Alcune centinaia di persone nella sede della Protezione civile di Monteruscello (Pozzuoli), quasi cinquemila collegate per seguire la diretta streaming. Il nuovo sciame sismico che ha colpito nelle ultime ore l’area dei Campi Flegrei, con quasi 600 scosse, di cui sei con magnitudo maggiore di tre, ha riacceso paure e perplessita’ tra gli abitanti della cosiddetta zona rossa. L’incontro pubblico convocato per oggi ha proprio l’obiettivo di fare chiarezza e fugare il piu’ possibile dubbi e timori. “Alla luce del monitoraggio costante – rassicura subito Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano – possiamo dire che non sta per avvenire un’eruzione, nonostante lo sciame sismico in corso dallo scorso 15 febbraio. Parliamo di una caldera con una dinamica bradisismica in atto dal 2005, con deformazione crostale, che diventa deformazione del suolo”.
Di Vito si affretta a rimarcare che le 108 persone che lavorano nella sede napoletana dell’Ingv “sono al lavoro 24 ore su 24 per raccogliere, analizzare e comunicare i dati disponibili”. Il capo del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Fabio Ciciliano, rimarca che si e’ di fronte una “sequenza normale dal punto di vista geologico”. “Ci sono stati questi 4-5 eventi particolarmente importanti – argomenta – molto avvertiti soprattutto di notte, quando ovviamente la sensazione e la percezione e’ maggiore, che fanno parte della natura geologica di queste terre. Sono fenomeni geologici che esistono da migliaia di anni e che rimarranno presenti su questo terreno per altre migliaia di anni”. Per Ciciliano “bisogna convivere con la realta’ geologica del territorio”. “Se qualcuno vuole evitare di sentire le scosse – taglia corto – semplicemente deve andare via da questa zona”.
Il tono degli interventi dei cittadini lascia trasparire rabbia e incertezza, che non viene mitigata dalle parole delle istituzioni presenti, tra cui anche il prefetto di Napoli Michele Di Bari, il sindaco della Citta’ metropolitana Gaetano Manfredi e i sindaci di Pozzuoli e Bacoli, Luigi Manzoni e Josi Della Ragione. Cicilianoprova piu’ volte, con una certa difficolta’, a riportare la discussione nei binari della tranquillita’. Parlando prima con i giornalisti e poi con la popolazione, il capo della Protezione civile sottolinea che “le vie di fuga saranno pronte tra qualche anno” e ora, quindi, “c’e’ da applicare ora il piano”. “Sono stati stanziati 500 milioni di euro nelle mani del Commissario straordinario Soccodato – prosegue – di cui 200 licenziati dal Consiglio dei ministri per istituti scolastici, messa in sicurezza di edifici pubblici e vie di fuga. E’ prevista anche la realizzazione del nuovo svincolo della tangenziale per favorire l’esodo in caso di necessita’. C’e’ bisogno di tempo per realizzazione delle opere”.
Dal tavolo dei relatori partono continui tentativi di rassicurare le persone presenti e non. Sulla scia delle parole di Di Vito, anche Ciciliano ribadisce che “in questo momento non c’e’ pericolo che il magma sia in risalta. Da un punto di vista geotermico, non e’ stata registrata al momento nessuna alterazione degli indici geochimici. I gas che vengono analizzati quotidianamente dall’Ingv non mostrano al momento alcun tipo di varianza che possa far pensare a un’accelerazione del fenomeno”. Le istituzioni presenti battono piu’ volte sul concetto che i Campi Flegrei sono una delle aree piu’ monitorate al mondo. “Sappiamo in tempo reale quello che accade – fa notare Ciciliano – e si condivide con la collettivita’. Ogni singolo cittadino sa subito la scossa quando avviene, dove avviene, in che posizione e a che profondita’. E’ ovvio che dal punto di vista emotivo determina un qualcosa di negativo, ma e’ altrettanto ovvio che questo e’ l’unico meccanismo per poter essere capaci di gestire in maniera ordinaria le azioni che sono state messe in campo”.
Rassicurazioni arrivano anche da Manfredi: “Mi rendo conto che dopo questo sciame sismico ci sia apprensione – spiega – ma stiamo seguendo le procedure che abbiamo definito insieme alla Protezione civile nazionale e regionale. Non ci sono al momento motivi di allarme, stiamo verificando tutte le strutture e finora non abbiamo rilevato danni. Oggi l’emergenza e’ essenzialmente psicologica e va gestita anche con grande professionalita’ dalla Protezione civile”.
Abbiamo fatto il punto sulla gestione del bradisismo. Insieme al Prefetto di Napoli, Michele Di Bari, ai massimi vertici regionali delle forze dell’ordine e a tutte le funzioni di supporto del COC. Fabio Ciciliano, Capo della Protezione Civile, ha elogiato il lavoro svolto in questa fase complessa, sottolineando l’efficacia dei protocolli sanitari e scolasticifirmati in Prefettura.
GARANZIE SU RISORSE E SICUREZZA DEL TERRITORIO
Il sindaco di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, ha riferito dell’incontro avuto in mattinata con il Capo della Protezione Civile, confermando che vi è massima attenzione nazionale sul territorio dei Campi Flegrei. Il Governo ha assicurato uomini, mezzi e risorse per il sostegno e l’assistenza alla popolazione, escludendo al momento qualsiasi piano di evacuazione.
MESSA IN SICUREZZA DEGLI EDIFICI E INFRASTRUTTURE
L’amministrazione comunale continuerà a lavorare per migliorare la sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato, con interventi su case e scuole. Tra le priorità discusse con il Prefetto e il Capo Dipartimento della Protezione Civile vi è anche il tema viabilità, con l’obiettivo di potenziare le infrastrutture stradali per agevolare la mobilità nel territorio.
C’è il “concreto pericolo” che Enrico Pazzali (foto Imagoeconomica in evidenza), presidente autosospesosi di Fondazione Fiera Milano e titolare di Equalize, agenzia investigativa al centro dell’inchiesta sulle cyber-spie, indagato e “a piede libero” possa “acquisire informazioni segrete relative alle indagini a proprio carico”, entrando in chat e mail degli investigatori “sulle quali scorrono” dati ed elementi dell’inchiesta. E ciò grazie ai “servizi illeciti offerti” da Gabriele Pegoraro, anche lui indagato e “a piede libero”, o da altri hacker. Lo scrivono i pm di Milano che per Pazzali insistono al Riesame per i domiciliari, dopo il no del gip alla misura.
Il pm della Dda Francesco De Tommasi e il collega della Dna Antonello Ardituro hanno chiesto al Riesame dodici custodie cautelari in carcere per altrettanti indagati, tra cui l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, finito ai domiciliari su decisione del gip, e i domiciliari per altri tre indagati, tra cui Pazzali e Gabriele Pegoraro, hacker esperto e “collaboratore esterno” del gruppo. La posizione di Carmine Gallo dopo la morte è stata stralciata e archiviata. Per gli inquirenti, Pazzali può godere ancora di una “fortissima rete di relazioni” e della “forza del ricatto”, data la presunta fabbrica di dossieraggi che ha costruito, ma soprattutto potrebbe avvalersi ancora di hacker “a disposizione dell’organizzazione”, come Abbadessa, Rovini, Di Iulio, Coffetti, tutti indagati ma senza misura cautelare ordinata dal gip. L’ultimo, scrivono i pm, è “capace di inoculare captatori informatici nei dispositivi”.
A 47 anni dalla strage di via Fani, il caso del sequestro di Aldo Moro potrebbe presentare elementi di novità. Il legale dei familiari delle vittime, Valter Biscotti, presenterà infatti nei prossimi giorni un’istanza alla procura di Roma per chiedere di ascoltare Lauro Azzolini. In una delle intercettazioni disposte nel 2023 per un’inchiesta su un altro episodio legato alle Br – avvenuto in Piemonte – l’ex terrorista fa il nome di un’altra persona presente sul luogo del rapimento e della strage il 16 marzo 1978, un soggetto mai indagato per quei fatti. Un nome su cui le famiglie dei cinque uomini della scorta di Moro, morti per mano delle Br 47 anni fa, ora vogliono sapere di più.
“Non intendo commentare le iniziative di Biscotti in procedimenti di cui peraltro neppure mi occupo”, le poche parole dell’avvocato di Azzolini, Davide Steccanella. Le novità che presto finiranno sul tavolo dei magistrati di piazzale Clodio sono collegate all’inchiesta sul caso della Cascina Spiotta di Arzello, nell’Alessandrino, il luogo dove il 4 giugno 1975 ci fu uno scontro a fuoco tra i brigatisti e le forze dell’ordine per la liberazione dell’imprenditore vinicolo Vittorio Vallarino Gancia. Nella sparatoria rimasero uccisi l’appuntato Giovanni D’Alfonso e la brigatista Margherita Cagol, moglie di Renato Curcio. L’inchiesta, nata nel 2021 in seguito all’esposto del figlio di D’Alfonso, Bruno, ha chiuso le indagini preliminari a febbraio dello scorso anno. Nel fascicolo sono finite anche le intercettazioni effettuate dal Ros di Torino sulle persone indagate, tra cui proprio Azzolini. Nelle sue conversazioni telefoniche, l’ex brigatista – che poi a sorpresa ha ammesso la sua partecipazione nella sparatoria della Cascina Spiotta – ha fatto cenno anche all’agguato di via Fani tirando in ballo un nuovo soggetto finora mai indagato né attenzionato dagli inquirenti in tutti i processi che si sono celebrati negli anni.
“Chiedo ai magistrati della Procura di Roma di effettuare verifiche su una intercettazione del marzo del 2023 e citata in un rapporto del Ros in cui l’ex brigatista Lauro Azzolini fa riferimento ad ‘altro soggetto’ presente a via Fani quel giorno e mai indagato per quei fatti – sono le parole dell’avvocato Biscotti -. Mi chiedo che fine abbia fatto l’inchiesta della giornalista Simona Zecchi con la quale ha segnalato una intercettazione tra Azzolini e un’altra persona dove dice chiaramente che in via Fani c’era anche un altro soggetto mai indagato. I pm di piazzale Clodio in primo luogo verifichino se sia davvero Azzolini il soggetto intercettato. Dopodiché visto che l’ex brigatista, che a distanza di 50 anni si dichiara ‘sofferente’ per le sue azioni del passato, mi domando se non sia il caso che gli inquirenti lo convochino per ascoltarlo al fine di aprire una nuova indagine sulla possibile presenza di altri killer in via Fani, mai individuati”. Intanto oggi l’Italia intera ha voluto ricordare il giorno dell’agguato di via Fani, che portò poi all’omicidio di Aldo Moro. Dal presidente del Senato Ignazio La Russa al capo della Polizia, Vittorio Pisani, tutti hanno voluto omaggiare le vittime della strage di 47 anni fa sulla quale, ancora oggi, alleggiano ancora troppe ombre.