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Testimone di giustizia Gennaro Ciliberto usato per scoprire strani appalti a Autostrade e poi abbandonato senza scorta, ora rischia di essere ucciso

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Qualche giorno fa, dopo varie proteste e molti articoli di giornali, Gennaro Ciliberto, il testimone di giustizia che per ragioni incomprensibili s’era visto revocare la scorta per partecipare all’udienza preliminare di un processo davanti alla XXVI sezione gip del Tribunale di Roma, sembrava l’avesse spuntata. Il 6 dicembre alle 9,30, scrivemmo anche noi, avrebbe avuto una scorta per recarsi davanti al gip Emanuela Attura che dovrà decidere se mandare a processo o meno 11 persone indagate per corruzione, frode in pubbliche forniture e attentato alla sicurezza dei trasporti. È un processo che vede sul banco degli accusati personaggi in odore di mafia e funzionari di Autostrade, che nel processo instaurando è parte lesa. Anche grazie al nostro impegno sembrava che Ciliberto fosse  riuscito a vincere una battaglia: riavere la scorta, essere protetto già che è anche l’unico testimone (è un testimone di giustizia) che dovrà poi eventualmente ripetere le accuse in un processo.

Ciliberto, assistito dai suoi legali, Angelo e Sergio Pisani, aveva chiesto di ottenere una notifica della revoca della scorta con motivazione. In modo da poterla impugnare. Poi Ciliberto si presentò al Viminale per chiedere spiegazioni su quanto gli stava accadendo. Ad aiutarlo o meglio a non abbandonarlo ci sono stati anche la deputata Piera Aiello e il senatore Michele Mario Giarrusso, entrambi del M5S. Grazie a loro, alla loro moral suasion e anche la loro credibilità, il sottosegretario agli Interni Luigi Gaetti, con delega tra le altre sulla applicazione delle speciali misure di protezione ai testimoni di giustizia, aveva promesso (così avevano riferito i due parlamentari) il ripristino della scorta. Oggi invece Ciliberto, allo stremo delle forze, ci ha mandato questo video. Ascoltatelo e capirete il senso di frustrazione di quest’uomo. Che ancora una volta se sente dire che deve andare da solo al processo, senza scorta. L’unica cosa che potrà avere come misura di protezione sarà il giubbotto antiproiettile. Purtroppo Gennaro Ciliberto non è l’unico testimone di giustizia abbandonato dallo Stato. Sono esseri umani usati come se fossero limoni. Prima spremuti per combattere le mafie e poi abbandonati dopo che le loro vite sono state distrutte. Questa volta, addirittura ci sarebbe un sottosegretario (Gaetti) che avrebbe promesso davanti a due parlamentari che la scorta sarebbe stata ripristinata e invece non è così. Almeno sembra. Mancano ancora due giorni. E lo Stato può ancora fare il suo dovere.  Purtroppo quello di Ciliberto non è una caso isolato. Da qualche giorno ha cominciato lo sciopero della fame davanti al Viminale Luigi Leonardi, altro testimone di giustizia che da due mesi ha rinunciato alla scorta dopo che, denuncia lui stesso, “dalla prefettura di Caserta mi hanno comunicato che dovevo provvedere io all’acquisto dell’auto per la scorta senza la quale non potevo usufruire del programma di protezione previsto per testimoni di giustizia”. Leonardi è un imprenditore del settore illuminotecnico che nel 2016 si rifiutò di pagare il pizzo ad alcuni clan camorristici del Napoletano fece arrestare e condannare molti affiliati alla camorra.

 

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Michelle Obama a Portofino sullo yacht di Spielberg

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La dolce vita di Michelle Obama: l’ex first lady Usa è stata fotografata a Portofino (Genova) con Tom Hanks e Rita Wilson su un motoscafo partito dallo yacht da 250 milioni di dollari di Steven Spielberg. Una giornata passata in acqua tra snorkeling e bagni di sole, secondo il Daily Mail che ha ottenuto le foto in esclusiva. Michelle, scrive il tabloid britannico, è da settimane in Europa senza il marito Barack Obama: prima della tappa italiana è stata fotografata a Madrid e a Maiorca. L’ultima volta che l’ex first lady è stata immortalata con Obama è stata a New York per l’apertura degli Us Open a fine agosto.

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L’assassino di Klodiana in fuga, è caccia all’uomo

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Lo cercano da ieri sera, ormai in tutta la Toscana, anche con l’elicottero, ma al momento nessuna traccia di Alfred Vefa, l’ex marito e assassino di Klodiana, 37 anni il prossimo dicembre, morta per un colpo di pistola che le è stato sparato a distanza ravvicinata in strada a Castelfiorentino, non lontano dalla casa dove viveva con i figli. Casa che aveva diviso anche con l’ex coniuge nonostante la separazione e il divorzio. Alfred, muratore di nazionalità albanese come la vittima, è stato sospettato fin da subito per il delitto. Si è reso subito irreperibile: per i carabinieri, che conducono le indagini coordinate dal pm Ornella Galeotti, sarebbe in fuga con la sua Golf grigia, senza soldi e documenti ma forse con la pistola con cui ha sparato a Klodiana.

Il suo telefono risulterebbe spento dalle 19,05 di giovedì sera, quasi mezz’ora prima dell’omicidio. Ieri la donna doveva trascorrere la serata con un’amica. Invece, da quanto poi ricostruito, ha incrociato l’ex marito per strada. Uno scambio di battute. Lei lo avrebbe spintonato, lui allora avrebbe estratto la pistola e le avrebbe sparato un colpo, uccidendola. A assistere l’altra sera all’omicidio sarebbero stati due uomini che stavano andando al circolo ricreativo, poco distante. Ma ad alcune fasi della discussione tra i genitori avrebbe assistito anche la figlia 14enne, da casa.

La ragazzina sarebbe così corsa a svegliare il fratello, 17anni, che stava dormendo. Quando i due fratelli sono arrivati in strada la madre era già riversa per terra e il padre era scappato. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio volontario e gli investigatori ascoltano in queste ore le persone vicine agli ex coniugi. Da quanto risulta agli inquirenti, la donna non avrebbe mai presentato denunce contro l’ex marito dal quale aveva divorziato in Albania due anni fa, anche se il divorzio non era stata ancora trascritto in Italia per problemi burocratici. A Castelfiorentino convivevano, da separati, nella stessa casa. Una situazione che non sarebbe stata gradita dalla famiglia di Alfred Vefa.

Nel pomeriggio, la pm Ornella Galeotti ha ascoltato i due figli della coppia. Poi sarà affidato l’incarico per l’autopsia che sarà effettuata all’istituto di medicina legale dove la salma è stata portata. “Era una ragazza fantastica, che conoscevo bene personalmente, e che era amata da tutti. Questo fatto ci ha distrutto”. Così scrive stamani su Fb il sindaco di Castelfiorentino (Firenze) Alessio Falorni per la morte di Klodiana Vefa. Il primo cittadino, stringendosi “con forza” alla famiglia “soprattutto ai figli che lascia” la vittima, ha poi reso noto che “Castelfiorentino proclamerà il lutto cittadino, con due giorni nei quali le nostre bandiere saranno issate a mezz’asta, le manifestazioni pubbliche saranno annullate, e alle scuole sarà chiesto di stimolare gli studenti circa il tema del femminicidio e della violenza sulle donne”.

Organizzata anche una fiaccolata. “Era una persona solare, socievole, una bravissima mamma, i nostri clienti gli volevano bene. Siamo sotto shock”. Queste le parole di una dipendente della pizzeria dove per due anni aveva lavorato la vittima: l’aveva lasciata ad agosto, ora era impiegata in un calzaturificio di Empoli. “Ero una sua amica, sapevo che erano separati e che lui da un paio di mesi si era allontanato. Qualche screzio come in tutte le coppie che si separano ma, all’apparenza, era tutto normale”, ha riferito un’amica che insieme ad altre due donne si è fermata in via Galvani, davanti al luogo dove Klodiana è morta e dove tra tanti fiori è stata lasciata anche una scarpa rossa, simbolo della violenza sulle donne.

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Il Riesame, ‘Baiardo calunniò Giletti, va arrestato’

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Salvatore Baiardo, l’ex gelataio di Omegna e amico dei fratelli Graviano, va arrestato e messo ai domiciliari. A disporre la misura è il tribunale del Riesame di Firenze, che ha accolto la richiesta della procura di Firenze. L’ipotesi di reato è di calunnia nei confronti del giornalista Massimo Giletti e del sindaco di Cerasa Giancarlo Ricca e riguarda il caso della presunta foto (di cui finora non ci sarebbe prova) che ritrarrebbe insieme Giuseppe Graviano, Silvio Berlusconi e il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Del controverso scatto Baiardo aveva parlato all’allora conduttore della trasmissione Non è l’Arena, per poi smentire la circostanza davanti ai pm.

La misura – che prevede per Baiardo il divieto di contatti con persone diverse dai difensori e dai conviventi – non è immediatamente esecutiva: bisognerà attendere la scadenza del termine per il ricorso in Cassazione e, laddove la difesa lo presenti, la decisione di conferma della suprema corte. Il cosiddetto tuttofare dei Graviano era finito sotto i riflettori alcuni mesi fa proprio per la sua partecipazione a Non è l’Arena e le sue diverse allusioni riguardanti inediti scenari sulla trattativa Stato-Mafia. Baiardo inoltre, già un paio di mesi prima dell’arresto del boss Matteo Messina Denaro, in un’intervista a Non è l’Arena si era detto convinto che il superlatitante si sarebbe fatto catturare dietro un accordo.

Ma a finire sotto la lente degli inquirenti era stato l’ultimo polverone sollevato dall’ex gelataio, che riguardava la vicenda della presunta fotografia su Silvio Berlusconi con Graviano e Delfino: un’immagine che Baiardo di fronte ai pm avrebbe negato di avere, nonostante ne parlasse in alcune conversazioni captate. La Dda di Firenze aveva indagato Salvatore Baiardo anche per il reato di false dichiarazioni al pm: ai magistrati fiorentini avrebbe detto che il 19 luglio 1992, giorno della strage di via d’Amelio a Palermo, Giuseppe Graviano era con lui e che era stato fermato da un appartenente alle forze di polizia. Le indagini degli inquirenti avrebbero però smentito questa ricostruzione. La procura del capoluogo toscano gli avrebbe inoltre contestato anche la diffusione di notizie coperte da segreto per aver riferito dell’interrogatorio avuto il 27 marzo scorso con i pm del capoluogo toscano. E una ventina di giorni fa Baiardo aveva annunciato la sua entrata in politica, proprio al termine dell’udienza al tribunale del Riesame: “Lo farò con il movimento di centro Avanti Italia”, aveva detto.

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