Collegati con noi

Sport

Spalletti ricerca la felicità: la nazionale è un sogno

Pubblicato

del

“Forse non sarò il miglior allenatore possibile per la Nazionale, ma sarò sicuramente il miglior Spalletti possibile”. Il neo commissario tecnico si presenta così, con una battuta che strappa sorrisi nell’affollata Aula Magna di Coverciano, presenti fra gli altri il suo staff, il responsabile dell’area tecnica della Uefa Boban e il nuovo capo delegazione azzurro Buffon che verrà presentato lunedì quando scatterà il raduno per le gare di qualificazioni europee con Macedonia del Nord e Ucraina. Appena pochi mesi fa Spalletti festeggiava uno storico scudetto con il Napoli, l’azzurro dell’Italia però sembra avere un sapore speciale. ”Essere qui è un’emozione incredibile, un sogno che parte da lontano, da questa esperienza cerco felicità perché è ciò di cui abbiamo bisogno”.

Accanto Gabriele Gravina fa sì con la testa. Il presidente federale ha iniziato con un pensiero per i cinque operai morti nella tragedia di Brandizzo e tutte le vittime di incidenti sul lavoro prima di dare il benvenuto al 21/o ct della storia azzurra, scelto per sostituire il dimissionario Roberto Mancini cui riserva, senza mai nominarlo, più di una frecciata mentre sarà il consiglio federale a decidere riguardo eventuali contenziosi. “Si apre un nuovo capitolo, in pochi giorni abbiamo dovuto rimediare a una crisi imprevista, senza precedenti per modalità. Una crisi affrontata in silenzio e con quello stile che ci appartiene, dando la priorità alla maglia azzurra e mettendo il valore della nostra Nazionale al primo posto. Non abbiamo voluto anteporre a questi valori i nostri individualismi.

La delusione c’è e ti rimane dentro – ammette il numero uno della Figc – ma la nostra reazione è stata composta e abbiamo subito cercato di aprire un nuovo capitolo”. Gravina si dice felice e orgoglioso: ”Volevamo dare alla Nazionale un allenatore di grande prestigio e ci siamo riusciti. Sul piano tecnico non devo dire nulla a Spalletti. E’ sul piano umano che mi ha colpito. Ho avuto modo di apprezzarlo come una persona che si sacrifica totalmente per tutto ciò che ama: la famiglia, la sua terra e naturalmente il calcio cui dedica gran parte della vita. Quando ci siamo incontrati mi ha detto: ‘Presidente non perdiamo tempo, lei faccia le sue riflessioni, io voglio allenare la Nazionale”. Gli italiani non hanno solo un grande allenatore ma anche una grande persona” afferma mentre augura al ct di aggiungere una nuova etichetta ai vini che produce, dedicata all’azzurro. Spalletti è pronto a raccogliere la sfida.

”Ho passato molto tempo a Coverciano, l’Università del calcio, ma essere qui da commissario tecnico dell’Italia è un’emozione incredibile. Avevo 11 anni e chiesi a mia mamma di cucirmi una grande bandiera dell’Italia per festeggiare il 4-3 sulla Germania ai Mondiali ’70. Questa bandiera ora la riporterò in panchina sperando di far rinascere quel sogno in migliaia di bambini”. Ci tiene a spiegare la sua visione e la sua missione: ”Io sono felice quando vedo la gente felice accanto a me, da solo non ci riesco. Napoli è stata la mia felicità perché ho visto i napoletani contenti, è stata un’esperienza bellissima, qualcosa di travolgente. La questione della clausola? Niente mi farà retrocedere dalla scelta corretta che ho preso. Stanno lavorando gli avvocati, spero si possa arrivare prima possibile alla migliore soluzione per tutti”.

Poi il messaggio ai giocatori: ”Chi verrà qui dovrà urlare la felicità di vestire questa maglia che ha una storia importantissima” dice citando ad esempio per senso di appartenenza Mazzola, Rivera, Riva, Baggio, Vialli ”che sarà sempre con noi nello spogliatoio”. Spalletti ha già parlato con alcuni allenatori e si è sentito col corregionale Lippi, l’ultimo ct a vincere il Mondiale, facendo tesoro dei suoi consigli: ”Lui, Pozzo, Bearzot ci hanno indicato la strada, dobbiamo dare continuità a quella storia”.

Le convocazioni non hanno riservato sorprese (l’unica novità è il difensore della Lazio Casale): ”Ci aspettano due gare fondamentali, abbiamo bisogno di spessore internazionale e esperienza. Le scelte sono state dettate anche dal minutaggio, ad esempio non ho chiamato Verratti e Jorginho perché non hanno fatto la preparazione. Da Mancini eredito una buona Nazionale, campione d’Europa, con un record di 37 gare di fila vinte e il lancio di tanti giovani. Vero che bisogna cancellare l’amarezza del mancato Mondiale e allora cercheremo di fare un calcio che piace a tutti e somigli a una Nazione forte come l’Italia.”. Il modulo-base sarà il 4-3-3 che può diventare anche 4-2-3-1, ma a Spalletti preme ben altro: ”Abbiamo una storia da rappresentare, non abbiamo alibi”.

Advertisement

Sport

De Laurentiis: rinnovo Kvaratskhelia? Ha un contratto fino al 2027

Pubblicato

del

Dopo aver annunciato il rinnovo imminente del contratto di Osimhen il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, ha messo da parte il tema delle trattative di rinnovo con Kvaratskhelia. “Che c’entra Kvara? Ha un contratto lungo 4 anni ancora – ha detto De Laurentiis al Premio Campania Felix – c’è troppa negatività in città, piangete sempre su un morto che non c’è”. Il contratto dell’esterno georgiano di 22 anni dura attualmente fino al 2027 con un ingaggio di 1,4 milioni a stagione. Kvaratskhelia è però nell’obiettivo di grandi club europei, con voci di mercato sull’interesse del Paris Saint Germain, del Chelsea e del Barcellona, per offerte che però il Napoli non ascolterebbe se fossero sotto i 100 milioni di euro.

Continua a leggere

Sport

Roberto Baggio numero 10, la malinconia di un grandissimo Campione

Pubblicato

del

Nel mondo del calcio, essere un numero dieci è sempre stato un compito difficile, e Roberto Baggio lo sa bene. In un’intervista, l’ex calciatore italiano riflette sulla sua carriera, il ruolo del numero dieci e le sfide che ha affrontato nel corso degli anni.

“È sempre stato complicato essere un numero dieci. Era già difficile ai miei tempi”, ammette Baggio. “Eravamo sempre discussi. Ora ce ne sono di meno, siamo un genere in via di estinzione. Bisognerebbe stare dentro il mondo del calcio di oggi per capire le ragioni di questa eclissi della fantasia. Io non ci sono. So solo che per me quel numero corrispondeva al desiderio di fare le giocate, di inventare, di sentirsi liberi”.

Il campione italiano ricorda un’epoca in cui giocatori come Zola cercavano opportunità all’estero per esprimere la loro creatività. Tuttavia, secondo Baggio, il calcio moderno sembra aver perso un po’ di quella magia. “Sembrava che il calcio non avesse più bisogno di fantasia, che considerasse l’estro un reato. Tutto era finito in mano alla tattica. Le partite non le vincevano più i giocatori, le vincevano gli allenatori”.

Baggio rivela di aver sofferto personalmente durante la sua carriera, soprattutto quando, giocando in nazionale, non è stato più convocato dopo essere uscito dal mondiale. “Sembrava che il calcio non avesse più bisogno di fantasia, che considerasse l’estro un reato”, dice, riflettendo sul cambiamento nella percezione del calcio.

Il numero dieci italiano rivela anche i suoi modelli, citando Paolo Rossi come un’icona sentimentale e Zico come una fonte di ispirazione nel gioco. “Dal punto di vista del gioco mi innamorai di Zico. Lo sognavo di notte”.

La carriera di Baggio è stata segnata anche da dolorosi momenti fisici, tra cui un grave infortunio al ginocchio nel 1985. “Fu un’incidente stupido, avevo appena fatto gol, mi sono buttato in scivolata per un contrasto, ho toccato la palla ma quando mi sono rialzato era come se mi fosse scoppiato un ginocchio. Un dolore impensabile. Ci sono voluti due anni per tornare a giocare. Ma mi ha segnato per la vita. È stato un compagno fedele, non mi ha mai lasciato”.

Baggio affronta anche le difficoltà del calcio moderno, la sua filosofia di gioco, e il rimpianto di alcune partite cruciali. “La finale dei mondiali del 1994 a Pasadena, Italia-Brasile. Non la posso dimenticare. Quella sì vorrei rigiocarla”, confessa.

Nonostante le sfide e i dolori, Roberto Baggio conserva un attaccamento alla maglia azzurra e ricorda con affetto i suoi compagni di squadra, esprimendo il desiderio di cenare con quelli che non sono più tra noi. Il campione, malgrado gli alti e bassi della sua carriera, si presenta come un uomo grato e riflessivo, la cui vita calcistica è stata plasmata dalla passione, dalla sofferenza e dalla lotta per superarla.

Continua a leggere

Sport

Messi e il Mondiale 2026, “vorrei esserci” ma “sarà difficile”

Pubblicato

del

Un anno dopo il titolo mondiale con l’Argentina, il capitano dell’Albiceleste Lionel Messi ha rilanciato ancora una volta la possibilità della sua partecipazione ai Mondiali del 2026, dicendo che lo desidera “più che mai”, ma ammettendo che “essendo realistici, sarà difficile”. Alla domanda sulla sua possibile presenza ai Mondiali del 2026 negli Stati Uniti, Canada e Messico, Messi ha ribadito che “l’unica cosa a cui (lui) pensa oggi è arrivare alla Copa America” a giugno-luglio 2024 negli Stati Uniti, competizione che l’Argentina vinse nel 2021. “Dopo il tempo dirà se sarò o no” ai Mondiali del 2026, ha dichiarato al canale Star+. “Raggiungerò un’età (39 anni) che normalmente non mi permetterebbe di competere in Coppa del Mondo”. “Sembrava che mi sarei ritirato dopo l’ultimo Mondiale, ma è esattamente il contrario. Ora voglio esserci più che mai”, ha ammesso Messi, parlando del torneo nel 2026.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto