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Spalletti e il suo Napoli da record, per la Champions mischia furibonda dietro gli azzurri

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Cinque squadre in sette punti (più l’incognita Juve) per spartirsi il bottino dei tre posti Champions residui. Davanti, il Napoli è in fuga esagerata verso il suo terzo scudetto, il primo dopo Maradona, con numeri perfino superiori. A 11 turni dal termine la serie A ha poche certezze e molte incognite, tante note deludenti e poche soddisfacenti. La più negativa viene dalla nazionale, estromessa da due mondiali e che ha cominciato con un ko con gli inglesi il cammino europeo, con una rosa inadeguata ad alti livelli, in particolare per la penuria di attaccanti. C’è però anche un rovescio della medaglia, con una nota importante che pesa parecchio: è il boom nelle coppe europee, sulla scia della vittoria della Roma l’anno scorso in Conference, l’ultima nata. Ma quest’anno ci sono sei squadre nei quarti di finali, con una (tra Napoli, Milan e Inter) che ha concrete speranze di arrivare nella finale prestigiosa di Champions, a 13 anni dal trionfo dell’Inter del triplete di Mourinho.

Il Napoli di Spalletti, il tecnico che ha sublimato le qualità tecniche e tattiche di Osimhen e Kvara e le ha messe a disposizione di una squadra di talenti, ha creato una voragine dietro di sè con numeri fantastici: due soli ko (con Inter e Lazio), 8 punti lasciati per strada su 81, +48 nella differenza-reti, 14 punti in più dell’anno scorso, Osimhen capocannoniere con 21 reti in 23 gare. Il Napoli di Maradona non aveva mai raggiunto i quarti di Champions, e Spalletti può lasciare il segno con altri tre record: il vantaggio sulle seconda (finora +22 dell’Inter nel 2007), i punti finali (102 della Juve di Conte nel 2014), il titolo in anticipo (c’è anche il Grande Torino fra le squadre campioni a cinque turni dal termine). Alle sue spalle la Lazio ha perso 5 volte, il Milan 7, Atalanta e Roma 8, l’Inter 9. La volata Champions e’ delineata piu’ da tonfi e frenate che da vittorie scintillanti. Dopo il successo su Inter e Roma la Lazio di Sarri, ancora senza Immobile, si è involata al secondo posto col vento in poppa e il vantaggio di avere solo 5 gare ad aprile: stesso scenario anche per l’Atalanta (che ha però 7 punti in meno), mentre Milan e Roma (col Napoli) ne hanno 7, due in meno di Inter e Juventus (oltre alla Fiorentina) impegnate anche in Coppa Italia. E proprio la Juve è l’incognita della volata Champions: di punti sul campo ne avrebbe conquistati 56, molti dei quali dopo la penalizzazione di 15. Se dovesse riaverli i posti da spartirsi resterebbero molto probabilmente due. Intanto però ogni squadra ha i suoi problemi.

L’Inter si fida sempre meno di Inzaghi, alle prese con il recupero di forma di Lukaku e Brozovic e con un deprezzamento sostanzioso del capitale giocatori. Discorso simile per il Milan di Pioli che, dopo la sbornia scudetto, ha avuto alti e bassi, con rendimento in flessione in tutti i reparti. La Roma paga la regressione di Abraham, gli infortuni di Wijnaldum e Pellegrini, l’eccessiva animosità delle proteste di Mourinho e del suo staff. Sembrava fuori dei giochi la ringiovanita Atalanta di Gasperini, che e’ tornata competitiva e si prepara a fare plusvalenze portentose coi nuovi gioielli Lookman e Holjund. Se poi la Juve dovesse incorrere in nuove sanzioni tornerebbe contendibile il settimo posto, che puo’ valere la Conference: la volata sarebbe molto equilibrata visto che in due punti ci sono cinque squadre (Udinese, Fiorentina, Bologna, Torino e Sassuolo). Molto sembra delineato anche in coda, nonostante un risveglio recente: Sampdoria e Cremonese sono a 11 e 9 punti dal quart’ultimo posto dello Spezia. L’unica che potrebbe rendersi protagonista di una complicata risalita e’ il Verona, che e’ a -5 dai liguri , ma non vince da due mesi e ha conquistato un solo punto nei due scontri diretti.

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A Roma hanno capito perché non hanno vinto la Uefa: colpa dell’arbitro Taylor, ma su Mourinho è silenzio

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Quando ti chiami Josè Mourinho esiste solo il bianco o il nero. Non ci sono tonalità di grigio. O sei con lui, come i tifosi della Roma, o sei contro di lui e in questo secondo caso di solito se ne pagano le conseguenze. Chiedere all’arbitro Taylor, insultato all’aeroporto di Budapest da un centinaio di tifosi romanisti dopo lo sfogo dello Special One che prima lo ha definito “spagnolo” per la sua direzione di gara, e poi lo ha aspettato nel parcheggio della Puskas Arena per dirgliene quattro. E Mourinho non è stato il solo a puntare il dito contro il fischietto inglese perché dopo 24 ore di forti polemiche anche il general manager dell’area sportiva giallorossa, Tiago Pinto, ha deciso di intervenire. “Ci congratuliamo con il Siviglia per il loro successo, la loro squadra ha lottato duramente, ma voglio dire con chiarezza a nome del club che la condotta arbitrale non è stata all’altezza di una finale” ha detto il dirigente, lamentando un mancato rigore per la Roma e il rosso, non dato, a Lamela.

La stampa estera, intanto, condanna la Roma e in particolare l’operato di Mourinho che definiscono “orribile”. Non tanto per quello che è successo nei 120 minuti più recupero, ma come detto per quanto accaduto dopo con le accuse all’arbitro Taylor. Un’escalation che ha visto il suo apice nel parcheggio della Puskas Arena. Vicino ai pullman delle due squadre c’era parcheggiato anche il van della classe arbitrale e lì Mourinho ha aspettato Taylor per urlare davanti a tutti “sei una fottuta disgrazia”. Lo ripete più volte trattenuto da Rosetti, presidente della commissione arbitrale Uefa. Poi in spagnolo aggiunge: “Eres una puta verguenza!”. E poi ne ha anche per Rosetti: “Tu eri d’accordo con loro”, dice in italiano. Una sfuriata che potrebbe costargli anche una sanzione da parte dell’Uefa. La finale di Taylor, però, non è finita così, perché arrivato in aeroporto con la famiglia, una volta riconosciuto, è stato preso di mira da un centinaio di tifosi romanisti che lo hanno insultato e fischiato, arrivando addirittura a lanciargli bicchieri e una sedia e costringendo sette agenti a intervenire, scortandolo al gate.

A fare da contraltare al caos generatosi intorno a Taylor, c’è poi il silenzio dei Friedkin su quello che è un altro tema caldo in casa Roma: il futuro di Mourinho. “Voglio restare, ma io e i ragazzi meritiamo di più. Sono stanco di essere allenatore, uomo della comunicazione, la faccia che dice ‘siamo stati derubati”, ha detto ieri lo Special One. E le garanzie richieste non sono solo tecniche, ma anche societarie per evitare di essere da solo contro tutti in quelle che ritiene delle battaglie utili alla crescita del club. A tal proposito un primo segnale è arrivato con le dichiarazioni di Pinto su Taylor, ma Mou vuole che si faccia ancora di più. Per questo ha aggiunto l’ultimatum alla società, perché lunedì il portoghese partirà per le vacanze e nonostante i suoi effetti rimarranno nel armadietto a Trigoria, i prossimi giorni dovranno essere quelli del confronto atteso. Per il momento, però, fronte società vige il solito silenzio, coerentemente con quanto fatto fino a oggi, ritenendo che i panni sporchi si lavino in casa propria. E se Pinto alla vigilia della finale ribadiva come la sua intenzione fosse “quella di continuare con Mourinho”, i Friedkin non sentono il dovere di esporsi, forti di un contratto che vede il portoghese legato alla Roma per un altro anno. Una mentalità, quest’ultima, prettamente americana e che tal volta poco collima con quella del mondo del calcio.

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Fumogeni e invasione a Brescia, sospeso playout serie B

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Finisce nel caos a Brescia la gara di ritorno dei playout di serie B tra la squadra di casa ed il Cosenza. La partita è stata sospesa nel recupero per un lancio di fumogeni e una parziale invasione di campo da parte dei tifosi della squadra lombarda dopo la rete dell’1-1 segnata dal Cosenza, che condannava i padroni di casa, sconfitti 1-1 all’andata, alla retrocessione in serie C. L’arbitro Massa ha interrotto l’incontro, e fatto rientrare le squadre negli spogliatoi, facendolo riprendere solo dopo una mezz’ora, fischiando subito dopo la fine da bordocampo.

Il Brescia doveva ribaltare il risultato dell’andata al ‘Marulla’, fissato da una rete di Nasti al 25′ della ripresa, riuscendo a riequilibrare il punteggio alla mezz’ora del secondo tempo con Bisoli. In pieno recupero, però, quando ormai sembravano inevitabili i suplementari, è arrivata la rete di testa di Meroni che condannava le rondinelle. Dalla curva dei tifosi di casa, sopra la porta del Cosenza, sono stati lanciati molti fumogeni e alcuni sostenitori hanno anche invaso il campo, obbligando arbitro e squadre a rientrare negli spogliatoi mentre la polizia cercava di riportare la calma sul terreno di gioco. Dopo circa mezz’ora, con ancora un minuto abbondante da giocare e anche un accenno di rissa nel tunnel tra giocatori, ogni tentativo di riprendere in sicurezza l’incontro è risultato inutile, così l’arbitro ha fischiato la fine con le due formazioni ferme a bordo campo.

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Bandecchi attacca Juve e Gravina, Figc apre inchiesta

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La procura della Federcalcio accende un faro su Stefano Bandecchi, il presidente della Ternana, reduce dalla salvezza in serie B. Lo fa dopo un duro attacco a numero uno della Federcalcio Gabriele Gravina sul caso patteggiamento Juve. Così il vulcanico patron rossoverde non ha nemmeno il tempo di insediarsi come sindaco di Terni che si è ritrovato in una bufera calcistica. E a nulla sono valse finora le sue precisazioni: “non ho mai voluto offendere Gravina”, salvo poi concludere con un “comunque faccia lui”. Nel mirino di Bandecchi è finito il patteggiamento della Juve sulla manovra stipendi. Intervenuto alla diretta di calciomercato.it ai microfoni di TvPlay, ha attaccato il vertice della Figc.

“Con tutto il rispetto per Gravina – le sue parole, ieri – penso che debba cambiare spacciatore, ha detto qualcosa di gravissimo per un uomo con una carica come la sua. Ha sbagliato, quello che ha detto non ha né capo né coda, forse voleva dire qualcosa di diverso. Non esiste nessuno di considerabile sopra le leggi, perché sennò scusate io domani vado a fare una rapina in banca e con quei soldi risolvo i miei problemi”. “Io voglio bene ai tifosi della Reggina – ha poi detto ancora -, ma il Chievo aveva una situazione simile ed è stato fatto fallire. Il mondo del calcio continuo a capirlo poco, la Juventus ha debiti incredibili come Milan e Inter, è un mondo che fa vivere molto bene calciatori, allenatori, ma poi massacra i presidenti. Parlare con Gravina? Ci sono sempre discussioni, la serie A prende molto più denaro di noi e ci sono discussioni incredibili tra A e B, in B abbiamo spese incredibili e infatti chi sale in A poco dopo scende, non c’è molto dialogo ad oggi”.

Parole alle quali è seguita l’inevitabile reazione della procura della Federcalcio che ha subito appena aperto un fascicolo, con Gravina intenzionato a chiedere l’autorizzazione per adire le vie legali. In giornata Bandecchi ha comunque precisato le sue parole. Spiegando – con una nota sul sito della Ternana – di non “aver mai avuto intenzione di offendere” Gravina” e “rinnovando nel contempo la totale stima verso il suo l’operato da sempre sostenuto anche nelle sedi e nelle assemblee istituzionali”. “Il sottoscritto – ha aggiunto – ha in realtà risposto ad una affermazione di un giornalista che attribuiva alle parole del presidente federale sul patteggiamento della Juventus dinanzi al tribunale federale un significato per il quale era più importante salvaguardare un asset economico piuttosto che le normative nella specifica materia. Non condividevo tale affermazione e precisavo nel prosieguo dell’intervento che ‘se quelle erano effettivamente le parole pronunciate dal presidente Gravina’, quest’ultimo avrebbe male espresso un concetto basilare, non essendo possibile anteporre l’interesse di un singolo soggetto alla giustizia che deve essere equa ed eguale per tutti”. “Non ho nessun problema – ha sottolineato poi con i giornalisti insediandosi come sindaco -, Gravina può farmi stare fuori dai campi di calcio se questo è quello che pensa dopo ciò che ha detto e può denunciarmi all’autorità giudiziaria se lo ritiene opportuno. Io confido nel fatto che è stato sempre un uomo intelligente. Detto questo facesse lui”.

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