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Studio della Trust Barometer 2019 della Edelman, in Italia cresce fiducia nel governo mentre cala quella nelle Ong e nei media

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In Italia cresce la fiducia nel governo e nelle istituzioni, mentre cala quella nei confronti delle Ong e dei media. A segnalarlo è il Trust Barometer 2019 della Edelman, l’agenzia di comunicazione più importante al mondo, presentato questa mattina alla Biblioteca del Senato. La ricerca segnala che in 20 Paesi su 27 analizzati, la fiducia nei governi e’ cresciuta, con un’impennata in Italia del +16% da parte della popolazione ordinaria e +6% da parte delle cosiddette e’lites (laureati, livello medio-alto di reddito, informati). Nonostante la crescita, il dato totale segnala comunque un clima di sfiducia verso le istituzioni pubbliche italiane: 43% di fiducia da parte della popolazione di massa e 46% nell’e’lite. Alla presentazione hanno partecipato Anna Masera, ex capo ufficio stampa della Camera, Pier Luigi Petrillo, capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente, Giuseppe De Lucia, dirigente Ericsson e delegato Ferpi Lazio, e Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia. L’indagine analizza la fiducia della popolazione su quattro istituzioni: governo, business, ong e media. L’edizione 2019 ha coinvolto 33.000 rispondenti nel mondo, di cui 6.500 appartenenti alla cosiddetta “e’lite”, intervistati in ottobre-novembre dello scorso anno. Per quanto riguarda lo scenario italiano, il Trust Barometer rileva che alcune istituzioni perdono fiducia, in particolare le Ong (-12% dell’e’lite e -2% nel resto della popolazione), un dato “probabilmente legato al fattore immigrazione”, ha sottolineato nella presentazione Fiorella Passoni, Ceo di Edelman Italia. Nonostante uno scenario non particolarmente rassicurante, “in 10 anni l’Italia ha guadagnato una buona fetta di fiducia in tre istituzioni, e se si guardano gli ultimi 15 anni, la tendenza a guadagnare tale fiducia e’ consolidata”, ha spiegato. La ricerca segnala che “c’e’ un bisogno impellente di cambiamento. Alcuni, dando fiducia alle istituzioni, sentono che il cambiamento e’ in atto, mentre altri lo desiderano”, ha sottolineato Passoni. Il Trust Barometer segnala che oggi le preoccupazioni della popolazione sono piu’ proiettate sulla sfera individuale, in particolare per quanto riguarda la perdita del lavoro, mentre c’e’ meno paura relativa ai problemi della collettivita’. In Italia, solo una persona su 10 crede che complessivamente il sistema funzioni, mentre in Germania il dato e’ di solo 1 su 14, in Francia 1 su 8, con una media mondiale 1 su 5. Per quanto riguarda la fruizione dei media, mentre nella precedente ricerca il 51% dei rispondenti non consumava nemmeno un mezzo d’informazione durante la settimana, quest’anno il dato e’ sceso al 31%, con una crescita del 23% di chi si informa e diffonde le notizie. Chi non consuma le notizie sono gli over 55. Per quanto riguarda le fonti piu’ attendibili, recuperano il giornalismo tradizionale (69% di fiducia), mentre negli ultimi anni si registra un calo di fiducia nei social media (al 36% con una media mondiale al 44%), e il 76% teme le fake news. Anche nel 2019, gli accademici e gli esperti rimangono le figure piu’ credibili, secondo i partecipanti alla ricerca, mentre fanalino di coda sono i giornalisti. Secondo la ricerca Edelman, in Italia i leader oggi hanno un carico di responsabilita’ senza precedenti: il 66% crede che leader di oggi debbano prendere l’iniziativa per realizzare cambiamenti, senza contare sul governo, su temi come l’uguaglianza salariale, l’ambiente e la discriminazione. Per quanto riguarda le aziende, in Italia la popolazione ritiene che il datore lavoro sia l’istituzione a cui dare maggiore fiducia (72%). La ricerca segnala inoltre che cresce la fiducia sul ‘brand Italia’.

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Bradisismo nei Campi Flegrei: il punto sulla gestione dell’emergenza con Josi Gerardo Della Ragione

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Abbiamo fatto il punto sulla gestione del bradisismo. Insieme al Prefetto di Napoli, Michele Di Bari, ai massimi vertici regionali delle forze dell’ordine e a tutte le funzioni di supporto del COC. Fabio Ciciliano, Capo della Protezione Civile, ha elogiato il lavoro svolto in questa fase complessa, sottolineando l’efficacia dei protocolli sanitari e scolasticifirmati in Prefettura.

GARANZIE SU RISORSE E SICUREZZA DEL TERRITORIO

Il sindaco di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, ha riferito dell’incontro avuto in mattinata con il Capo della Protezione Civile, confermando che vi è massima attenzione nazionale sul territorio dei Campi Flegrei. Il Governo ha assicurato uomini, mezzi e risorse per il sostegno e l’assistenza alla popolazione, escludendo al momento qualsiasi piano di evacuazione.

MESSA IN SICUREZZA DEGLI EDIFICI E INFRASTRUTTURE

L’amministrazione comunale continuerà a lavorare per migliorare la sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato, con interventi su case e scuole. Tra le priorità discusse con il Prefetto e il Capo Dipartimento della Protezione Civile vi è anche il tema viabilità, con l’obiettivo di potenziare le infrastrutture stradali per agevolare la mobilità nel territorio.

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Pm, Pazzali può usare gli hacker per notizie sull’indagine

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C’è il “concreto pericolo” che Enrico Pazzali (foto Imagoeconomica in evidenza), presidente autosospesosi di Fondazione Fiera Milano e titolare di Equalize, agenzia investigativa al centro dell’inchiesta sulle cyber-spie, indagato e “a piede libero” possa “acquisire informazioni segrete relative alle indagini a proprio carico”, entrando in chat e mail degli investigatori “sulle quali scorrono” dati ed elementi dell’inchiesta. E ciò grazie ai “servizi illeciti offerti” da Gabriele Pegoraro, anche lui indagato e “a piede libero”, o da altri hacker. Lo scrivono i pm di Milano che per Pazzali insistono al Riesame per i domiciliari, dopo il no del gip alla misura.

Il pm della Dda Francesco De Tommasi e il collega della Dna Antonello Ardituro hanno chiesto al Riesame dodici custodie cautelari in carcere per altrettanti indagati, tra cui l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, finito ai domiciliari su decisione del gip, e i domiciliari per altri tre indagati, tra cui Pazzali e Gabriele Pegoraro, hacker esperto e “collaboratore esterno” del gruppo. La posizione di Carmine Gallo dopo la morte è stata stralciata e archiviata. Per gli inquirenti, Pazzali può godere ancora di una “fortissima rete di relazioni” e della “forza del ricatto”, data la presunta fabbrica di dossieraggi che ha costruito, ma soprattutto potrebbe avvalersi ancora di hacker “a disposizione dell’organizzazione”, come Abbadessa, Rovini, Di Iulio, Coffetti, tutti indagati ma senza misura cautelare ordinata dal gip. L’ultimo, scrivono i pm, è “capace di inoculare captatori informatici nei dispositivi”.

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‘Azzolini racconti la verità su Moro, pm lo convochino’

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A 47 anni dalla strage di via Fani, il caso del sequestro di Aldo Moro potrebbe presentare elementi di novità. Il legale dei familiari delle vittime, Valter Biscotti, presenterà infatti nei prossimi giorni un’istanza alla procura di Roma per chiedere di ascoltare Lauro Azzolini. In una delle intercettazioni disposte nel 2023 per un’inchiesta su un altro episodio legato alle Br – avvenuto in Piemonte – l’ex terrorista fa il nome di un’altra persona presente sul luogo del rapimento e della strage il 16 marzo 1978, un soggetto mai indagato per quei fatti. Un nome su cui le famiglie dei cinque uomini della scorta di Moro, morti per mano delle Br 47 anni fa, ora vogliono sapere di più.

“Non intendo commentare le iniziative di Biscotti in procedimenti di cui peraltro neppure mi occupo”, le poche parole dell’avvocato di Azzolini, Davide Steccanella. Le novità che presto finiranno sul tavolo dei magistrati di piazzale Clodio sono collegate all’inchiesta sul caso della Cascina Spiotta di Arzello, nell’Alessandrino, il luogo dove il 4 giugno 1975 ci fu uno scontro a fuoco tra i brigatisti e le forze dell’ordine per la liberazione dell’imprenditore vinicolo Vittorio Vallarino Gancia. Nella sparatoria rimasero uccisi l’appuntato Giovanni D’Alfonso e la brigatista Margherita Cagol, moglie di Renato Curcio. L’inchiesta, nata nel 2021 in seguito all’esposto del figlio di D’Alfonso, Bruno, ha chiuso le indagini preliminari a febbraio dello scorso anno. Nel fascicolo sono finite anche le intercettazioni effettuate dal Ros di Torino sulle persone indagate, tra cui proprio Azzolini. Nelle sue conversazioni telefoniche, l’ex brigatista – che poi a sorpresa ha ammesso la sua partecipazione nella sparatoria della Cascina Spiotta – ha fatto cenno anche all’agguato di via Fani tirando in ballo un nuovo soggetto finora mai indagato né attenzionato dagli inquirenti in tutti i processi che si sono celebrati negli anni.

“Chiedo ai magistrati della Procura di Roma di effettuare verifiche su una intercettazione del marzo del 2023 e citata in un rapporto del Ros in cui l’ex brigatista Lauro Azzolini fa riferimento ad ‘altro soggetto’ presente a via Fani quel giorno e mai indagato per quei fatti – sono le parole dell’avvocato Biscotti -. Mi chiedo che fine abbia fatto l’inchiesta della giornalista Simona Zecchi con la quale ha segnalato una intercettazione tra Azzolini e un’altra persona dove dice chiaramente che in via Fani c’era anche un altro soggetto mai indagato. I pm di piazzale Clodio in primo luogo verifichino se sia davvero Azzolini il soggetto intercettato. Dopodiché visto che l’ex brigatista, che a distanza di 50 anni si dichiara ‘sofferente’ per le sue azioni del passato, mi domando se non sia il caso che gli inquirenti lo convochino per ascoltarlo al fine di aprire una nuova indagine sulla possibile presenza di altri killer in via Fani, mai individuati”. Intanto oggi l’Italia intera ha voluto ricordare il giorno dell’agguato di via Fani, che portò poi all’omicidio di Aldo Moro. Dal presidente del Senato Ignazio La Russa al capo della Polizia, Vittorio Pisani, tutti hanno voluto omaggiare le vittime della strage di 47 anni fa sulla quale, ancora oggi, alleggiano ancora troppe ombre.

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