Collegati con noi

Cronache

Spara al ladro 16enne e lo ferisce,”ora ho paura”. La procura disponde per lui la tutela h24

Pubblicato

del

Ha scoperto tre ladri in casa con una spranga di ferro. E lui ha sparato, più volte. Solo per spaventarli, dice, senza accorgersi di averne ferito uno. Ma uno dei ladri, un sedicenne albanese, è stato colpito all’addome in modo grave tanto da costringere i complici alcune ore dopo ad abbandonarlo al Policlinico Gemelli. Ora Andrea Pulone, il 29enne che venerdì scorso ha sventato un furto nella villetta dove vive con i genitori a Monterondo ha paura, teme ritorsioni e finche’ sono in corso le ricerche degli altri tre complici – due erano con il 16enne in casa e uno faceva il palo in auto – sarà sotto tutela delle forze dell’ordine 24 ore su 24. E forse teme anche per il suo futuro poichè rischia, già domani, di essere iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Tivoli insieme alla banda che ha tentato di svaligiargli casa. Potrebbe dover rispondere di lesioni, forse di tentato omicidio e di eccesso di legittima difesa senza poter beneficiare della nuova legge, promulgata proprio venerdi’ ma che sara’ in vigore soltanto una volta pubblicata sulla gazzetta ufficiale. Venerdi’ nella villetta alle porte di Roma c’erano lui e la sua fidanzata, appena tornati da una gita al mare. Lui stava facendo la doccia. I suoi genitori erano partiti per un viaggio in Portogallo.

“Ho sentito dei rumori – ha raccontato in una intervista a Radio Cusano – e sono andato a prendere la pistola in cassaforte”. Andrea Pulone ha dimestichezza con le armi, il suo hobby e’ il tiro sportivo e l’arma in cassaforte era sua, regolarmente detenuta. “Sono andato verso la stanza dalla quale provenivano i rumori. Ho sentito una resistenza quando ho provato a spingere questa porta. Ho spinto con forza e mi sono trovato di fronte tre persone. Uno reggeva la porta per non farmi entrare e poi ce ne erano altri due. Me li sono trovati davanti con una spranga di ferro. Ho sparato e loro si sono dati alla fuga. Quando li ho visti il mio primo pensiero è stato per la mia ragazza che si trovava al piano di sopra. Per me e’ stato un bello spavento”. Non sembra pentito di aver usato l’arma. “Magari, in un corpo a corpo con tre malviventi – ha puntualizzato – poteva finire peggio. Con una pistola mi sono potuto difendere senza neanche arrecare tutti questi danni. Io ho cercato di sparare senza ferirli”. Non ricorda quanti colpi ha esploso: “Quando se ne sono andati ho capito di aver sventato un rischio enorme”. Sul 16enne albanese la pensa come il ministro dell’Interno Matteo Salvini – il quale anche oggi ha ribadito: “Vai a rapinare? Ti becchi i rischi del mestiere” – “Magari lui lo dice in maniera piu’ colorita – ha ammesso Pulone – pero’ in fin dei conti il discorso e’ quello: nel momento in cui una persona purtroppo intraprende un percorso di vita dedito al crimine e’ quella persona a mettere in pericolo la sua vita. Se non fosse entrato nella proprieta’ tutto questo non sarebbe successo”.

Ora pero’ non si sente sicuro: “Ho paura di possibili ritorsioni ed ora non sono neanche piu’ armato”. Ma il procuratore capo di Tivoli Francesco Menditto ha assicurato di aver “disposto una vigilanza h24” nei suoi confronti finchè è in corso la caccia ai tre complici del 16enne ferito, la cui identificazione sembra essere sempre piu’ prossima. Gli inquirenti stanno mettendo “in fila tutti i tasselli di questa vicenda – ha spiegato il procuratore – per poi procedere, nella giornata di domani, a formalizzare le nostre determinazioni nel registro degli indagati”. Uno dei tasselli e’ un piede di porco sequestrato nella villetta dai carabinieri, forse quella spranga di ferro vista brandire dal 29enne. I militari hanno anche scoperto alcune “isolate” tracce di sangue nel giardino dell’abitazione che potrebbero appartenere al minore albanese e al termine dei rilievi hanno inviato una informativa in Procura: saranno proprio risultati tecnici e balistici a definire la posizione del 29enne.

Advertisement

Cronache

Archivio di Stato di Napoli nella bufera: verifiche tecniche dopo la festa di matrimonio

Pubblicato

del

La direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli, Candida Carrino , ha dichiarato che lo svolgimento della festa di matrimonio (nella foto in evidenza un momento della festa) con 300 invitati nei locali dell’istituto, avvenuta il 7 dicembre scorso, si è svolto regolarmente e sotto il suo controllo. Tuttavia, l’evento ha sollevato un’ondata di polemiche per l’uso di spazi di alto valore storico, ricchi di affreschi e documenti antichi, per una celebrazione privata.

In risposta alle critiche, la Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura ha disposto l’invio di tecnici per verificare l’integrità dei locali e valutare la compatibilità di simili eventi con la dignità e il decoro del sito.

L’intervento del Ministero della Cultura

Il direttore generale archivi, Antonio Tarasco, ha disposto il sopralluogo per accertare che i monumentali locali non abbiano subito danni e per definire le condizioni restrittive necessarie per future concessioni degli spazi a terzi. In una nota, Tarasco ha sottolineato che sarà valutata l’integrità dei luoghi e del patrimonio documentario, verificando se l’evento si sia svolto in linea con le normative vigenti.

Eventi privati e normative: il punto della Direzione Generale Archivi

La Direzione Generale Archivi ha ricordato che, secondo la normativa, celebrazioni ed eventi privati possono essere organizzati in luoghi di interesse storico e culturale solo con modalità rispettose del valore artistico e documentale degli spazi. Il caso dell’Archivio di Stato di Napoli ha acceso il dibattito sulla necessità di regolamentare con maggiore rigorel’uso di siti culturali per eventi privati, tutelando al contempo il patrimonio pubblico.

Le polemiche e il futuro dell’Archivio

L’evento di Napoli ha suscitato numerose critiche da parte di esperti e cittadini, preoccupati per il possibile danneggiamento di un patrimonio di valore inestimabile. Ora, il sopralluogo dei tecnici rappresenta un passo necessario per garantire che l’Archivio di Stato di Napoli possa continuare a essere utilizzato per eventi pubblici o privati senza compromettere la sua integrità.

Continua a leggere

Cronache

A Calenzano trovati i corpi dei dispersi, cinque i morti

Pubblicato

del

E’ di cinque vittime il bilancio dell’esplosione avvenuta ieri al deposito Eni di Calenzano, nei dintorni di Firenze. Questa mattina sono subito riprese le ricerche, e i corpi dei tre dispersi che ancora mancavano all’appello sono stati ritrovati nell’area delle pensiline di carico, dove è deflagrata l’esplosione che era stata segnalata: poco prima dell’incidente, infatti, un operatore che era al deposito aveva dato l’allarme, ma nel giro di pochi secondi si è verificato il grande boato con il successivo incendio. Erano le 10.21 e 30 secondi, questo l’orario registrato.

Nel deposito di Calenzano hanno trovato la morte Vincenzo Martinelli, 53 anni, autista originario di Napoli e residente a Prato dal 1998; Carmelo Corso, altro autista 57enne, originario di Catania che viveva a Calenzano; Davide Baronti, 49 anni, autista nato ad Angera (Novara) e residente in Toscana. Ci sono poi due lavoratori originari della Lucania: Franco Cirielli e Gerardo Pepe. Cirielli, 50 anni, aveva fatto parte della Brigata paracadutisti “Folgore” e viveva con la compagna e due figli piccoli a Cirigliano (Matera), piccolo paese con circa 300 abitanti della collina materana. Pepe, 45 anni, nato in Germania dove i suoi genitori erano emigrati per lavorare, viveva invece a Sasso di Castalda (Potenza).

Sono state disposte le autopsie e serviranno gli esami del Dna per l’identificazione esatta dei corpi. Resta intanto la preoccupazione per le tre persone che sono state ricoverate ieri in codice rosso: in particolare, i due pazienti del centro grandi ustionati di Pisa, entrambi in condizioni molto gravi, e una terza persona che si trova in terapia subintensiva all’ospedale fiorentino di Careggi. Secondo quanto riferito oggi, i due ricoverati a Pisa sono in condizioni gravi e sedati nel reparto di terapia intensiva con ustioni estese in varie parti del corpo. Il fortissimo scoppio li ha centrati praticamente in pieno procurando loro anche traumi e fratture perché entrambi sono stati scaraventati a distanza.

Nelle prossime ore, fanno sapere da ambienti sanitari, saranno necessari ulteriori accertamenti strumentali e diagnostici per delineare un quadro preciso delle lesioni riportate. “Le posizioni dei feriti al centro grandi ustioni di Cisanello sono molto preoccupanti”, ha evidenziato oggi il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, a margine del Consiglio regionale che si è aperto con un minuto di silenzio e la comunicazione dello stesso governatore sull’esplosione di Calenzano. Per Giani è stata “una tragedia di entità fortissima ma che poteva essere anche più grave perché accanto alla pensilina di ricarica ci sono almeno 20 cisterne che contengono carburante, e quindi se vi fosse stato l’innesto di una catena tra l’incendio dalla pensilina fino alle cisterne chissà cosa sarebbe successo”.

E anche oggi non sono mancate le proteste di lavoratori e sindacati che chiedono maggiore attenzione sulla prevenzione. Per quanto riguarda gli altri feriti, ieri la Regione aveva dato un primo bilancio di 10 raccolti nell’area del deposito portati con i mezzi di soccorso negli ospedali. A questi si sono poi aggiunte almeno altre 17 persone, secondo il dato fornito sempre dalla prefettura, che si sono presentate autonomamente negli ospedali, per ferite e contusioni di vario tipo, ma comunque non gravi. La buona notizia è che questi feriti non gravi sono stati tutti dimessi, o sono in fase di dimissione dall’ospedale.

In particolare, sono stati dimessi quelli ricoverati con i mezzi del 118 sia al policlinico fiorentino di Careggi, sia all’ospedale di Prato. E proprio a Prato e negli altri ospedali Torregalli, Santissima Annunziata di Ponte a Niccheri e Empoli, è stato “prestato soccorso ieri ad almeno 21 altri feriti, già tutti dimessi – aggiunge la Regione -. Di questi 19 si sono presentati autonomamente. Nel dettaglio: all’ospedale di Prato sono state assistite 14 persone, a Torregalli 3 persone, altrettante ad Empoli ed una al Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri”.

Continua a leggere

Cronache

Sedicenne uccide vicino dopo una lite, poi si consegna

Pubblicato

del

Per punire il vicino di casa che avrebbe avuto un alterco con la nonna, un sedicenne ha ferito mortalmente con diverse coltellate, tra cui una al cuore, Christian Regina, 40 anni, operatore del mercato ortofrutticolo di Siracusa. L’omicidio è avvenuto ieri sera, intorno alle 20.30, in una palazzina di via Italia, zona nord della città. Il minore è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile e trasferito al centro di prima accoglienza di Catania.

Il provvedimento è stato emesso dalla Procura presso il Tribunale dei minorenni di Catania, che coordina le indagini. I poliziotti delle volanti sono arrivati dopo una segnalazione al 112: percorrendo le rampe di scale gli agenti hanno notato tracce di sangue che diventavano sempre più consistenti verso i piani superiori. I poliziotti hanno trovato sulle scale, al terzo piano, il cadavere di Regina in una pozza di sangue. Subito raccolte le testimonianze dei residenti, in brevissimo tempo hanno individuato il presunto autore che era fuggito.

Il sedicenne dopo alcune ore si è presentato negli uffici della questura accompagnato dal suo avvocato. 
 Secondo una prima ricostruzione, Regina avrebbe avuto una lite con il ragazzo e la causa sarebbe stata il precedente alterco con la familiare del giovane. Prima l’animata discussione, poi probabilmente la vittima avrebbe colpito il giovane con uno schiaffo, scatenando la feroce reazione: il sedicenne sarebbe rientrato a casa per prendere un coltello. Poi ha bussato alla porta del vicino e appena Regina ha aperto è scattata l’aggressione sul pianerottolo.

Poi il minore è fuggito, ma in nottata si è consegnato alla Polizia che lo stava cercando. Agli inquirenti il minore ha fornito la sua versione dell’accaduto: sulle scale avrebbe incontrato Regina in stato di forte alterazione alcolica che in precedenza aveva avuto un alterco con una sua familiare. Da lì è partito tutto, sempre secondo il racconto fornito dai ragazzi agli investigatori. Una versione che dovrà essere accertata.

Il ragazzo è figlio di un esponente di spicco della criminalità siracusana, che recentemente ha subito una pesante condanna per traffico di stupefacenti e si trova rinchiuso in carcere. Via Italia, strada di palazzetti popolari, è una nota zona di spaccio a Siracusa, dove la criminalità locale ha messo su un clan che controlla il mercato della droga.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto