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Esteri

Talebani alle porte di Kabul, Ghani annuncia negoziati

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Una “rimobilitazione” dell’esercito per resistere all’avanzata dei Talebani e allo stesso tempo l’avvio di “consultazioni” per arrivare a un cessate il fuoco che risparmi a Kabul un attacco sanguinoso degli insorti. Sono segnali contrastanti quelli lanciati dal presidente afghano Ashraf Ghani in un discorso televisivo di fronte all’avanzata apparentemente inarrestabile delle forze jihadiste, le cui avanguardie, secondo fonti locali, si troverebbero a non piu’ di 11 chilometri dalla capitale. Intanto le ambasciate occidentali smobilitano. L’Italia ha avviato le misure per il rientro del personale della sede diplomatica, mentre rimarra’ un presidio presso l’aeroporto di Kabul, dove si stanno trasferendo la maggior parte altre ambasciate. Anche gli Usa hanno iniziato l’evacuazione dei loro diplomatici: secondo media americani, alcuni membri dello staff sono gia’ arrivati all’ aeroporto, protetto dalle truppe americane. Gli Usa hanno elevato da 3.000 a 5.000 il numero dei soldati da impiegare per un ritiro “ordinato e sicuro” del personale americano e alleato e per gli afghani che hanno aiutato l’esercito statunitense. E il presidente Joe Biden ha avvertito i Talebani che “ogni azione che mette a rischio il personale Usa o la nostra missione (diplomatica, ndr) ricevera’ una rapida e forte risposta militare Usa”. L’ambasciata italiana ha inoltre invitato tutti i connazionali a lasciare il Paese, mettendo a loro disposizione per domani un volo dell’Aeronautica militare. Mentre e’ stato deciso che i visti per gli ex collaboratori afghani non saranno piu’ concessi dall’ambasciata a Kabul ma direttamente a Roma. A Kabul “si respira grande preoccupazione, chi puo’ prova a fuggire e gli aerei sono pieni”, ha detto Alberto Zanin, medical coordinator dell’ospedale di Emergency. Lunghe file si sono formate davanti alle banche per ritirare denaro. Washington afferma che Kabul non e’ oggetto di una “minaccia imminente”, ma il personale della sua sede diplomatica e’ al lavoro per distruggere documenti riservati e simboli americani che potrebbero essere usati a scopi di propaganda dai Talebani. Anche Gran Bretagna, Spagna, Germania e Olanda stanno riducendo al minimo il loro personale. In arrivo a Kabul per assistere nelle evacuazioni sono anche truppe britanniche, tedesche e australiane. I Talebani hanno annunciato di essersi impadroniti dei capoluoghi di altre tre province, quelle di Patika e Paktika nel sud e quella di Kunar nell’est. Ma per loro il successo piu’ importante della giornata e’ la conquista di Mazar-i Sharif, nel nord. Secondo residenti contattati dall’agenzia Afp, gli insorti sono entrati anche in questa che e’ la quarta citta’ del Paese e tradizionale roccaforte delle milizie anti-Talebani, tra cui quelle del signore della guerra Abdul Rashid Dostum, di etnia uzbeka. Attualmente 26 dei 34 capoluoghi del Paese sono caduti nelle mani dei Talebani e, secondo una rappresentante del consiglio provinciale locale, le avanguardie degli insorti si sono spinte fino al distretto di Char Asyab, 11 chilometri a sud di Kabul. Intanto un tentativo di controffensiva governativa e’ segnalato a Kandahar, nel sud, caduta nelle mani dei Talebani due giorni fa. Combattimenti, ha riferito Alda Cappelletti, direttore delle operazioni dell’ong Intersos, sono segnalati intorno all’aeroporto, una ventina di chilometri a sud-est della citta’. Sul piano diplomatico, il ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ha incontrato il capo dell’ufficio politico dei Talebani, invitando gli insorti ad accettare un cessate il fuoco. Alcuni giorni fa il governo di Kabul si era detto pronto anche a condividere il potere pur di arrivare ad una tregua, e nel suo discorso televisivo il presidente Ghani ha detto che “consultazioni” sono in corso per trovare una “soluzione politica”. Ma non ha fatto alcun cenno alla possibilita’ di farsi da parte per favorire un compromesso.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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Israele attacca l’Iran, forti esplosioni nei pressi di Esfahan

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La televisione ufficiale iraniana riporta “forti esplosioni” nei pressi di Esfahan. L’Iran ha attivato la propria difesa aerea dopo le notizie di un’esplosione. Lo stato islamico ha anche chiuso lo spazio aereo su Teheran e altre città. Attacchi nel sud della Siria vengono registrati da attivisti locali citati dall’Afp.

Alcuni droni sono stati “abbattuti con successo” dalla difesa aerea iraniana, ma non ci sono informazioni riguardo un possibile attacco missilistico “al momento”. Lo afferma il portavoce dell’agenzia spaziale iraniana. “Al momento non c’è stato alcun attacco aereo al di fuori di Esfahan e in altre regioni del Paese”, ha detto Hossein Dalirian in un messaggio pubblicato su X. I siti nucleari nei pressi di Esfahan sono in “totale sicurezza”. Lo rendono noto le autorità iraniane citate dai media locali.

Tre funzionari iraniani hanno confermato che un attacco ha colpito una base aerea militare vicino alla città di Esfahan, nell’Iran centrale, ma non hanno detto quale Paese abbia organizzato il raid.

Una fonte militare ha riferito a Fox News che l’attacco israeliano condotto in Iran è “limitato”. Il Pentagono, per il momento, non ha ancora confermato il raid.

L’esercito israeliano ha affermato di non voler commentare “per il momento” le esplosioni registrate nei pressi di una base militare nel centro dell’Iran. “Non abbiamo alcun commento da fare per il momento”, ha detto un portavoce dell’esercito”.

La base ospita da tempo la flotta iraniana di F-14 Tomcat di fabbricazione americana, acquistati prima della rivoluzione islamica del 1979. Nella zona di Esfahan ci sono anche siti associati al programma nucleare iraniano, compreso il sito sotterraneo di arricchimento di Natanz, che è stato ripetutamente preso di mira da sospetti attacchi di sabotaggio israeliani. Tuttavia, la televisione di stato iraniana ha descritto tutti i siti della zona come “completamente sicuri”.

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‘Strategia del tritacarne, i russi morti sono 50.000’

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Mentre il mondo guarda con apprensione al Medio Oriente e a un’eventuale escalation con l’Iran, l’Ucraina continua a essere uno spaventoso terreno di battaglia. Con Vladimir Putin disposto a perdere la vita di migliaia di soldati pur di avanzare la linea del fronte con quella che la Bbc definisce la “strategia del tritacarne”: mandare ondate di soldati senza sosta in prima linea per cercare di logorare le forze ucraine ed esporre la loro artiglieria. Con il risultato di aver superato finora “la soglia di 50.000 caduti”. Nelle ultime ore anche le forze di Kiev hanno colpito in profondità in Russia – fino a danneggiare una fabbrica di bombardieri Tupolev in Tatarstan, stando ai servizi speciali ucraini – e in Crimea, dove secondo media e blogger locali “circa 30 militari russi sono rimasti uccisi e 80 feriti in un attacco notturno all’aeroporto militare di Dzhankoy”, che avrebbe “distrutto un deposito di missili Zircon e S-300”.

In mattinata la rappresaglia di Mosca si è scagliata ancora una volta sui civili, con un triplo raid su Chernihiv, città nel nord dell’Ucraina, una delle più antiche del Paese: i missili russi hanno colpito palazzi residenziali vicino al centro, un ospedale e un istituto scolastico, causando almeno 17 morti, oltre 60 feriti – tra cui tre bambini – e un numero imprecisato di dispersi sotto le macerie dove per tutto il giorno hanno lavorato i servizi di emergenza.

La strage ha suscitato l’ira di Volodymyr Zelensky, impegnato a chiedere con insistenza agli alleati europei e americani di rafforzare la difesa aerea ucraina: “Questo non sarebbe successo se avessimo ricevuto abbastanza equipaggiamenti di difesa antiaerea e se le determinazione del mondo a resistere al terrore russo fosse stato sufficiente”, ha tuonato il presidente sui social, esprimendo sempre più rabbia e frustrazione, soprattutto all’indomani delle manovre occidentali sui cieli di Israele per difenderlo dall’Iran. Di questo passo, e con il morale delle truppe sempre più indebolito dalle “cupe previsioni” di guerra, il fronte ucraino potrebbe collassare “la prossima estate quando la Russia, con un maggior peso numerico e la disponibilità ad accettare enormi perdite, lancerà la sua prevista offensiva”, riferiscono diversi alti ufficiali di Kiev a Politico. Insomma, Mosca ha messo in conto di poter perdere un alto numero di militari anche con la cosiddetta “strategia del tritacarne”.

Strategia che, stando a un conteggio realizzato da Bbc Russia, dal gruppo di media indipendenti Mediazona e volontari – che hanno scovato i nomi dei caduti anche sulle tombe recenti nei cimiteri – avrebbe già portato il bilancio dei militari di Putin morti in Ucraina (esclusi i separatisti filorussi del Donbass) oltre la soglia dei 50.000, con un’accelerazione del 25% in più nel secondo anno di invasione. “Il bilancio complessivo è 8 volte superiore all’ammissione ufficiale di Mosca – sottolinea l’emittente britannica -. Ed è probabile che il numero sia molto più alto”.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha rivendicato il segreto di Stato sull'”operazione militare speciale”, come del resto nemmeno Kiev pubblicizza il numero dei suoi caduti: l’ultima cifra ufficiale risale a febbraio, quando Zelensky parlò di 31.000 soldati rimasti uccisi. Neppure stavolta Mosca ha confermato le notizie riportate dei trenta soldati russi che sarebbero morti nell’attacco alla base aerea in Crimea, che secondo i blogger russi di Rybar, vicino all’esercito del Cremlino, avrebbe centrato e danneggiato l’obiettivo con 12 missili Atacms forniti a Kiev dagli Stati Uniti. Il ministero della Difesa russo ha tuttavia smentito che droni dell’intelligence militare ucraina abbiano colpito la fabbrica di Tupolev nel Tatarstan, nell’est della Russia: al contrario ha precisato di aver “distrutto un drone ucraino, nella stessa area”, prima che potesse causare danni.

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