club sono restii a lasciarli partire.
  • Jackson Tchatchoua (Verona): valutato circa 15 milioni di euro, rappresenta una trattativa in fase avanzata.

Sul fronte uscite, Juan Jesus cerca una sistemazione, mentre Ngonge, Zerbin e Folorunsho potrebbero partire in prestito per accumulare minutaggio. Raspadori e Simeone, due protagonisti dello scudetto, sembrano destinati a restare, anche se il Cholito è corteggiato da diversi club di Serie A.

Il nodo Meret e le prospettive future

La questione rinnovo per il portiere Alex Meret è ancora in bilico. Con il contratto in scadenza a giugno, le distanze sull’ingaggio tra le parti restano significative, e il suo agente, Federico Pastorello, inizia a guardarsi intorno per un possibile trasferimento a parametro zero.

Il calciomercato di gennaio si preannuncia quindi cruciale per il Napoli, con il ds Manna impegnato a bilanciare entrate e uscite per mantenere competitività in campionato e in Europa.

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Beffa Inter, il Bayer Leverkusen vince al 90′

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Il Bayer Leverkusen beffa l’Inter all’ultimo respiro, con i nerazzurri che in Germania incassano il primo gol della stagione europea al 90′ da Mukiele e tornano a casa con la prima sconfitta in Champions League. Un ko che complica la strada verso gli ottavi di finale per la squadra di Simone Inzaghi, protagonista di una prestazione eccessivamente rinunciataria, provando a giocare per il pareggio per tutti i 90′. Mossa che, appunto, fino al 90′ sembrava poter portare frutti, se non fosse che proprio all’ultimo minuto prima del recupero la rete di Mukiele ha regalato i tre punti agli uomini di Xabi Alonso. Il Bayer Leverkusen parte fortissimo, con gran possesso palla, aggressività e alta pressione.

Tanto che dopo nemmeno tre minuti Tella calcia al volo su assist di Frimpong centrando in pieno la traversa a Sommer battuto. L’Inter fin dai primi istanti mostra un atteggiamento insolitamente rinunciatario, anche più di quanto già visto nelle ultime uscite in Champions League, andando in affanno in avvio. A poco a poco però i nerazzurri prendono campo, con una prima mezza occasione per Frattesi che invece di calciare serve Taremi, il quale in area viene rimpallato. Ci prova anche l’ex Calhanoglu, destro potente dal limite smorzato da una deviazione. Dall’altra parte Xhaka, anche lui dalla distanza, trova la pronta risposta del connazionale Sommer.

I tedeschi trovano spazio soprattutto sulla fascia sinistra, come quando una veloce ripartenza viene conclusa da un destro di Palacios deviato da Bastoni che finisce alto ma non di molto sulla traversa. Risponde Frattesi, colpo di testa alto su cross di Calhanoglu. Nella ripresa il Bayer prova subito ad accelerare, Wirtz lancia Frimpong che, disturbato da Bastoni, non trova la porta con l’esterno destro. L’Inter si limita a difendersi, senza mai riuscire a ripartire. Inzaghi così sceglie di gettare nella mischia i suoi big, da Dimarco a Barella fino a Lautaro, senza però che cambi molto il copione della gara che vede i nerazzurri interessati soprattutto a difendersi.

Il Bayer però trova pochi spazi, così ci prova Tah dalla distanza sfiorando l’incrocio dei pali. I tedeschi, spinti dai 30mila della BayArena, nel finale provano ad alzare ancora i giri del motore, cercando di schiacciare l’Inter nella sua area. I nerazzurri non corrono però grandi pericoli, almeno fino al 90′, quando Mukiele trova la deviazione giusta sottoporta dopo una serie di svarioni della difesa interista per regalare i tre punti a Xabi Alonso. Inzaghi resta così a quota 13 punti in classifica scendendo al quarto posto, in attesa delle altre gare, e dovrà per questo giocarsi tutti nelle ultime due gare, a partire dalla sfida del 22 gennaio in casa dello Sparta Praga, chiudendo poi la prima fase a San Siro contro il Monaco il 29 gennaio. Secondo le stime, 17 punti potrebbero bastare, ma ora i nerazzurri dovranno andare a conquistare i quattro punti rimanenti negli ultimi 180′. Ma servirà un’Inter decisamente diversa rispetta a quella vista in Germania per poter centrare l’obiettivo.

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