L’offensiva russa nel Donbass continua ma da Mosca arriva qualche barlume di apertura, come sempre da prendere con le molle. Il piu’ significativo riguarda il primo colloquio dall’inizio dell’invasione tra il suo capo di Stato maggiore, il potente generale Valery Gerasimov, e l’omologo americano Mark Milley. E c’e’ anche una disponibilita’ a riprendere i negoziati con Kiev. A cui tuttavia la controparte ha risposto con freddezza, ribadendo che la precondizione e’ il ritiro delle truppe. Per quasi tre mesi i ripetuti tentativi americani di contattare i leader militari russi erano caduti nel vuoto. Poi qualcosa e’ cambiato, perche’ evidentemente il protrarsi del conflitto e le difficolta’ affrontate dall’esercito hanno suggerito al Cremlino di tentare altre strade. Iniziando ad esempio a tastare il polso del principale sponsor di Kiev. Cosi’ il 13 maggio il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu ha accetto di parlare con il capo del Pentagono Lloyd Austin. Nemmeno una settimana dopo, e’ andato in scena il nuovo confronto, stavolta tra i due capi di stato maggiore. La notizia e’ stata diffusa dall’agenzia russa Tass, in cui e’ stato riferito che il generale Gerasimov e il generale Malley hanno parlato al telefono, “su iniziativa americana, di questioni di reciproco interesse, compresa la situazione in Ucraina”. A stretto giro e’ arrivata la conferma del Pentagono. Nessun dettaglio sui contenuti della conversazione, ma il fatto che a parlarsi siano stati i due eserciti potrebbe preludere a qualche passo in avanti concreto. Proprio Gerasimov, di cui tra l’altro si erano perse le tracce, e’ stato di recente nel punto piu’ caldo del fronte, il Donbass (secondo gli ucraini sarebbe stato persino ferito), quindi conosce bene la situazione – e i problemi – delle sue truppe. Anche sul fronte dei negoziati Mosca e’ sembrata tendere una mano a Kiev, ma in questo caso di luce se ne vede poca. Il viceministro degli Esteri Andrei Rudenko ha affermato che non e’ stata la Russia a interrompere il processo negoziale, “messo in pausa” dagli ucraini, ed ha assicurato che “non appena esprimeranno il desiderio di tornare al tavolo, la nostra risposta sara’ positiva”. A patto che, ha chiarito, “ci siano cose da discutere”. Gli ucraini tuttavia sono rimasti ancorati alla loro linea rossa: “Il cessate il fuoco e’ impossibile senza il ritiro totale delle truppe russe”, ha risposto il consigliere presidenziale Mikhailo Podolyak. L’unico segnale conciliante e’ arrivato dallo stato maggiore, secondo cui i russi “manterranno la parola” sulle evacuazioni da Azovstal, che al netto della propaganda stanno proseguendo senza incidenti. L’Ucraina nel frattempo sta giocando una partita parallela per l’adesione all’Ue, con l’obiettivo quanto meno di ottenere lo status di candidato a giugno, ma anche qui gli ostacoli non mancano. Soprattutto perche’ la Germania (e non solo) si e’ opposta ad una procedura piu’ celere rispetto a quella standard. “L’Ucraina appartiene alla famiglia europea” ma “l’ingresso in Europa non e’ una questione di alcuni mesi o di alcuni anni”, ha sottolineato il cancelliere Olaf Scholz. Aggiungendo che una “scorciatoia” per Kiev sarebbe “sleale” nei confronti dei Paesi dei Balcani occidentali. Tempi lunghi, del resto, hanno evocato anche il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del consiglio Ue Charles Michel, proponendo come alternativa piu’ praticabile la creazione di una comunita’ politica europea allargata in cui far confluire anche l’Ucraina. Una prospettiva che pero’ non convince Kiev, anzi. Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha accusato “alcune capitali Ue” di “ambiguita’ strategica” nei confronti del suo Paese “negli ultimi anni”, che ha “solo rafforzato Putin”, ed ha rifiutato un “trattamento di seconda classe”. Anche l’Italia sostiene l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue nel rispetto della tempistica dei Trattati, ma nel frattempo ha tentato un’iniziativa diplomatica per contribuire alla fine delle ostilita’. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, durante l’incontro di mercoledi’ a New York con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, ha presentato un piano in quattro tappe elaborato da Farnesina e Palazzo Chigi da attuare sotto la supervisione di un gruppo internazionale: passa attraverso il cessate il fuoco, la possibile neutralita’ dell’Ucraina, le questioni territoriali – in particolare Crimea e Donbass – e un nuovo patto sulla sicurezza europea e internazionale.