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Strasburgo sotto attacco terroristico, Parlamento europeo chiuso. Quattro morti e feriti nelle strade: assassino identificato è in fuga

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“Attentato terroristico a Strasburgo in pieno centro. Spari sulla folla ai mercatini. Ci sono morti e feriti. Noi della delegazione 5 stelle siamo al sicuro. State tranquilli”. È questo il messaggio arrivato in Italia dall’Europarlamentare italiano del M5S. Non si sa che cosa stia accadendo, ma pare si tratti di un attacco terroristico nel cuore dell’Europa. Il Comune di Strasburgo, proprio mentre si diffondeva la notizia dell’attentato e degli spari in corso nella strada dei mercatini di Natale, ha invitato attraverso i social  la cittadinanza a restare chiusi dentro casa. Ovviamente  confermando la sparatoria in centro città. I parlamentari europei sono stati bloccati dentro il Parlamento per precauzione e fino a quando non cesserà l’allarme. C’è in corso la plenaria del Parlamento europeo.

Le notizie sulle modalità dell’attacco sono poche e confuse circa il numero di morti e feriti. Quello che si sa è che dentro il palazzo del Parlamento ci sono almeno duemila persone che sono state “sigillate” dentro il palazzo e non potranno uscire fino sa nuova comunicazione dalla polizia belga. Il numero di morti va da 1 a cinque. E potrebbe trattarsi di più di un attentato, in più zone della città, sempre tra la folla dei mercatini e nonostante le misure di sicurezza eccezionale nella città del Parlamento europeo, il cuore delle istituzioni continentali.

Le prime notizie ufficiali, quelle degne di fede, arrivano dalla prefettura di Strasburgo. Si parla di  un morto e sei feriti. Bilancio provvisorio delle vittime della sparatoria. Ma su chi abbia sparato, perché e se si tratti o meno di terrorismo è ancora tutto da capire.

Secondo il sindaco di Strasburgo, Roland Ries, l’autore della sparatoria è un uomo in fuga. Il sindaco ribadisce l’invito alla popolazione a barricarsi in casa. Perchè la polizia sta provando a catturare il fuggitivo. Il ministro dell’Interno francese Cristophe Castaner fornisce invece un bilancio di sangue di 2 morti e undici feriti, alcuni dei quali assai gravi.  Mentre  fonti ospedaliere citate dal sito Dna (Dernieres nouvelles d’Alsace) parlano di quattro morti e cinque feriti gravi dopo l’attentato di Strasburgo. La conferma ufficiale dei quattro morti e tanti feriti arriva a dalla polizia. C’è un gran caos a Strasburgo, questo sembra evidente ed è anche normale in queste situazioni. C’è l’uomo sospettato in fuga. L’uomo accusato di avere aperto il fuoco sui passanti  a Strasburgo era sfuggito all’arresto in mattinata durante una perquisizione nella sua abitazione, secondo quanto riferisce Bfm-Tv. L’operazione era stata organizzata nell’ambito di un’inchiesta per rapina. Secondo la stessa fonte, l’uomo, nato a Strasburgo, risiede nel quartiere di Neudorf, dove è ora circondato dalle forze di sicurezza. Cherif C., riferiscono i media locali, era stato condannato nel 2011 a due anni di prigione per un’aggressione compiuta con una bottiglia rotta.

La Farnesina ha immediatamente attivato l’unità di crisi e ha messo a disposizione un numero di telefono per segnalare eventuali emergenze o presenze di nostri connazionali nella zona dell’attacco terroristico ovvero il settore Neudorf et Parc de l’etoile. Il numero di telefono è 0039 0636225.

 

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Alfieri davanti al gip, ‘ha risposto a ogni domanda’

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E’ durato alcune ore l’interrogatorio di Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, sospeso da entrambe le cariche dal prefetto di Salerno in seguito all’inchiesta giudiziaria che lo ha portato in carcere. Come spiega l’avvocato Domenicantonio D’Alessandro, che lo difende insieme al collega Agostino De Caro, Alfieri, 59 anni, “è sicuramente provato perché il carcere fa danni a tutti, ma non si abbatte. E’ un uomo molto forte.

Ha, peraltro, avuto tante testimonianze di stima e amicizia; stamattina ha risposto a tutte le domande, si è difeso dalle contestazioni”. La scorsa settimana, i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Salerno hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti suoi e di altri cinque indagati cui risultano contestati a vario titolo i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.

L’unico indagato a finire in carcere è stato Alfieri. Nel mirino dei pm alcune procedure di affidamento di lavori e, in particolare, quella relativa all’intervento di adeguamento, ampliamento e efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione a Capaccio Paestum e quella per l’adeguamento dell’illuminazione stradale del Comune. Entrambe le gare sono state vinte dalla stessa ditta, secondo l’accusa grazie a una serie di irregolarità. Alfieri, esponente di primo piano in Campania del Pd (che lo ha intanto sospeso dal partito), è un fedelissimo del presidente della Regione, Vincenzo De Luca: celebre la battuta del governatore, durante la campagna referendaria del 2016, sulla capacità di Alfieri di raccogliere consenso sul territorio, “anche offrendo fritture di pesce”.

L’attuale sindaco di Capaccio-Paestum e presidente della Provincia di Salerno (che nel suo curriculum ha anche l’elezione a primo cittadino in due altri comuni, Torchiara e Agropoli) è stato anni fa capo della segreteria del governatore, il quale comunque non si lascia intimorire dal terremoto giudiziario nel Salernitano. Anzi, proprio in merito alla sua ipotesi di ricandidatura alla guida della Regione, nonostante l’opposizione di dirigenti dem vicini alla segretaria Schlein, De Luca ha ribadito due giorni fa: “Non so più come dirlo. Io vado avanti a prescindere, mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Vado avanti a prescindere, l’importante è che ci stiate voi – dice rivolto ai suoi sostenitori – perché se il lavoro svolto in questi anni si ferma, la Campaniaprecipita”.

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Processo Agostino, condannato all’ergastolo Gaetano Scotto

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I giudici della Corte di assise di Palermo, presieduti da Sergio Gulotta, hanno condannato Gaetano Scotto all’ergastolo per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, incinta, uccisi da un commando mafioso il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini (Palermo). La sentenza è stata pronunciata nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. Il processo è stato celebrato con il rito ordinario. Assolto dall’accusa di favoreggiamento Francesco Paolo Rizzuto che era un amico dell’agente.

L’accusa, rappresentata dalla pg Lia Sava e dai sostituti Domenico Gozzo e Umberto De Giglio, presenti in aula, aveva chiesto al termine della requisitoria la condanna all’ergastolo per Scotto e l’assoluzione per Rizzuto. In aula erano presenti i parenti delle vittime, tra cui la sorella di Nino, Flora e suo figlio Nino Morana. Alla lettura della sentenza anche i giovani di Libera e Don Ciotti. La corte di assise ha inoltre deciso l’interdizione dai pubblici uffici per Scotto e la condanna, oltre al risarcimento alle parti civili, di una provvisionale in favore dei familiari di Nino Agostino e Ida Castelluccio. In aula l’abbraccio e le lacrime dell’avvocato difensore Fabio Repici con don Ciotti, e i parenti del poliziotto.

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Violentata fuori dalla discoteca, due fermati

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La serata di Ferragosto con gli amici in discoteca, i balli, i drink in uno dei locali più frequentati nella zona della movida estiva di Genova. E poi il buio e la brutalità di due sconosciuti, poco più che ragazzini. L’incubo di Gaia (nome di fantasia per tutelare la vittima) è finito sabato pomeriggio quando la squadra mobile genovese ha fermato i due autori della violenza sessuale di gruppo e delle lesioni aggravate. Si tratta di due italiani, di origini albanesi e capoverdiane, di 21 e 19 anni. Il più grande aveva comprato da poco due biglietti aerei. Sarebbe partito dall’Italia verso la Spagna per poi andare in Francia. Un giro troppo “articolato” che ha spinto la pm Valentina Grosso a emettere un decreto di fermo.

Lo stupro, è emerso, è stato ripreso con i telefonini. Tutto inizia la notte del tra il 14 e il 15 agosto. Gaia è con un gruppo di amici a ballare e bere in discoteca. I due ragazzini tentano di approcciare il gruppo, girano intorno alle donne. Ma vengono respinti più volte. A notte fonda la donna decide di tornare a casa. Non si accorge che i due la seguono e quando è fuori dal locale il più grande l’afferra per un braccio, fa un cenno col capo al suo amico, e insieme la trascinano poco lontano, in un luogo appartato e un po’ isolato. Gaia prova a reagire, ma i due hanno il sopravvento. La lasciano poi dolorante, in lacrime. A sentire i lamenti è un passante che la trova a terra rannicchiata.

Chiama i soccorsi e la donna viene portata all’ospedale Galliera, centro specializzato nelle violenze sulle donne. Viene attivato il protocollo rosa e le prime visite accertano quello che ha subito, mentre non è stato possibile ancora chiarire se sia stata anche drogata. Gli agenti della squadra mobile raccolgono poi il suo racconto. Gli investigatori partono dalle telecamere di videosorveglianza del locale e della strada e, anche grazie alle varie testimonianze, riescono a risalire al più grande. E’ già conosciuto perché autore di alcune rapine e scippi mentre il più piccolo è un operaio che è stato licenziato da poco. E’ la stessa Gaia che li riconosce poi tra una serie di fotografie che gli agenti le mostrano. Ma quando gli inquirenti scoprono che uno dei due sta lasciando l’Italia, le indagini accelerano e per i due scatta l’arresto. A inchiodarli sono state anche le immagini, durissime, di quella terribile notte riprese dai telefonini. I ragazzi sono adesso nel carcere femminile di Pontedecimo dove c’è una sezione dedicata ai sex offender.

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