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Taglio dei parlamentari, si va in Aula per votare e Di Maio teme agguati

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Il Parlamento italiano si avvia a votare definitivamente il taglio del numero degli eletti ma alla vigilia della discussione in Aula il clima tra le forze politiche si arroventa. Le forze di maggioranza arrivano al voto con un accordo sostanziale sulle riforme costituzionali che dovranno accompagnare la riduzione del numero degli eletti, elemento dirimente per votare a favore, ma Luigi Di Maio ne approfitta per sfidare la Lega e tutto il centrodestra sul provvedimento, vessillo del Movimento. “Non mi aspetto solo un voto di maggioranza, ma un voto trasversale del Parlamento”, sottolinea il capo politico del M5s che punta l’indice: “Leggo di alcune forze politiche che vorrebbero assentarsi, di parlamentari di opposizione che non vorrebbero venire in Aula. Vorra’ dire che hanno scelto le poltrone al cambiamento”.

Un messaggio diretto a centrodestra, alla Lega che ha sempre votato a favore e anche a Fratelli d’Italia. Una prova di forza rischiosa, considerato anche che al Senato la maggioranza di governo rischia sul voto sul decreto imprese, quello che contiene la norma molto avversata dai parlamentari 5 Stelle sulla proroga al 2023 dell’impunita’ penale di Arcelor Mittal. “Il governo la stralci” mette in guardia l’ ex M5s Paola Nugnes. Ma intanto, alla vigilia dell’avvio della discussione in Aula, alla Camera, (lunedi’ alle 10 parte la discussione generale e martedi’ pomeriggio iniziano le dichiarazioni di voto) il blog delle Stelle lancia il suo siluro contro i “campioni di assenteismo”. “Avranno il coraggio di votare insieme a noi?” chiede il blog M5s che cita alcuni dati di Openparlamento, in cui figurano anche nomi “insospettabili” come quello di Giorgia Meloni. “La leader di Fratelli d’Italia e’ molto presente sui social e sulla stampa, ma dovrebbe spiegare come mai con il 74.91% di assenze alla Camera ha saltato ben 3.260 votazioni su 4.352!”. Lei replica furibonda: “Secondo voi perche’ il M5s si mette ad attaccare frontalmente l’unico partito che ha votato la proposta dall’inizio pur essendo all’opposizione? Sono cretini o cercano di affossare la legge? Forse, come spesso accade con i grillini, dicono una cosa per prendere i voti ma poi lavorano sottobanco per farne un’altra?”. E poi la sfida: “Se il Pd, Leu e Italia viva fanno mancare i numeri, faranno cadere il governo?”. Il timore di qualche defezione, anche nella maggioranza, in effetti, resta. La riforma per essere approvate richiede, come previsto dalla Costituzione la maggioranza assoluta nella seconda lettura, 316 voti. La Lega potrebbe decidere di non votare: da giorni sono in “sciopero”, disertando le sedute, per protestare contro l’assegnazione del reddito di cittadinanza alla ex Br Federica Saraceni. E Salvini deve ancora decidere se per l’occasione fare un’eccezione. Ma anche nel Pd e in Leu, c’e’ qualche mal di pancia, nonostante sia stato gia’ raggiunto l’accordo sul documento che traccia gli impegni sulle riforme costituzionali richieste per controbilanciare il taglio. Italia viva votera’ a favore. “Non capisco che dubbi ci possano essere: c’e’ un impegno della maggioranza e dunque voteremo”, assicura la capogruppo Maria Elena Boschi. Il centrodestra, reduce da un vertice con Berlusconi, molto probabilmente si coordinera’. Il capogruppo in Commissione, Francesco Paolo Sisto annuncia una decisione entro martedi’, quando si tornera’ a riunire il gruppo. “Cambiamo!”, la nuova formazione di Giovanni Toti, ha invece gia’ sciolto la riserva per il Si’.

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Arriva la legge italiana sull’Ia, sconti ai ricercatori

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L’Intelligenza artificiale rivoluzionerà la vita di tutti e il governo italiano vara la prima legge che comincia a mettere dei paletti per evitare che lo sviluppo della tecnologia più attesa, e allo stesso tempo più temuta, vada fuori controllo. Dall’ingresso dell’Ia nei settori della giustizia e della sanità, all’accentramento della regia a Palazzo Chigi, il provvedimento declina il regolamento europeo AI Act lasciando l’uomo al centro di ogni processo decisionale. E per attrarre gli esperti, estende le agevolazioni fiscali per i rimpatriati anche a chi ha lavorato sull’Ia all’estero. Inoltre, introduce un nuovo reato: reclusione da 1 a 5 anni per chi crea danno con Ia.

Il sottosegretario per l’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, ha spiegato che il ddl definisce chi elabora la strategia (Palazzo Chigi), chi monitora e vigila (l’Agenzia per l’Italia digitale e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale che diventano Autorità nazionali per l’intelligenza artificiale) e chi notifica e sanziona. “Crediamo che sia un prodotto di buona qualità”, ha detto Butti, “realizzato con la collaborazione di tutti” gli interessati, ministeri compresi. Tanto che, in conferenza stampa, è il ministro della Giustizia Carlo Nordio a spiegare la stretta sul codice penale che si aggiorna alla nuova tecnologia: “L’aspetto penale può essere devastante perché può creare una realtà che non è più virtuale ma reale” e allora “per questo interviene la norma penale”. E l’uso dell’Ia per alcuni reati diventa un aggravante.

Come annunciato dalla premier Giorgia Meloni già il mese scorso, l’Italia punta allo sviluppo dell’Ia con un miliardo di euro grazie all’impegno di Cdp, e in particolare di Cdp Venture Capital. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha spiegato che “si affronta anche il tema dell’impatto dell’Ia nel mondo delle imprese soprattutto tenendo conto che abbiamo oltre 4 milioni di Pmi che devono essere messe nelle condizioni di usare appieno queste tecnologie”. Il provvedimento, ha detto Urso, “indirizza un miliardo di euro del fondo innovazione al venture capital gestito da Cdp da un lato per facilitare la nascita di start up e di far crescere start up esistenti che operano nell’Ia, e dall’altro per consentire la nascita di un campione nazionale cone fanno altri paesi Ue”. Il ddl, suddiviso in 25 articoli, affida la regia sul tema a Palazzo Chigi.

Oltre a una serie di norme a tutela del diritto d’autore, altre sono pensate per guidare la diffusione dell’Ia nel mondo del lavoro, ricordando che “è al servizio della persona ed è impiegata per migliorare le condizioni di lavoro”, anche se ha come obiettivo “accrescere la qualità delle prestazioni lavorative e la produttività delle persone”. Viene poi disciplinata la sua introduzione nei diversi settori, ad esempio per semplificare e organizzare il lavoro giudiziario, precisando che il magistrato ha sempre la decisione finale “sull’interpretazione della legge, sulla valutazione dei fatti e delle prove e sulla adozione di ogni provvedimento”. Stesso ragionamento per sanità e pubblica amministrazione: l’Ia farà da “supporto” nei processi di prevenzione, diagnosi, cura e scelta terapeutica, lasciando al professionista sanitario ogni decisione, così come nella Pa.

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Riforma Giustizia a metà maggio, le ipotesi dal vertice

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Concorsi in magistratura separati, due Csm con aumento del numero dei membri laici e il sorteggio dei togati, oltre a una modifica per la discrezionalità dell’azione penale. Sono in via di definizione le varie ipotesi sul tavolo della nuova riforma costituzionale della Giustizia, ovvero quella che prevede la separazione delle carriere dei magistrati. Dopo il vertice tecnico delle ultime ore in via Arenula, viene confermata l’intenzione (e la possibilità) del governo di presentare il provvedimento entro la prima metà di maggio, così come annunciato dal ministro Nordio. Nulla è ancora chiuso e il confronto sulle varie proposte resta aperto: non ci sarebbe quindi nulla di progettuale e sarebbero ancora in corso valutazioni.

Ma alcuni capisaldi già ci sono. Del resto meno di un mese fa il Guardasigilli aveva già sottolineato che la separazione delle carriere – la quale prevede distinti percorsi tra i magistrati giudicanti e quelli requirenti – sarà “consustanziale alla riforma del Consiglio della magistratura, quindi due Csm separati”. Ed essendo costituzionale, il provvedimento avrà un iter più lungo. Tra le ipotesi, ci sono la previsione di concorsi di accesso separati per i magistrati e dei due distinti Consigli superiori della magistratura (quella giudicante e quella requirente). Sempre secondo le valutazioni in campo, vi è l’aumento del numero dei membri laici dei Consigli, almeno un quarto nominati dal Parlamento, oltre al sorteggio dei togati.

E solo qualche giorno fa Nordio aveva auspicato che, “se domani dovessimo arrivare a una riforma costituzionale, fosse inserito il ruolo fondamentale che hanno gli avvocati”. Ancora aperto il dibattito sulla presidenza dei due Csm: anche se resta prevalente l’ipotesi che resti il presidente della Repubblica a presiederli, non si può ancora escludere l’eventualità che la scelta ricada sul primo presidente della Corte di Cassazione e sul procuratore generale presso la Corte, entrambi rispettivamente per i due distinti Consigli. Una ulteriore riflessione potrebbe essere dedicata all’esercizio dell’azione penale e alla sua discrezionalità. Il proposito potrebbe essere quello di riformare l’articolo 112 della Costituzione, in cui è attualmente prevista l’ ‘obbligatorietà’ dell’azione penale, introducendone invece la ‘discrezionalità’, la quale in questo senso attuerebbe pienamente il sistema accusatorio. E le priorità di questo esercizio potrebbero ad esempio essere stabilite per legge.

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In Basilicata Bardi vince col 56,6%, Fdi primo partito col 17,3% mentre al Pd va il 13,8%

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Il candidato del centrodestra Vito Bardi è stato confermato governatore della Basilicata con il 56,63% dei voti, secondo i risultati definitivi dello scrutinio delle elezioni regionali. Piero Marrese del centrosinistra ha ottenuto il 42,16% dei consensi. Al terzo candidato Eustachio Follia è andato l’1,21%.  Fratelli d’Italia risulta il partito più votato, con il 17,39%.  Segue il Partito democratico col 13,87%.  Nella coalizione di centrodestra Forza Italia ottiene il 13,01% dei voti, mentre la Lega si ferma al 7,81% dei consensi seguita da Azione con il 7,51%. Nel centrosinistra il Movimento 5 stelle ottiene il 7,66%, dietro a Basilicata casa comune (11,18%).

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