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Cronache

Terremoti in Italia: un monitoraggio costante per comprendere e prevenire

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L’attività sismica in Italia continua a essere oggetto di attento monitoraggio da parte degli esperti, con oltre 1.650 eventi registrati tra febbraio e marzo 2025. L’Italia, storicamente caratterizzata da una significativa sismicità, ha visto episodi di particolare rilievo nel Gargano e in Calabria, con sequenze sismiche che hanno attirato l’attenzione degli scienziati e delle istituzioni.

CALABRIA: UNA STORIA SECOLARE DI ATTIVITÀ SISMICA

L’evento più recente ha interessato la provincia di Catanzaro, dove tra il 13 febbraio e la metà di marzo sono state registrate 134 scosse, con una magnitudo massima di 3.4. La sequenza ha coinvolto principalmente le aree di Marcellinara, Miglierina e Tiriolo, con ipocentri compresi tra i 5 e i 13 km di profondità.

Non si tratta di un fenomeno inatteso: la Calabria è da sempre una delle aree a più alta pericolosità sismica in Italia. Eventi di grande impatto hanno segnato la sua storia, come il terremoto del 27 marzo 1638 (magnitudo 7.1) e quello dell’8 marzo 1832 (magnitudo 6.7). In epoche più recenti, scosse significative si sono registrate nel 1980, 2010 e 2019, confermando la necessità di una costante attenzione e di strategie di prevenzione adeguate.

GARGANO: IL SISMA PIÙ FORTE DEL 2025 FINORA REGISTRATO

Anche la Puglia settentrionale, in particolare il Gargano, è stata interessata da un’intensa attività sismica. Il 1° febbraio, un evento di magnitudo 4.8 ha scosso la penisola garganica, risultando finora il più forte registrato in Italia nel 2025. Il sisma è stato avvertito distintamente in gran parte della costa adriatica e ha richiamato l’attenzione su una regione geologicamente attiva, dove faglie sottomarine e costiere influenzano il quadro sismico locale.

UN QUADRO NAZIONALE IN COSTANTE EVOLUZIONE

I dati raccolti dalla Rete Sismica Nazionale mostrano un incremento dell’attività sismica nelle ultime settimane. A febbraio sono stati registrati 1.504 eventi, con una media di 53 terremoti al giorno, rispetto ai 38 di gennaio. Di questi:

  • 220 eventi hanno raggiunto o superato magnitudo 2.0
  • 44 hanno superato magnitudo 3.0

Questi numeri non rappresentano un’eccezione, ma si inseriscono in una tendenza consolidata: nel 2024 sono stati registrati 16.826 terremoti, un valore in linea con la media annuale degli ultimi cinque anni.

MONITORAGGIO E PREVENZIONE: IL RUOLO DELL’INGV

Grazie al lavoro dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), il monitoraggio continuo dell’attività sismica consente di comprendere meglio la distribuzione e l’andamento dei terremoti. Le sale operative di Roma, Napoli e Catania lavorano costantemente per raccogliere e analizzare i dati in tempo reale, fornendo informazioni essenziali alla Protezione Civile e alle istituzioni preposte alla gestione del rischio sismico.

UNA NAZIONE CHE VIBRA, MA CHE SI PREPARA

L’attività sismica di queste settimane dimostra che nessuna regione italiana è esente da fenomeni tellurici, con epicentri distribuiti lungo l’Appennino, la dorsale alpina e le aree sottomarine del Mar Tirreno e dell’Adriatico. Tuttavia, grazie alla ricerca scientifica e a strategie di prevenzione sempre più avanzate, l’Italia è in grado di affrontare questi fenomeni con maggiore consapevolezza, riducendo i rischi per la popolazione.

Mantenere alta l’attenzione, investire in edilizia antisismica e nella formazione della cittadinanza sono le chiavi per garantire una convivenza sicura con la natura dinamica del nostro territorio.

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Cronache

Sentenze oscurate, il Tar boccia il Ministero della Giustizia: anonimizzazione totale illegittima

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Un archivio pubblico delle sentenze civili, creato con milioni di euro e accessibile con Spid o Cie, ma del tutto inutile perché privo di nomi, date e riferimenti. Così il Ministero della Giustizia ha tentato di raggiungere uno degli obiettivi del Pnrr, ma ha finito per contraddirlo. E ora il Tar del Lazio annulla il decreto ministeriale che imponeva l’anonimizzazione generalizzata.

L’iniziativa del Ministero, lanciata a dicembre 2023, intendeva facilitare la diffusione dei precedenti giurisprudenziali per ridurre il contenzioso. Ma la decisione di oscurare ogni dato identificativo – inclusi i nomi di persone, società e le date – ha neutralizzato lo scopo stesso della banca dati. Un’anomalia, resa ancora più evidente dal fatto che ai magistrati è consentita la consultazione in chiaro, così come accade per le banche dati della Cassazione e della giustizia amministrativa.

A opporsi sono stati due avvocati, Flavio Mondini e Matteo Rescigno, con il supporto di docenti universitari e dell’Ordine degli Avvocati di Milano, assistiti dal legale Alessandro dal Molin, che hanno presentato ricorso al Tar del Lazio.

La sentenza: «Una scelta irragionevole e sproporzionata»

I giudici amministrativi non hanno avuto dubbi: «Non è ragionevole, proporzionata o necessaria» l’anonimizzazione totale. Tale scelta, si legge nella decisione, «rende sostanzialmente impossibile comprendere l’esatta portata delle sentenze», svuotando così di senso lo strumento.

Il bilanciamento tra privacy e trasparenza è già regolato dal decreto legislativo 196 del 2003, che vieta la diffusione dei dati dei minorenni e prevede l’oscuramento solo in casi specifici, come la tutela della dignità nei procedimenti delicati o su richiesta dell’interessato. E tale valutazione spetta ai giudici, non all’amministrazione.

Il Tar ha quindi stabilito che il Ministero non può «sostituirsi all’autorità giudiziaria nella valutazione circa la necessità di anonimizzazione», evidenziando come l’oscuramento generalizzato interferisca anche con decisioni riservate ai magistrati.

L’accordo con gli editori: una disparità intollerabile

A rendere ancora più controversa la condotta del Ministero, la concessione dell’accesso illimitato e non anonimizzato a un gruppo selezionato di editori privati. Grazie a un accordo siglato con l’Associazione Italiana Editori, alcune case editrici hanno potuto estrarre e pubblicare integralmente le sentenze, in totale controtendenza con il principio invocato per l’anonimizzazione generalizzata.

Una contraddizione macroscopica che ha pesato nella decisione dei giudici amministrativi, i quali hanno visto in questa scelta una disparità ingiustificata tra soggetti privati e la collettività.

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Due proiettili in due giorni: clima di tensione a Bacoli, intimidazioni contro la Polizia Municipale

Missive anonime indirizzate a un agente e al comandante Marialba Leone. Il sindaco Della Ragione: «Fatto gravissimo».

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Un doppio inquietante episodio scuote la quiete apparente di Bacoli. Due proiettili, inviati a distanza di ventiquattro ore, sono stati recapitati alla sede del comando della Polizia Municipale, in quella che appare come una chiara intimidazione a chi indossa la divisa.

Il primo proiettile è arrivato giovedì mattina in una busta gialla anonima, tramite posta ordinaria. Il destinatario: un agente originario di Giugliano, in servizio da circa due anni presso il comando municipale. Nessuna scritta, nessun messaggio: solo il proiettile a parlare.

Il secondo invio, con modalità simili, è giunto ieri e questa volta indirizzato direttamente al comandante Marialba Leone.

Una vicenda che ha generato preoccupazione e sconcerto, tanto da spingere il sindaco di Bacoli, Josi Della Ragione, a un commento netto:
«Un fatto gravissimo», ha dichiarato, lasciando intendere che il clima di intimidazione non sarà tollerato.

Le indagini sono affidate alle forze dell’ordine, che stanno cercando di risalire alla matrice dei due episodi. Al momento non si esclude alcuna pista: dai contrasti per questioni di ordine pubblico fino a eventuali ripercussioni legate a controlli effettuati dagli agenti sul territorio.

La città attende risposte, mentre cresce il timore per un’escalation di episodi minacciosi.

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Tragedia in via Don Bosco: investito e ucciso un funzionario della Città Metropolitana di Napoli

Stefano Giannino travolto da un taxi mentre attraversava sulle strisce. È l’ottavo morto sulle strade di Napoli dall’inizio dell’anno.

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Un’altra vita spezzata sull’asfalto. Stefano Giannino, 61 anni, stimato funzionario della Città Metropolitana di Napoli, è morto dopo essere stato travolto da un taxi ieri mattina in via Don Giovanni Bosco, mentre attraversava sulle strisce pedonali. L’uomo, tecnico geologo, era diretto come ogni giorno negli uffici dove lavorava da oltre trent’anni.

Trasportato in condizioni disperate al pronto soccorso del CTO, è deceduto poco dopo l’arrivo. Si tratta del quarto pedone ucciso a Napoli dall’inizio del 2024, e dell’ottava vittima della strada se si considerano anche motociclisti e ciclisti.

L’incidente e la dinamica

L’impatto è avvenuto alle 7:25. Giannino era appena sceso dall’autobus e aveva iniziato ad attraversare la strada sulle strisce pedonali, superando la parte posteriore del mezzo ancora fermo. A colpirlo un taxi guidato da un 48enne napoletano, che procedeva da Piazza Carlo III verso Largo Santa Maria del Pianto.

Secondo i rilievi della sezione Infortunistica della Polizia Municipale, coordinata da Vincenzo Cirillo, il taxi viaggiava a una velocità superiore ai 30 km/h, limite previsto in quell’area. L’impatto è stato violento: Giannino ha colpito il parabrezza ed è stato sbalzato a diversi metri di distanza, cadendo sull’asfalto privo di sensi. L’autista, che era senza passeggeri, si è fermato immediatamente per prestare soccorso.

Il ricordo e il cordoglio

Stefano Giannino lascia una moglie e un figlio di 23 anni. I familiari lo descrivono come un uomo serio, prudente, appassionato del suo lavoro e della sua terra, con un amore profondo per il Cilento, dove possedeva una casa di campagna. Era un funzionario esperto nella programmazione di lavori stradali e strutturali in tutta l’area metropolitana.

A ricordarlo anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che ha espresso il dolore dell’amministrazione:
«Con profondo dolore apprendo della tragica scomparsa del nostro stimato funzionario, dottor Stefano Giannino. A nome dell’intera Città Metropolitana di Napoli, esprimo le più sentite condoglianze alla famiglia e ai colleghi».

Le indagini e la rabbia delle associazioni

L’autista del taxi è stato sottoposto agli esami tossicologici, la patente ritirata e il mezzo posto sotto sequestro. Saranno fondamentali per le indagini anche le immagini della videosorveglianza e la dash cam installata a bordo del taxi. La salma è stata trasferita all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico per l’autopsia.

Nel frattempo, l’ennesimo incidente ha riacceso le proteste delle associazioni che lottano contro la violenza stradale. Da Napoli Città 30 arriva una denuncia forte:
«Le risorse economiche in campo sono imbarazzanti rispetto all’emergenza, e le soluzioni infrastrutturali adottate sono inconsistenti». Promesse nuove mobilitazioni per chiedere interventi urgenti e concreti.

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