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Musica

Taylor Swift chiude Eras Tour, ultimo show in Canada

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Letteralmente fine di un’era, quella di Eras Tour, il tour dei primati di Taylor Swift che secondo una stima di Pollstar, entro l’8 dicembre avrà incassato oltre due miliardi di dollari. E’ la tournée mondiale dagli incassi più alti di tutti i tempi e la cifra non include il merchandising. Dopo 20 mesi e oltre 150 date in cinque continenti, la popstar terrà l’ultimo concerto a Vancouver, in Canada. Per l’ultima volta Taylor stregherà i suoi fan con uno spettacolo di 3 ore 15 minuti, il più lungo della sua carriera, che si compone di 44 canzoni in rappresentanza di dieci diverse ‘ere’ del suo percorso artistico.

Nel corso del tour, Swift è stata nominata ‘Persona dell’anno’ da Time Magazine, per Apple Music è stata la sua artista dell’anno, Spotify ha rivelato che nel 2023 (anno in cui è iniziato Eras) è stata la più ascoltata a livello mondiale. Dal concerto è nato anche un film campione di incassi mentre anche Nfl, la lega football, ha capitalizzato su lei grazie alla relazione sentimentale con il tight end dei Kansas City Chiefs, Travis Kelce. Come se non bastasse, ha inciso di nuovo, ‘Speak Now’ del 2010, ‘1989’ del 2014 e ha pubblicato il suo 11/o album, ‘The Tortured Poets Department’.

Dulcis in fundo, la Swift è entrata nella lista dei miliardari di Forbes. The Eras Tour non è stato privo di incidenti di percorso. Durante la tappa in Brasile una ragazza è morta a causa di un colpo di calore così come sono saltati tre concerti a Vienna a causa di un complotto terroristico da parte dello stato islamico. Taylor non ha nascosto le emozioni di fronte all’approssimarsi della fine del suo tour.

“Sapete – aveva detto commossa ai fan durante un concerto a Liverpool – questo è il centesimo show del tour. Sono sbalordita. Non mi sembra come una statistica perché questa è sicuramente la cosa più estenuante, onnicomprensiva, ma anche quella che mi ha dato più gioia, più soddisfazione, la cosa più meravigliosa che sia accaduta nella mia vita. Questi momenti con voi”. Il mese scorso è scoppiata in lacrime a Toronto. Infine il tour ha avuto anche un impatto straordinario sul turismo, causando anche l’aumento del prezzo dei biglietti aerei in Europa. Molti fan americani hanno deciso di andare oltre oceano a causa del costo stratosferico per un biglietto in Usa.

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Estate 2025: concerti imperdibili tra star italiane e internazionali

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Il 2025 si prospetta un anno ricco di musica dal vivo con una programmazione che attraversa tutti i generi musicali e coinvolge grandi artisti italiani e internazionali. L’estate, come sempre, sarà il cuore pulsante della stagione dei live, con una serie di appuntamenti che promettono di emozionare i fan in tutta Italia.

I grandi del rock italiano: Ligabue e Vasco Rossi

Il 21 giugno Ligabue celebra due importanti anniversari alla RCF Arena di Reggio Emilia: i 30 anni di Certe notti e i 20 anni dal primo storico Campovolo. Il rocker emiliano replicherà il 6 settembre nella suggestiva cornice della Reggia di Caserta. Vasco Rossi, invece, conferma il suo dominio negli stadi italiani con il Vasco Live 2025. Il tour parte il 31 maggio da Torino e toccherà Firenze, Bologna, Napoli, Messina e Roma, con biglietti già andati a ruba.

Star internazionali in tour in Italia

Tra gli ospiti più attesi c’è Ed Sheeran, che il 14 giugno farà tappa all’Olimpico di Roma con il suo Mathematics Tour. All’Ippodromo Snai di Milano, per gli I-Days, spicca il nome dei Linkin Park, che il 24 giugno tornano in Italia dopo otto anni con il From Zero World Tour. Nello stesso festival si esibiranno anche Justin Timberlake (2 giugno) e Dua Lipa (7 giugno).

Billie Eilish incanterà l’Unipol Arena di Bologna l’8 giugno, mentre Robbie Williams porterà il suo Greatest Hits Tourallo stadio di Trieste il 17 luglio. Dopo i rinvii dello scorso anno, Bruce Springsteen infiammerà San Siro con due date imperdibili: 30 giugno e 3 luglio.

Il ritorno delle grandi voci italiane

Tra i protagonisti italiani spiccano Jovanotti, che dopo un periodo di pausa torna con il Palajova 2025 da marzo, e Cesare Cremonini, che festeggia 25 anni di carriera con un tour negli stadi tra giugno e luglio. Marco Mengoni sarà in tour con 12 date negli stadi, mentre Zucchero tornerà dal 19 gennaio ad Ancona, passando per Bari, Torino, Padova e Roma.

Ultimo stabilisce un record con tre nuove date all’Olimpico di Roma a luglio, raggiungendo 10 live totali nello stadio capitolino, il più giovane artista a ottenere un simile risultato.

Donne protagoniste

Il 2025 segna il debutto negli stadi di Elodie ed Elisa. Elodie si esibirà l’8 giugno a San Siro e il 12 giugno allo Stadio Maradona di Napoli. Elisa, invece, calcherà per la prima volta il palco di San Siro il 18 giugno.

Una stagione imperdibile

Con una lineup così ricca e variegata, il 2025 si conferma un anno straordinario per la musica live in Italia. Dagli artisti italiani che hanno fatto la storia del rock e del pop, alle stelle internazionali, ogni concerto rappresenterà un’occasione unica per celebrare la musica dal vivo.

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Economia

Artisti fantasma e playlist algoritmiche: l’enigma di Spotify

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Nel vasto mondo dello streaming musicale, dove playlist e algoritmi dominano la scena, emergono figure come Ekfat, un beatmaker islandese apparentemente emergente, con una spunta blu su Spotify e quasi 19 mila ascoltatori mensili. Un brano come Polar Circle vanta quasi 4,5 milioni di stream, ma la sua storia nasconde una verità sorprendente: Ekfat non esiste.

Dietro il nome Guðmundur Gunnarsson non si trova un musicista, ma solo un politico ed elettricista islandese. Esistono invece il conservatorio di Reykjavík e il collettivo Smekkleysa, ma la biografia di Ekfat, così come il personaggio, è una costruzione. Una storia di marketing ben orchestrata, che solleva interrogativi sull’autenticità di molti artisti presenti sulla piattaforma.

La strategia delle playlist

Ekfat non è un caso isolato. Secondo l’autrice Liz Pelly, nel suo libro in uscita Mood Machine: The Rise of Spotify and the Costs of the Perfect Playlist, il fenomeno degli artisti fantasma è diffuso. La piattaforma, tramite algoritmi e playlist curate, favorirebbe brani di artisti inesistenti o semi-sconosciuti per abbassare i costi dei diritti.

Spotify nega categoricamente queste accuse: “Non creiamo né promuoviamo artisti finti, e tutte le tracce sono concesse in licenza dai legittimi titolari dei diritti”, afferma un portavoce dell’azienda. Tuttavia, un’indagine del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha scoperto che circa 20 compositori si celano dietro oltre 500 pseudonimi, i cui brani totalizzano milioni di ascolti.

Artisti invisibili e ricompense irrisorie

Il sistema di retribuzione su Spotify non aiuta i musicisti indipendenti. Con nuove regole introdotte lo scorso aprile, chi non raggiunge i 1.000 ascolti in un anno non guadagna nulla, e per gli altri il pagamento medio è di circa 0,003 dollari per stream.

Un musicista italiano racconta: “Non ho mai visto un centesimo dai miei numeri su Spotify”. Anche quando i brani raggiungono milioni di ascolti, spesso mancano informazioni sui compositori, che hanno ceduto i loro diritti per cifre irrisorie.

L’evoluzione dell’ascolto: mood e algoritmi

Secondo Enzo Mazza, presidente della Federazione Industria Musicale Italiana, “i generi musicali tradizionali stanno perdendo importanza, sostituiti da playlist basate su mood e atmosfere”. Questa tendenza alimenta la creazione di playlist preconfezionate, in cui la differenza tra un grande nome e un artista sconosciuto si sfuma.

Un esempio positivo è quello del pianista olandese Joep Beving, il cui brano inserito nella playlist Peaceful Piano ha raggiunto 85 milioni di stream in pochi giorni, proiettandolo verso il successo. Tuttavia, molti altri artisti finiscono per essere semplici numeri in un catalogo infinito.

Il futuro: intelligenza artificiale e nuove sfide

Mazza avverte che l’industria discografica sta già affrontando la prossima rivoluzione: la musica creata dall’intelligenza artificiale. In un panorama in cui un algoritmo può comporre brani simili a quelli esistenti in modo rapido ed economico, il confine tra autentico e artificiale si assottiglia sempre più.

Intanto, un utente ha messo insieme una playlist con 49 brani di artisti apparentemente diversi, che si rivelano essere la stessa identica traccia. Un paradosso che sintetizza le sfide di un’industria musicale sempre più guidata dagli algoritmi, ma in cui autenticità e trasparenza rischiano di essere sacrificate.

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Musica

McCartney chiude il tour con Ringo Starr a Londra

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Un finale indimenticabile per il mega tour ‘Got Back’ di Paul McCartney che dopo due anni in giro per il mondo, con l’inizio a Spokane negli Usa, è approdato ieri sera alla O2 Arena di Londra con una sorpresa per le migliaia di fan presenti dell’82enne leggenda del rock: una reunion sul palco con Ringo Starr in cui i due ex Beatles hanno suonato alcuni dei successi intramontabili dei Fab Four. Subito dopo l’inizio del live – tappa conclusiva in Inghilterra dopo le due date a Manchester e un’altra nella capitale britannica – sir Paul ha chiamato “l’unico e inimitabile” batterista per ripercorrere insieme un pezzo di storia della musica, da ‘Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band’ a ‘Helter Skelter’, tra l’entusiasmo degli spettatori.

“Ho trascorso una serata fantastica, vi voglio bene”, ha detto Starr salutando il pubblico. L’esibizione con McCartney è stata il coronamento di molte altre apparizioni insieme dei due membri superstiti dei Beatles legati da un’amicizia capace di resistere al tempo e alle strade separate prese dopo gli anni mitici della band di Liverpool. In tempi recenti sir Ringo aveva partecipato alla chiusura di un altro tour dell’amico, ‘Freshen Up’ nel 2019. Ieri sera l’inossidabile McCartney ha riproposto con la sua nota esuberanza in tutto ben 40 canzoni, del repertorio personale e dei Beatles, suonando diversi strumenti.

E oltre a Starr si è unito a lui un altro big del rock: il chitarrista dei Rolling Stones Ronnie Wood. Insieme hanno proposto una versione di ‘Get Back’ e McCartney è tornato finalmente a suonare il suo basso Hofner 500/1, lo strumento rubato nel 1972 e ritrovato proprio all’inizio di quest’anno. Il suo suono inconfondibile era stato protagonista di diverse iconiche canzoni (in studio e dal vivo) dei primi Beatles, tra cui ‘Twist And Shout’, ‘Love Me Do’ e ‘She Loves You’ per poi venir sottratto quando era stato caricato su un furgone nel quartiere londinese di Notting Hill. Dopo alcuni passaggi di mano era finito nella soffitta di una casa nel sud dell’Inghilterra e la famiglia, convinta per diversi anni di possedere un vecchio basso e non quel pezzo storico, lo aveva riconsegnato al leader superstite della celebre band britannica che si era detto “incredibilmente grato”.

Tutto questo era stato possibile grazie a una campagna a livello globale per risolvere “il più grande mistero del rock and roll”, come lo avevano definito gli organizzatori del Lost Bass Project. Tanti volti noti fra il pubblico sono stati scovati dai media del Regno Unito nel concerto di ieri sera: come George Clooney, Martin Freeman e Judy Dench.

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