Collegati con noi

Cronache

Superbonus, falsi crediti imposta per lavori mai eseguiti, sequestrati 546mila euro

Pubblicato

del

All’esito di attività investigativa diretta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, personale del Comando provinciale della guardia di finanza di Napoli ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo avente a oggetto crediti d’imposta relativi a sconto ristrutturazioni, per un importo complessivo pari a 546mila, vantati da una ditta individuale di Giugliano in Campania (Napoli), in qualità di “primo cessionario”.

Il provvedimento è stato emanato per cautelare il credito giacente sui “cassetti fiscali”, gestiti dall’Agenzia delle Entrate. In particolare, all’esito delle indagini, è emerso che i crediti d’imposta erano riconducibili a bonus fiscali per lavori edili (di ristrutturazione ed efficientamento energetico) del tipo Superbonus, in realtà mai eseguiti, illecitamente acquisiti da una ditta individuale, riconducibile a soggetto residente del luogo, senza alcuna sede operativa e priva di qualsivoglia consistenza aziendale.

Gli accertamenti eseguiti hanno evidenziato la fittizietà dei crediti e la posizione di tre soggetti che, a loro insaputa, senza neanche possedere immobili da ristrutturare, risultavano aver ceduto i crediti inesistenti alla ditta cessionaria. In aggiunta, è emerso come la ditta non avesse mai emesso fatture per l’esecuzione dei lavori nei confronti dei tre ignari cedenti, risultando peraltro avere un fatturato attivo pari a zero, dal 2021 al 2023.

Advertisement

Cronache

Caivano, confermate in appello le condanne per gli abusi su due cuginette: 13 anni a Mosca, 8 anni e 8 mesi a Varriale

La Corte d’appello di Napoli ha confermato la condanna a 13 anni e 4 mesi per Pasquale Mosca e ridotto a 8 anni e 8 mesi quella di Giuseppe Varriale per le violenze sessuali su due cuginette di 10 e 12 anni a Caivano nel 2023.

Pubblicato

del

La Corte d’appello di Napoli ha confermato la condanna a 13 anni e 4 mesi per Pasquale Mosca e ridotto a 8 anni e 8 mesi quella di Giuseppe Varriale per le violenze sessuali compiute su due cuginette di 10 e 12 anni a Caivano, in provincia di Napoli, nel 2023.

In primo grado, i due – oggi rispettivamente di 20 e 21 anni – erano stati condannati a 13 anni e 4 mesi e 12 anni e 5 mesi al termine di un processo con rito abbreviato davanti al gup Mariangela Guida del tribunale di Napoli Nord.


Le decisioni della Corte e le richieste della Procura

Nel giudizio di secondo grado, il sostituto procuratore generale di Napoli aveva chiesto la conferma della condanna per Mosca, difeso dall’avvocato Giovanni Cantelli, mentre per Varriale aveva proposto un concordato, non accettato dal suo legale, Dario Carmine Procentese.

Durante la sua arringa, l’avvocato Cantelli ha sostenuto la parziale incapacità di intendere e volere del suo assistito, sottolineando l’inadeguatezza di Mosca nel comprendere la gravità dei reati commessi.

La Corte d’appello, riunitasi in camera di consiglio per quasi tre ore, ha poi confermato integralmente la pena per Mosca e ridotto quella per Varriale, ritenendo la sua partecipazione agli abusi di minore gravità.


Le reazioni delle famiglie delle vittime

Alla lettura della sentenza erano presenti gli avvocati delle famiglie delle vittime, Clara Niola e Giovanna Limpido, che rappresentano rispettivamente la madre e il padre della bambina più piccola.

I genitori, dopo la sentenza, hanno espresso sollievo e fiducia nella giustizia:
“Siamo soddisfatti per il verdetto: la nostra bambina e noi come famiglia possiamo tirare un altro sospiro di sollievo. Ringraziamo la magistratura penale per il lavoro svolto. È importante che i giovani comprendano le conseguenze delle proprie azioni e la certezza della pena di cui tanto si parla”, hanno dichiarato.


La vicenda di Caivano, che aveva profondamente scosso l’opinione pubblica per la brutalità dei fatti e la giovane età delle vittime, trova ora un primo punto fermo anche in appello, con la conferma delle responsabilità e delle pene a carico dei due imputati.

Continua a leggere

Cronache

Pubblico impiego, il 76% dei dipendenti ha più di 40 anni: le donne sono il 61%, ma guadagnano meno degli uomini

Secondo l’Osservatorio Inps, oltre il 76% dei lavoratori pubblici ha più di 40 anni. Le donne sono il 61%, ma il divario retributivo resta alto: 41.117 euro per gli uomini contro 31.679 per le donne.

Pubblicato

del

Il pubblico impiego italiano invecchia e resta segnato dal divario retributivo di genere. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Inps sui lavoratori pubblici, il 76,6% dei dipendenti ha un’età pari o superiore ai 40 anni, mentre solo una minoranza è sotto questa soglia.


Più donne negli uffici pubblici, ma meno giovani

Le donne rappresentano il 61% del totale dei lavoratori del settore pubblico, superando nettamente gli uomini in quasi tutte le fasce d’età.
Le eccezioni si trovano tra i giovanissimi: nella fascia fino a 19 anni i maschi sono il 67% e le femmine il 33%, mentre tra i 20 e i 24 anni la quota maschile scende al 58% e quella femminile sale al 42%.


Retribuzioni medie e divario di genere

Nel 2024 la retribuzione media annua nel pubblico impiego è stata pari a 35.350 euro, ma con forti differenze legate all’età e al genere.
Gli stipendi aumentano progressivamente fino ai 50 anni, quando tendono a stabilizzarsi.
Il divario retributivo di genere resta marcato: gli uomini percepiscono in media 41.117 euro l’anno, contro i 31.679 euro delle donne.


Un settore anziano e con forti disparità

Il quadro delineato dall’Inps conferma un settore pubblico caratterizzato da un’età media elevata, una scarsa presenza di giovani e una persistente disuguaglianza salariale.
Dati che rilanciano la necessità di favorire il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione e di intervenire sul gender pay gap, ancora lontano dall’essere colmato.

Continua a leggere

Cronache

Truffa da 9 milioni di euro sui bonus edilizi: cantieri fermi e falsi lavori tra Imola e Castel San Pietro

Scoperta dalla Guardia di Finanza di Bologna una truffa milionaria legata al Superbonus 110%: falsi lavori in 9 condomini tra Imola e Castel San Pietro per creare crediti fiscali inesistenti. Sequestrati 9 milioni di euro e 46 appartamenti.

Pubblicato

del

Una truffa milionaria legata ai bonus edilizi è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Bologna. I cantieri, tra Imola e Castel San Pietro, erano fermi o operativi solo in parte, ma nel frattempo una società e alcuni professionisti producevano falsi crediti fiscali per oltre 9 milioni di euro.


L’indagine della Guardia di Finanza di Bologna

L’inchiesta, coordinata dal pm Augusto Borghini e poi da Manuela Cavallo, è nata da controlli contro il lavoro nero condotti dalla compagnia di Imola. Le verifiche hanno rivelato che una società con sede legale in Lombardia, incaricata di lavori di messa in sicurezza sismica e riqualificazione energetica agevolati dal Superbonus 110%, aveva solo simulato gli interventi in 9 condomini (8 a Imola e uno a Castel San Pietro), per un valore complessivo di 21 milioni di euro.

Grazie alla complicità di alcuni professionisti, la società aveva dichiarato di aver completato i lavori, ottenendo così crediti d’imposta fittizi poi ceduti a terzi per monetizzarli.


Sequestri e denunce

Le Fiamme Gialle hanno disposto il sequestro preventivo di 9 milioni di euro, tra crediti fiscali non ancora compensati, quote sociali, conti correnti e 46 appartamenti distribuiti tra Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Campania.

Sono sei le persone denunciate per truffa aggravata ai danni dello Stato e, per due di loro, anche per false asseverazioni tecniche. Tra gli indagati figurano due responsabili della società appaltatrice, due geometri e altri tecnici coinvolti nell’operazione fraudolenta.


Lavori mai eseguiti e firme false

Le ispezioni, effettuate con l’aiuto dell’ufficio tecnico del Nuovo Circondario Imolese, hanno confermato che molti lavori non erano mai stati realizzati o erano stati eseguiti dopo l’autorizzazione, così da mantenere l’aliquota del 110% ed evitare le riduzioni previste dalle norme successive.

Le indagini hanno anche fatto emergere firme false sui documenti ufficiali e un complesso sistema finanziario costruito per generare e vendere i crediti fittizi.


Le vittime: 180 persone truffate

Nei nove condomini coinvolti vivono circa 180 persone, vittime inconsapevoli di un meccanismo fraudolento che ha sfruttato i benefici del Superbonus a fini illeciti.
L’inchiesta della Guardia di Finanza continua per individuare eventuali altri soggetti coinvolti nella rete di false fatturazioni e crediti fantasma.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto