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Cronache

Tangenti a Milano, spunta il ‘biglietto d’istruzioni’ per Pietro Tatarella

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Un “biglietto” con le istruzioni per fare in modo che il politico di riferimento, in questo caso Pietro Tatarella, finito in carcere martedi’ con la pesante accusa di associazione per delinquere, portasse avanti dentro l’aula del Consiglio comunale milanese gli interessi dell’Amsa, azienda che si occupa di rifiuti a Milano e i cui appalti sono finiti nell’occhio del ciclone, assieme a tanti altri di societa’ partecipate, tra Milano e Varese. C’e’ anche questo ‘pizzino’ nella tentacolare indagine della Dda Milanese che sta svelando un sistema di mazzette, appalti e nomine pilotate, finanziamenti illeciti, anche grazie alla collaborazione negli ultimi giorni di imprenditori e manager, tra cui uno che prendeva “direttamente” gli “ordini” da ‘Nino’ Caianiello, finito in carcere perche’ ritenuto il “burattinaio”, la cerniera tra imprenditoria e politica e potente ras di voti di Forza Italia in Lombardia, che parlava intercettato coi vertici del partito in Lombardia ma anche, tra gli altri, col deputato leghista Matteo Bianchi (non indagato).

Intanto, il Governatore lombardo Attilio Fontana, anche lui piu’ volte intercettato al telefono con Caianiello e indagato per abuso d’ufficio, per la nomina di un suo ex socio di studio, in un filone che non ha a che fare con le mazzette, assistito dal legale Jacopo Pensa, prepara la sua difesa per l’interrogatorio davanti ai pm di domani pomeriggio. Nell’inchiesta dell’aggiunto Alessandra Dolci e dei pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri, gli inquirenti sono convinti che, dopo aver declinato una proposta corruttiva che gli fece ‘Nino’ per risolvere la “questione” di Luca Marsico, avvocato e suo ex socio, il Governatore avrebbe violato il “dovere di imparzialita’” nominandolo al Nucleo regionale di valutazione e verifica degli investimenti. Un incarico, passato per un avviso pubblico con 60 partecipanti, che per i pm Fontana assegno’ a Marsico con tanto di proposta e firma sulla delibera. Due elementi questi che, pero’, seconda la difesa, evidenziano proprio la trasparenza della procedura da parte del Governatore. In modo palese, in pratica, venne scelto un professionista competente e stimato.

Nel frattempo, dalle migliaia di pagine di atti viene a galla una miriade di casi di presunta corruzione e di spartizione di poltrone, anche sul fronte sanitario, e da un “intreccio di telefonate” dello scorso settembre, annotano i carabinieri di Monza, emerge “l’asservimento di Tatarella” che “avvicinato da Sergio Salerno”, dipendente Amsa ora in carcere, e Daniele D’Alfonso, imprenditore legato alla ‘ndrangheta, “riceve un biglietto sul quale vi sono degli appunti utili al suo intervento in aula a favore di Amsa”. Aula del consiglio comunale dove si discutevano gli effetti del ‘decreto Dignita” anche sui dipendenti Amsa. E Tatarella avrebbe seguito le indicazioni, tanto che Mauro De Cillis, dirigente Amsa arrestato, intercettato esclamo’: “In effetti e’ stato ai patti”. Dalle carte risulta pure che Caianiello diceva di essersi interessato “con il coordinatore regionale del partito, per far nominare Tatarella vicecoordinatore regionale”, carica che ora per lui e’ stata sospesa. In un’altra intercettazione, poi, ‘Nino’ si rivolgeva con tono perentorio al presidente di una societa’ partecipata di Varese, che sta collaborando coi pm: “Allora da dove iniziamo? Devi fare la nomina del revisore legale”. Tra l’altro, gia’ in un interrogatorio di due anni fa, che ha dato il via all’inchiesta, l’ex sindaco di Lonate Pozzolo (Varese) Danilo Rivolta raccontava che quell’imprenditore elargiva “abitualmente” tangenti “direttamente a Caianiello”.

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Cronache

Gianfranco Marcello è il nuovo direttore del carcere di Secondigliano

Gianfranco Marcello, già direttore degli istituti di Benevento e Ariano Irpino, è il nuovo direttore del carcere di Napoli Secondigliano. L’USPP gli augura buon lavoro e chiede collaborazione per affrontare le criticità del personale di polizia penitenziaria.

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Gianfranco Marcello, già al vertice delle case circondariali di Benevento e Ariano Irpino, è stato nominato nuovo direttore del carcere di Napoli Secondigliano. Figura di lunga esperienza nell’amministrazione penitenziaria, Marcello si è distinto nel corso della carriera per competenze operative e attenzione costante ai temi della sicurezza.

Gli auguri e le richieste dell’USPP

L’USPP ha accolto la nomina con un messaggio di benvenuto, augurando al nuovo direttore «i più sinceri auguri» e auspicando una collaborazione proficua con la polizia penitenziaria e le organizzazioni sindacali.
Il sindacato ha sottolineato l’importanza di affrontare «con la massima trasparenza» le problematiche che riguardano il personale, convinto che solo «un confronto sereno e costruttivo» possa garantire condizioni di lavoro adeguate e la tutela della dignità professionale degli agenti.

Le priorità in uno degli istituti più complessi d’Italia

Con la direzione di Secondigliano, Marcello assume la guida di uno degli istituti penitenziari più grandi e complessi del Paese, un carcere dove le sfide legate alla sicurezza, alla gestione interna e alle condizioni del personale richiedono equilibrio, fermezza e capacità di coordinamento.
Le aspettative sono alte, ma l’esperienza maturata negli anni rappresenta una solida premessa per affrontare questo nuovo incarico.

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Cronache

Camorra 2.0 nel Nolano: l’ingegnere del clan imponeva consulenze e controllava le compravendite

L’indagine nel Nolano rivela un nuovo sistema di estorsioni “2.0”: un ingegnere del clan imponeva consulenze e progetti nelle compravendite immobiliari. Emersa anche una rete criminale sul gioco online.

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L’indagine nel Nolano rivela un nuovo sistema di estorsioni “2.0”: un ingegnere del clan imponeva consulenze e progetti nelle compravendite immobiliari. Emersa anche una rete criminale sul gioco online.

Suggerimento immagine (corpo 3)

Foto dell’ingresso del Tribunale di Napoli o immagine generica delle forze dell’ordine durante un’operazione, senza volti riconoscibili.


Camorra 2.0 nel Nolano, l’ingegnere del clan imponeva consulenze obbligate

Dal ‘porta a porta’ al metodo professionale

Niente più estorsioni tradizionali, ma un sistema “sofisticato”, che si infiltra nell’economia attraverso professionisti. È quanto emerso dall’indagine sulla camorra nel Nolano: un giovane ingegnere, rampollo del clan, utilizzava il proprio studio tecnico per imporre consulenze e progetti nelle compravendite e nelle pratiche edilizie.
«Un metodo aggiornato di estorsione», ha spiegato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri. Non richieste esplicite di denaro, ma l’obbligo di ingaggiare lo studio del clan per qualsiasi operazione immobiliare.

Pressioni anche sulla Curia di Nola

Il sistema era così radicato da coinvolgere anche la Curia di Nola. Quando l’ente ecclesiastico decise di vendere un terreno, fu costretto a subire la pressione dell’ingegnere legato al clan Russo.
Un controllo capillare, silenzioso e costante, che permetteva all’organizzazione di orientare affari e transazioni sul territorio.

L’alleanza criminale tra Russo e Licciardi

Il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno ha sottolineato come l’indagine abbia rivelato una collaborazione strategica tra i Russo del Nolano e i Licciardi, parte dell’Alleanza di Secondigliano.
L’asse criminale si concretizzava soprattutto nel settore del gioco d’azzardo. I due clan gestivano piattaforme online, reti di agenti e centri scommesse clandestini. Chi non pagava la quota dovuta veniva minacciato.

Scommesse online e struttura capillare

Secondo gli investigatori, il sistema era ormai industriale: siti dedicati, raccolta delle giocate fuori dai circuiti legali, gestione dei profitti e redistribuzione interna. Un giro d’affari enorme, controllato dai vertici clanici e protetto da una rete di intermediari.

Indagini su Caf e pratiche dei migranti

L’inchiesta non è chiusa. Restano accesi i fari su un Centro di Assistenza Fiscale e sulle pratiche relative ai migranti, che potrebbero nascondere ulteriori infiltrazioni criminali.

Un territorio che non denuncia

«L’agro Nolano è solo apparentemente tranquillo», ha detto il maggiore Andrea Coratza, comandante del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna.
«La realtà è che nessuno denuncia».
Un silenzio che permette alla camorra di radicarsi, evolversi e controllare interi settori dell’economia locale.

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Cronache

Camorra a Nola, minacce al dirigente comunale: l’inchiesta svela il controllo del clan Russo

Nell’indagine che ha portato a 44 arresti nel Nolano emerge la minaccia a un dirigente comunale: il clan Russo controllava pratiche edilizie, affari immobiliari e gioco d’azzardo.

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Nell’indagine che ha portato a 44 misure cautelari nel Nolano compare anche una frase minacciosa rivolta da un ex consigliere comunale al direttore tecnico del Comune di Nola: «Stai attenta a quello che fai». L’uomo, oggi ai domiciliari, secondo gli investigatori parlava «per conto del clan Russo» e chiedeva alla dirigente di chiudere un occhio su alcune pratiche edilizie di interesse del gruppo criminale.
La donna, un ingegnere, è stata l’unica a sporgere denuncia durante le attività investigative, come precisato dai carabinieri.

Il quadro ricostruito dagli investigatori

Per il generale Biagio Storniolo, comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli, l’indagine mostra «la chiara lettura di una camorra che opera controllando tutte le attività sul territorio». Un sistema criminale che non si limita all’intimidazione, ma che «si evolve e cresce, infiltrandosi nell’imprenditoria, nel tessuto economico e nel settore immobiliare, dalle compravendite al gioco d’azzardo».

Un’organizzazione che agisce con metodi raffinati

Il tenente colonnello Paolo Leoncini, comandante dei Carabinieri di Castello di Cisterna, ha evidenziato come il clan operasse «con metodi raffinati», dimostrando «grandi capacità organizzative», e come anche le indagini si siano avvalse di avanzate tecnologie informatiche per ricostruire il sistema di potere e le pressioni sugli uffici pubblici.

Un territorio sotto pressione

L’inchiesta conferma l’obiettivo del clan Russo: condizionare pratiche, affari e attività economiche, insinuandosi nella macchina amministrativa e utilizzando intimidazioni mirate per garantirsi controllo e profitti.

Ovviamente siamo nel campo delle accuse e gli indagati hanno diritto ad essere considerati, in questo stato del procedimento, non presunti colpevoli ma ancora innocenti fino a sentenza definitiva.

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