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Torna Borgo diVino in tour: 22 tappe da aprile a novembre nei Borghi più belli d’Italia (e non solo)

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Oltre 1.000 etichette in degustazione, eventi culturali e due tappe internazionali per l’edizione 2025

Dopo il successo dell’edizione 2024, che ha visto oltre 60.000 visitatori in 20 tappe e più di 800 cantine coinvolte, Borgo diVino in Tour torna nel 2025 con un calendario ancora più ricco: 22 tappe, tra cui due eventi fuori dai confini italiani. Si parte il 26 aprile da Egna-Neumarkt, in Trentino Alto Adige, per concludere il viaggio a Venosa, in Basilicata, il 2 novembre.

Un viaggio tra vino, tradizione e bellezza nei borghi italiani

Promosso dall’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” e organizzato da Valica S.p.a, Borgo diVino è la prima rassegna enologica che attraversa l’intero Paese, portando la cultura del vino nei centri storici più affascinanti. Il format è consolidato: degustazioni di centinaia di etichette, specialità gastronomiche locali, incontri didattici, musica dal vivo e laboratori per grandi e piccoli.

Ogni evento si sviluppa su tre giorni, dal venerdì alla domenica, e prevede un percorso di degustazione nei luoghi simbolo del borgo ospitante, con casette in legno per le cantine, aree food, masterclass e pannelli informativi sul mondo del vino.

Novità 2025: due tappe internazionali in Francia e a San Marino

Per la prima volta, il tour varca i confini italiani, con due tappe speciali:

  • San Marino, ospite internazionale dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia”

  • Le Castellet, borgo certificato dell’Associazione francese “Les Plus Beaux Villages de France”

Un’apertura che, secondo Fiorello Primi, presidente dell’Associazione, rappresenta “un passo verso una dimensione europea” e getta le basi per un ulteriore sviluppo internazionale nei prossimi anni.

Esperienze a 360 gradi: vino, cultura, territorio

Il pubblico potrà assaporare vini locali e nazionali, scoprire piatti tipici della tradizione, partecipare a incontri culturali e musicali, e vivere a pieno l’identità dei borghi italiani. Con un semplice voucher per otto degustazioni, acquistabile online o in loco, ogni visitatore potrà incontrare i produttori, assaggiare le etichette in esposizione e, se lo desidera, acquistare le bottiglie preferite.

Secondo Luca Cotichini, co-founder di Valica, “l’obiettivo per il 2025 è superare le 70.000 presenze, con 66 giorni di eventi e oltre 1.000 etichette in degustazione”.

Il calendario completo delle tappe 2025

  • Egna-Neumarkt (BZ), Trentino Alto Adige – 26/27 aprile

  • Bard (AO), Valle d’Aosta – 2/4 maggio

  • San Giorgio di Valpolicella (VR), Veneto – 16/18 maggio

  • San Marino (RSM) – 23/25 maggio

  • Città Sant’Angelo (PE), Abruzzo – 30 maggio/1 giugno

  • Cividale del Friuli (UD), Friuli Venezia Giulia – 6/8 giugno

  • Le Castellet (Francia) – 13/15 giugno

  • Celle Ligure (SV), Liguria – 20/22 giugno

  • Tempio Pausania (SS), Sardegna – 27/29 giugno

  • Cisternino (BR), Puglia – 4/6 luglio

  • Vietri sul Mare (SA), Campania – 11/13 luglio

  • Grottammare (AP), Marche – 18/20 luglio

  • Lovere (BG), Lombardia – 25/27 luglio

  • Fiumefreddo Bruzio (CS), Calabria – 22/24 agosto

  • Erice (TP), Sicilia – 29/31 agosto

  • Oratino (CB), Molise – 5/7 settembre

  • Nemi (RM), Lazio – 12/14 settembre

  • Brisighella (RA), Emilia Romagna – 3/5 ottobre

  • Spello (PG), Umbria – 10/12 ottobre

  • Montaione (FI), Toscana – 17/19 ottobre

  • Castagnole delle Lanze (AT), Piemonte – 24/26 ottobre

  • Venosa (PZ), Basilicata – 31 ottobre/2 novembre

(L’immagine in evidenza è realizzata con sistemi di intelligenza artificiale)

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Tucci: ecco l’Italia vera, non solo pasta, sole e pizza

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L’Italia “non è solo sole, pasta e pizza, è molto più complessa. È stata influenzata da innumerevoli culture nel corso dei millenni, e queste influenze permangono ancora oggi”. È quanto vuole mostrare Stanley Tucci con il suo nuovo viaggio nel nostro Paese (a due anni dal successo di Searching for Italy, vincitore di tre Emmy) sul filo guida delle diverse cucine regionali e di tante storie e incontri. Un’esplorazione culinaria, ma anche personale e sociale di Lombardia, Toscana, Trentino Alto Adige, Abruzzo e Lazio, nelle cinque puntate (una per regione) di Tucci in Italy, la nuova docuserie al via su National Geographic dal 19 maggio. “L’Italia è bellissima, ma non volevo romanticizzarla, quello è già stato fatto fino alla nausea – aggiunge l’interprete di Conclave nell’incontro virtuale con i giornalisti internazionali -. Io voglio mostrarne la verità, quanti più aspetti possibili di ogni regione.

Alcuni di quelli raccontati nel programma sono politici, altri riguardano il territorio, il modo in cui le persone vivono la loro vita, ma tutti hanno in comune il prisma del cibo”. Tucci, classe 1960, figlio di due genitori di origini calabresi (i nonni paterni venivano da Marzi e Serra San Bruno, mentre la madre Joan da Cittanova) va oltre il semplice viaggio gastronomico, unendo ai piatti il racconto di luoghi e persone. Così, ad esempio, in Lombardia, classici come risotto alla milanese e polenta si intrecciano agli assaggi nella test kitchen di Autogrill o all’incontro con una famiglia Lgbt composta da due papà con un bimbo nato dalla Gpa. In Toscana, tra lampredotto e lardo di Colonnata, incontra i butteri e partecipa alla cena di una contrada dopo il Palio di Siena. In Trentino, Tucci pranza con la comunità etiope e poi con una famiglia ladina.

In Abruzzo prova, tra le varie specialità, i confetti di Sulmona e gli arrosticini, viaggiando dai trabocchi (palafitte sulla costa, usate come macchine per pescare) a un paese con 15 abitanti. Nel Lazio ha tra le tappe un locale della capitale a Tor Pignattara con un maestro della pizza egiziano; approfondisce la cultura della trattoria e prova sul lago di Bolsena la ‘colazione dei pescatori’, la sbroscia (zuppa di pesce locale). Alcune delle regioni “le avevo già raccontate in Searching for Italy, in altre, come Abruzzo e Trentino, sognavo da tempo di andare… A guidarmi ogni volta sono le storie… abbiamo già girato altre cinque puntate in altrettante regioni, che andranno in onda l’anno prossimo”, annuncia. Il diario di viaggio di Tucci resta anche ancorato anche all’attualità, ad esempio “parlando delle nuove influenze, che arrivano dai migranti. Eppure nel clima politico odierno gli immigrati vengono denigrati, a torto, perché hanno così tanto da offrire a una cultura. Nessuno lo sa meglio degli italiani, che arrivarono a milioni in America, subendo anche loro pregiudizi simili. Credo che sia qualcosa che gli italo americani come gli italiani dovrebbero ricordare”.

Più “esploro il cibo, più lo capisco, e allo stesso modo, più esploro la cucina italiana, più capisco l’Italia”, dice. Tucci è dubbioso sulla possibilità di allargare la mappa di viaggio del programma, andando anche in altri Paesi: “Ci ho pensato, ma non so se sarò io a farlo. Penso sarebbe più interessante avere qualcuno come me, amante del cibo, che la gente conosce attraverso film, televisione o altro, per raccontare un Paese con cui sente un profondo legame, forte come quello che io sento per l’Italia”.

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Giorgio Locatelli: «La Locanda è chiusa, ma sto benissimo. Ora sogno un ristorante in Puglia»

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Dopo 23 anni, Giorgio Locatelli ha chiuso la sua celebre Locanda di Londra. Una decisione forte, ma ponderata. «È come se mi avessero tolto un peso dalla schiena», racconta lo chef stellato in un’intervista al Corriere della Sera. «Eravamo aperti tutti i giorni, con uno staff fino a 84 persone: troppa pressione. A 62 anni, avevo bisogno di respirare». La chiusura è arrivata il 31 dicembre 2024 e, oggi, Locatelli guarda avanti con entusiasmo.

Dal 10 maggio riaprirà al pubblico nella prestigiosa National Gallery di Londra con il nuovo progetto Locatelli’s, affiancato dal Bar Giorgio e da un club. «Abbiamo già 400 prenotazioni. Finalmente cucinerò senza dovermi occupare dei conti», confessa. «Non sono un bravo businessman. Anzi, sono terribile coi soldi».

Tra truffe, lutti familiari e riscatto personale

Il passato non è stato privo di ostacoli: «Mi hanno truffato quando ero allo Zafferano a Londra. Ho perso tutto. Ma il dolore più grande è stata la morte di mio fratello Roberto per un cancro. Mio padre Ferruccio non ha retto ed è mancato poco dopo. È lì che ho deciso di vivere diversamente».

Locatelli ripercorre anche la sua infanzia «scapestrata», il difficile rapporto con i genitori, il senso di inadeguatezza accanto al fratello «perfetto», e la voglia di emergere con la cucina. Una vocazione scoperta presto, tra scuola alberghiera e lavoro nel ristorante degli zii a Varese.

Il ritorno a Londra con una nuova filosofia

Dopo l’esperienza a Dubai, finita anche per divergenze culturali («un nostro dipendente finì in carcere per aver fumato una canna»), il cuore di Locatelli resta a Londra. E proprio nella capitale britannica, nell’ala Sainsbury della National Gallery — che sarà inaugurata il 6 maggio da Re Carlo III — lo chef porterà avanti la sua missione culinaria.

Re Carlo è un affezionato cliente: «Ogni Natale gli mando un tartufo. Una volta non mi ha ringraziato, e l’anno dopo me ne ha mandato uno trovato nella sua tenuta. Buonissimo!».

Politica, antifascismo e delusione per l’Italia

Locatelli non nasconde il suo pensiero politico: «Vengo da una famiglia antifascista. Mio zio Nino fu fucilato dai nazisti a 20 anni. Al Quirinale, durante la cena con Mattarella, ho fatto fatica a stringere la mano a certi ministri italiani. Mi ha infastidito».

Sulla premier Giorgia Meloni: «È stata eletta e ha consenso. Va accettata, come impone la democrazia». Più critico con il Regno Unito: «La Brexit ha creato solo problemi. Saremmo dovuti restare nell’Unione Europea».

Tra allergie, cucina etica e nuovi sogni

A commuoverlo è la figlia Margherita, affetta da oltre 600 allergie. «Ho creato una linea di cucina anallergica per lei. Pensavo di nutrirla, invece la stavo avvelenando. Ora porteremo quei piatti anche alla National Gallery». La figlia gli ha chiesto se gli piacerebbe diventare nonno. «Le ho detto di sì, ma mi chiedo che mondo stiamo lasciando ai nostri figli».

MasterChef, la Michelin e Arnold Schwarzenegger

Locatelli, giudice amatissimo di MasterChef Italia, è alla sua ottava stagione. «Continuo finché mi diverto. Antonino è esattamente come lo vedete. Bruno, invece, la mattina è intrattabile». Alla cerimonia della Guida Michelin non ci va da anni: «Ho avuto la stella per 23 anni, ma non cucinavo per quello. Cucinavo per il ristorante pieno».

Tra i ricordi più curiosi? «Servii ad Arnold Schwarzenegger due friselle con scamorza e pomodori. Le mangiò come un panino!».

Un futuro tra la Puglia e la libertà

Il sogno di Giorgio Locatelli? «Un viaggio di sei mesi con mia moglie Plaxy. E aprire un ristorante in Puglia, dove abbiamo casa. Ma per ora, c’è ancora Londra».

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Nicola Sorrentino: “La mia nuova dieta mediterranea è un elisir di salute e sostenibilità”

Il noto dietologo si racconta in un’intervista al Corriere della Sera: “La dieta è come un abito su misura, non una taglia unica. E va vissuta come uno stile di vita, non come una moda”.

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Una dieta per stare bene con se stessi e con gli altri, per riscoprire la convivialità, la sostenibilità e il benessere profondo. È questo il cuore del nuovo libro del professor Nicola Sorrentino (foto in evidenza di Imagoeconomica), La mia dieta mediterranea – La madre di tutte le diete (Salani editore), in uscita il 25 aprile. Un volume che non solo riafferma il valore della dieta mediterranea, ma la allarga, la arricchisce, la modernizza, aprendola a culture e ingredienti di tutto il mondo, senza tradirne i principi.

“La dieta è una cura, non una moda”

«Il dietologo non può prescrivere una dieta che passa di mano in mano: è una cura, va costruita sul paziente come un vestito su misura», sottolinea Sorrentino nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Per lui, la dieta mediterranea resta l’unica alimentazione seria, riconosciuta a livello globale per i suoi effetti preventivi su malattie cardiovascolari, diabete, obesità:

«Non è certo la pasta e fagioli con le cotiche, ma una cucina leggera, attenta alle cotture e all’equilibrio dei nutrienti».

“Non è solo pasta: è uno stile di vita”

Il professor Sorrentino insiste sul fatto che la dieta mediterranea non è solo un elenco di alimenti, ma uno stile di vita:

«Conta cosa mangi, ma anche come lo mangi: convivialità, stagionalità, prodotti locali. Se un alimento ha le stesse proprietà e rispetta l’ambiente, ben venga anche da altre culture».

Così nella sua nuova proposta entrano il cous cous, il pesce crudo, le spezie orientali, purché sani e sostenibili.

“Sì alla pasta, ma con criterio”

«La pasta non fa ingrassare: dipende da cosa ci mettiamo sopra», spiega. Una pasta con verdure o legumi è un piatto sano, completo e coerente con la dieta mediterranea:
«La trasgressione è la carbonara tutti i giorni, non un bel piatto di pasta e ceci».

Un decalogo per la sostenibilità

Nel libro c’è anche un manifesto della sostenibilità che include:

  • Limitare lo spreco di cibo

  • Preferire prodotti locali e di stagione

  • Ridurre il consumo di carne rossa

  • Bere acqua del rubinetto

  • Evitare imballaggi di plastica

  • Alternare proteine animali e vegetali

“Il benessere è armonia tra corpo, mente e ambiente”

«Una dieta sana va sempre accompagnata da attività fisica mirata e da uno stile di vita corretto. Solo così si raggiunge l’equilibrio con se stessi e con l’ambiente».

Con questo libro, Sorrentino propone un ritorno consapevole alla salute, attraverso un modello alimentare scientificamente fondato, moderno e sostenibile: la sua “nuova dieta mediterranea”, capace di coniugare tradizione, scienza e futuro.


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