Cinque regioni sono sotto i 10 casi, tre a zero (Basilicata, Molise e Valle d’ Aosta). Ieri i nuovi ingressi in tutta Italia sono stati 9, contro i 26 del giorno prima: un dato che non si registrava da ottobre. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 3.064, in calo di 269 unità.
L’incubo covid sembra lontano: il 15 aprile la Lombardia aveva 739 persone in terapia intensiva, scese a 390 il 15 maggio e oggi sotto quota 100. Per capire come sta evolvendo l’epidemia, in Italia solo il 3,5% dei positivi è in ospedale. I contagiati attuali sono 101.855, di cui 3.535 hanno richiesto il ricovero.
Rispetto a quest’ultima cifra, la quota di terapie intensive è in media al 13,3%, dallo zero delle tre regioni senza forme gravi al 23,1% della Provincia autonoma di Trento, seguita da Liguria e Toscana con il 22% circa.
Infine, la campagna vaccinale.
Sono state somministrate oltre 43 milioni di dosi: nella fascia over 80, l’ 84% della popolazione è protetta con due iniezioni o la dose unica di Johnson & Johnson. Peggio le altre classi di età: tra i 70-79enni solo il 42% è completamente vaccinato e si scende al 35% nella fascia 60-69, al 24% nei 50-59enni, al 16% nei 40-49enni, al 13% nei 30-39enni e all’ 11% nei 20-29enni. Appena iniziate le somministrazioni alla fascia 12-15 anni.
Tutto questo però non tiene conto dei guariti: ufficialmente oltre 4 milioni, ma si stima che possano essere molti di più. Nel Regno Unito, dove oltre la metà della popolazione adulta è vaccinata con due dosi (e l’ 80 per cento con una dose), si osserva un aumento dei contagi a causa della variante Delta (oltre 7 mila al giorno, rispetto ai 1.300 di inizio maggio). La buona notizia è che i casi gravi stanno sì aumentando, ma molto più lentamente: dai 120 di metà maggio si è toccata quota 200. Segno che i vaccini riescono a proteggere dalla malattia severa anche in caso di diffusione massiccia di una nuova variante.