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Politica

Tormento M5s, Di Maio prova a tenere unito il MoVimento nonostante l’accordo col Pd

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La giornata più lunga per Luigi Di Maio inizia di prima mattina quando tenta l’ultima forzatura: la cancellazione dell’incontro previsto con il Pd in attesa di una parola chiara sulla premiership per Giuseppe Conte. E’ una mossa che gli scatena contro un’ondata di polemiche non solo dal Pd ma soprattutto dall’interno del Movimento. C’e’ quella dei parlamentari che sospettano una manovra tutta incentrata a garantire il mantenimento del ruolo di vicepremier per il capo politico. E c’e’ quella di Beppe Grillo che dopo aver disertato la riunione dei vertici con Davide Casaleggio tuona dal blog un post che viene interpretato come una violenta reprimenda nei confronti di Di Maio e una sorta di nuovo passo di lato: “Dio mi ha detto, lasciali alla loro Babele”. Nel mezzo le voci di Alessandro Di Battista e Di Gianluigi Paragone. Il primo torna alla carica chiedendo di alzare la posta nella trattativa chiedendo la revoca delle concessioni ai Benetton e una legge sul conflitto di interessi ma anche che si porti a compimento la riforma dello sport, su cui si e’ strenuamente battuto il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti: “Io non ho sentito nessuno del PD pronunciarsi su questo in questi giorni” dice. Il secondo annuncia che non votera’ la fiducia ad un governo giallo-rosso: “non potranno avere il mio voto perche’ questa sinistra e’ la peggiore possibile” chiarisce. Sono segnali che uniti alla preoccupazione per le sorti dell’accordo con i dem danno la stura all’ala ortodossa del Movimento che preme per un accordo e non solo. Luigi Gallo, Roberta Lombardi, Carla Ruocco, Elena Fattori sono tra quelli che escono allo scoperto per bacchettare sia Di Battista sia Di Maio. “Il Pd dice che il problema nel far nascere un Governo di concretezza sarebbe Di Maio al Viminale. Sono sicura che il nostro capo politico non antepone se stesso al Paese. Non sarebbe da 5 Stelle” tweetta velenosa la Lombardi. E un primo segnale del sentiment del gruppo degli eletti arriva gia’ nel pomeriggio: i presidenti di Camera e Senato 5 Stelle convocano tutti i capigruppo in Commissione del Movimento. Si parla di programma ma il messaggio che Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli recapitano a Luigi Di Maio da parte loro a fine riunione e’ chiaro: “non disperdiamo questa opportunita’” rappresentata dalla possibile intesa con il Pd con Conte premier. Non basta. La richiesta che verra’ poi ribadita anche nell’assemblea congiunta serale e’ che venga dato un chiaro “stop” a quelle voci che non rappresentano la volonta’ dei gruppi che hanno gia’ dato un “chiaro mandato” a trattare. Il riferimento e’ a Di Battista, uno, commenta un parlamentare a fine riunione, “che allo stato non ha alcun un ruolo nel M5s”.

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De Luca: andremo avanti perchè c’è lavoro immenso da fare

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“Noi andremo avanti perché stiamo lavorando su obiettivi fondamentali soprattutto nel campo della sanità. Entro questo mese apriamo il cantiere per il nuovo ospedale Ruggi d’Aragona, stiamo realizzando un ospedale dedicato alle lesioni spinali, stiamo facendo al Da Procida un lavoro straordinario per garantire una unità spinale che non avevamo in Campania, dobbiamo realizzare 170 case di comunità. C’è uno sforzo immenso che stiamo facendo ed è evidente che questo lavoro deve continuare, come deve continuare il lavoro nel campo dell’ambiente, del trasporto pubblico”.

Lo ha detto il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca a margine delle celebrazioni del 60esimo anniversario di Anffas Salerno. “Andremo avanti – ha aggiunto – guardando agli interessi della nostra comunità, non alle beghe della politica politicante, ai problemi delle correnti, delle sottocorrenti e così via. Il lavoro continua”.

In questo contestato, ha aggiunto il governatore, “ho convocato i capigruppo per fare un punto sul programma di lavoro, per aggiornarli sulle scadenze che noi abbiamo e per concordare con loro un calendario importante. Abbiamo la consegna dei cantieri, come quello del Ruggi, abbiamo inaugurato ieri la piscina dello Stadio Collana, abbiamo, il 1 febbraio, una manifestazione per il cessate il fuoco e per la pace che faremo nel Duomo di Napoli e poi avremo, a seguire, tutta una serie di altre iniziative che riguarderanno strutture ospedaliere, progetti territoriali. C’è davvero un lavoro immenso che dobbiamo fare e quindi concordiamo il piano di lavoro”. Alla domanda se in questi giorni abbia sentito la segretaria del Pd Elly Schlein, De Luca non ha risposto.

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Politica

Marina Berlusconi contro Report: I servizi su mio padre? Pattume mediatico

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Marina Berlusconi si schiera in difesa della memoria del padre Silvio, attaccando duramente il servizio di Report. In una nota ufficiale, definisce l’inchiesta trasmessa come un «pattume mediatico-giudiziario» e preannuncia «azioni legali» contro quello che giudica un «ignobile esercizio di pseudo-giornalismo».

Le accuse rivolte a Silvio Berlusconi

Il servizio, firmato da Paolo Mondiani, ha analizzato i presunti rapporti tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Cosa Nostra, concentrandosi sulla riapertura dell’inchiesta fiorentina sulle stragi mafiose del 1993. Marina Berlusconi ha replicato duramente, definendo le accuse «sconnesse e illogiche», oltre a ricordare che sono state già smentite da più archiviazioni dei Tribunali di Palermo, Caltanissetta e Firenze.

Nella nota, Marina Berlusconi ha anche rivendicato i risultati ottenuti dai governi del padre nella lotta contro la criminalità organizzata, come la stabilizzazione del carcere duro (41 bis) per i boss mafiosi e l’introduzione del primo Codice antimafia nel 2011.

La replica di Report e le reazioni politiche

Il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, ha difeso il servizio, definendolo «rigoroso» e basato su documenti e testimonianze validate dai magistrati. Ha inoltre sottolineato come fosse stata offerta alla famiglia Berlusconi e a Dell’Utri la possibilità di intervenire o di rispondere tramite i loro legali.

La vicenda ha provocato forti reazioni politiche. Forza Italia ha chiesto un intervento dei vertici Rai per fermare quello che definisce «uno scempio mediatico». La Lega ha criticato il programma come «fazioso», mentre Fratelli d’Italia lo ha descritto come una manifestazione di «ideologia anti-destra».

Difesa di Report dalle opposizioni

Dal fronte dell’opposizione, diverse voci hanno espresso solidarietà a Report. Barbara Floridia, presidente della commissione di Vigilanza Rai, ha ribadito la necessità di difendere il giornalismo d’inchiesta, considerandolo un «presidio di indipendenza». Anche il Partito Democratico, attraverso Sandro Ruotolo, ha difeso il programma, accusando la destra di voler censurare il giornalismo investigativo.

Un dibattito destinato a continuare

Lo scontro tra Marina Berlusconi e Report non sembra destinato a chiudersi rapidamente. La vicenda evidenzia una profonda divisione politica e solleva interrogativi sul futuro del giornalismo d’inchiesta e della libertà di informazione in Italia.

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Politica

Associazione magistrati Corte Conti contro accorpamento

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L’associazione dei magistrati della Corte dei Conti, riunito in assemblea permanente, ha approvato un documento nel quale ribadisce la netta contrarietà all’impianto normativo del pdl Foti e all’emendamento, firmato dai relatori, che prevede tra l’altro la cancellazione di Sezioni giurisdizionali e di controllo e l’accorpamento delle stesse in sei macroaree. “Una modifica integrale e radicale degli attuali assetti geografici della Corte – affermano i magistrati – porterebbe nel breve e medio periodo alla paralisi delle funzioni, in particolare del servizio giustizia contabile”. Nel documento i magistrati, che si appellano alle forze politiche e parlamentari, chiedono di essere nuovamente auditi sulle proposte emendamenti e rinnovano la richiesta di “intraprendere un effettivo confronto sulla riforma anche previa adozione di una legge delega che istituisca una commissione di studio all’uopo designata”.

I magistrati, che criticano nel suo complesso il progetto di legge che riforma la Corte, sono contrari in particolare all’emendamento che considerano ‘peggiorativo’ firmato dai relatori Kelany-Pittalis. Nell’emendamento, viene ricordato nel documento, “sono previste importanti modifiche, tra cui: 1) l’abolizione dell’attuale assetto della distribuzione degli uffici a livello regionale mediante cancellazione di Sezioni giurisdizionali e di controllo e l’accorpamento delle stesse in sei macroaree, disponendo che le nuove Sezioni territoriali svolgano funzioni promiscue (consultive, di controllo, referenti, giurisdizionali, giurisdizionali) con turnazione periodica dei magistrati assegnati tra le varie funzioni; 2) la verticalizzazione, la gerarchizzazione e la centralizzazione dell’ufficio del pubblico ministero contabile, con perdita di quella territorialità imprescindibile nel garantire il corretto ed efficacie utilizzo delle risorse pubbliche in ambito regionale, compromettendo, altresì, l’autonomia e l’indipendenza della funzione requirente; 3) la previsione di un vincolo nomofilattico del pubblico ministero agli indirizzi dettati dalle Sezioni Riunite; 4) l’introduzione della separazione delle carriere dei magistrati requirenti dai magistrati delle sezioni giurisdizionali e di controllo; 5) il depotenziamento del controllo concomitante in un accertamento a mera richiesta”.

Secondo i magistrati amministrativi “l’efficacia delle funzioni della Corte non può prescindere dalla vicinanza ai cittadini ed alle amministrazioni nei confronti dei quali sono svolte, in coerenza con il disegno introdotto dalla Carta Costituzionale e che trova maxima espressione nelle Autonomie speciali”. Viene ritenuto che “l’accorpamento delle funzioni di controllo e giurisdizionali in un’unica Sezione territoriale è in violazione con lo spirito degli articoli 100 e 103 della Carta Costituzionale”. “Una modifica integrale e radicale degli attuali assetti geografici della Corte porterebbe nel breve e medio periodo- affermano i magistrati – alla paralisi delle funzioni, in particolare del servizio giustizia contabile, in presenza di costi sociali ed economici non previsti e non quantificati, in netto contrasto con la dichiarata invarianza della spesa dell’emendamento (si ipotizzano trasferimenti d’ufficio di oltre 900 unità di personale amministrativo e di circa 200 magistrati)”.

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