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Spot risarcimenti per casi di malasanità, i medici dopo la Rai scrivono a Mediaset per chiedere sospensione della pubblicità

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La Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) ha scritto al presidente di Mediaset Fedele Confalonieri in relazione allo spot pubblicitario sui risarcimenti per casi di malasanitaà di una società commerciale. “Il mio è un invito a voler attivare ogni iniziativa utile a tutela del diritto alla salute e della professione medica – dice il presidente di Fnomceo Filippo Anelli – al fine di impedire che venga reiterata la diffusione di un messaggio pubblicitario falso, fuorviante e rischioso per la tutela dei cittadini e della loro salute”. Ieri, dopo le proteste dei medici, la Rai ha sospeso “in via cautelativa” lo spot di ‘Obiettivo risarcimento’ sottoponendolo all’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (Iap) per una valutazione. Sul caso interviene anche il Collegio italiano dei chirurghi: “Il numero degli operatori sanitari e’ diminuito, la loro eta’ media e’ cresciuta, il loro contratto non viene rinnovato da 10 anni, ma continuano ad offrire a tutti noi, un servizio considerato tra i piu’ validi al mondo. Ed ora siamo costretti ad assistere ad una campagna denigratoria”. Non solo: “Non riteniamo sufficiente che la Rai abbia sospeso temporaneamente la trasmissione dello spot e chiediamo ai Ministri della Salute e della Giustizia una legge che regoli la lite temeraria”. “Ci vuole un codice etico – aggiunge Anelli – che regolamenti la pubblicita’ e l’informazione sanitaria”. “Ha fatto bene la Rai a sospendere lo spot che pubblicizza, come se fosse un qualunque detersivo, un servizio per denunciare medici e ospedali”, commenta Federico Gelli, medico, gia’ deputato del Pd e promotore della Legge sulla responsabilita’ professionale. “Si tratta di una pubblicita’ che cerca di sfruttare la debolezza dei malati e delle loro famiglie a fini di lucro: un approccio di questo tipo – spiega – ha contribuito a far raggiungere le 300 mila cause legali sul contenzioso in sanita’ e un costo della medicina difensiva di 13 miliardi di euro”.

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Inchiesta sugli ultrà, Inzaghi e Zanetti tra primi testi in Procura a Milano

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Tra una settimana o poco più parte delle carte dell’inchiesta sulle curve di San Siro, che ha azzerato vertici e sodali ultrà della Nord interista e della Sud milanista, arriveranno alla Procura federale della Figc, che dovrà verificare, sul fronte della giustizia sportiva, eventuali condotte “rilevanti” da parte di Inter e Milan o dei loro tesserati. La Procura di Milano, guidata da Marcello Viola, infatti, la prossima settimana, dopo aver valutato e selezionato gli atti utili da inviare, li inoltrerà al procuratore federale, Giuseppe Chinè, che già otto giorni fa, quando c’è stato il maxi blitz con 19 arresti, aveva richiesto agli inquirenti la documentazione non coperta da segreto investigativo.

Intanto, nell’inchiesta coordinata dai pm della Dda Paolo Storari e Sara Ombra, condotta da Polizia e Gdf, saranno tra non molto ascoltati l’allenatore nerazzurro Simone Inzaghi, il vicepresidente del club Javier Zanetti e il capitano del Milan Davide Calabria. Questi i nomi dei primi tre testimoni in relazione a quei contatti, tra telefonate e presunti incontri, e a sospette pressioni subite dagli ultras, in particolare interessati al “bagarinaggio” dei biglietti, per come era già emerso dagli atti, che hanno portato pure ad un procedimento di prevenzione nei confronti dei due club per spezzare quei legami.

Le audizioni saranno calendarizzate a breve, ma non è detto, al momento, che si tengano entro la prossima settimana. Successivamente dovrebbero essere sentiti, sempre come testimoni, il centrocampista interista Hakan Çalhanoglu e anche l’ex difensore nerazzurro, ora al Psg, Milan Skriniar. Dalle centinaia di pagine di atti depositati, nel frattempo, escono dettagli e riferimenti su due fatti di sangue, al momento ancora irrisolti, che potrebbero rientrare in dinamiche e contrasti interni alle curve e ai business illeciti con giri di affari milionari.

Così, ad esempio, vengono riportate intercettazioni tra Francesco Intagliata, uno degli ultrà interisti arrestati, e Nazzareno Calajò, presunto “ras della droga” alla Barona, noto quartiere popolare milanese. I due parlano, riassumono i pm, della “motivazione” del “tentato omicidio” del 2019 dell’ultrà e “narcotrafficante” milanista Enzo Anghinelli e in particolare di “contrasti nati con Luca Lucci”, leader della curva rossonera “per il posizionamento dei Black Davil”, uno dei gruppi ultras, nello stadio.

Poi, il 27 febbraio del 2023 in intercettazioni della famiglia Calajò, che “esaltavano il valore e il prestigio di Lucci” nella gestione della Sud, si parlava anche dell’omicidio dell’ottobre 2022 di Vittorio Boiocchi, leader della curva nerazzurra, freddato da due killer scappati in moto. “E’ andata a rompere i cog….. dove ci sono le cose e lo hanno ammazzato a Vittorio – dicevano – ha preso la curva come niente… era sua da mo’, e quando è uscito (dal carcere, ndr) per rispetto gliel’hanno ridata! Poi siccome sei andato a nuocere, diciamo così…”.

Fatto sta che subito dopo l’omicidio Boiocchi, come risulta dagli atti, si era creato, prendendo quasi a “modello” la “gestione Lucci”, il “nuovo” direttivo della curva interista con Andrea Beretta, Marco Ferdico e Antonio Bellocco, erede dell’omonima cosca ‘ndranghetista e poi ucciso il 4 settembre dallo stesso Beretta. A casa Calajò, non coinvolto nell’inchiesta sulle curve ma condannato di recente ad oltre 17 anni per narcotraffico, ci furono incontri anche con “pregiudicati della criminalità organizzata di origini palermitane”, ossia “Cosa Nostra”. E in più vennero a galla “evidenti contatti e incontri tra i due direttivi” delle due curve per una “comunanza di interessi”. Per la finale della Supercoppa italiana del 18 gennaio 2023 a Riad, tra l’altro, Ferdico e Beretta “erano in contatto continuo per l’organizzazione della trasferta” proprio con Lucci per la questione biglietti.

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Choc a Castellammare di Stabia, abusi su due studentesse minorenni: arresto al liceo

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Abusi a scuola su due ragazzine di nemmeno 15 anni. E’ successo a Castellammare di Stabia, dove a far partire l’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari un collaboratore di un liceo, sono state le stesse giovani vittime. E sempre in Campania, ad Ariano Irpino, è stato invece il nonno di una bambina di dieci anni a indirizzare le indagini sul presunto aguzzino, con un post pubblicato sui social. Violenza sessuale e tentata violenza sessuale ai danni di due studentesse che, all’epoca dei fatti, non avevano compiuto 15 anni: sono questi i reati contestati dalla Procura di Torre Annunziata a un collaboratore scolastico di un istituto di Castellammare di Stabia, al quale i carabinieri e i finanzieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari.

Nelle loro indagini, gli inquirenti si sono avvalsi non solo delle dichiarazioni rese dalle vittime, ma anche di quelle degli insegnanti, cui si sono aggiunte la chat dell’indagato, acquisite dalla polizia giudiziaria: chat nelle quali sarebbero cristallizzate le conversazioni tra l’uomo e le vittime e tra queste e altre allieve dello stesso istituto. Al collaboratore scolastico è stato anche imposto il divieto di comunicare con persone estranee ai conviventi. La vicenda ha provocato sconcerto a Castellammare: tutti conoscono l’istituto dove si sarebbero verificati gli abusi e il coinvolgimento delle studentesse ha generato preoccupazione tra molti genitori che ritenevano i figli in un luogo sicuro come la scuola.

È invece accusato di violenza sessuale pluriaggravata ai danni di una bambina di dieci anni un anziano al quale la polizia di Ariano Irpino (Avellino) ha notificato un provvedimento di arresti domiciliari, al termine di indagini coordinate dalla Procura di Benevento. All’uomo, 76 anni, recidivo, è stato vietato qualsiasi incontro con persone minorenni anche appartenenti al suo ambito familiare. Le indagini, portate avanti dal commissariato di Ariano Irpino, sono scattate in seguito ad un post pubblicato dal nonno della piccola vittima sulla propria bacheca Facebook.

Una vera e propria notizia di reato, rispetto alla quale l’uomo è stato convocato in commissariato: agli investigatori ha poi confermato le confidenze ricevute dalla nipotina circa gli abusi subiti. La bimba, ascoltata in modalità protetta alla presenza di una psicologa, ha a sua volta ribadito quanto raccontato dal nonno, raccontando le molestie subite. Non solo. Ha anche svelato di avere parlato della vicenda ad una amica, alla madre e alla nuova compagna del padre: tutte e tre hanno confermato il racconto agli inquirenti, consentendo di collocare precisamente nel tempo i fatti e, soprattutto, di identificare l’indagato, che è stato anche riconosciuto in foto dalla piccola. Gli inquirenti hanno pure acquisito screenshot, post Facebook, foto, video e percorsi Google Maps, che hanno confermato le accuse.

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Ok finale del Parlamento europeo a 446 milioni per alluvioni in Emilia Romagna e Toscana

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Via libera finale della plenaria del Parlamento europeo a 446 milioni di euro dal Fondo di solidarietà Ue per le alluvioni che nel 2023 hanno colpito Emilia Romagna e Toscana. Le due regioni italiane riceveranno rispettivamente 378,8 milioni e 67,8 milioni. L’assistenza fa parte di un pacchetto più ampio da poco più di un miliardo di euro destinato anche a Slovenia, Austria, Grecia e Francia per rispondere alle catastrofi naturali che le hanno colpite lo scorso anno. Il pacchetto è stato approvato con 632 voti a favore, 7 voti contrari e 3 astensioni. L’assistenza coprirà parte dei costi delle operazioni di emergenza e di recupero.

Le risorse saranno indirizzate in particolare alla riparazione delle infrastrutture danneggiate, la salvaguardia del patrimonio culturale e le operazioni di bonifica. Nel testo approvato, i deputati esprimono la loro “più profonda solidarietà a tutte le vittime, alle loro famiglie e a tutti le persone colpite dalla distruzione delle alluvioni in Italia, Slovenia, Austria, Grecia e Francia, nonché alle autorità nazionali, regionali e locali coinvolte negli sforzi di soccorso”. Il Parlamento europeo sottolinea inoltre il “numero crescente di catastrofi naturali gravi e distruttive in Europa” ed evidenzia che “il bilancio del Fondo di solidarietà Ue dovrebbe essere ampliato in vista dell’imminente proposta della Commissione sul nuovo bilancio comune pluriennale”.

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