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Cronache

Strangola la compagna e tenta il suicidio nel Milanese

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Per due volte erano dovuti intervenire i carabinieri, e la terza lite e’ stata fatale a una 26enne di origine ivoriana, Charlotte Yapi Akassi, madre di due figli, strangolata dall’uomo con cui aveva da tempo una relazione, che dopo averla uccisa ha tentato di suicidarsi a coltellate, come spesso avviene in questi casi, senza riuscirci. L’uomo, dopo l’omicidio, compiuto in piena notte nella casa dove vivevano, ha chiamato l’ex moglie dicendo “ho fatto una pazzia”. L’ennesima vittima femminile si e’ registrata la notte scorsa a Pozzo D’Adda, cittadina di seimila abitanti a 25 chilometri da Milano, al confine con la provincia di Bergamo. Alle 3.40 l’uomo, Carmelo Fiore, 46 anni, ha chiamato l’ex moglie al telefono ripetendo con concitazione di aver “fatto una pazzia” e dicendole di avere ucciso la fidanzata, di averla “strangolata” e di voler “farla finita”. Lei, a quel punto, ha chiamato i carabinieri ma non sapeva dove si trovasse l’abitazione e nemmeno dove fosse lui. Dopo le prime ricerche i militari della Compagnia di Cassano D’Adda (Milano) sono giunti a Pozzo D’Adda, in via Taviani, e hanno rintracciato l’appartamento in un condominio di recente costruzione, dove pare che i due da alcuni mesi avessero incominciato a convivere. Lei era esanime sul letto, senza apparenti segni di violenza, anche se per accertare un eventuale strangolamento sara’ necessario un esame piu’ approfondito del medico legale. Lui era ancora in casa, con ferite al torace e in mano il coltello usato nel tentativo di suicidarsi. I soccorritori lo hanno portato all’ospedale di Bergamo in prognosi riservata ma dopo alcune ore l’uomo veniva ritenuto fuori pericolo. Piantonato dai carabinieri, e’ stato raggiunto gia’ in mattinata dal magistrato, davanti al quale ha confessato: “L’ho ammazzata, avevamo litigato”, avrebbe detto. Il presunto omicida, incensurato, ha una stamperia in provincia di Bergamo, e ha avuto tre figli dall’ex moglie. La vittima, madre di due bambini che vivono con l’ex marito, era stata adottata da una famiglia italiana, ed era cresciuta in Italia. Faceva la commessa, ma ultimamente era disoccupata. Ai carabinieri risultano due precedenti violenti tra i due: il primo pochi giorni fa, quando i militari erano stati chiamati da lei dopo un litigio, a cui pero’ non aveva fatto seguito alcuna denuncia; il secondo un anno prima, quando lei aveva rotto un dito a lui che a sua volta l’aveva picchiata. Dopo le cure lei, chiamata dai carabinieri, non aveva denunciato. Lui invece l’aveva fatto, ma poi aveva rimesso la querela.

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Cronache

Finti matrimonio e lavoro per permessi soggiorno, 5 indagati

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Avrebbero organizzato un matrimonio per far ottenere il permesso di soggiorno a uno straniero e una falsa assunzione in cambio di denaro a un secondo straniero, che così avrebbe ottenuto il rinnovo del suo permesso. E’ quanto la Procura di Marsala contesta a cinque persone, due stranieri e tre italiani, indagate per favoreggiamento della permanenza illegale dello straniero e falsità ideologica nei cui confronti ha emesso un avviso di conclusione indagine. Al centro delle indagini della Digos della Questura di Catania, cominciate nel 2020 e concluse nel 2021, finalizzate al monitoraggio dei cosiddetti ‘sbarchi fantasma’ con l’obiettivo di individuare eventuali cellule terroristiche che sarebbero approdate sulle coste del Catanese.

Dagli accertamenti eseguiti dalla polizia è emersa la posizione di un tunisino di 52 anni, tuttora ricercato anche per l’esecuzione di un provvedimento di pene concorrenti per i delitti di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, che per garantirsi permanenza in Italia avrebbe chiesto a due marsalesi, di 37 e 33 anni, di cercargli una moglie per un matrimonio combinato che gli permettesse di ottenere il permesso di soggiorno. I due avrebbero trovato la sposa, una ragazza di 32 anni in cura per patologie psichiatriche, con la quale l’uomo avrebbe effettivamente contratto matrimonio con il rito civile nel novembre del 2020.

Le indagini hanno accertato che era fittizio perché i coniugi non coabitavano e perché l’uomo aveva una relazione con una connazionale. Indagando sul tunisino, la Digos della Questura di Catania ha scoperto che il 52enne avrebbe anche messo in piedi una sorta di ufficio di collocamento illegale, tramite un imprenditore agricolo 52enne marsalese che dietro il pagamento di denaro avrebbe comunicato l’assunzione fittizia di un guineano di 26 anni, il quale così avrebbe ottenuto il rinnovo del permesso di soggiorno.

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Psicologo condannato a 10 anni per abusi sessuali alle pazienti

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Condannato dal tribunale di Pistoia uno psicologo 47enne a 10 anni, in rito abbreviato, e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per le accuse di abusi sessuali a pazienti, in parte ragazze minorenni, che avrebbe prima conosciuto come psicologo operante nelle scuole della Val di Nievole e che poi avrebbe seguito come specialista nel suo studio privato. Lo riportano La Nazione e Il Tirreno. Gli abusi trattati nel processo vanno dal 2013 al 2023.

Lo psicologo è stato arrestato nel luglio 2024, poi scarcerato. Il pm Giuseppe Grieco, che ha coordinato indagini del commissariato di polizia di Montecatini Terme, aveva chiesto otto anni. Il giudice Luca Gaspari è salito a 10 nella sentenza e ha anche stabilito una provvisionale di 10.000 euro per nove parti civili e 3.000 per un’altra. Dieci le ragazze che si sono costituite in giudizio. Alcune hanno ascoltato la lettura della sentenza in aula. I difensori dello psicologo hanno annunciato ricorso in corte di appello.

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Blitz sulla tomba di Darwin, incriminate anziane ecoattiviste

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Sono state incriminate oggi formalmente per danneggiamenti e vandalismo le due donne mature protagoniste ieri dell’ennesimo controverso blitz degli ecoattivisti di Just Stop Oil nel Regno Unito: sigla ambientalista radicale che questa volta ha preso di mira la tomba di Charles Darwin nell’Abbazia di Westminster, a Londra. Le due, Alyson Lee, di 66 anni, e Diane Bligh, di 77, arrestate da Scotland Yard nell’immediatezza dei fatti, sono state entrambe rilasciate su cauzione dalla polizia dopo la convalida del fermo; dovranno comparire di fronte a un giudice della Westminster Magistrates’ Court per il processo l’11 e il 12 febbraio.

Il blitz si è consumato con l’imbrattamento, con una vernice arancione lavabile, della lapide dedicata al naturalista ed esploratore britannico, padre della teoria dell’evoluzionismo. Lapide su cui esse avevano scritto “l’1,5 è morto”: in riferimento agli ultimi allarmanti dati sul clima da poco resi pubblici secondo cui il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre da quando vi sono le rilevazioni e il primo con temperature medie oltre il limite di 1,5 gradi di riscaldamento dai livelli pre-industriali (1850-1900) previsto dall’Accordo di Parigi. L’iniziativa fa seguito ad altre incursioni analoghe di militanti – giovani e meno giovani – compiute sotto le insegne ultrà di ‘Just Stop Oil’ o di ‘Extinction Rebellion’ nel Regno come in altri Paesi.

Con l’intenzione di scuotere opinione pubblica e governi a costo di creare disagi al traffico o di vandalizzare – in sfida alla recente introduzione di norme punitive draconiane ad hoc – simboli culturali od opere d’arte. I responsabili dell’abbazia, dove sono sepolti sovrani e personalità illustri della storia britannica, hanno comunque fatto sapere che in questo caso non ci sono stati danni permanenti alla tomba di Darwin.

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