Adesso ho paura” avrebbe confidato la vittima. La pena é più mite per la scelta del rito abbreviato, per il riconoscimento di un vizio parziale di mente dell’imputato e per la concessione delle attenuanti generiche. Sono circostanze che nel processo hanno tecnicamente determinato la pena che il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Benevento, Roberta Camerlengo, ha poi comminato. Sono percorsi giuridici e tecnici che un giudice é tenuto a considerare ma che suscitano indignazione nel cittadino comune. Indignazione che nella opinione pubblica si esplicita ovviamente dal momento lettura della sentenza ma che evidentemente trae linfa dalle circostanze della commissione del reato. Nel caso del ferimento dell’attore la pena non sembra commisurata alla crudeltà con cui il condannato inflisse quaranta coltellate e fece subire a Roberto Azzurro oltre quattrocento punti di sutura per ricucirlo e rimetterlo in piedi.
Una sentenza che per Antonello Sannino di Arcigay “é una vergogna inaccettabile, contro la quale valuteremo tutte le azioni possibili anche nelle eventuali successive fasi del processo in appello”.
Paulo Francisco da Silva, 38 anni, di origini brasiliane era accusato di tentato omicidio, rapina e sequestro di persona. Azzurro aveva rifiutato le sue avance e lui lo aveva aggredito, accoltellato. Gli aveva preso le chiavi dell’auto, lo aveva caricato nel cofano e si era allontanato verso la periferia dove lo aveva abbandonato in fin di vita lungo il ciglio di una strada isolata, dopo aver cercato anche di gettarlo da un dirupo nel fiume Calore. Roberto Azzurro é vivo ancora non per miracolo ma per la straordinario forza e coraggio che ha manifestato nel momento più drammatico della sua vita, perché va lottato contro la morte che poteva portarselo via per dissanguamento viste le coltellate subite e perché ebbe la fortuna di trovare un uomo che si accorse della sua presenza sul ciglio della strada, buttato come se fosse un rifiuto. Sono queste immagini che restituiscono amarezza e rabbia verso una sentenza che il giudice ha emesso secondo scienza (sicuramente) e coscienza. Le sentenze si applicano. E si possono anche discutere e criticare. Il modo migliore per farlo però é appellarle. Per Roberto Azzurro, che ha il diritto di avere paura, la vita va avanti. Lui é a teatro. Circondato dall’affetto del suo pubblico e dai suoi tanti amici. Anzi, questo fine settimana é a Napoli. Il modo migliore per stargli vicino é andare a vederlo a teatro.