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Cronache

Tentò di squartare vivo l’attore Roberto Azzurro che rifiutò le sue avances sessuali, condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione e rimesso in libertá

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La condanna a 3 anni e quattro mesi di reclusione e la liberazione dell’imputato assolto dall’accusa di porto abusivo di arma e condannato al risarcimento dei danni che saranno stabiliti ed eventualmente liquidati in sede civile. Questa é la sentenza del tribunale di Benevento inflitta all’uomo che tentò di uccidere Roberto Azzurro, un attore. “Io ho rischiato la vita e per lui solo tre anni. Ed è fuori.
Adesso ho paura” avrebbe confidato la vittima. La pena é più mite per la scelta del rito abbreviato, per il riconoscimento di un vizio parziale di mente dell’imputato e per la concessione delle attenuanti generiche. Sono circostanze che nel processo hanno tecnicamente determinato la pena che il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Benevento, Roberta Camerlengo, ha poi comminato. Sono percorsi giuridici e tecnici che un giudice é tenuto a considerare ma che suscitano indignazione nel cittadino comune. Indignazione che nella opinione pubblica si esplicita ovviamente dal momento lettura della sentenza ma che evidentemente trae linfa dalle circostanze della commissione del reato. Nel caso del ferimento dell’attore la pena non sembra commisurata alla crudeltà con cui il condannato inflisse quaranta coltellate e fece subire a Roberto Azzurro oltre quattrocento punti di sutura  per ricucirlo e rimetterlo in piedi.

Una sentenza che per Antonello Sannino di Arcigay “é una vergogna inaccettabile, contro la quale valuteremo tutte le azioni possibili anche nelle eventuali successive fasi del processo in appello”.
Paulo Francisco da Silva, 38 anni, di origini brasiliane era accusato di tentato omicidio, rapina e sequestro di persona. Azzurro aveva rifiutato le sue avance e lui lo aveva aggredito, accoltellato. Gli aveva preso le chiavi dell’auto, lo aveva caricato nel cofano e si era allontanato verso la periferia dove lo aveva abbandonato in fin di vita lungo il ciglio di una strada isolata, dopo aver cercato anche di gettarlo da un dirupo nel fiume Calore. Roberto Azzurro é vivo ancora non per miracolo ma per la straordinario forza e coraggio che ha manifestato nel momento più drammatico della sua vita, perché va lottato contro la morte che poteva portarselo via per dissanguamento viste le coltellate subite e perché ebbe la fortuna di trovare un uomo che si accorse della sua presenza sul ciglio della strada, buttato come se fosse un rifiuto. Sono queste immagini che restituiscono amarezza e rabbia verso una sentenza che il giudice ha emesso secondo scienza (sicuramente) e coscienza. Le sentenze si applicano. E si possono anche discutere e criticare. Il modo migliore per farlo però é appellarle. Per Roberto Azzurro, che ha il diritto di avere paura, la vita va avanti. Lui é a teatro. Circondato dall’affetto del suo pubblico e dai suoi tanti amici. Anzi, questo fine settimana é a Napoli. Il modo migliore per stargli vicino é andare a vederlo a teatro.

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Abusi e sevizie su 16enne, fermati un uomo e un 14enne

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Un 44enne e un 14enne sono stati fermati dalla Polizia perché, nella notte tra lunedì e martedì scorso, avrebbero commesso abusi con sevizie, filmandolo, su un ragazzo di 16 anni nello scantinato di un condominio a Milano. Nell’inchiesta della Procura del capoluogo lombardo si contestano i reati di violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona, lesioni, produzione di materiale pedopornografico. I fermi sono stati effettuati ieri.

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Torre del Greco: bracciante agricolo trovato morto, ucciso a coltellate

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Un uomo, bracciante agricolo straniero, è stato trovato morto questa mattina in via Gurgo, nella periferia di Torre del Greco. La vittima, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dagli agenti del commissariato locale e coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, è stata colpita da diverse coltellate all’interno dell’appartamento che occupava nella stretta arteria vesuviana.

Le indagini

Gli investigatori, che stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti, hanno ascoltato alcuni testimoni presenti nella zona al momento dell’accaduto. Le prime ricostruzioni suggeriscono che l’uomo potrebbe essere stato ucciso al culmine di una lite.

Grazie alle testimonianze raccolte e agli elementi acquisiti, la polizia è riuscita a individuare un altro soggetto, anche lui straniero, ritenuto coinvolto nell’omicidio.

Un caso che scuote la comunità

L’episodio ha scosso profondamente la comunità di Torre del Greco, una città già alle prese con le sfide legate all’integrazione e alle condizioni di vita dei lavoratori stranieri, spesso impiegati in agricoltura. Le indagini proseguono per chiarire le motivazioni che hanno portato alla violenta aggressione.

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Cronache

Cede il tetto, un operaio morto ed un altro ferito

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La struttura in cemento armato del tetto è venuta giù ed è crollata un’intera porzione del solaio. Il soffitto del capannone sul quale stavano lavorando ha ceduto facendo precipitare da un’altezza di circa sei metri i due lavoratori della ditta romagnola che questa mattina stava operando alla Lamberet SpA. È la filiale in provincia di Frosinone del colosso francese specializzato nella realizzazione di rimorchi – frigorifero e nella trasformazione di furgoni adattandoli al trasporto alimentare in ambiente coibentato. Uno di loro è morto, l’altro è stato trasferito in elicottero al San Camillo di Roma: la prognosi è riservata. È successo poco dopo le 11 nella zona industriale che sta a due passi dall’Autostrada A1 ed a cavallo tra le province di Frosinone e Caserta.

Un punto strategico. Su quell’impianto sono in corso lavori di ampliamento ed adeguamento che prevedono anche la rimozione dell’amianto da un vecchio stabile. È quello che stavano facendo i due specialisti: assunti in modo regolare, protocollo operativo approvato dalla Asl di Frosinone, appalti e sub appalti assegnati in base alle norme accerteranno più tardi i carabinieri. Venivano dalla Romagna i due lavoratori: entrambi stranieri e dipendenti di una ditta di Imola che li aveva inviati in trasferta. La vittima si chiamava Lulzim Buci, aveva 53 anni ed era di nazionalità albanese: abitava a Fiorenzuola d’Arda, un centro di 15mila abitanti in provincia di Piacenza. È morto prima dell’arrivo in ospedale.

Con lui c’era un cittadino del Marocco di 31 anni: è stato trasferito a Roma in eliambulanza. I carabinieri e gli ispettori Asl stanno accertando ora se siano state rispettate tutte le norme in materia di prevenzione. In serata il sindacato Filca-Cisl di Frosinone ha chiesto con urgenza “la convocazione di un tavolo di emergenza”. I carabinieri e gli ispettori Asl del Servizio di Prevenzione sul lavoro hanno acquisito questa sera il ‘Certificato di Calpestabilità’ del tetto del capannone: dal documento risulta che la copertura era sicura e poteva reggere senza difficoltà il peso dei due specialisti. Invece la struttura in cemento armato è venuta giù.

Spresal e carabinieri hanno inoltre esaminato la documentazione presentata dalla società imolese per la quale i due lavoratori infortunati lavoravano regolarmente. Il fascicolo è già stato sottoposto ad un primo esame dalla Asl, risulta completo in ogni sua parte. Tutto era stato regolarmente notificato alla Asl, accompagnato dalla documentazione necessaria. Incidente sul lavoro anche a Fano. Un uomo di circa 50 anni, imbarcato su un peschereccio della flotta di Ancona, è morto stamattina a seguito di un incidente avvenuto durante le operazioni di pesca a quattro miglia al largo di Fano (Pesaro Urbino). Secondo una prima ricostruzione il marinaio sarebbe finito in mare dopo essere stato colpito da un cavo; quando è stato riportato a bordo non c’era più nulla da fare.

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