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Supercoppa, la polemica sulla partita a Gedda non si placa: c’è chi chiede alla Lega di non far giocare Juve e Milan

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La finale di Supercoppa italiana in programma a Gedda in Arabia Saudita il prossimo 16 gennaio ha stimolato l’ipocrisia italiana. Tutti a fare  polemica sull’accesso allo stadio delle donne solo in appositi settori. Tutti lo sapevano, se ne sono accorti da qualche giorno un po’ di politici a corto di argomenti e così, con ipocrita bipartisan, hanno deciso di far passare la sfida calcistica tra i campioni d’Italia della Juventus ed il Milan dell’ex bianconero Higuain in secondo piano. Tanto da infiammare sia la politica che lo stesso mondo del calcio sull’opportunità di giocare o meno la partita al King Abdullah, uno dei piu’ grandi del paese, dopo la ‘scoperta’ che i biglietti sono stati divisi in due categorie “singles” e “Families”: i primi sono riservati ai soli uomini, come il grosso dello stadio, mentre i secondi sia a uomini che donne. E domani si terra’ un sit-in di protesta davanti alla sede della Juventus alla Continassa: iniziativa dal titolo ‘I diritti delle donne scendono in campo’ promossa da +Europa Torino e dai Radicali Italiani. Una discriminazione quella sulle donne e sui suoi diritti civili in Arabia Saudita naturalmente ben nota, ma in questo caso a far discutere e’ la necessita’ di giocare comunque una partita di calcio, seppur pagata a peso d’oro (sette milioni di euro), in un paese entrato di recente nell’occhio del ciclone internazionale anche per la morte del giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi, ucciso su ordine del regime nel consolato saudita a Istanbul lo scorso 2 ottobre. Un match che sara’ trasmesso in diretta dalla Rai e che ha chiamato in causa oggi il presidente della Vigilanza della Tv pubblica, Alberto Barachini il quale ha rivolto un invito ”alla Rai a porre la dovuta attenzione nella scelta della propria offerta, in modo che i contenuti trasmessi riflettano sempre, sotto tutti i profili, i principi della nostra Costituzione e in particolare il rispetto dei diritti dell’uomo”. A chiedere al governo di fare chiarezza è poi il segretario dell’Usigrai Vittorio di Trapani: “Il governo compia un atto nel rispetto della nostra Costituzione e chieda alla Lega Calcio di non giocare la Supercoppa in Arabia Saudita”. E che a Gedda non si doveva giocare e’ l’opinione pure del ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno: “Non bisogna accettare queste discriminazioni. Chi accetta le discriminazioni ne diventa complice. Dobbiamo stare molto attenti a non derubricare questi fenomeni”. A chiedere alla Farnesina di fare chiarezza e’ invece il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni:”Visto che i vertici del nostro calcio non ci riescono, sia la Farnesina a fare chiarezza: il ministero degli Esteri si assuma la responsabilita’ di comunicare se le donne, in occasione della Supercoppa italiana che si disputera’ il 16 gennaio in Arabia Saudita, non saranno ammesse da sole allo stadio o se invece saranno ammesse solo in un settore separato da quello degli uomini”. Ad andare controcorrente il sottosegretario agli Esteri Manlio di Stefano secondo cui si tratta ”di una polemica quantomeno ridicola per chi abbia una seppur minima conoscenza del mondo. Io non ne posso piu’ dell’ipocrisia dilagante in tutti i settori della societa’ del mondo. Prima di tutto – spiega il sottosegretario pentastellato – le autorita’ coinvolte hanno gia’ chiarito che i settori saranno si’ riservati ma le donne potranno comunque accedere allo stadio da sole, senza accompagnamento maschile. Ma anche se cosi’ non fosse vi state accorgendo solo oggi che nei Paesi dove vige la sharia le liberta’ personali sono limitate?”. Per il presidente dell’Associazione italiana calciatori Damiano Tommasi questo caso ”e’ una occasione per mettere delle regole in futuro” puntualizzando il fatto che ”non sono stati i calciatori a scegliere Gedda per la finale”.

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Luna Rossa sconfitta, in America’s Cup va Ineos

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Luna Rossa è stata sconfitta nell’undicesima regata della finale della Louis Vuitton Cup, concedendo a Ineos Britannia (foto imagoeconomica) il punto decisivo del 7-4, per la vittoria nella Louis Vuitton Cup. Saranno dunque gli inglesi a contendere l’ America’s Cup ai detentori di Team New Zealand.

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Addio a Lea Pericoli, la ‘Divina’ del tennis italiano

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Il tennis italiano dice addio a Lea Pericoli, la Divina. Così l’aveva soprannominata Gianni Clerici, per l’eleganza che emanava in campo e nella vita. E ancor più oggi, nel giorno del lutto per la sua morte a 89 anni, riaffiora il ricordo delle sue tenute, un inno a grazia e bellezza: gonnelline in piume di struzzo, visone, petali di fiori. Capi firmati, che spesso meritavano la prima pagina quanto i successi sportivi. Ma con la racchetta tra le mani Lea si trasformava. Pioniera del tennis moderno non solo nell’abbigliamento, diventava tenace e combattiva. Nata il 22 marzo 1935 a Milano, era però cresciuta in Etiopia, dove si era trasferita a due anni con la mamma Jole, al seguito di papà Filippo, in Africa per lavoro.

E ad Addis Abeba aveva scoperto il tennis, su un campo fatto costruire dal padre. Tornata in Italia, lo sport non era la sua unica attività: lavorava come segretaria in una ditta di import-export a Milano. Nel suo palmares 27 titoli vinti ai Campionati italiani. Per ben quattro volte negli ottavi di finale nel singolare al Roland Garros, è poi arrivata in semifinale nel doppio e nel doppio misto. A Wimbledon per tre volte è entrata negli ottavi nel singolare, due volte nel doppio misto e una volta nei quarti nel doppio. Si era ritirata a 40 anni, dopo essere stata per un ventennio regina del tennis in Italia, alla cui diffusione e popolarità ha contribuito più di chiunque altro.

Lasciata la racchetta per la penna ed il microfono, aveva confermato la sua classe innata in ambito giornalistico segnalandosi per competenza, professionalità e buon gusto. In tv fu la prima donna a commentare una partita di tennis su Telemontecarlo. E scrisse per ‘Il Giornale’, dopo essere stata scoperta da Indro Montanelli. Appassionata giocatrice di golf, non va dimenticato il ruolo di testimonial nella lotta al cancro, nel quale l’aveva coinvolta Umberto Veronesi: malattia che aveva vissuto sulla propria pelle, e battuto. Nel 1973, sei mesi dopo l’operazione per un carcinoma, riconquistò il titolo italiano. Pericoli fu protagonista, tra gli anni ’55 e ’75, di un tennis ben lontano dai premi milionari di oggi, dove al massimo si poteva aspirare ad un invito e il viaggio pagato.

“Ma c’era tanta allegria, tanta voglia di vivere, di vincere e battere pure la fame” aveva ricordato in occasione degli 80 anni. E poi le sue famose tenute. Non negava di aver acquisito notorietà anche grazie a questi vestiti molto particolari, stravaganti. Consapevole, però, che non bisognava esagerare, soprattutto contro avversarie molto forti, “come Billie Jean King”, raccontava, perché “se perdi con un vestito un po’ ose’ la stampa ti crocifigge”. Alcune sue ‘mises’, disegnate dallo stilista inglese Ted Tinling, sono esposte nel Victoria and Albert Museum di Londra.

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Europa League: Lazio forza 4, Nizza battuto sotto il diluvio

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La Lazio concede il bis e, dopo aver avuto la meglio sulla Dinamo Kiev all’esordio, nella seconda giornata dell’Europa League si sbarazza anche del Nizza con un netto 4-1 che consente ai biancocelesti di salire a quota 6 punti. Sotto il diluvio che si abbatte sull’Olimpico gli uomini di Baroni dimostrano di essere più forti andando subito avanti con Castellanos e Pedro – dopo aver colpito due pali con l’argentino e con Vecino – e poi, ancora con il numero 11, a chiudere la pratica dopo dieci minuti dall’avvio della ripresa prima che Zaccagni cali il poker dal dischetto. Baroni opta per il turnover cambiando 8 titolari rispetto alla vittoria di Torino mentre il Nizza si affida ai guizzi dell’ex Sassuolo Boga e Bouanani per innescare Moukoko. I ritmi sono subiti alti, soprattutto per merito della Lazio.

Che mette subito in mostra quelli che saranno i protagonisti assoluti, Castellanos e Pedro. E’ proprio l’argentino a scaldarsi per primo con un colpo di testa che colpisce il palo. Appena dopo è Vecino ad andare vicino alla rete del vantaggio con un destro, deviato, che colpisce la parte alta della traversa. Si capisce che il gol è nell’aria e arriva puntuale dopo 20 giri d’orologio grazie all’ex Barcellona, bravo a trovare il varco giusto con il sinistro che tocca la traversa prima di gonfiare la rete. A legittimare il predominio laziale ci pensa poco dopo l’altro grande protagonista della serata, Castellanos, che, nel giorno del suo compleanno, si concede il regalo più atteso, il primo gol con la Lazio in Europa. Il suo tocco sotto, dopo l’assist al bacio di Pedro, beffa Bulka e vale il raddoppio biancoceleste.

Il vantaggio fa arretrare la Lazio, che però accusa qualche calo di tensione, come avviene in occasione del gol di Boga, lasciato solo dopo un uno-due, e libero di battere Mandas per la rete che riapre un match pronto ad andare in soffitta già all’intervallo. Al rientro in campo Baroni lancia Rovella e Zaccagni, ma il protagonista è sempre Castellanos che si regala la doppietta insaccando di destro all’incrocio dei pali la rete che vale il tris. La Lazio non si ferma, Castellanos è scatenato e si conquista anche il rigore per la tripletta personale, facendosi stendere dal portiere Bulka in uscita. L’argentino prende il pallone in mano, ma sul dischetto, dopo un breve conciliabolo, si presenta Zaccagni che insacca il poker mandando in archivio il match con mezz’ora di anticipo – anche a causa di un campo ai limiti della praticabilità – e proiettando i biancocelesti a punteggio pieno dopo due giornate di Europa League.

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