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Sputnik, il professor Nicosia: massima vigilanza sullo Sputnik, il vaccino va usato solo se sicurissimo

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In questi giorni il vaccino di produzione russa Sputnik è stato al centro di molte polemiche. L’Agenzia nazionale per la vigilanza sanitaria (Anvisa) del Brasile ha respinto la richiesta di alcuni stati brasiliani di utilizzare Sputnik, sostenendo di avere identificato nel vaccino russo particelle virali ancora in grado di replicarsi, e che ciò potrebbe costituire un rischio per la salute pubblica. Su questo argomento molto delicato abbiamo chiesto un parere a Alfredo Nicosia, professore ordinario di biologia molecolare presso università Federico II Napoli.

Professor Nicosia, in merito alle recenti rivelazioni sul vaccino Sputnik, può chiarire quali sono le caratteristiche principali di un adenovirus utilizzato per le vaccinazioni?
Gli adenovirus utilizzati per le vaccinazioni anti-Covid, c.d. vettori adenovirali non replicativi, sono tutti modificati geneticamente e non sono più in grado di replicarsi e provocare un’infezione una volta iniettati nell’uomo. La modifica degli adenovirus utilizzati per i vaccini consiste nella eliminazione di un segmento del Dna virale (c.d. segmento E1) che serve a produrre le proteine responsabili della replicazione del virus stesso. Tuttavia, per produrre su larga scala i vettori adenovirali non replicativi utilizzati per i vaccini è necessario farli riprodurre in cellule di mammifero. Queste cellule sono state anch’esse modificate per contenere il segmento di Dna E1 dell’adenovirus e producono quindi le proteine necessarie alla replicazione del vettore adenovirale. Le cellule utilizzate per la produzione di vettori adenovirali non replicativi sono chiamate ‘complementanti’ perché ‘complementano’ la mancanza del segmento E1 del Dna dell’adenovirus.

Quindi cosa rende questi adenovirus inoffensivi?
I vettori adenovirali non replicativi, una volta iniettati nell’uomo, trasportano l’informazione genetica per produrre la proteina Spike del Coronavirus, che una volta prodotta all’interno delle cellule dell’individuo vaccinato, stimola il sistema immunitario a produrre gli anticorpi e i linfociti contro il Coronavirus. Dopo avere assolto a questa funzione di trasporto dell’informazione genetica, il vettore adenovirale non potendosi replicare (perché non ha la regione E1 e le cellule umane non contengono questo segmento di Dna) è destinato ad estinguersi rapidamente. Per questo motivo i vettori adenovirali non replicativi sono inoffensivi.

Cosa significa che nello Sputnik si sono trovati virus capaci di replicarsi?
Il sistema di produzione di vettori adenovirali non replicativi di tipo 5 (Ad5) su cui è basato il vaccino Sputnik utilizza le cellule HEK293 che contengono la regione E1. Tuttavia, anche se sono molto efficienti per la produzione su larga scala del vettore Ad5, queste cellule presentano un grave problema, ovvero il rischio che la regione E1 presente nelle cellule HEK293 venga trasferito nel Dna del vettore adenovirale attraverso un meccanismo molecolare che si chiama ricombinazione omologa del Dna. In seguito a questo fenomeno si può produrre all’interno delle cellule HEK293 una progenie virale che è ridiventata capace di autoreplicarsi una volta iniettata nell’uomo perché ha riacquistato il segmento di Dna E1. Il vettore adenovirale che ha riacquistato la regione E1 ed è ridiventato capace di autoreplicarsi viene denominato Replication Competent Adenovirus (RCA). Per evitare questo rischio, i vettori adenovirali non replicativi devono quindi essere prodotti in cellule diverse dalle HEK293 e ulteriormente modificate in modo tale da impedire il trasferimento della regione E1 all’interno del Dna del vettore adenovirale.

E cosa può essere successo nella produzione del vaccino Sputnik?
E’ probabile che il vaccino sia stato prodotto nelle cellule HEK293 e che quindi, durante la produzione su larga scala, si sia verificato il fenomeno di ricombinazione omologa del Dna con la conseguente produzione di adenovirus capace di autoreplicarsi (RCA). Al momento non è dato sapere se questo è quanto effettivamente verificatosi e, in caso affermativo, quale sia l’entità della contaminazione da RCA nei lotti di Sputnik incriminati.

Quindi questo vaccino con virus che si replicano può causare patologie? E quali?
Poiché l’adenovirus di tipo 5 (Ad5) è responsabile solo di forme di raffreddore nell’uomo, è improbabile che la somministrazione del vaccino Sputnik possa portare a gravi patologie. Tuttavia, in assenza di informazioni precise sul livello di contaminazione da RCA, è opportuno non somministrare i lotti di Sputnik nei quali viene riscontrata questa contaminazione. E’ utile precisare che prima del rilascio dei lotti di vaccino, è obbligatorio effettuare test per verificare la presenza di contaminazione da RCA e, in caso di esito positivo, questi lotti non dovrebbero essere rilasciati per l’uso nell’uomo.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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