Il pop che non riesce a ripartire se non si consente una capienza “almeno al 65%”, le associazioni di settore che insistono su una valutazione che non imponga limiti, ma tenga conto piuttosto dell’ampiezza dei locali e delle misure di sicurezza, la lirica che guarda alle sue numerose maestranze e invoca un rush del piano vaccinale per mettere in sicurezza cori, orchestre, corpi di ballo. Sul tavolo del Cts gia’ dalla tarda mattinata di oggi, le richieste avanzate dal ministro Franceschini per le riaperture dello spettacolo dal vivo dovranno ora essere valutate dagli esperti, che potrebbero rispondere forse gia’ nella riunione prevista per venerdi’. Ma nell’attesa crescono pure i malumori. E fioccano disdette e rinvii con Fiorella Mannoia e Francesco Renga che proprio oggi, e alla luce delle nuove ipotesi sui numeri consentiti nei teatri, hanno annunciato il rinvio a dicembre dei loro tour, come gia’ prima di loro avevano fatto, tra gli altri, Vasco Rossi, Zucchero, i Pearl Jam. Ridotta all’essenziale e contenuta in una sola pagina, la sintesi che il ministro della Cultura ha inviato oggi ai tecnici del Comitato per aiutare la ripartenza di un settore che la pandemia ha ridotto allo stremo, prevede – come era trapelato gia’ ieri – di aumentare la capienza dei luoghi dello spettacolo dall’attuale 25 al 50 per cento con un massimo di 500 spettatori al chiuso e 1000 all’aperto. E insieme a questo propone di consentire l’organizzazione sperimentale di grandi eventi, anche con 5 mila spettatori purche’ ci si doti di ulteriori precauzioni, sul modello del concerto che si e’ tenuto recentemente a Barcellona con 5 mila spettatori, tutti sottoposti preventivamente a tampone e tutti con mascherina Ffp2. Nel documento presentato al Cts non si parla pero’ ne’ di tamponi ne’ di mascherine. Non si scende nel dettaglio, insomma, immaginando che nel caso di grandi eventi gli organizzatori dovranno avviare un confronto con la Regione e con il ministero della Salute, con i quali concorderanno le eventuali misure da mettere in campo. Un passo avanti rispetto alla situazione attuale, certo. Dalla musica alla prosa, pero’, sembrano tutti convinti che non possa bastare, che i numeri indicati dal ministro non siano la soluzione piu’ felice, soprattutto in vista di una primavera e di un’estate che in tanti si augurano piu’ libera dalla pandemia e dalle regioni in rosso e arancio. “Dalle nostre analisi, riteniamo che si possa lavorare al 65% della capienza”, dice Vincenzo Spera, presidente di Assomusica. “L’anno scorso non ci sono state criticita’ ne’ focolai su mille spettacoli che abbiamo monitorato”. Claudio Trotta, portavoce di #ricominciamo, un cartello di oltre 80 realta’ del settore che ha lavorato mesi alla stesura di un protocollo che consentisse una riapertura in sicurezza, ringrazia il ministro, ma rimane convinto che la capienza degli spazi dove si svolgono spettacoli ed eventi debba “essere determinata localmente sulla base delle dimensioni e delle caratteristiche” di ogni singolo locale o spazio all’aperto. Mentre punta il dito sul carattere “sperimentale” sottolineato dal ministro per i grandi eventi: “Non c’e’ nessun bisogno di sperimentare”, dice, “se ci sono protocolli, si attuano come si e’ sempre fatto anche negli altri settori”, tanto piu’ che gia’ di base in Italia, ricorda, “il mondo dello spettacolo e’ ampiamente regolamentato, con leggi per la sicurezza per la tutela del pubblico e dei lavoratori che sono tra le migliori al mondo”. Sulla stessa linea pure Francesco Giambrone, sovrintendente del Massimo di Palermo e presidente dell’Anfols, l’associazione che riunisce le 14 fondazioni liriche italiane, che ricorda anche le necessita’ particolari dei teatri d’opera, dove per montare uno spettacolo lavorano centinaia di persone e dove il problema principale e’ proprio quello di garantire la sicurezza dei lavoratori “la priorita’ per noi e’ vaccinare il piu’ possibile”, dice. Tant’e’, i toni sono ovunque critici, eppure ancora pacati. “In realta’ siamo ai preliminari”, confida un operatore. Ci sara’ insomma da discutere e da mediare ancora. Franceschini del resto sa bene che la situazione cosi’ “non e’ piu’ sostenibile” e lo ha ribadito anche ieri agli esperti del Cts, sottolineando che senza spettacolo non si vive: “Al pari della scuola deve essere considerato essenziale per la vita dei cittadini”.